Piz di Rüss (2247 m) dalla Val de la Molera
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Il versante orientale del Piz di Rüss, e più precisamente la Val de la Molera, offre all’escursionista esigente un bel terreno dove cimentarsi in esplorazioni interessanti, in quanto i sentieri che solcano gli aspri e selvaggi pendii sono ufficialmente scomparsi o poco evidenti. La carta svizzera 1:50.000 del 1970 evidenzia un percorso che da Gimagn sale fino a Cauriagn, ma in realtà è possibile proseguire nella conca dell’Alp Cardinel per poi raggiungere lo spartiacque tra Mesolcina e Calanca. Tutti questi presupposti fanno salire la mia curiosità.
Parto da Cama alle 7:45 e mi porto a Verdabbio tramite la bella mulattiera. Al tornante di quota 720 m, lungo la strada che sale a Pönt, imbocco il sentiero che s’inoltra in Val Molera, interessante in quanto si sviluppa parzialmente su cenge obbligate a picco sulla Mesolcina, e raggiungo Fogolà, per poi proseguire ancora a lungo fino a Mont Alt superando altre baite con splendida vista sul Piz de Groven. La traccia procede sempre più esile e a tratti esposta fino ad arrivare, in un’inaspettata radura all’interno del bosco, all’Alp de Gimagn, con la sua cascina in buono stato e la fontana funzionante. Il sentiero che prosegue verso Cauriagn è ora assai meno evidente, ma lungo il percorso si possono trovare sugli alberi alcune figurine catarifrangenti rosse che indicano la via. Lasciato quindi l’alpeggio e raggiunto il primo gruppo di baite, continuo a traversare il versante poco più in alto, su una traccia visibile che porta prima ad un rudere azzerato e poi ad un secondo. Qui mi rendo conto che sono fuori dal percorso corretto e che devo ritrovarlo più sopra: salgo quindi per la massima pendenza e, a circa 1400 m, mi imbatto in uno dei segnali appesi agli alberi che confermano il ritrovamento del sentiero. Senza più problemi raggiungo una dorsalina boscosa nei pressi di un altro piccolo rudere dal quale si stacca la traccia a sinistra che scende a Cauriagn e quindi a Santa Maria. Il percorso per l’Alp Cardinel prosegue invece a destra ma senza più segni ed ora ancor meno evidente in quanto soffocato dal bosco. Oltretutto sopra i 1800 m il versante è in ombra, per cui il terreno ripido e gelato con ampi nevai al suolo mi costringe a studiare la miglior via di salita e ogni velleità di ricerca della traccia è ormai abbandonata. Rimonto faticosamente l’erta china di erba e neve, poi, superato un risalto, sbarco su un pendio nevoso inclinato dal quale si apre il vallone fino alla Bocca d'Vegeina in un ambiente grandioso. Una traccia di camosci mi porta quindi ai piedi di una parete rocciosa dove sorgono i resti dell’Alp di Cardinel, remoto luogo ormai abbandonato dal quale è ammaliante il colpo d’occhio sul Piz della Molera e sull’ormai muto fondovalle 1500 m più sotto. Ho raggiunto il cuore pulsante della gita odierna ma non è il momento di rilassarsi. Perso qualche metro di quota, rimonto il ripido pendio verso la Bocca d’Vegeina, tentando ansiosamente di raggiungere il sole per sottrarmi al terreno gelato. Non riesco comunque ad evitare uno spiacevole scivolone che mi causa qualche escoriazione. Raggiunto lo spartiacque più a N rispetto alla bocchetta, riprendo fiato e riparto verso la vetta ormai prossima mettendo prima i ramponi, utili ad aggirare qualche risalto della cresta. Finalmente, poco prima delle 14:30, raggiungo la cima!
Il panorama è ampio e rinfrancante, una medicina dopo tanta fatica. La luce invernale del pomeriggio tinge tutto di arancio e il cielo, dopo qualche mattutina nube vagante, si è pulito completamente. Lontano il Rosa troneggia cupo, mentre i più prossimi Torrone Alto e Piz della Molera si ergono maestosi. Il fondovalle è completamente muto ai piedi dell’imbiancato Pizzo Paglia.
Il ritorno a Cama è molto più semplice. Scendo lungo la cresta, passando dalla panoramica anticima con croce ed arrivo al Pian di Renten, dove una bella pausa pranzo non me la toglie nessuno. Sul sentiero che scende a Santa Maria, in un tratto fortunatamente facilitato da una catena, la presenza di ghiaccio vivo richiede prudenza, rendendo consigliato se non obbligato l’uso di ramponi o ramponcini. Supero quindi Nadi e Dasga e raggiungo Santa Maria, dove il sentiero riprende nel bosco portandomi a Verdabbio all’imbunire. Il rientro a Cama avviene nell’oscurità.

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