Piz di Rüss Q2247 e rif. Alp di Fora - un inedito duo ed un piccolo porco alla conquista della vetta
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Personaggi ed interpreti: indedito duo Giorgio (giorgio59m) e Francesco (
francesco), un piccolo porco (diciamo pure un porcino) sacrificato sull' altare del gusto al rifugio Alp di Fora ...
Se state continuando a leggere, significa che, nonostante le cacchiate, ho attirato la vostra attenzione (anche perchè, con una punta di orgoglio, è il primo report in italiano della cima più elevata).
Un escursione strana, proseguita ancora peggio e completata alla grande e con gusto.
Prima di tutto doveva essere di domenica, spostata per impegni di molti, nonostante questo dovevamo essere in tre: io con Paolo e Roberto. Fortunatamente Francesco accetta il nostro invito, sarebbe uscito in solitaria e accetta.
Il meteo pessimo ci costringe a pensare bene dove andare ...
Sabato mattina presto mi arrivano due sms, il primo di Paolo, che dice di non star bene e che passa ..., il secondo di Roberto, contenuto simile ... meno male che Francesco mi aspetta la Breggia.
Visto che tra le altre cose c'erano impegni vari in serata, si deve tornare presto, a casa per le 17:30, quindi giro corto, oppure si anticipa di 1 ora.
Ritrovo con Francesco al Breggia alle 5:50, guarda in auto e dice "ma dove sono gli altri?".
Racconto e ci ridiamo sopra, in tanti anni è la prima buca, e doppia anche !
I vari ragionamenti sul meteo dei giorni precedenti, della notte in corso, e quelli della giornata, ci fanno riflettere su un piano diverso dal A ed il B, insomma un piano C.
Francesco mi propone un suo desiderio da tempo, il Piz di Russ in Val Calanca, con passaggio al bel rifugio Alp di Fora, anche noi lo avevamo nel cassetto, l' altitudine è giusta anche per il maltempo (non dovrebbe aver nevicato comunque così in basso), i lunghi tratti nel bosco e la capanna come riparo sono perfetti se il tempo volge al brutto.
Saliamo verso la Val Calanca, deviamo per Santa Maria e quindi per la frazione di Dasga, è notte fonda, ma proseguiamo fino a trovare una palina che indica il sentiero per il Pian Renten, parcheggiamo poco oltre e ci prepariamo.
Il cielo è stellato, ma avvisaglie di nuvoloni scuri sulle vette lontane ci fanno capire che le previsioni non hanno sbagliato del tutto.
Appena schiarisce un minimo, alle 07:10, iniziamo la nostra camminata nei boschi, la palina ci dice che partiamo da 1045mt.
Si vede poco, ma il sentiero è molto ben segnalato, e si inizia la salita.
Il sentiero sale con dei zig-zag lunghi e dopo una mezz'ora, a Q1290, ci ritroviamo su un altra strada asfaltata, non è la prosecuzione di quella da Dasga, ma una strada più in alto che prosegue da Bald, altra frazione di Santa Maria, 240mt di dislivello che si potevano risparmiare, ma poco importa.
Il lato di salita guarda la Mesolcina, in alto verso la vetta saremo a cavallo con la Calanca.
Attraversato l' asfalto si sale sempre in bellissimi boschi di pino, con sottobosco di muschio e mirtilli, il paradiso per i funghi ... ma ne vediamo solo di "matti".
Raggiungiamo un quasi pianoro erboso, stupendo, fiabesco, è il bosco di Nadi 1383mt e sono le 07:53.
Troviamo alcune baite, e fontane dove Francesco riempie la borraccia, ed io gironzolando a cercare tra i mirtilli riesco a scovare un piccolo, ma fresco e magnifico porcino.
Foto e ricerca accurata nei paraggi, in cerca dei suoi "parenti", ma senza risultato.
Il "piccolo porco" viene avvolto in foglie di felce e riposto nello zaino, ci accompagnerà nell' escursione, anche se sappiamo già che non farà una bella fine ...
Proseguiamo fino ad una altro pianoro a Q1650 dove inizia il tratto più ripido che ci porterà a scollinare dalla Mesolcina alla Calanca.
Il pendio è ripido, le piante molto più rade, e domina la roccia e l' erba. Ci sono 4 tratti attrezzati, con una catena di sicurezza assicurata alle pareti, niente di difficile, sono certamente utili in caso di ghiaccio o pioggia.
Alle 09:13 siamo a Pian di Renten, 1914mt, 5min di pausa.
La nostra destinazione è evidente seguendo la cresta verso nord, la palina indica che il rifugio Alp di Fora è a soli 20m.
Il sentiero resta segnato per la capanna, mentre per la cresta e le due vette bisogna raggiungere la cresta e salirla, lì ci sono le evidenti tracce di sentiero.
Parlavo di cime, in effetti sono due, la prima porta una grande croce a Q2126 con gamella e libro di vetta, è ben indicata sulle mappe, ma senza un nome proprio, per cui anche su HiKr è indicato come Piz di Rüss Croce; oltre e ben 120mt più in alto sempre verso N, il vero Piz di Rüss a Q2247.
Francesco pazientemente mi precede e seguendo la cresta raggiungiamo la prima cima alle 10:00.
Il sentiero è certamente molto ripido, ma senza difficoltà oggettive, tenendo la cresta bisogna solo stare attenti sul lato destro, verso la Mesolcina, dove le pareti sono strapiombanti, molto verticali e rocciose.
Firma sul libro e proseguiamo verso la vera e più elvata cima.
Alle 10:30 raggiungo il mio compagno di viaggio all' omino di sassi sulla cima del Piz di Rüss, 2247mt.
Sono, anzi siamo, soddisfatti, mi ha tirato sù per 1200mt di dislvello (non senza le mie tante pause), per lui si tratta del minimo salariale, io invece sono già agli straordinari.
Sono contento del posto, della scelta, di non aver ancora preso pioggia.
Nonostaste le nuvole che ricoprono ormai interamente il cielo e le vette circostanti, si intuisce il vicino Pizzo di Claro, il suo fronte E sulla Calanca, le vette che proseguono, ma non si vedono perchè interamente immerse nella coltre.
Ad E le cime di confine con l' Italia e le alte cime della Mesolcina sono spruzzate di neve già dai 2400-2500mt.
Tutto molto bello comunque.
Davanti a noi, verso N, il paesaggio non è più di prati o boschi, ma severo e roccioso, come lo sono le pareti del Piz di Rüss che scendono verticali sul alto destro.
Sotto di noi il passo che dobbiamo raggiungere per poi scendere al rifugio, la bocca d' Vegeina e le ripide pareti del Piz della Molera 2603mt, non sembra facile da salire.
Breve sosta, Francesco deve fare del suo meglio per liberare la gamella con il libro nascosta nell'omino di sassi, incollata dal tempo e dalle intemperie.
Firme, foto di vetta e iniziamo a scendere sul lato N, che sembra subito molto più impegnativo di quello risalito da S.
Scendendo il ripido pendio ci si tiene sul lato Calanca, poi in corrispondenza di un roccione, si passa sul lato destro (O - Mesolcina) dove si scende aiutandosi con le mani.
Non so se abbiamo seguito fedelmente il sentiero, ma nel calarsi troviamo anche un passaggino delicato, direi un T4, dove ci si gira calandosi appesi alle mani, non è esposto sul vuoto, ma da affrontare con molta attenzione.
Raggiungiamo la bocchetta e perdiamo la traccia di sentiero, anzicchè prendere subito il costone che scende in Calanca sotto i paravalanghe, saliamo troppo e poi deviamo e scendiamo a ritrovare il sentiero.
Ora lo seguiamo fedelmente, impossibile sbagliare.
Si scende sotto dei paravalanghe, si raggiunge un' alpeggio a Q2060, località Tesa, e con numerosi zig-zag ritorniamo del bosco, curiosamente sul questo lato è di larici, che stanno prendendo il colore dorato dell' autunno.
Ultimi passi e alle 11:37 raggiungiamo l' Alp di Fora Q1844.
Da dietro non è molto bella, ma girato sul davanti si mostra nel suo aspetto migliore.
Il camino sta fumando, pensiamo subito che non saremo soli.
Invece entriamo e troviamo il locale cucina-pranzo ben caldo, la stufa accesa.
Ci sono almeno 4 stanze con letti, alcune con i vestiti di qualcuno, chiaramente hanno dormito in capanna e sono usciti per un'escursione, lasciandoci la capanna tutta per noi.
Aggiunta un po’ di legna sulla stufa, prepariamo per il pranzo, ma prima diamo inizio al sacrificio.
Il porcino viene fatto uscire dallo zaino, pulito e lucidato prima di portarlo al cospetto del gran-maestro, coricato su un altare di legno d’ ulivo per dedicarlo alla divinità del gusto.
In capanna c’e’ il necessario, un letto leggero di olio (di semi purtroppo) il porcino sapientemente affettato, una spolverata di pepe.
Un’ aroma si diffonde attorno alla tavola, ed il gusto non posso descrivervelo, ma solo lasciarvelo immaginare.
Gustiamo questa prelibatezza, annusando ed assaporando, innaffiato con ½ litro di buon Merlot Ticinese (acquistato in capanna, perché quello che doveva portare il vino ha dato buca), si prosegue con la mortadella di fegato di Francesco e via via fino al caffè e la grappa.
Nel frattempo fuori piove, ma noi dentro al caldo ce la godiamo proprio, guarda un po’ se da tante disavventure ne doveva venir fuori una così bella escursione !
Dopo quasi due ore di permanenza in capanna, lasciamo il caldo rifugio per l’ umido esterno, fortunatamente ha smesso di piovere, ore 13:32.
Risaliamo al Pian di Renten in poco meno di mezz’ora, e scendiamo con attenzione i tratti attrezzati, le pietre sono bagnate, stavolta le catene aiutano a dare sicurezza.
Percorso a ritroso, inizia a piovere via via più insistentemente, ma nel fitto bosco siamo abbastanza riparati.
Raggiungiamo il parcheggio alle 15:20, tutto al meglio delle previsioni (non quelle meteo …).
Vista da Francesco (francesco)
Se dovessi dare un volto alla giornata odierna e all' indedita coppia : "9", gli amici Roberto e Paolo han precluso la coronazione del massimo punteggio.
Una giornata caratterizzata dal relax e dalla piacevole compagnia di Giorgio e non per ultimo dagli avvenimenti che il mio socio di gita ha minuziosamente articolato in un racconto ricco di nozioni tecniche e retroscena successe.
Naturalmente, l'apice della goduria è stato raggiunto quando le nostre papille han gustato il vellutato sapore del boletus edulis avvistato lungo la salita dal segugio friulano, donando coronamento alla gita, in un'esclusiva giornata.
Grazie Giorgio.
Solito riassuntino:
Andata: 7,4Km (3:20 lorde alla vetta, 3:00 nette, 4:27 lorde alla capanna, 4:07 nette)
Dasga-Pian di Renten-Piz di Russ croce-Piz di Russ-Boca d' Vegeina-Rifugio Alpe di Fora
Ritorno: 4,3Km (1:48 lorde, 1:43 nette)
Rifugio Alp de Fora-Pian di Renten-Dasga
Totale: 11,7 (8:10 lorde, 5:50 nette)
Dislivello: 1202 relativo, 1400 assoluto


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