Pizzo di Campedell (2724 m)
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Dalla mia ultima visita in Val Calanca sono passati circa quattro mesi e la voglia di ritornarci è tanta, soprattutto ora che è inverno. Un report scovato in rete cade a fagiolo, sono saliti con gli sci al Pizzo di Campedell, wow! Consapevole che si tratti di una cosa più unica che rara, non posso farmi scappare l’occasione e decido di partire, essendo questa gita nei miei programmi da tempo.
Giunto a Rodè, parcheggio in uno spiazzo a lato della strada ed alle 7 in punto sono in cammino. Calzo le racchette subito al di là della carreggiata, dove la copertura nevosa è già continua e seguo la strada agricola che zigzagando porta a Masciadon. Sopra le baite, procedo nel bosco ripidamente lungo il tracciato del sentiero estivo, marcato bianco-rosso e che presenta dei brevi tratti senza neve, passando dalle cascine a quota 1163 m e raggiungendo così Fragia. Sempre tenendo come riferimento il tracciato del sentiero estivo, e comunque aiutato dalla bella traccia, risalgo il bosco di abeti sino al culmine posto sulla dorsale a 1832 m, dove tutto, come d’incanto, si apre. La vista è mozzafiato: di fronte l’ancora lontana ma distinta piramide del Pizzo di Campedell, a destra la Cima d’Örz con la ben definita Costa del Galbines e dietro, imponente, il Torent Alto, a sinistra gli accattivanti e sconosciuti Mottone Rosso di Grav e Forcel. Il percorso è ora evidente: raggiungo il ponticello sul Rià di Pianca Geneura ed in seguito l’Alpe Piöv di Fuori (che in realtà si vede ma rimane più a sinistra). Oltre questo punto la traccia è cancellata dal vento e mi tocca rifarla: la salita si svolge liberamente sulla dorsale posta sul versante destro orografico della Val del Galbines fino alle pendici di un contrafforte roccioso quotato 2314 m denominato Mot di Piöv sulla CNS; per raggiungerne la cima, effettuo un semicerchio logico e ben individuabile sul percorso, che supera il citato contrafforte, poi sempre sul dosso mi porto nei pressi della quota 2432 m, dalla quale per breve discesa raggiungo una depressione valliva dalla quale si accede al pendio sovrastante per un unico passaggio posto proprio al culmine della valletta, circa 150 m a nord-ovest del punto 2432 m. Qui l’innevamento è meno abbondante a causa del vento: prestando attenzione alle piccole placche presenti, risalgo in direzione sud-ovest il sostenuto pendio (circa 35°) tenendo a sinistra la cresta est del Pizzo di Campedell. In ultimo, traverso brevemente a destra e, per roccette, raggiungo il colletto a circa 2690 m di quota. Mi porto alla base della crestina finale: sembra corta ma esposta in almeno due punti, per cui decido di togliere le racchette e calzare i ramponi. Tento la salita seguito da Zeus ma ritengo che il breve passaggio su roccia risulti troppo esposto per lui e vedendolo già provato dalla lunga salita ma soprattutto dall’ultimo ripido pendio affrontato, lo riaccompagno al colletto dove lascio lo zaino prima di salire da solo gli ultimi metri. Superato il delicato passaggio, eccomi rapidamente all’ometto di vetta!
Il panorama, come già anticipatomi una volta sbucato al colle, è di prim’ordine, il cielo terso mette in risalto tutte le cime circostanti e la solitudine che si respira è concreta e straripante.
Dopo una breve pausa, torno da Zeus e, sempre ramponato, scendo alla base del ripido pendio dove torno in assetto da ciaspolatore, prima di riportarmi alla quota 2314 m per consumare una meritata pausa mangereccia. Fortuna vuole che il cielo comincia ad annuvolarsi solo ora, mentre mi lascio scivolare nella neve soffice tagliando tutti i tornanti fatti, raggiungendo rapidamente Piöv di Fuori e poi Rodè lungo il percorso dell’andata.
Splendida gita in ambiente incontaminato ed affascinante, dove le tracce di passaggio umano sono una rarità, un luogo dove perdersi nella natura e ritrovare se stessi, ascoltando i suoni del bosco ed i propri passi sulla neve. Non sono richieste particolari capacità tecniche (la valutazione F è relativa ai soli pochi metri del muretto finale), se non motivazione e buona conoscenza dell’ambiente alpino.
In compagnia dell’inseparabile Zeus.

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