Cima di Nèdro (2622 m): un osso duro
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Ci chiedevamo come mai la Via Alta della Verzasca non toccasse la Cima di Nèdro, e la nostra prima risposta supponeva che, dato che nei dintorni è sita la Capanna Efra, non ci fosse alcun bisogno che la VAV salisse anche lì. Dopo la gita odierna ci sembra appropriato avanzare anche una seconda ipotesi, secondo la quale la VAV non vi sale perché la Cima di Nèdro è “un po’ troppo” anche per la stessa VAV.
Noi non abbiamo toccato la cima, restando sotto di un centinaio di metri, ma l’escursione odierna ci ha dato emozioni tali da superare in intensità quelle trasmesse da decine di vette. Un’escursione piena, dal coinvolgimento totale, che ha nutrito gli occhi, lo spirito e anche le gambe, naturalmente. Più di così non avremmo davvero potuto sperare.
Dopo sei ore e un quarto di cammino, davanti alle rocce bagnate dell’ultimo sperone che precede l’erta finale della Cima di Nèdro, e dopo una successione di difficoltà superate con grande impegno fisico e mentale, abbiamo deciso che la giornata ci aveva già elargito tanto, e che non era il caso di chiedere di più. E così, senza nessun rammarico, siamo tornati sui nostri passi, per passare alla seconda parte di una gita da sogno.
Andiamo con ordine. Tres faciunt collegium. Quindi, il “collegio” così composto, Jules,
SaBo e
Tapio lascia Frasco alle ore 06.15. Seguiamo il bel sentiero che costeggia il Riale d’Efra, e, attraverso l’Alpe dell’Efra e l’omonimo Lago, raggiungiamo la Capanna situata sul bel balcone a 2039 metri di quota. Qui intraprendiamo la VAV in direzione Cògnora. Nessun problema per ora, se non che, nel tentativo di evitare una lingua di neve visibilmente cava (scavata dal ruscello sottostante), e dovendo rinunciare ad una trentina di metri di dislivello,
Tapio fa una bella scivolata sul ripido, fortunatamente breve e senza conseguenze. Valicata la neve e recuperato il dislivello perduto, proseguiamo sulla VAV fino a superare un’evidenza rocciosa (la cui parte superiore è appunto denominata “Crestone”), dove abbandoniamo la VAV e saliamo con percorso libero su di un ripido pendio. Dopo la quota 2280, la pendenza diminuisce leggermente e noi puntiamo alla prospiciente cresta che collega il Basàl alla Cima di Nèdro, spostandoci sulla destra in direzione del Basàl. Arrivati sulla cresta, lo sguardo spazia sul versante opposto a quello di salita, con il Matro in primo piano, e l’impressionante Val Nèdro a picco sotto di noi. Dopo un breve tragitto aereo,
SaBo preferisce godersi la visuale e i raggi del sole, mandando
Jules e
Tapio in avanscoperta. Evito di descrivere nei dettagli la cresta e la successiva salita verso la Cima di Nèdro: dirò soltanto che a difficoltà si assommano difficoltà, i passaggi di II° si susseguono uno dopo l’altro con notevole esposizione continua e su roccia instabile (lo Scaiee, dalla roccia che si sfalda, è nelle vicinanze…). La traccia è inesistente e la salita sul versante SE della Cima di Nèdro è vicina ad essere verticale. È comunque un piacere superare tutte le difficoltà. Come detto, più o meno a quota 2522 m, davanti ad una parete forse fattibile ma comunque difficile e resa viscida dall’acqua decidiamo di ritornare sui nostri passi e ricomporre il collegio.
Dopo questa ricomposizione, abbandoniamo la cresta ed andando a posizionarci in un bel pianoro sotto la bocchetta senza nome situata tra il Basàl e la Cima d’Efra, diamo inizio alle libagioni. Il momento conviviale è ottimo, il clou viene raggiunto quando SaBo esibisce con orgoglio le tazzine del caffè con l’inaspettata correzione e i dolcetti d’accompagnamento. Ritemprati a dovere, seguiamo la traccia alta in direzione del Passo del Gagnone ed in prossimità della B.tta della Gana (2207 m) su buona traccia scendiamo per riprendere la VAV, che porta in breve alla Capanna Efra. Da qui, con andatura sempre sostenuta e attraverso il sentiero già fatto in mattinata, ritorniamo a Frasco dopo 11 ore di escursione e 10 di cammino. Un grazie di cuore a
Jules e a
SaBo per aver condiviso una giornata così speciale.
Tapio
Epilogo:
Una marmellata di amarene piovuta dal cielo a Frasco ed un’ottima birra ristoratrice in quel di Gordola concludono magnificamente il primo giorno d’estate.
Breve commento di Jules
Non è che ci sia molto da aggiungere. Tapio è stato brillante su questa pagina quanto lo è stato nel liquidare quei duemila e rotti metri di dislivello.
Più vado avanti, più mi convinco che non c'è cartina, Swiss-Map o guida del CAS che tengano: finché non ci metti tu, i tuoi piedi, non puoi sapere cos'avrai davanti!
Grazie mille a Tapio, che non ha fatto mancare risate, malgrado il fiato corto, e ottima intesa, lassù, in cima al nostro mondo.
Kommentare (15)