Piz Murtel, 3433 - Da Surlej per le piste del Corvatsch
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D’accordo, salire lungo le piste non è il massimo: hai un piede into the wild e uno nella civiltà; tutto è più facile; e anche arrivare poco più su di dove, con la funivia, può arrivare un sacco di gente ... che poi fa le stesse foto al Bernina che hai fatto tu ...
Ma valeva la pena.
Se non altro per l’incredibile giornata.
Le condizioni dell’innevamento sono un po’ un’incognita. Lo scorso week end ha nevicato sì, ma in alto; le informazioni sono non del tutto confortanti qualcuno parla di pioggia fino al Passo Bernina.
Per cui, nel corso della settimana, comincia a consolidarsi l’idea che mi frulla fin dal 2 novembre, giorno della prima scialpinistica stagionale, www.hikr.org/tour/post58091.html: vedere il Piz Roseg più da vicino

Precisamente, da lì, dal Piz Murtel.
Alcuni problemi, previsti per il sabato, mi inducono a proporre l’anticipo al venerdì e il Capitano accetta.
In Engadina è il giorno perfetto: sole sparato, temperatura mite, niente vento, piste del Corvatsch chiuse ma quasi pronte (aprono sabato).
La scelta si rivela azzeccata anche riguardo alla neve: salendo ci rendiamo conto che la pioggia è salita fin oltre i 2300 metri; senza tracciato, l’ultimo tratto di discesa sarebbe un lavoro.
La salita, non ha molta storia, anche se, inspiegabilmente, ad alcuni tratti battuti impeccabilmente, fanno da contraltare altri dove la neve è stata solo tritata dai cingoli dei gatti delle nevi e si presenta sotto forma di grossi grumi disordinati.
In poco più di un’ora e mezza siamo alla stazione intermedia, dalla quale, con un traverso facile e non pericoloso si evita di perdere troppi metri di dislivello andando ad incrociare la pista a quota 2650, senza scendere ai 2530 metri del Plaun da la Fuorcla.
Risalendo un ripido pendio già “lavorato” da altri sciatori, saltiamo un paio di tornanti della pista, riprendendola dove comincia a risalire la Vadret dal Corvatsch.
Il ghiacciaio è ripido e la quota si fa sentire; una fermata un po’ troppo lunga, mi “imbastisce” leggermente, ma ormai ci siamo: quando la pendenza si ammorbidisce vediamo la stazione sommitale della funivia e, sulla sinistra, la nostra meta.
Usciamo dai solchi dei cingolati e ci avviamo verso il pendio finale, con il sole che, al nostro avanzare, tramonta a sud, dietro la vetta, mentre a ovest, una volta guadagnata la cresta, il panorama si allarga sullo spettacolo dei laghi engadinesi sovrastati da una interminabile selva di cime.
La nostra, adesso, è qui; il sole torna a sorgere da dietro l’uomo di vetta e ci accoglie sul comodo balcone incredibilmente panoramico.
Protagonisti, ovviamente loro, Bernina Scerscen e Roseg ma il giro d’orizzonte sui comprimari è sconfinato.
In Engadina è il giorno perfetto: niente vento, temperatura mite, sole e tanto da fotografare.
Passa quasi un’ora, poi il Capitano suona la ritirata.
Nella parte alta, esposta a nordest, la neve, lo avevamo già visto, è piuttosto pesante e un po’ crostosa; stiamo fuori dalla pista, qui ancora in lavorazione, ma non strappiamo applausi. Più in basso l’esposizione comincia a virare verso nord e si trova un po’ di polvere, ma la neve migliore, probabilmente la troviamo ... sul traverso (nordnordest) che ci riporta alla stazione Murtel. Da lì scendiamo lungo una pista a tratti impeccabile, a tratti “da perfezionare”, ma sempre in esclusiva per noi.
Intorno a quota 2500, con esposizione nordnordovest, ci concediamo un paio di evasioni nella polvere a lato pista. Siamo al “limite delle pioggie”: poco sotto, lo zucchero lascia il posto alla glassa inducendoci a rientrare. Da lì è tutta pista, anche piuttosto mal messa nel tratto finale: la strada nel bosco che porta alla stazione di partenza.
Chiudiamo la giornata con una foto ad una simpatica iscrizione su di una casa di Surlej che ben riassume la nostra soddisfazione per la giornata.
Soddisfazione che mi muore in gola in fase di stesura di relazione, all’apprendere l’orribile notizia dell’incidente occorso a Pinuccio e Nano, due amici mai conosciuti di persona.
Ti sia lieve il cammino, Pinuccio.
Forza Giuliano! Tornerai la “guida” che conosciamo.

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