Ombre e dirupi in Val di Cresciano
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A volte pubblicare un report su HIKR non è semplicemente una pagina in più da mostrare.
La reazione imprevedibile e conseguente esula dal controllo di ognuno, quindi?
Quindi eccomi qui a tentare di spiegarne uno dei tanti (ovvi) motivi: il mio!
Nonostante il passare del tempo il mio spirito di competizione resta molto alto.
Non sto certo parlando di agonismo: di corsa sono volati via solo i miei anni migliori!
Cercare e ascoltare (percependolo intimamente) un luogo "vissuto" decenni di anni fa
tra i declivi montani, questo è il mio campo di battaglia in cui (e per cui) "lottare".
Piccoli guerrieri con la penna come arma mi hanno mostrato la via tempo fa....
Esponenti di un'armata Brancaleone a cui piace rievocare il passato, hanno coniato
frasi come "archeologia alpestre". Con enfasi ne hanno descritto le gesta e chi, se non
Giuseppe Brenna, andrebbe citato ancora una volta come capostipite?
Come uno dei tanti adepti ne ho preso il testimone, da prendere o lasciare a secondo
delle circostanze, ma mai dimenticare. Ben consapevole che il passato non torna,
non ho mai comunque perso occasione per celebrarlo, perchè giungere in certi luoghi
e VEDERE è ciò che per me conta di più!
....Dunque?....
Come pensate che abbia reagito nel leggere (20/08/20) il superbo report di Blepori:
"Flebili tracce di una civiltà scomparsa. Gli antichi sentieri di Cima di Cioltro" ?
Ecco dove emerge il mio spirito di competizione: dell'Alpe Bedrina e della cengia che
la unisce all'Alpe Salosa cosa ne sapevo? Niente, assolutamente Niente!!! ....
Pensavo di conoscere molto della Val Cresciano (non tutto), di questo zero su zero!
Credere, anche per un solo istante, che avrei fatto poco o nulla per porvi rimedio,
era dura da immaginare....
La mia reazione (im)prevedibile mi era stata servita su di un piatto d'argento!!!
Perchè un PEZZO UNICO da aggiungere al mio personale puzzle, composto
da conquiste sportive ma (soprattutto) emotive, attendeva il mio arrivo!
In quel luogo, dove avevo depositato tutto il mio "vissuto montano", piano piano,
la parola ammirazione era diventata la più usata. Donata da una crescente sensibilità
(che neppure pensavo di avere) a tutti quegli alpigiani esploratori, di cui non si
conosce più nulla, che aleggiano come fantasmi sopra i loro sentieri.
Un altro dei tanti capolavori che mi avevano consentito, negli anni, di raggiungere posti
altrimenti impensabili, voleva (grazie anche a me?) tornare in vita.
Ebbene! Il nuovo bramato pezzo unico, abbarbicato in un lembo di terra tra pareti
rocciose e boschi impraticabili, era riemerso dall'oblio: dovevo vederlo!!!
Non fossi il bradipo che sono avrei impiegato meno tempo a reagire,
ma come si dice: "meglio tardi che mai!"
E così era stato....
Tutto era cominciato in sordina, Sabato 11 Novembre del 2022.
Mi ero posto vari obiettivi, perchè (e la dico tutta) il sopra citato report mi aveva
inizialmente "chiuso" la mente riempendo di ragnatele il mio cervello.
L'incognita di affrontare la ricerca di quel percorso, la tensione (dopo averlo trovato)
di seguirlo come meglio possibile, la paura di superare l'espostissima cengia mi avevano
bloccato!
Ecco, appunto!!! Inutili scorie che inquinavano il mio eterno bisogno di esplorazione.
Spazzatura che voleva impedirmi di "scoprire" un vecchio (ingegnosissimo) itinerario
dell'alpe (della Fame direi, come in Val Bavona). Immondizia che voleva in tutti i modi
negarmi la gioia di vederne le mura in sasso, al termine della mia esplorazione.
Come inizio, quindi, aveva lasciato molto a desiderare. Dopo aver seguito la prima parte
della traccia che porta ai ruderi di Scata (Bedrina, erroneamente per la CNS), mi ero
infognato nei posti sbagliati anzichè infilarmi nella cengia boschiva che, facilmente,
la raggiunge. Ricordi sbagliati e poca convinzione avevano vinto il primo punto.
Tornato sul sentiero dei grandi alberi ero andato a "caccia" dell'Alpe Bedrina, la sua
storia me lo imponeva, avevo però fallito.
Per terzo, mi ero portato nei pressi dei ponti di Ruscada, mettendomi alla ricerca del
sentiero per l'Alpe Salosa (e il Cioltro, che avevo raggiunto la settimana successiva con
Froloccone). In stato confusionale, avevo faticato molto per (ri)trovarlo, unico piccolo
successo di una giornata negativa. A casa avevo messaggiato con Zaza, solo per
sentirmi anche peggio. Le inutili paturnie che scorazzavano libere nel mio cranio non se ne
erano ancora andate. Fingendomi "sconfitto", avevo lasciato tutto a macerare in attesa di
eventi, a volte farsi da parte porta con sè dei vantaggi....
L'anno successivo l'avevo dedicato alla Val d'Ambra e ai suoi sentieri nascosti.
Alcune "Anime dimenticate" mi avevano attirato a loro: ne era nata un'attrazione fatale!
Il 5 Aprile di quest'anno, le acque impetuose del Boggera, mi avevano visto (più convinto)
mentre percorrevo il ponte che le attraversa. Lasciato il sentiero dei grandi alberi, mi ero
incamminato lungo la traccia che porta a Scata. Come due anni prima, mi ero
incasinato nello stesso sbagliato posto finchè, spingendomi oltre lungo una pietraia,
avevo risalito la costa giusta: il rudere dell'alpe era di nuovo ai miei piedi!
Mi stavo dunque rinsavendo? Forse si!
Nel 2001, anno in cui vi ero passato l'ultima volta, contro la parete rocciosa (dove comincia
la larga cengia boschiva che porta alla cascina), ricordavo di aver incrociato un sentierino
che scendeva leggermente verso E. Allora avevo creduto, erroneamente, che seguendolo
avrei trovato il giusto tracciato di salita. Un altro pensiero mi rosicava da un po', ero sicuro
che ci fosse una congiunzione tra il vecchio sentiero che conduceva a Scata con quello
che saliva a Bedrina.
Spinto da quella convinzione, tre giorni dopo, l'8 Aprile ero nel medesimo punto. Non
volevo tornare verso Scata (con il percorso completamente devastato da una miriade di
alberi caduti per il maltempo di mesi addietro), ma esattamente nel lato opposto.
Ridisceso una prima valletta, poi una seconda, scavalcando tanti alberi caduti, ero infine
giunto nel posto giusto. Una pietraia, che faceva da culmine con un altro avvallamento,
nascondeva l'inizio del sentiero. Con incredibile arguzia, esso superava numerose fasce
rocciose (e relativi passaggi obbligati). Risalitolo per pochi minuti, guardando appena i
dirupi che mi ammiccavano (speranzosi e asociali) affinchè gli cadessi sopra, avevo
raggiunto la doppia, bellissima, scalinata che da tanti anni resisteva al totale abbandono!
Pago di questo piccolo successo ero tornato alla pietraia. Sceso in verticale nel bosco
avevo segnalato con ometti di pietra il percorso.
Il 20 dello stesso mese, deciso e motivato, tra pareti verticali, scale crollate, tracce
dell'antico esposto sentiero e alberi caduti ero infine giunto a Bedrina!!!
La mèta che più mi premeva era stata raggiunta!
C'era una cengia poco sotto che mi incuteva timori (mal riposti), la cui ombra sui dirupi,
si stagliava netta tra me e i miei obiettivi futuri. L'avevo cercata per un po', ma la tensione
che avevo accumulato durante la salita aveva avuto il sopravvento: avevo desistito.
Il 9 Maggio, consapevole che oramai il sentiero per Bedrina era alla mia portata, mi ero
ripresentato alla sua corte. Attraversato verso E (in piano) il selvaggio bosco di abeti, ero
giunto contro la bastionata rocciosa che sostiene l'Alpe Salosa di Cresciano.
Le antiche tracce di passaggio erano scomparse da chissà quanto, al loro posto c'erano
invece numerosi abeti caduti. Trovato a fatica il modo di superarli, ero infine giunto di fronte
alla mitica cengia di collegamento a 1520m di quota circa. Miracolo della natura e
dei vecchi alpigiani alpinisti che avevano saputo trovarla, essa mi stava guardando!!
Con tanto ritardo, altrettanta ansia e non meno fatica, avevo finalmente chiuso il cerchio!!!
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Blepori e Zaza, nel lontano 15 Maggio del 2016, si erano fatti carico di ricordarci che
le immani fatiche del passato, non erano state "vissute" solo per essere dimenticate!
A distanza di qualche anno, il loro messaggio su di me aveva prodotto i suoi frutti.
Come un padre che dona la sua eredità ai propri figli, anch'io volevo fare lo stesso
lasciando il mio piccolo, personale contributo.
Ora, in questo momento davanti al PC....
Volevo esplorare la zona e l'ho fatto. L'obiettivo che mi ero posto l'ho completato.
Cosa rimane? Una promessa, liberata nel magico mondo dei "...ti piacerebbe?..."
e un soggetto che, nell'attesa faccia volare un "SI!" nel medesimo luogo, dia inizio
all'atto conclusivo. Una persona spinta dalle mie stesse motivazioni e di uguali
capacità, col quale camminare respirando l'aria che solo poche persone avevano
inspirato a pieni polmoni tanti anni fa:
«Non più da solo... con le vesti di un alpigiano di secoli fa (e lo stesso amore per i
luoghi in cui ha vissuto tutta una vita), accompagnerò il mio ospite tra le
"flebili tracce di una civiltà scomparsa e i suoi antichi sentieri".
Raggiunta Bedrina e superata la cengia "arriveremo" all'Alpe Salosa di Cresciano.
Con meno patemi "giungeremo" alla Bocchetta di Salosa e poi (se ne avrò ancora)
più su fino allo Stegnone.
A ritroso sui "nostri" passi "andremo" a far visita all'Alpe Salosa di Osogna. In traversata
sotto la Cima di Salosa e del Cioltro, "cammineremo" per un tratto sul vecchio Sentiero
degli alpi dove gli sforzi di donne e uomini, pesanti come macigni, lievitano sopra i rari
viandanti. Il frutto del loro lavoro, concentrato in una dura massa trasudante di vita, sospeso
in aria grazie alla libertà che ha contraddistinto le loro esistenze, sfioreranno le "nostre"
anime. Dopo "esserci" congiunti col percorso che sale da Monte Alto e a monte del
belvedere 1802 del Cioltro, "scenderemo" alla quota 1686 e poi giù fino alla Scata.»
E chi ci sarà a seguirmi in questa magnifica cavalcata tra i selvaggi pendii della
Val di Cresciano e Osogna?
Chiedetelo ad Alessandro (Froloccone), forse lui vi saprà rispondere....
Relative questioni etiche....
Ogni qual volta che ho percorso itinerari impegnativi e senza sentieri, in discesa ho eliminato
tutti i segni del mio passaggio. Ometti e altro, li ho buttati a valle scendendo con loro:
non ho mai voluto togliere il piacere dell'esplorazione, a tutti coloro che amano questo tipo
di escursionismo. Però abbandonata Bedrina, mentre camminavo attento nel geniale
sentiero dell'alpe, mi ero chiesto se fosse giusto lasciarlo com'era prima del mio passaggio.
Mi rendevo conto di quanto fosse ingiusto che, le incredibili capacità di coloro che avevano
saputo districarsi tra rocce e passaggi obbligati, venissero dimenticate così!
Più ci pensavo, più lo ritenevo sbagliato.
Chiesto consiglio a Gabriele Castioni, profondo conoscitore (e amante) di questi luoghi,
ne avevo ottenuto l'unica risposta possibile, un "NO!" deciso e convinto.
Dopo attenta analisi, ho deciso di scendere a compromessi: lascerò tutti gli ometti di cui
ho riempito il percorso, ma solo dalle fasce rocciose in cui esso diventa più evidente.
Il percorso oggettivamente pericoloso, è giusto venga percorso da chi ne ha le capacità!
Chi non le ha ma vi ci vuole comunque avventurare, la porta è aperta a patto che la sappia
ritrovare al ritorno.......
Ringraziamenti....
Per le informazione e i consigli ricevuti mi sento in dovere di ringraziare:
Ivonne Mattei
Livio Pellanda
Gabriele Castioni
Inoltre vorrei ringraziare (dovunque essi siano ora):
Genini Orazio
Cardis Aldo
Genini Marzio
Pini Rudi
Calderoni Alfredo
Genini Massimo
per il lavoro svolto nei giorni 11/12/13 Agosto 1984 alla cascina di Bedrina.
Senza di loro, un pezzo di inestimabile valore (parlo ancora di Archeologia alpestre)
sarebbe andato perduto.
Raggiungere, a prezzo di tante fatiche, un luogo magicamente bello per trovare dei
semplici ruderi, può far solo male al cuore di chi lo vede e di chi l'ha edificato!!!
E, infine, un sentito (e dovuto) grazie ad Elda e Ferdi di Piana
per la loro grande simpatia e ospitalità.
In contrapposizione alla complicata e selvaggia Val di Cresciano, la loro presenza
rende "dolce" anche il più duro dei suoi itinerari!!!!
froloccone
Il mio ringraziamento va a tutti coloro che in ogni valle, cercano e ripercorrono itinerari spesso dimenticati e quasi scomparsi, trovare un ostico passaggio obbligato o la retta via in un bosco apparentemente rilassante fa parte di un istinto primordiale che rende questo tipo di ascese magiche. Il giusto tributo a chi in queste valli prima di ogni, ha lasciato anima, sangue e sudore.
"Questo luogo è situato nell'ambiente più selvaggio che ho mai visto!......Un luogo dimenticato da Dio....." (Cit.)
"Dimenticato da Dio...Ma non da noi!....." (Cit.)
La reazione imprevedibile e conseguente esula dal controllo di ognuno, quindi?
Quindi eccomi qui a tentare di spiegarne uno dei tanti (ovvi) motivi: il mio!
Nonostante il passare del tempo il mio spirito di competizione resta molto alto.
Non sto certo parlando di agonismo: di corsa sono volati via solo i miei anni migliori!
Cercare e ascoltare (percependolo intimamente) un luogo "vissuto" decenni di anni fa
tra i declivi montani, questo è il mio campo di battaglia in cui (e per cui) "lottare".
Piccoli guerrieri con la penna come arma mi hanno mostrato la via tempo fa....
Esponenti di un'armata Brancaleone a cui piace rievocare il passato, hanno coniato
frasi come "archeologia alpestre". Con enfasi ne hanno descritto le gesta e chi, se non
Giuseppe Brenna, andrebbe citato ancora una volta come capostipite?
Come uno dei tanti adepti ne ho preso il testimone, da prendere o lasciare a secondo
delle circostanze, ma mai dimenticare. Ben consapevole che il passato non torna,
non ho mai comunque perso occasione per celebrarlo, perchè giungere in certi luoghi
e VEDERE è ciò che per me conta di più!
....Dunque?....
Come pensate che abbia reagito nel leggere (20/08/20) il superbo report di Blepori:
"Flebili tracce di una civiltà scomparsa. Gli antichi sentieri di Cima di Cioltro" ?
Ecco dove emerge il mio spirito di competizione: dell'Alpe Bedrina e della cengia che
la unisce all'Alpe Salosa cosa ne sapevo? Niente, assolutamente Niente!!! ....
Pensavo di conoscere molto della Val Cresciano (non tutto), di questo zero su zero!
Credere, anche per un solo istante, che avrei fatto poco o nulla per porvi rimedio,
era dura da immaginare....
La mia reazione (im)prevedibile mi era stata servita su di un piatto d'argento!!!
Perchè un PEZZO UNICO da aggiungere al mio personale puzzle, composto
da conquiste sportive ma (soprattutto) emotive, attendeva il mio arrivo!
In quel luogo, dove avevo depositato tutto il mio "vissuto montano", piano piano,
la parola ammirazione era diventata la più usata. Donata da una crescente sensibilità
(che neppure pensavo di avere) a tutti quegli alpigiani esploratori, di cui non si
conosce più nulla, che aleggiano come fantasmi sopra i loro sentieri.
Un altro dei tanti capolavori che mi avevano consentito, negli anni, di raggiungere posti
altrimenti impensabili, voleva (grazie anche a me?) tornare in vita.
Ebbene! Il nuovo bramato pezzo unico, abbarbicato in un lembo di terra tra pareti
rocciose e boschi impraticabili, era riemerso dall'oblio: dovevo vederlo!!!
Non fossi il bradipo che sono avrei impiegato meno tempo a reagire,
ma come si dice: "meglio tardi che mai!"
E così era stato....
Tutto era cominciato in sordina, Sabato 11 Novembre del 2022.
Mi ero posto vari obiettivi, perchè (e la dico tutta) il sopra citato report mi aveva
inizialmente "chiuso" la mente riempendo di ragnatele il mio cervello.
L'incognita di affrontare la ricerca di quel percorso, la tensione (dopo averlo trovato)
di seguirlo come meglio possibile, la paura di superare l'espostissima cengia mi avevano
bloccato!
Ecco, appunto!!! Inutili scorie che inquinavano il mio eterno bisogno di esplorazione.
Spazzatura che voleva impedirmi di "scoprire" un vecchio (ingegnosissimo) itinerario
dell'alpe (della Fame direi, come in Val Bavona). Immondizia che voleva in tutti i modi
negarmi la gioia di vederne le mura in sasso, al termine della mia esplorazione.
Come inizio, quindi, aveva lasciato molto a desiderare. Dopo aver seguito la prima parte
della traccia che porta ai ruderi di Scata (Bedrina, erroneamente per la CNS), mi ero
infognato nei posti sbagliati anzichè infilarmi nella cengia boschiva che, facilmente,
la raggiunge. Ricordi sbagliati e poca convinzione avevano vinto il primo punto.
Tornato sul sentiero dei grandi alberi ero andato a "caccia" dell'Alpe Bedrina, la sua
storia me lo imponeva, avevo però fallito.
Per terzo, mi ero portato nei pressi dei ponti di Ruscada, mettendomi alla ricerca del
sentiero per l'Alpe Salosa (e il Cioltro, che avevo raggiunto la settimana successiva con
Froloccone). In stato confusionale, avevo faticato molto per (ri)trovarlo, unico piccolo
successo di una giornata negativa. A casa avevo messaggiato con Zaza, solo per
sentirmi anche peggio. Le inutili paturnie che scorazzavano libere nel mio cranio non se ne
erano ancora andate. Fingendomi "sconfitto", avevo lasciato tutto a macerare in attesa di
eventi, a volte farsi da parte porta con sè dei vantaggi....
L'anno successivo l'avevo dedicato alla Val d'Ambra e ai suoi sentieri nascosti.
Alcune "Anime dimenticate" mi avevano attirato a loro: ne era nata un'attrazione fatale!
Il 5 Aprile di quest'anno, le acque impetuose del Boggera, mi avevano visto (più convinto)
mentre percorrevo il ponte che le attraversa. Lasciato il sentiero dei grandi alberi, mi ero
incamminato lungo la traccia che porta a Scata. Come due anni prima, mi ero
incasinato nello stesso sbagliato posto finchè, spingendomi oltre lungo una pietraia,
avevo risalito la costa giusta: il rudere dell'alpe era di nuovo ai miei piedi!
Mi stavo dunque rinsavendo? Forse si!
Nel 2001, anno in cui vi ero passato l'ultima volta, contro la parete rocciosa (dove comincia
la larga cengia boschiva che porta alla cascina), ricordavo di aver incrociato un sentierino
che scendeva leggermente verso E. Allora avevo creduto, erroneamente, che seguendolo
avrei trovato il giusto tracciato di salita. Un altro pensiero mi rosicava da un po', ero sicuro
che ci fosse una congiunzione tra il vecchio sentiero che conduceva a Scata con quello
che saliva a Bedrina.
Spinto da quella convinzione, tre giorni dopo, l'8 Aprile ero nel medesimo punto. Non
volevo tornare verso Scata (con il percorso completamente devastato da una miriade di
alberi caduti per il maltempo di mesi addietro), ma esattamente nel lato opposto.
Ridisceso una prima valletta, poi una seconda, scavalcando tanti alberi caduti, ero infine
giunto nel posto giusto. Una pietraia, che faceva da culmine con un altro avvallamento,
nascondeva l'inizio del sentiero. Con incredibile arguzia, esso superava numerose fasce
rocciose (e relativi passaggi obbligati). Risalitolo per pochi minuti, guardando appena i
dirupi che mi ammiccavano (speranzosi e asociali) affinchè gli cadessi sopra, avevo
raggiunto la doppia, bellissima, scalinata che da tanti anni resisteva al totale abbandono!
Pago di questo piccolo successo ero tornato alla pietraia. Sceso in verticale nel bosco
avevo segnalato con ometti di pietra il percorso.
Il 20 dello stesso mese, deciso e motivato, tra pareti verticali, scale crollate, tracce
dell'antico esposto sentiero e alberi caduti ero infine giunto a Bedrina!!!
La mèta che più mi premeva era stata raggiunta!
C'era una cengia poco sotto che mi incuteva timori (mal riposti), la cui ombra sui dirupi,
si stagliava netta tra me e i miei obiettivi futuri. L'avevo cercata per un po', ma la tensione
che avevo accumulato durante la salita aveva avuto il sopravvento: avevo desistito.
Il 9 Maggio, consapevole che oramai il sentiero per Bedrina era alla mia portata, mi ero
ripresentato alla sua corte. Attraversato verso E (in piano) il selvaggio bosco di abeti, ero
giunto contro la bastionata rocciosa che sostiene l'Alpe Salosa di Cresciano.
Le antiche tracce di passaggio erano scomparse da chissà quanto, al loro posto c'erano
invece numerosi abeti caduti. Trovato a fatica il modo di superarli, ero infine giunto di fronte
alla mitica cengia di collegamento a 1520m di quota circa. Miracolo della natura e
dei vecchi alpigiani alpinisti che avevano saputo trovarla, essa mi stava guardando!!
Con tanto ritardo, altrettanta ansia e non meno fatica, avevo finalmente chiuso il cerchio!!!

Blepori e Zaza, nel lontano 15 Maggio del 2016, si erano fatti carico di ricordarci che
le immani fatiche del passato, non erano state "vissute" solo per essere dimenticate!
A distanza di qualche anno, il loro messaggio su di me aveva prodotto i suoi frutti.
Come un padre che dona la sua eredità ai propri figli, anch'io volevo fare lo stesso
lasciando il mio piccolo, personale contributo.
Ora, in questo momento davanti al PC....
Volevo esplorare la zona e l'ho fatto. L'obiettivo che mi ero posto l'ho completato.
Cosa rimane? Una promessa, liberata nel magico mondo dei "...ti piacerebbe?..."
e un soggetto che, nell'attesa faccia volare un "SI!" nel medesimo luogo, dia inizio
all'atto conclusivo. Una persona spinta dalle mie stesse motivazioni e di uguali
capacità, col quale camminare respirando l'aria che solo poche persone avevano
inspirato a pieni polmoni tanti anni fa:
«Non più da solo... con le vesti di un alpigiano di secoli fa (e lo stesso amore per i
luoghi in cui ha vissuto tutta una vita), accompagnerò il mio ospite tra le
"flebili tracce di una civiltà scomparsa e i suoi antichi sentieri".
Raggiunta Bedrina e superata la cengia "arriveremo" all'Alpe Salosa di Cresciano.
Con meno patemi "giungeremo" alla Bocchetta di Salosa e poi (se ne avrò ancora)
più su fino allo Stegnone.
A ritroso sui "nostri" passi "andremo" a far visita all'Alpe Salosa di Osogna. In traversata
sotto la Cima di Salosa e del Cioltro, "cammineremo" per un tratto sul vecchio Sentiero
degli alpi dove gli sforzi di donne e uomini, pesanti come macigni, lievitano sopra i rari
viandanti. Il frutto del loro lavoro, concentrato in una dura massa trasudante di vita, sospeso
in aria grazie alla libertà che ha contraddistinto le loro esistenze, sfioreranno le "nostre"
anime. Dopo "esserci" congiunti col percorso che sale da Monte Alto e a monte del
belvedere 1802 del Cioltro, "scenderemo" alla quota 1686 e poi giù fino alla Scata.»
E chi ci sarà a seguirmi in questa magnifica cavalcata tra i selvaggi pendii della
Val di Cresciano e Osogna?
Chiedetelo ad Alessandro (Froloccone), forse lui vi saprà rispondere....
Relative questioni etiche....
Ogni qual volta che ho percorso itinerari impegnativi e senza sentieri, in discesa ho eliminato
tutti i segni del mio passaggio. Ometti e altro, li ho buttati a valle scendendo con loro:
non ho mai voluto togliere il piacere dell'esplorazione, a tutti coloro che amano questo tipo
di escursionismo. Però abbandonata Bedrina, mentre camminavo attento nel geniale
sentiero dell'alpe, mi ero chiesto se fosse giusto lasciarlo com'era prima del mio passaggio.
Mi rendevo conto di quanto fosse ingiusto che, le incredibili capacità di coloro che avevano
saputo districarsi tra rocce e passaggi obbligati, venissero dimenticate così!
Più ci pensavo, più lo ritenevo sbagliato.
Chiesto consiglio a Gabriele Castioni, profondo conoscitore (e amante) di questi luoghi,
ne avevo ottenuto l'unica risposta possibile, un "NO!" deciso e convinto.
Dopo attenta analisi, ho deciso di scendere a compromessi: lascerò tutti gli ometti di cui
ho riempito il percorso, ma solo dalle fasce rocciose in cui esso diventa più evidente.
Il percorso oggettivamente pericoloso, è giusto venga percorso da chi ne ha le capacità!
Chi non le ha ma vi ci vuole comunque avventurare, la porta è aperta a patto che la sappia
ritrovare al ritorno.......
Ringraziamenti....
Per le informazione e i consigli ricevuti mi sento in dovere di ringraziare:
Ivonne Mattei
Livio Pellanda
Gabriele Castioni
Inoltre vorrei ringraziare (dovunque essi siano ora):
Genini Orazio
Cardis Aldo
Genini Marzio
Pini Rudi
Calderoni Alfredo
Genini Massimo
per il lavoro svolto nei giorni 11/12/13 Agosto 1984 alla cascina di Bedrina.
Senza di loro, un pezzo di inestimabile valore (parlo ancora di Archeologia alpestre)
sarebbe andato perduto.
Raggiungere, a prezzo di tante fatiche, un luogo magicamente bello per trovare dei
semplici ruderi, può far solo male al cuore di chi lo vede e di chi l'ha edificato!!!
E, infine, un sentito (e dovuto) grazie ad Elda e Ferdi di Piana
per la loro grande simpatia e ospitalità.
In contrapposizione alla complicata e selvaggia Val di Cresciano, la loro presenza
rende "dolce" anche il più duro dei suoi itinerari!!!!

Il mio ringraziamento va a tutti coloro che in ogni valle, cercano e ripercorrono itinerari spesso dimenticati e quasi scomparsi, trovare un ostico passaggio obbligato o la retta via in un bosco apparentemente rilassante fa parte di un istinto primordiale che rende questo tipo di ascese magiche. Il giusto tributo a chi in queste valli prima di ogni, ha lasciato anima, sangue e sudore.
"Questo luogo è situato nell'ambiente più selvaggio che ho mai visto!......Un luogo dimenticato da Dio....." (Cit.)
"Dimenticato da Dio...Ma non da noi!....." (Cit.)
Tourengänger:
froloccone,
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