La nostra avventura secondo Patrizia
Nell'immaginario collettivo l'idea di Liguria viene solitamente associata a mare, sole, spiagge e turismo di massa.
C'è invece una Liguria sconosciuta, ricca di storia e leggenda, di borghi arroccati sulla cima delle colline, di boschi, montagne, wilderness e solitudine, dove i ritmi e la qualità della vita sono ancora sostenibili e umani.
E' proprio questa Liguria, poco nota ai più, che siamo andati a scoprire, in un trekking che ci ha portati, nell'arco di tre giorni, a percorrere un tratto dell'Alta Via dei Monti Liguri, nell'entroterra di Ventimiglia, al confine con la Francia.
Il nostro gruppo di “maltrainsem”, per dirla alla lombarda, è composto da 16 persone molto diverse tra loro, ma tutte accomunate dalla grande passione per la montagna. Alcuni si conoscono da tempo e sono quindi “collaudati”, altri sono delle “new entry” e su di loro pesano alcune incognite, ma Aldo, il nostro capogita e guida spirituale, sa che tutti ce la possiamo fare e con la sua autorevolezza e capacità di gestire i rapporti tra le persone, fuga il timore, che c'è un po' in tutti noi, che qualcosa possa andare storto nei tre giorni di convivenza forzata che ci aspettano.
Così ci ritroviamo tutti, sabato mattina, alla stazione di Rogoredo per prendere il treno che, in poco più di quattro ore, ci porterà a Ventimiglia e da lì, con l'autobus, raggiungiamo Pigna (246 m) dove, nel primo pomeriggio, imbocchiamo il sentiero tra gli ulivi che, in breve, ci porta al Santuario della Madonna di Passosciu (614 m). Qui effettuiamo la prima sosta per rinfrescarci un po' e reintegrare i liquidi persi durante la ripida salita sotto il sole cocente. Quindi proseguiamo scendendo al ponte di pietra di Bausson (620 m) per poi risalire la valle del Rio Muratone sino a raggiungere l'omonimo passo, dove incrociamo l'Alta Via (1157 m). A questo punto seguiamo una strada sterrata quasi in
piano e perveniamo al Ristorante/Rifugio Gola di Gouta (1213 m), dove pernottiamo.
Nonostante la stanchezza trascorriamo la serata in allegria e alcuni di noi addirittura si cimentano in balli improvvisati coinvolgendo persino i gestori del rifugio!
Trascorriamo una notte tranquilla e alle sette del mattino siamo già in piedi per affrontare la seconda tappa del nostro trekking, considerata uno dei tratti più belli di tutto il percorso dell'Alta Via.
Dopo aver oltrepassato il Passo di Muratone raggiungiamo la Gola del Corvo (1404 m) e successivamente i pendii erbosi del Passo di Fonte Dragurina (1810 m), in un suggestivo alternarsi di splendide fioriture dagli intensi colori, che catturano continuamente i nostri sguardi.
Il tempo è bello, ma nuvole minacciose appaiono all'orizzonte e ben presto anche la nebbia si alza dal fondovalle e stende il suo velo perlaceo su ciò che ci circonda, offuscando la nostra vista.
A questo punto prendiamo la deviazione per il Sentiero degli Alpini, che si sviluppa in un continuo saliscendi lungo i versanti rocciosi dei Monti Toraggio e Pietravecchia e presenta numerosi tratti esposti scavati nella roccia, ma messi in sicurezza con cavi d'acciaio.
Ci colpisce l'imponenza e la severità di queste montagne, così relativamente vicine al mare. Effettuiamo una sosta per il pranzo al Passo dell'Incisa (1468 m) e quindi percorriamo in discesa l'omonima Gola, solcata da stretti tornanti che ci fanno perdere quota velocemente e ci ricollegano alla parte finale del Sentiero degli Alpini.
Arriviamo al Rifugio Allavena, situato in località Colla Melosa (1545 m), a metà pomeriggio e abbiamo tutto il tempo per farci una doccia ristoratrice e per rilassarci in attesa della cena. A parte un escursionista austriaco, siamo gli unici ospiti del Rifugio e fino alle dieci possiamo fare un po' di baldoria.
Anche lunedì mattina puntiamo la sveglia alle sette e dopo un'abbondante colazione iniziamo la lunga discesa nel bosco verso Triora, dove giungiamo subito dopo mezzogiorno.
Triora è chiamato il “paese delle streghe” per i processi compiuti tra il 1587 e il 1589 ad alcune donne locali, accusate di essere appunto delle streghe perchè ritenute artefici delle pestilenze, dei danni causati dal maltempo, dei magri raccolti, delle epidemie di bestiame......
E' un paese che conserva quasi intatto il suo impianto medioevale e noi ne approfittiamo per percorrere, dopo la pausa pranzo, i suoi vicoletti, le sue ripide scalinate, gli stretti passaggi e i sottopassi.
Ma il tempo è tiranno e ben presto dobbiamo salire sull'autobus che ci porterà a Sanremo, dove riprenderemo il treno per Milano.
Ormai il gruppo è ben coeso e compatto e il viaggio di ritorno passa velocemente: c'è chi chiacchiera, chi gioca a carte e chi ne approfitta per una piccola siesta.
L'arrivo alla stazione di Milano ci riporta alla realtà di tutti i giorni, ma i ricordi, indelebili, restano dentro di noi e comunque sappiamo che ci saranno altre occasioni.....
La nostra avventura secondo Patrizia
Nell'immaginario collettivo l'idea di Liguria viene solitamente associata a mare, sole, spiagge e turismo di massa.
C'è invece una Liguria sconosciuta, ricca di storia e leggenda, di borghi arroccati sulla cima delle colline, di boschi, montagne, wilderness e solitudine, dove i ritmi e la qualità della vita sono ancora sostenibili e umani.
E' proprio questa Liguria, poco nota ai più, che siamo andati a scoprire, in un trekking che ci ha portati, nell'arco di tre giorni, a percorrere un tratto dell'Alta Via dei Monti Liguri, nell'entroterra di Ventimiglia, al confine con la Francia.
Il nostro gruppo di “maltrainsem”, per dirla alla lombarda, è composto da 16 persone molto diverse tra loro, ma tutte accomunate dalla grande passione per la montagna. Alcuni si conoscono da tempo e sono quindi “collaudati”, altri sono delle “new entry” e su di loro pesano alcune incognite, ma Aldo, il nostro capogita e guida spirituale, sa che tutti ce la possiamo fare e con la sua autorevolezza e capacità di gestire i rapporti tra le persone, fuga il timore, che c'è un po' in tutti noi, che qualcosa possa andare storto nei tre giorni di convivenza forzata che ci aspettano.
Così ci ritroviamo tutti, sabato mattina, alla stazione di Rogoredo per prendere il treno che, in poco più di quattro ore, ci porterà a Ventimiglia e da lì, con l'autobus, raggiungiamo Pigna (246 m) dove, nel primo pomeriggio, imbocchiamo il sentiero tra gli ulivi che, in breve, ci porta al Santuario della Madonna di Passosciu (614 m). Qui effettuiamo la prima sosta per rinfrescarci un po' e reintegrare i liquidi persi durante la ripida salita sotto il sole cocente. Quindi proseguiamo scendendo al ponte di pietra di Bausson (620 m) per poi risalire la valle del Rio Muratone sino a raggiungere l'omonimo passo, dove incrociamo l'Alta Via (1157 m). A questo punto seguiamo una strada sterrata quasi in
piano e perveniamo al Ristorante/Rifugio Gola di Gouta (1213 m), dove pernottiamo.
Nonostante la stanchezza trascorriamo la serata in allegria e alcuni di noi addirittura si cimentano in balli improvvisati coinvolgendo persino i gestori del rifugio!
Trascorriamo una notte tranquilla e alle sette del mattino siamo già in piedi per affrontare la seconda tappa del nostro trekking, considerata uno dei tratti più belli di tutto il percorso dell'Alta Via.
Dopo aver oltrepassato il Passo di Muratone raggiungiamo la Gola del Corvo (1404 m) e successivamente i pendii erbosi del Passo di Fonte Dragurina (1810 m), in un suggestivo alternarsi di splendide fioriture dagli intensi colori, che catturano continuamente i nostri sguardi.
Il tempo è bello, ma nuvole minacciose appaiono all'orizzonte e ben presto anche la nebbia si alza dal fondovalle e stende il suo velo perlaceo su ciò che ci circonda, offuscando la nostra vista.
A questo punto prendiamo la deviazione per il Sentiero degli Alpini, che si sviluppa in un continuo saliscendi lungo i versanti rocciosi dei Monti Toraggio e Pietravecchia e presenta numerosi tratti esposti scavati nella roccia, ma messi in sicurezza con cavi d'acciaio.
Ci colpisce l'imponenza e la severità di queste montagne, così relativamente vicine al mare. Effettuiamo una sosta per il pranzo al Passo dell'Incisa (1468 m) e quindi percorriamo in discesa l'omonima Gola, solcata da stretti tornanti che ci fanno perdere quota velocemente e ci ricollegano alla parte finale del Sentiero degli Alpini.
Arriviamo al Rifugio Allavena, situato in località Colla Melosa (1545 m), a metà pomeriggio e abbiamo tutto il tempo per farci una doccia ristoratrice e per rilassarci in attesa della cena. A parte un escursionista austriaco, siamo gli unici ospiti del Rifugio e fino alle dieci possiamo fare un po' di baldoria.
Anche lunedì mattina puntiamo la sveglia alle sette e dopo un'abbondante colazione iniziamo la lunga discesa nel bosco verso Triora, dove giungiamo subito dopo mezzogiorno.
Triora è chiamato il “paese delle streghe” per i processi compiuti tra il 1587 e il 1589 ad alcune donne locali, accusate di essere appunto delle streghe perchè ritenute artefici delle pestilenze, dei danni causati dal maltempo, dei magri raccolti, delle epidemie di bestiame......
E' un paese che conserva quasi intatto il suo impianto medioevale e noi ne approfittiamo per percorrere, dopo la pausa pranzo, i suoi vicoletti, le sue ripide scalinate, gli stretti passaggi e i sottopassi.
Ma il tempo è tiranno e ben presto dobbiamo salire sull'autobus che ci porterà a Sanremo, dove riprenderemo il treno per Milano.
Ormai il gruppo è ben coeso e compatto e il viaggio di ritorno passa velocemente: c'è chi chiacchiera, chi gioca a carte e chi ne approfitta per una piccola siesta.
L'arrivo alla stazione di Milano ci riporta alla realtà di tutti i giorni, ma i ricordi, indelebili, restano dentro di noi e comunque sappiamo che ci saranno altre occasioni.....
La nostra avventura secondo Patrizia
Nell'immaginario collettivo l'idea di Liguria viene solitamente associata a mare, sole, spiagge e turismo di massa.
C'è invece una Liguria sconosciuta, ricca di storia e leggenda, di borghi arroccati sulla cima delle colline, di boschi, montagne, wilderness e solitudine, dove i ritmi e la qualità della vita sono ancora sostenibili e umani.
E' proprio questa Liguria, poco nota ai più, che siamo andati a scoprire, in un trekking che ci ha portati, nell'arco di tre giorni, a percorrere un tratto dell'Alta Via dei Monti Liguri, nell'entroterra di Ventimiglia, al confine con la Francia.
Il nostro gruppo di “maltrainsem”, per dirla alla lombarda, è composto da 16 persone molto diverse tra loro, ma tutte accomunate dalla grande passione per la montagna. Alcuni si conoscono da tempo e sono quindi “collaudati”, altri sono delle “new entry” e su di loro pesano alcune incognite, ma Aldo, il nostro capogita e guida spirituale, sa che tutti ce la possiamo fare e con la sua autorevolezza e capacità di gestire i rapporti tra le persone, fuga il timore, che c'è un po' in tutti noi, che qualcosa possa andare storto nei tre giorni di convivenza forzata che ci aspettano.
Così ci ritroviamo tutti, sabato mattina, alla stazione di Rogoredo per prendere il treno che, in poco più di quattro ore, ci porterà a Ventimiglia e da lì, con l'autobus, raggiungiamo Pigna (246 m) dove, nel primo pomeriggio, imbocchiamo il sentiero tra gli ulivi che, in breve, ci porta al Santuario della Madonna di Passosciu (614 m). Qui effettuiamo la prima sosta per rinfrescarci un po' e reintegrare i liquidi persi durante la ripida salita sotto il sole cocente. Quindi proseguiamo scendendo al ponte di pietra di Bausson (620 m) per poi risalire la valle del Rio Muratone sino a raggiungere l'omonimo passo, dove incrociamo l'Alta Via (1157 m). A questo punto seguiamo una strada sterrata quasi in
piano e perveniamo al Ristorante/Rifugio Gola di Gouta (1213 m), dove pernottiamo.
Nonostante la stanchezza trascorriamo la serata in allegria e alcuni di noi addirittura si cimentano in balli improvvisati coinvolgendo persino i gestori del rifugio!
Trascorriamo una notte tranquilla e alle sette del mattino siamo già in piedi per affrontare la seconda tappa del nostro trekking, considerata uno dei tratti più belli di tutto il percorso dell'Alta Via.
Dopo aver oltrepassato il Passo di Muratone raggiungiamo la Gola del Corvo (1404 m) e successivamente i pendii erbosi del Passo di Fonte Dragurina (1810 m), in un suggestivo alternarsi di splendide fioriture dagli intensi colori, che catturano continuamente i nostri sguardi.
Il tempo è bello, ma nuvole minacciose appaiono all'orizzonte e ben presto anche la nebbia si alza dal fondovalle e stende il suo velo perlaceo su ciò che ci circonda, offuscando la nostra vista.
A questo punto prendiamo la deviazione per il Sentiero degli Alpini, che si sviluppa in un continuo saliscendi lungo i versanti rocciosi dei Monti Toraggio e Pietravecchia e presenta numerosi tratti esposti scavati nella roccia, ma messi in sicurezza con cavi d'acciaio.
Ci colpisce l'imponenza e la severità di queste montagne, così relativamente vicine al mare. Effettuiamo una sosta per il pranzo al Passo dell'Incisa (1468 m) e quindi percorriamo in discesa l'omonima Gola, solcata da stretti tornanti che ci fanno perdere quota velocemente e ci ricollegano alla parte finale del Sentiero degli Alpini.
Arriviamo al Rifugio Allavena, situato in località Colla Melosa (1545 m), a metà pomeriggio e abbiamo tutto il tempo per farci una doccia ristoratrice e per rilassarci in attesa della cena. A parte un escursionista austriaco, siamo gli unici ospiti del Rifugio e fino alle dieci possiamo fare un po' di baldoria.
Anche lunedì mattina puntiamo la sveglia alle sette e dopo un'abbondante colazione iniziamo la lunga discesa nel bosco verso Triora, dove giungiamo subito dopo mezzogiorno.
Triora è chiamato il “paese delle streghe” per i processi compiuti tra il 1587 e il 1589 ad alcune donne locali, accusate di essere appunto delle streghe perchè ritenute artefici delle pestilenze, dei danni causati dal maltempo, dei magri raccolti, delle epidemie di bestiame......
E' un paese che conserva quasi intatto il suo impianto medioevale e noi ne approfittiamo per percorrere, dopo la pausa pranzo, i suoi vicoletti, le sue ripide scalinate, gli stretti passaggi e i sottopassi.
Ma il tempo è tiranno e ben presto dobbiamo salire sull'autobus che ci porterà a Sanremo, dove riprenderemo il treno per Milano.
Ormai il gruppo è ben coeso e compatto e il viaggio di ritorno passa velocemente: c'è chi chiacchiera, chi gioca a carte e chi ne approfitta per una piccola siesta.
L'arrivo alla stazione di Milano ci riporta alla realtà di tutti i giorni, ma i ricordi, indelebili, restano dentro di noi e comunque sappiamo che ci saranno altre occasioni.....
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patripoli
Nell'immaginario collettivo l'idea di Liguria viene solitamente associata a mare, sole, spiagge e turismo di massa.
C'è invece una Liguria sconosciuta, ricca di storia e leggenda, di borghi arroccati sulla cima delle colline, di boschi, montagne, wilderness e solitudine, dove i ritmi e la qualità della vita sono ancora sostenibili e umani.
E' proprio questa Liguria, poco nota ai più, che siamo andati a scoprire, in un trekking che ci ha portati, nell'arco di tre giorni, a percorrere un tratto dell'Alta Via dei Monti Liguri, nell'entroterra di Ventimiglia, al confine con la Francia.
Il nostro gruppo di “maltrainsem”, per dirla alla lombarda, è composto da 16 persone molto diverse tra loro, ma tutte accomunate dalla grande passione per la montagna. Alcuni si conoscono da tempo e sono quindi “collaudati”, altri sono delle “new entry” e su di loro pesano alcune incognite, ma Aldo, il nostro capogita e guida spirituale, sa che tutti ce la possiamo fare e con la sua autorevolezza e capacità di gestire i rapporti tra le persone, fuga il timore, che c'è un po' in tutti noi, che qualcosa possa andare storto nei tre giorni di convivenza forzata che ci aspettano.
Così ci ritroviamo tutti, sabato mattina, alla stazione di Rogoredo per prendere il treno che, in poco più di quattro ore, ci porterà a Ventimiglia e da lì, con l'autobus, raggiungiamo Pigna (246 m) dove, nel primo pomeriggio, imbocchiamo il sentiero tra gli ulivi che, in breve, ci porta al Santuario della Madonna di Passosciu (614 m). Qui effettuiamo la prima sosta per rinfrescarci un po' e reintegrare i liquidi persi durante la ripida salita sotto il sole cocente. Quindi proseguiamo scendendo al ponte di pietra di Bausson (620 m) per poi risalire la valle del Rio Muratone sino a raggiungere l'omonimo passo, dove incrociamo l'Alta Via (1157 m). A questo punto seguiamo una strada sterrata quasi in
piano e perveniamo al Ristorante/Rifugio Gola di Gouta (1213 m), dove pernottiamo.
Nonostante la stanchezza trascorriamo la serata in allegria e alcuni di noi addirittura si cimentano in balli improvvisati coinvolgendo persino i gestori del rifugio!
Trascorriamo una notte tranquilla e alle sette del mattino siamo già in piedi per affrontare la seconda tappa del nostro trekking, considerata uno dei tratti più belli di tutto il percorso dell'Alta Via.
Dopo aver oltrepassato il Passo di Muratone raggiungiamo la Gola del Corvo (1404 m) e successivamente i pendii erbosi del Passo di Fonte Dragurina (1810 m), in un suggestivo alternarsi di splendide fioriture dagli intensi colori, che catturano continuamente i nostri sguardi.
Il tempo è bello, ma nuvole minacciose appaiono all'orizzonte e ben presto anche la nebbia si alza dal fondovalle e stende il suo velo perlaceo su ciò che ci circonda, offuscando la nostra vista.
A questo punto prendiamo la deviazione per il Sentiero degli Alpini, che si sviluppa in un continuo saliscendi lungo i versanti rocciosi dei Monti Toraggio e Pietravecchia e presenta numerosi tratti esposti scavati nella roccia, ma messi in sicurezza con cavi d'acciaio.
Ci colpisce l'imponenza e la severità di queste montagne, così relativamente vicine al mare. Effettuiamo una sosta per il pranzo al Passo dell'Incisa (1468 m) e quindi percorriamo in discesa l'omonima Gola, solcata da stretti tornanti che ci fanno perdere quota velocemente e ci ricollegano alla parte finale del Sentiero degli Alpini.
Arriviamo al Rifugio Allavena, situato in località Colla Melosa (1545 m), a metà pomeriggio e abbiamo tutto il tempo per farci una doccia ristoratrice e per rilassarci in attesa della cena. A parte un escursionista austriaco, siamo gli unici ospiti del Rifugio e fino alle dieci possiamo fare un po' di baldoria.
Anche lunedì mattina puntiamo la sveglia alle sette e dopo un'abbondante colazione iniziamo la lunga discesa nel bosco verso Triora, dove giungiamo subito dopo mezzogiorno.
Triora è chiamato il “paese delle streghe” per i processi compiuti tra il 1587 e il 1589 ad alcune donne locali, accusate di essere appunto delle streghe perchè ritenute artefici delle pestilenze, dei danni causati dal maltempo, dei magri raccolti, delle epidemie di bestiame......
E' un paese che conserva quasi intatto il suo impianto medioevale e noi ne approfittiamo per percorrere, dopo la pausa pranzo, i suoi vicoletti, le sue ripide scalinate, gli stretti passaggi e i sottopassi.
Ma il tempo è tiranno e ben presto dobbiamo salire sull'autobus che ci porterà a Sanremo, dove riprenderemo il treno per Milano.
Ormai il gruppo è ben coeso e compatto e il viaggio di ritorno passa velocemente: c'è chi chiacchiera, chi gioca a carte e chi ne approfitta per una piccola siesta.
L'arrivo alla stazione di Milano ci riporta alla realtà di tutti i giorni, ma i ricordi, indelebili, restano dentro di noi e comunque sappiamo che ci saranno altre occasioni.....
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grandemago
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