Pizzo di Campedell (2724m)
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Dopo qualche tentennamento, dovuto soprattutto alle condizioni meteo alquanto incerte, un summit presso l’uscita autostradale di Bellinzona porta a decidere per il Pizzo di Campedell da Masciadone, bella località che si raggiunge imboccando una strettissima stradina asfaltata senza protezioni laterali che poco oltre Cauco si stacca dalla cantonale della Val Calanca.
Il sentiero parte ripido in mezzo ai prati di fronte alla chiesetta di S. Anna, l’ambiente e il clima sono da foresta tropicale: caldo, tafani, funghi, formicai enormi, anche un po’ di pioggia. Ci fidiamo però delle previsioni e facciamo bene, perché quando sbuchiamo dal bosco presso Piöv di Fuori (fontana dentro un recinto, proprietari molto gentili), la meteo è più che onesta.
La pendenza cala e, seguendo il sentiero segnalato che passa a destra del Mot di Piöv (2119m), ci portiamo sotto la visibile Bocchetta di Pianca Geneura. Non la raggiungeremo, perché da quota 2300 circa conviene uscire dalla traccia e iniziare a traversare in curva di livello, anzi perdere anche un po’ di quota, fino a entrare in un vago catino alla base del fornale detritico racchiuso dal Pizzo di Campedell e dalla Cima d’Örz.
Il pietrume lascia momentaneamente il posto a un muro erboso ripidissimo, che si risale liberamente sfruttando vari sentierini delle capre; poi inizia la faticosa “pietraia di Campedell”, che ci deposita in cresta alla destra dell’evidente castelletto sommitale che difende la cima.
Ci affacciamo ora sulla valle di Cresciano (da lì la salita sembra più semplice, ma anche molto più lunga), e seguiamo un facile sentierino che traversa a sinistra in leggera salita. Quando appare un ripido canalino erboso con roccette, lo imbocchiamo e aiutandoci in un paio di punti con le mani sbuchiamo direttamente all’ometto di vetta. Il panorama è un po’ limitato dalla foschia, ma la soddisfazione resta.
In discesa scegliamo un percorso alternativo, puntiamo cioè il Mot di Piöv (aggirato in salita) e lo raggiungiamo tramite vari cambi di direzione nella pietraia; per evitare alcuni salti di roccia poco visibili dall’alto, meglio farsi un’idea del percorso durante la salita, dato che le due vie sono quasi parallele e distano poche centinaia di metri. Dal Mot, facendo attenzione agli ometti in pietra e alla cartografia, aggiriamo un notevole balzo e, con giro piuttosto largo che si avvicina ai Forcel, ritroviamo infine il sentiero di salita poco sopra Piöv di Fuori. Discesa impegnativa, anche fisicamente, e da non sottovalutare.
Entrambi i percorsi sono descritti nella Guida delle Alpi Ticinesi del Brenna. La valutazione T4 è riferita ai tratti su pietraia (non c'è alcun sentiero) e alla parte finale della salita.
Cima un po’ fuori dai circuiti più noti e prestigiosi, stretta com’è tra il Pizzo di Claro e il gruppo dei Torrent, ma molto interessante.
Con i ravanatori instancabili froloccone e ramingo.
Il sentiero parte ripido in mezzo ai prati di fronte alla chiesetta di S. Anna, l’ambiente e il clima sono da foresta tropicale: caldo, tafani, funghi, formicai enormi, anche un po’ di pioggia. Ci fidiamo però delle previsioni e facciamo bene, perché quando sbuchiamo dal bosco presso Piöv di Fuori (fontana dentro un recinto, proprietari molto gentili), la meteo è più che onesta.
La pendenza cala e, seguendo il sentiero segnalato che passa a destra del Mot di Piöv (2119m), ci portiamo sotto la visibile Bocchetta di Pianca Geneura. Non la raggiungeremo, perché da quota 2300 circa conviene uscire dalla traccia e iniziare a traversare in curva di livello, anzi perdere anche un po’ di quota, fino a entrare in un vago catino alla base del fornale detritico racchiuso dal Pizzo di Campedell e dalla Cima d’Örz.
Il pietrume lascia momentaneamente il posto a un muro erboso ripidissimo, che si risale liberamente sfruttando vari sentierini delle capre; poi inizia la faticosa “pietraia di Campedell”, che ci deposita in cresta alla destra dell’evidente castelletto sommitale che difende la cima.
Ci affacciamo ora sulla valle di Cresciano (da lì la salita sembra più semplice, ma anche molto più lunga), e seguiamo un facile sentierino che traversa a sinistra in leggera salita. Quando appare un ripido canalino erboso con roccette, lo imbocchiamo e aiutandoci in un paio di punti con le mani sbuchiamo direttamente all’ometto di vetta. Il panorama è un po’ limitato dalla foschia, ma la soddisfazione resta.
In discesa scegliamo un percorso alternativo, puntiamo cioè il Mot di Piöv (aggirato in salita) e lo raggiungiamo tramite vari cambi di direzione nella pietraia; per evitare alcuni salti di roccia poco visibili dall’alto, meglio farsi un’idea del percorso durante la salita, dato che le due vie sono quasi parallele e distano poche centinaia di metri. Dal Mot, facendo attenzione agli ometti in pietra e alla cartografia, aggiriamo un notevole balzo e, con giro piuttosto largo che si avvicina ai Forcel, ritroviamo infine il sentiero di salita poco sopra Piöv di Fuori. Discesa impegnativa, anche fisicamente, e da non sottovalutare.
Entrambi i percorsi sono descritti nella Guida delle Alpi Ticinesi del Brenna. La valutazione T4 è riferita ai tratti su pietraia (non c'è alcun sentiero) e alla parte finale della salita.
Cima un po’ fuori dai circuiti più noti e prestigiosi, stretta com’è tra il Pizzo di Claro e il gruppo dei Torrent, ma molto interessante.
Con i ravanatori instancabili froloccone e ramingo.
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