Madonino, 2121 m (Val Bavona - Valle di Cranzünell)
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Il Madonino: chissà cosa si cela dietro questo nome che sembra scivolar via senza lasciare traccia?
Innanzitutto liquido la pendenza “scala difficoltà” perché il fatto di precisarla all'inizio chiarisce molto di quello che seguirà; poi arriverà anche la cronistoria della salita odierna.
Dunque, per il tratto Bignasco - Corte di Mezzo (Cranzünell) il Brenna dà T4, e io concordo pienamente. Per il segmento successivo, da Cranzünell alla cima, seppure in un’opera anteriore, viene dato EE con passaggi di I. Su questo punto c’è da dire qualcosa in più: a mio giudizio, dato il T4 precedente, visto che la salita verso la cima presenta difficoltà oggettivamente ben superiori a quelle del sentiero, si può trasferire questa espressione (l’antico e generico “EE”) in un T5, mentre in onore al Brenna mantengo "i passaggi di I”, anche se secondo me è una valutazione un po’ "stretta", specialmente per la via di salita. Ma… al tempo! Veniamo ai fatti.
A Bignasco, prima del ponte e senza attraversare né Bavona né Maggia, prendo la strada a sinistra e all’altezza del numero civico 13 (oppure 21, se si sale dalla parte opposta) entro nel bosco su un sentiero in ottime condizioni, seppure non dotato di cartelli ufficiali. Arrivo alla Cappella di Piodàu, da dove c’è una bellissima vista sul fondovalle ed in particolare sulla cascata del Chignolasc e sulla vicina zona della piscina di Bignasco. Prendo il sentiero a destra e raggiungo Piodàu. Qui la traccia più visibile continuerebbe in piano a destra fino alle cascine di q. 785, ma evitando di fare come me (avanti e indietro…), conviene salire a sinistra, superando i diroccati e continuando sul sentiero in direzione NW. Oltrepasso poi la zona di Fontanella quasi senza notare le cascine, talmente sono imboscate. Da qui in avanti il sentiero affianca delle belle pareti, e la certezza sulla via corretta la si ottiene seguendo a vista una canna dell’acqua, che si prolunga fino al Ri di Cranzünell. Si passa su alcune facili placche orizzontali (però umide) e dopo uno squarcio con una visuale da brivido sul fondovalle bavonese (almeno 500 di verticalità, qui non bisogna scivolare…), proseguendo ancora un po’ arrivo al Guado sul Ri di Cranzünell, che supero con un salto, visto che le sue acque sono abbastanza in piena. Sempre prestando attenzione alla traccia talvolta labile a causa dell’abbondante fogliame, continuo nel bosco fino ad una radura, che altro non è se non il Corte di Fondo dell’Alpe Cranzünell. Proseguo poi in alto a destra sempre nel bosco, e in breve il faggio lascia il posto al larice. Poi anche i larici si diradano e, dopo un breve passaggio su terreno aperto, supero il Ri di Cranzünell e raggiungo il Corte di Mezzo.
Qui mi concedo una breve pausa per osservare il terreno su cui si svolgerà la restante parte di salita (senza sentiero). Come indica il Brenna punto al canalino erboso centrale, proprio di fronte alle baite. Lo risalgo, incappando anche in una vipera, fortunatamente ancora un po’ addormentata e quando il canale si restringe chiudendosi, con uso della forza supero una fascia rocciosa ed effettuo un traverso su placche poco inclinate, arrivando quasi sotto al roccioso edificio sommitale del Madonino. Continuo il traverso verso destra fino al palesamento di un secondo canale erboso, che risalgo guadagnando così la cresta ENE.
Ne seguo il filo, talvolta con divagazioni sul versante S (qui davvero presenti alcuni passaggi di II) e su una cresta sempre più aerea, sia verso S che verso N, raggiungo la statuina della Madonnina di vetta, oltre la quale c’è la vetta vera e propria, con un piccolo ometto di sasso. Salgo allora anche su quest’ultima propaggine del Madonino, che è anche quella più ad Ovest.
Siccome il livello di adrenalina è abbastanza alto, mi fermo solo per pochi minuti di doverosa contemplazione e poi mi ri-dirigo verso la bocchetta, con estrema circospezione. Forse la via discesa, un po’ più diretta, è leggermente meno complessa, ma comunque da effettuarsi solo se non si soffre di vertigini e con passo fermo, rintracciando sempre appigli ben ponderati.
Dalla bocchetta punto alla ganna che in salita avevo evitato. La pietraia si rivela una vera e propria trappola per topi, anzi, una trappola per tapii, visto che nel breve spazio di un minuto mi trovo davanti prima una vipera (aspide), poi una seconda vipera (aspide) ed infine una bella e luccicante biscia nera. Aggiro gli ostacoli, che nel frattempo si sono eclissati da soli, e visto che tira aria di salti di roccia, piego a destra verso il canalino di salita, dove avevo trovato la prima vipera. Per entrarci devo fare qualche acrobazia, comunque in qualche modo arrivo nel canalino erboso e senza ulteriori cerimonie lo discendo tutto per poi giungere al Corte di Mezzo.
Qui pausa pranzo e birra, con l’occhio sempre vigile per scongiurare il possibile avvicinamento di qualche rettile, e poi giù per il sentiero del mattino dove, in prossimità della Cappella di Piodàu, uno “scorzone” (non saprei come altro definirlo, una biscia lunga e nera, forse dello stesso genere di quella incontrata sulla pietraia) mi taglia la strada. Da lì in breve sono all’auto.
La presenza di tanti rettili fa capire quanto la zona sia selvaggia. Questa montagna, dal nome poco appariscente, è invece una vera signora montagna. Per una volta sono contento di non essermi fermato al nome…
Tempi:
Bignasco – Corte di Mezzo: andata 3 ore e 15’ – ritorno 2 ore
Corte di Mezzo – Madonino: andata 1 ora e 30’ – ritorno 1 ora

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