Cima di Nèdro (2622 m) - Cima d’Efra (2577 m) - Basal (2588 m)


Publiziert von Varoza , 15. Juli 2013 um 08:24.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Locarnese
Tour Datum:13 Juli 2013
Wandern Schwierigkeit: T5+ - anspruchsvolles Alpinwandern
Hochtouren Schwierigkeit: L
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   Gruppo Madöm Gross   Gruppo Cima di Gagnone 
Aufstieg: 2278 m
Strecke:Frasco (885 m) - Mont Val d’Efra (1062 m) - quota 1116 m - Chignolo (1364 m) - Alpe dell’Efra (1686 m) - cascine di quota 1780 m ca. - versante SW - cresta ESE – versante SE - Cima di Nèdro (2622 m). Traversata: Passo del Rampi (2493 m) - cresta S - versante SE - Basal (2588 m). Discesa: Capanna d’Efra (2039 m) - Lago d’Efra (1836 m) - Alpe d’Efra (1686 m). Da qui stessa via di salita.
Zufahrt zum Ausgangspunkt:A Gordola, si svolta dalla cantonale e ci si inoltra in Valle Verzasca. Frasco è il penultimo villaggio della valle. e lo si raggiunge in 30 minuti ca. da Gordola.
Kartennummer:CN 1273 Biasca - CN 1292 Maggia - CN 1293 Osogna

E’ da tempo che mi frulla per la testa il trittico Cima di Nèdro, Basal, Cima d’Efra ed oggi è giunto il momento di liquidare la pendenza ascendendo questi meravigliosi territori. Ad accompagnarmi lungo gli oltre 4,400 metri di dislivello ci sono Francesco ed un altro amico, allettato dalla mia proposta.

Da Frasco (885 m) ci inoltriamo in Val d’Efra attraverso il pianeggiante sentiero che porta a Mont Val d’Efra (1062 m). Guadato un primo torrente il sentiero si fa ripido e si comincia a macinare metri di dislivello fino a giungere all’Alpe dell’Efra (1686 m).

Ci concediamo una breve pausa dopodiché abbandoniamo il sentiero e ci inerpichiamo sopra i pendii dell’alpeggio. Il terreno, oltre ad essere umido, è invaso da fastidiosi ginepri e rododendri che ci inzuppano i pantaloni fino alle ginocchia. Nonostante questo ostacolo raggiungiamo dapprima le cascine abbandonate di quota 1780 m ca., e poi, lungo un valloncello, incrociamo (a quota 2050 m ca.) il sentiero della VAV che congiunge la Capanna Costa alla Capanna d’Efra. Seguiamo per un breve tratto il sentiero e lo abbandoniamo poco oltre una bizzarra bandiera di ferro della Svizzera. Da qui via la salita si svolge in un largo “canalone” prevalentemente erboso che si avvalla tra la Cima di Nèdro ed il Crestone. Saliamo dapprima appena sotto le balze della cima per poi spostarci più verso il centro del canale ed infine per sassaie ci spingiamo quasi in modo verticale fino a quota 2380 m., da dove una facile traversa ci permette di entrate nel pianoro proprio a ridosso dell’edificio sommitale della cima.

Qui il terreno sembra impennarsi ma in realtà alzandosi ci si accorge che le pendenze non sono poi così ripide e soprattutto non vi è mai esposizione. Ci portiamo in prossimità della depressione 2482 m ma proseguiamo in maniera logica sempre sul fianco SW, fino a toccare la cresta ESE già oltre i 2500 m, giusto ai piedi di uno spuntone. Valutiamo come superarlo ed optiamo per aggirarlo sul lato verzaschese per poi rientrare in cresta su una selletta erbosa a meno di 50 metri (di dislivello) dall’apice della cresta sommitale. Un ultimo torrione ci sbarra la strada ma scrutando il terreno non abbiamo alcun dubbio. Abbandoniamo il versante SW per entrare in un invitante valloncello erboso che si affaccia appena sulla Leventina (fianco SE). Senza più ostacoli (tranne un breve e facile muretto - passaggio di I), guadagniamo il piccolo ometto di sasso che sancisce il punto meridionale della cresta sommitale. Da qui non ci resta che percorre l’ultimo tratto pianeggiante di cresta fino a giungere di fronte all’ometto di sasso della Cima di Nèdro (2622 m). Poco prima della vetta c’è un breve salto di qualche metro che si può superare direttamene su cresta oppure più semplicemente lungo una larga cengia erbosa sul versante verzaschese (oppure ancora per un “mini camino” sul lato leventinese).

Dalla sommità, il panorama sulla cresta N è da brividi… una serie di spuntoni strapiombanti che menano al Pizzo Cramosino rendono l’atmosfera più selvaggia che mai. Verso S lo sguardo è invece più ampio e ci godiamo una bella vista sulle nostre prossime 2 mete. Scattando qualche foto mi cade l’occhio su un cilindro nero conficcato nel suolo, circa 10 m sotto la vetta, sul ripido versante SE. Credo di riconoscere cosa sia e così con prudenza scendo e voilà… il libro di vetta! Cos’è? Un meschino gioco per rendere più difficile la firma sul libro? Beh, lo riesumo dal terreno, lo apro e scopriamo che l’ultimo passaggio data 1996… siamo dunque i primi del nuovo millennio a lasciare traccia, benché chissà quanti nel frattempo avranno raggiunto questa bella e selvaggia cima (bah… a pensarci bene, forse in pochi). Ci rifocilliamo ma sembra mancare qualcosa alla giornata… ed ecco appunto che la nebbia sopraggiunge impietosa dal basso avvolgendoci in pochi secondi… ormai ne siamo abituati.

Lasciamo dunque la cima in tutta fretta, e per la stessa via di salita, ci riportiamo in prossimità della depressione 2482 m. Qui urge una decisione… cresta ESE fino al Basal e poi Efra, oppure puntare dritti verso quest’ultima cima passando appena sotto la cresta ENE e recuperare infine il Basal, che peraltro resta meno prestigioso (seppur maestoso dal lato leventinese)? Optiamo per la seconda scelta, anche perché il tempo non promette nulla di buono e so per certo che l’ascesa alla ripida Cima d’Efra presuppone un terreno assolutamente asciutto. Si rivelerà infatti una decisione più che azzeccata. In poco più di 20 minuti siamo a ridosso del secondo obbiettivo e per nevai guadagniamo il Passo del Rampi a quota 2493 m.

Non perdiamo tempo, depositiamo i sacchi, e cominciamo la ripida ascesa lungo la cresta N (parziale) della Cima d’Efra. Dal Passo del Rampi la via è bollata in blu (scopriremo che i bollini scendono addirittura fino alla Capanna d’Efra), per cui la scelta della via risulta semplice. La salita si svolge prevalentemente su terreno erboso, con qualche roccetta qua e là. Non ci sono mai passaggi ostici ma l’esposizione del fianco resta molto forte… insomma non sono ammessi errori. Ci si inoltra dapprima, con ascesa diagonale, sul versante NE per poi virare in verticale sbucando una prima volta sulla cresta N in prossimità di una selletta (canalino roccioso ben gradinato). Da qui si lascia la cresta e si continua di nuovo sull’esposto versante NE. Con qualche zig-zag tra cengette erbose e roccette si riguadagna infine la cresta NE per la quale si giunge in breve di fronte al gigantesco uomo di sasso della Cima d’Efra (2577 m).

La permanenza in vetta è breve… forse nemmeno 5 minuti poiché il tempo sembra proprio peggiorare ancora. In 15 minuti scendiamo di nuovo al Passo del Rampi e non appena cerchiamo di recuperare i sacchi siamo colti da una terribile grandinata. Per fortuna proprio sul passo una roccia sporgente ci permette di metterci al riparo durante la raffica di palline ghiacciate. Siamo già molto appagati dal raggiungimento della due vette per cui aspettiamo con serenità qualche minuto nella speranza che il tempo migliori per agguantare così anche il terzo obbiettivo. Ed in effetti poco dopo, qualche raggio di sole torna ad illuminare l’alta Verzasca.

Sacchi di nuovo in sballa e via su per la cresta S del Basal fino a quando essa non si impenna. Da qui, visto le rocce bagnate ci inoltriamo sull’erboso fianco SE dove incontriamo anche degli ometti di sasso che ci guidano in breve alla vetta del Basal (2588 m)!

Anche qui la sosta è breve e dopo qualche scatto di rito, ripartiamo giù lungo la larga cresta ESE per poi lasciarla quando il terreno sul lato S si fa più docile (sfasciumi). Raggiungiamo di nuovo il pianoro di quota 2300 m ca. e puntiamo dritti, sfruttando un comodo sentierino di capre (anche segnato sulla CN), verso una larga cengia che permette di superare uno spallone roccioso ed accedere così all’altra vasta depressione che sovrasta la capanna d’Efra. Perdiamo in modo verticale altri 100 m fino a ritrovare i bolli blu che ci portano a zig-zag giù in Capanna d’Efra (2039 m) dove ci concediamo una fresca e meritata birra con vista sulla Cima di Nèdro.

Discorriamo con una coppia di tedesci appena giunti al rifugio e poi via di nuovo verso il fondo valle passando dal bel Lago d’Efra (2039 m). Escursione stupenda!

Note:
 
Vette:
Uomo di sasso con libro di vetta sulla Cima di Nèdro.
Uomo di sasso gigante sulla Cima d’Efra.
Ometto di sasso sul Basal.
 
Valutazione:
Frasco - Alpe dell’Efra: T3
Alpe d’Efra - canalone del Crestone - cresta ESE - versante SE - Cima di Nèdro: T5 (F)
Passo del Rampi - Cima d’Efra: T5+ (F+)
Passo del Rampi - Basal: T4 (EE)
Basal - Capanna d’Efra: T4
Capanna d’Efra - Lago d’Efra - Frasco: T3


Tourengänger: veri, Varoza


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Kommentare (3)


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ivanbutti hat gesagt:
Gesendet am 15. Juli 2013 um 11:53
Complimenti, bel giro. Noi eravamo un pò più in su, al Pizzo Barone e lì non ha piovuto.

Buone escursioni, Ivan

PS: se hai tempo metti qualche didascalia sulle foto, alcune sono belle ma non so il nome del monte ripreso.

Pippo76 hat gesagt:
Gesendet am 15. Juli 2013 um 14:33
Gran bel giro su cime decisamente poco frequentate.
Complimenti!

Giancarlo

christo74 hat gesagt:
Gesendet am 17. Juli 2013 um 17:20
ciao,
io ho fatto lo stesso giro domenica mattina con una meteo decisamente migliore. Secondo me la combinazione migliore è Efra, Basal e Nedro. Infatti dopo la cima d'Efra si può seguire tutto il filo della cresta che collega le altre 2 montagne. Per arrivare sulla cima di Nedro, una volta arrivati ai piedi della salita finale bisogna risalire il prato fino ai piedi delle rocce sommitali e poi, seguendo il sentiero delle capre, andare sulla sinistra (versante Verzasca) e poi si arriva in cima senza nessuna difficoltà. Per scendere si può seguire il riale fino ad incrociare il sentiero che dal lago scende verso l'alpe.


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