Presenze sulle erte chine del Cioltro
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Sono qui dall'alba, come al solito, all'interno di una nicchia nella parete rocciosa.
Osservo verso SE le punte degli abeti sopra la radura erbosa. Le baite di Ruscada
sono prive di vita, nessuna attività umana le ravviva, finalmente la pace è tornata.
Siamo a poca distanza dall'inverno, il periodo che preferisco col suo gelido biancore.
E' così bello farsi cullare dalla leggera brezza che scende da nord, mentre in silenzio,
osservo il territorio tutto intorno.
A volte rimango delle ore così, come in catalessi, a controllare ogni cosa che vedo.
Ma non è giornata, perchè all'improvviso dal bosco, due figure escono tranquille.
Inaspettate camminano decise verso le prime case del maggengo.
I miei sensi si ravvivano in un turbinio di emozioni, capita così di rado in novembre, che
estranei a questo luogo vengano a visitare la valle.
Tra i miei compiti, quello più importante, è avvisare tutti quanti di avvenuti cambiamenti.
Mi volto alla mia destra, fra i dirupi e a 1400m di quota, incrocio uno sguardo amico.
Un cenno d'intesa, non serve altro, lui ha già capito che potenziali "ospiti" sono in arrivo.
Mi volto ancora tornando a concentrarmi sui nuovi arrivati. Sono fermi in fianco alla
fontana, guardano nella mia direzione, ma sono tranquillo: non possono certo vedermi!
Sento il brusio appena accennato delle loro voci, non distinguendo nulla di
comprensibile. Pochi minuti, poi riprendono il cammino con me in attesa degli eventi.
"Vediamo cosa fanno" Mi dico, quasi sorpreso dal suono della mia voce.
"Ai due ponti in ferro, saliranno i due tornanti, per scendere poi verso SW per il Sentiero
dei grandi alberi e tornare da dove sono giunti, o cosa?" Sussurro.
Attimi di attesa senza veramente sapere cosa preferire: nessuna presenza umana o
nuove "conoscenze"?
Mi dibatto tra sentimenti contrastanti, finchè le loro voci mi riportano al presente.
Eccoli, li sento che camminano sopra alle acque, il rumore metallico dei loro passi sul
ponte non lascia dubbi...
Conto i secondi come fossero secoli, le voci si avvicinano, dunque fra poco vedrò chi sono.
"Vedi?" Dice uno di loro " Superato il ponte si gira a DX seguendo il sentierino di fianco
all'alveo del torrente. Si continua su questo tratto pianeggiante, e poi, eccolo, il tornante a
SX: questo è l'inizio del sentiero per Salosa, quello che prosegue dritto non ho idea dove
conduca". Era da un po' che non ascoltavo voci umane, ora le ho udite...
Per un attimo titubanti, i nuovi venuti trovano infine la giusta via di salita. La seguono
decisi, costeggiando la bastionata rocciosa che sostiene lo Stegnone.
Abbandono incuriosito il mio luogo di controllo (ma solo dopo essere stato sostituito da
un altro di noi) per andare a vederli da vicino e diventarne intimo controllore.
"Ma chi sarete mai?" Sussurro alle vostre orecchie, mentre vi sorvolo placido.
Ignari, continuate il vostro cammino fattosi più logico. Pochi ometti di pietra indicano la via.
Superate un canale di pietrame, per risalire la costa boscosa di fronte. Senza troppo
tribulare raggiungete la spalla erbosa da cui comincia la lunga, bellissima cengia.
Passaggio obbligato per proseguire il cammino, vi si apre davanti all'improvviso.
Esposta ma non difficile, la percorrete tutta fino al suo termine. Al di là del largo canale
franoso, ricordi lontani affiorano, improvvisi come ombre inquiete, nella mente del più
vecchio fra i due viaggiatori. Le vedo distinte mentre gli attraversano il corpo magro.
"Dunque non sei nuovo di qui!" Gli sussurro all'orecchio, osservandolo meglio.
Sono un custode del tempo e la memoria non mi difetta, finalmente ricordo di lui. Lo grido
a tutti, investendo la pineta come un vento tiepido. E' un messaggio ascoltato e diffuso
lungo tutto il pendio. Siamo Presenze che invadono con le loro voci le erte pareti del
Cioltro, peccato tu non lo sappia, perchè da noi una persona sola non lo è mai veramente.
Tanto è cambiato dal nostro ultimo incontro, il sentiero, sempre meno visibile, dovete
cercarlo più del dovuto prima di giungere ai resti dello "Sprügh". Con faticosa salita,
traversando a SX raggiungete il canale che discende dalla Bocchetta di Salosa.
Forse poco attenti, o fuorviati da una traccia che sale nel prato, non proseguite in piano.
Vi basta poco per capire l'errore commesso, ridiscesi a quota 1550m circa,
attraversate il canale. Tornato ben visibile, il sentiero vi porta in breve all'Alpe Salosa.
La costruzione, tenuta insieme con pannelli di legno e corde, dimostra più anni di quelli
che ha. Storie secolari che trasudano dalle pareti vi rende tristi, perchè così ridotta, ad essa
è stata tolta l'antica fierezza di un tempo, relegata ad un passato che non può più tornare...
Lunghi sguardi al bellissimo posto mantengono comunque alto il vostro umore. Vi avviate
dunque soddisfatti e, tornati indietro di pochi metri, andate a reperire il sentiero di salita.
Lo trovate senza faticare percorrendolo a tornanti verso N. L'illusione di una traccia
visibile fino alla bocchetta dura poco, perchè entrati per la seconda volta nel canale da cui
esso scende, la traccia svanisce. Non vi ponete il problema di reperirla, seguite la logica
salendo in verticale. Prima nel bosco e poi su di una pietraia senza alberi, giungete alla
Bocchetta di Salosa.
Totalmente contrapposta ai difficili pendii per raggiungerla, essa vi si mostra come una
dolce sella erbosa aperta. Gli abeti la contornano aggraziandola. Dopo tanta fatica,
esserci arrivati vi ha procurato una grande gioia, niente di meno mi sarei aspettato:
non è possibile rimanere freddi di fronte a tanta bellezza.
La Cima di Salosa (quota 1867m), è anteposta al vostro obiettivo finale, dovrete faticare
ancora un po' per raggiungere la Cima di Cioltro. Non mi importa se scenderete entrambi
al belvedere, forse tu no. Il tuo compito era condurre un amico in un luogo mai visto.
Con la testa in altri pensieri, della vetta ti importa poco. Cerchi con gli occhi ciò che resta
di un passato lontano, legato a quel che vedi ora, ma sono solo immagini sfuocate dai
contorni indefiniti.
Venticinque anni sono tanti, tutto è sparito in chissà quale anfratto della tua testa, spetta
alle foto che fai di continuo, impedire che questo accada di nuovo.
Ora che il tempo da dedicarvi è finito lascio a voi, e a voi soli, le vostre più intime essenze.
Che anime e corpi tornino ad essere finalmente vostri per tutto il tempo che riterrete
opportuno.
Il posto di vedetta sopra Ruscada reclama il mio ritorno, aspetterò lì il vostro...
Osservo verso SE le punte degli abeti sopra la radura erbosa. Le baite di Ruscada
sono prive di vita, nessuna attività umana le ravviva, finalmente la pace è tornata.
Siamo a poca distanza dall'inverno, il periodo che preferisco col suo gelido biancore.
E' così bello farsi cullare dalla leggera brezza che scende da nord, mentre in silenzio,
osservo il territorio tutto intorno.
A volte rimango delle ore così, come in catalessi, a controllare ogni cosa che vedo.
Ma non è giornata, perchè all'improvviso dal bosco, due figure escono tranquille.
Inaspettate camminano decise verso le prime case del maggengo.
I miei sensi si ravvivano in un turbinio di emozioni, capita così di rado in novembre, che
estranei a questo luogo vengano a visitare la valle.
Tra i miei compiti, quello più importante, è avvisare tutti quanti di avvenuti cambiamenti.
Mi volto alla mia destra, fra i dirupi e a 1400m di quota, incrocio uno sguardo amico.
Un cenno d'intesa, non serve altro, lui ha già capito che potenziali "ospiti" sono in arrivo.
Mi volto ancora tornando a concentrarmi sui nuovi arrivati. Sono fermi in fianco alla
fontana, guardano nella mia direzione, ma sono tranquillo: non possono certo vedermi!
Sento il brusio appena accennato delle loro voci, non distinguendo nulla di
comprensibile. Pochi minuti, poi riprendono il cammino con me in attesa degli eventi.
"Vediamo cosa fanno" Mi dico, quasi sorpreso dal suono della mia voce.
"Ai due ponti in ferro, saliranno i due tornanti, per scendere poi verso SW per il Sentiero
dei grandi alberi e tornare da dove sono giunti, o cosa?" Sussurro.
Attimi di attesa senza veramente sapere cosa preferire: nessuna presenza umana o
nuove "conoscenze"?
Mi dibatto tra sentimenti contrastanti, finchè le loro voci mi riportano al presente.
Eccoli, li sento che camminano sopra alle acque, il rumore metallico dei loro passi sul
ponte non lascia dubbi...
Conto i secondi come fossero secoli, le voci si avvicinano, dunque fra poco vedrò chi sono.
"Vedi?" Dice uno di loro " Superato il ponte si gira a DX seguendo il sentierino di fianco
all'alveo del torrente. Si continua su questo tratto pianeggiante, e poi, eccolo, il tornante a
SX: questo è l'inizio del sentiero per Salosa, quello che prosegue dritto non ho idea dove
conduca". Era da un po' che non ascoltavo voci umane, ora le ho udite...
Per un attimo titubanti, i nuovi venuti trovano infine la giusta via di salita. La seguono
decisi, costeggiando la bastionata rocciosa che sostiene lo Stegnone.
Abbandono incuriosito il mio luogo di controllo (ma solo dopo essere stato sostituito da
un altro di noi) per andare a vederli da vicino e diventarne intimo controllore.
"Ma chi sarete mai?" Sussurro alle vostre orecchie, mentre vi sorvolo placido.
Ignari, continuate il vostro cammino fattosi più logico. Pochi ometti di pietra indicano la via.
Superate un canale di pietrame, per risalire la costa boscosa di fronte. Senza troppo
tribulare raggiungete la spalla erbosa da cui comincia la lunga, bellissima cengia.
Passaggio obbligato per proseguire il cammino, vi si apre davanti all'improvviso.
Esposta ma non difficile, la percorrete tutta fino al suo termine. Al di là del largo canale
franoso, ricordi lontani affiorano, improvvisi come ombre inquiete, nella mente del più
vecchio fra i due viaggiatori. Le vedo distinte mentre gli attraversano il corpo magro.
"Dunque non sei nuovo di qui!" Gli sussurro all'orecchio, osservandolo meglio.
Sono un custode del tempo e la memoria non mi difetta, finalmente ricordo di lui. Lo grido
a tutti, investendo la pineta come un vento tiepido. E' un messaggio ascoltato e diffuso
lungo tutto il pendio. Siamo Presenze che invadono con le loro voci le erte pareti del
Cioltro, peccato tu non lo sappia, perchè da noi una persona sola non lo è mai veramente.
Tanto è cambiato dal nostro ultimo incontro, il sentiero, sempre meno visibile, dovete
cercarlo più del dovuto prima di giungere ai resti dello "Sprügh". Con faticosa salita,
traversando a SX raggiungete il canale che discende dalla Bocchetta di Salosa.
Forse poco attenti, o fuorviati da una traccia che sale nel prato, non proseguite in piano.
Vi basta poco per capire l'errore commesso, ridiscesi a quota 1550m circa,
attraversate il canale. Tornato ben visibile, il sentiero vi porta in breve all'Alpe Salosa.
La costruzione, tenuta insieme con pannelli di legno e corde, dimostra più anni di quelli
che ha. Storie secolari che trasudano dalle pareti vi rende tristi, perchè così ridotta, ad essa
è stata tolta l'antica fierezza di un tempo, relegata ad un passato che non può più tornare...
Lunghi sguardi al bellissimo posto mantengono comunque alto il vostro umore. Vi avviate
dunque soddisfatti e, tornati indietro di pochi metri, andate a reperire il sentiero di salita.
Lo trovate senza faticare percorrendolo a tornanti verso N. L'illusione di una traccia
visibile fino alla bocchetta dura poco, perchè entrati per la seconda volta nel canale da cui
esso scende, la traccia svanisce. Non vi ponete il problema di reperirla, seguite la logica
salendo in verticale. Prima nel bosco e poi su di una pietraia senza alberi, giungete alla
Bocchetta di Salosa.
Totalmente contrapposta ai difficili pendii per raggiungerla, essa vi si mostra come una
dolce sella erbosa aperta. Gli abeti la contornano aggraziandola. Dopo tanta fatica,
esserci arrivati vi ha procurato una grande gioia, niente di meno mi sarei aspettato:
non è possibile rimanere freddi di fronte a tanta bellezza.
La Cima di Salosa (quota 1867m), è anteposta al vostro obiettivo finale, dovrete faticare
ancora un po' per raggiungere la Cima di Cioltro. Non mi importa se scenderete entrambi
al belvedere, forse tu no. Il tuo compito era condurre un amico in un luogo mai visto.
Con la testa in altri pensieri, della vetta ti importa poco. Cerchi con gli occhi ciò che resta
di un passato lontano, legato a quel che vedi ora, ma sono solo immagini sfuocate dai
contorni indefiniti.
Venticinque anni sono tanti, tutto è sparito in chissà quale anfratto della tua testa, spetta
alle foto che fai di continuo, impedire che questo accada di nuovo.
Ora che il tempo da dedicarvi è finito lascio a voi, e a voi soli, le vostre più intime essenze.
Che anime e corpi tornino ad essere finalmente vostri per tutto il tempo che riterrete
opportuno.
Il posto di vedetta sopra Ruscada reclama il mio ritorno, aspetterò lì il vostro...
Tourengänger:
froloccone,
Gabrio
Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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