Rifugio Portri (1325 m) – Val Nèdro


Publiziert von siso , 13. Oktober 2022 um 21:10.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Bellinzonese
Tour Datum:11 Oktober 2022
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: Gruppo Madöm Gross   CH-TI 
Zeitbedarf: 6:00
Aufstieg: 979 m
Abstieg: 965 m
Strecke:Piotta Bella (501 m) – Venn (723 m) – Faidal (912 m) – Sassàn (977 m) – Dragoi (1128 m) – Rifugio Portri (1325 m).
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Autostrada A2, uscita Biasca, continuare in direzione nord fino a Bodio, quindi svoltare a sinistra sulla Via Cantonale verso Personico e imboccare la Via Margherasca che sale in direzione della Val d’Ambra, parcheggiare al tornante 501 m, in zona Piotta Bella.
Unterkunftmöglichkeiten:Albergo Stazione Bodio; Rifugio Portri (10 posti letto).
Kartennummer:C.N.S. No. 1273 – Biasca - 1:25000.

La Val Nadro, o Nèdro, nel dialetto di Personico, è una valle selvaggia, primordiale, che si apre sul versante destro della Bassa Leventina. A suggellare l’aggettivo selvaggia occorre ricordare che i Personichesi stessi sono chiamati Salvèdi (selvatici).

Giuseppe Brenna scrive: “L’ascesa della Val Nèdro, il cui ambiente può suscitare qualche timore, è un’esperienza che lascia emozioni intense e indimenticabili”.

 

Inizio dell’escursione: ore 8.20

Fine dell’escursione: ore 14.25

Pressione atmosferica, ore 9.00: 1024 hPa

Temperatura alla partenza: 10°C

Temperatura nel Rifugio Portri, ore 11.40: 9°C

Temperatura al rientro: 16,5°C

Isoterma di 0°C alle 9.00: 3000 m

Velocità media del vento: 5 km/h

Sorgere del sole: 7.36

Tramonto del sole: 18.45

 

Sveglia alle 5:45, partenza da casa alle 6:45, arrivo a Personico (Parsóni, da “pratoni”), zona Piotta Bella (501 m) alle 8:10, dopo 74,1 km d’auto, compresa una sosta caffè di 10 min.

Parcheggiata l’auto al tornante quotato 501 m (panchina e piazzuola), alle 8.20 parto sulla stradina, all’inizio asfaltata, poi di cemento, in direzione di Venn. Non ci sono segnavia, per cui conviene munirsi di carta topografica o, meglio, della mappa Svizzera Mobile, utilissima, in quanto indica con precisione dove ci si trova.

Qualche irriducibile automobilista si è spinto su questa carrareccia ancora per alcune centinaia di metri. Dopo venti minuti di cammino arrivo al maggengo Venn (723 m) (“terreno a forma di conca”, dal latino Vannus, “vaglio”). La vista si apre sui monti di Bodio che ho visitato sei giorni fa. Ripreso il cammino, poco dopo mi ritrovo di fronte ad una scalinata “alla bavonese”. Sono circa 120 gradini irregolari e umidi, che mi portano ad una cengia pianeggiante che precede il Ponte di Faidàl sul Riale di Nèdro.

Scambio qualche parola con un paio di operai, quindi osservo, senza sporgermi troppo, le verdi acque del torrente.

Ancora dieci minuti ed eccomi al recinto con i quattro asini di Claudio, che ho conosciuto la settimana scorsa sull’altro versante della Leventina, sopra Bodio. Il prato è pulito e liscio; sembra un grande tavolo da biliardo.

All’improvviso appare il soleggiato maggengo Faidàl (912 m), una ventina di rustici in pietra, tutti con il pannello solare, e un oratorio dedicato a San Rocco, riccamente affrescato. Il monte, che giace su un terrazzo morenico circondato da faggi, è un belvedere dal quale si gode di una splendida vista sulla catena del Matro, con i sottostanti terrazzi e sul Viadotto della Biaschina. Accanto alla fontana (Canè) è posta l’ultima palina con segnavia della salita, in ogni caso, senza indicazioni per la meta che desidero raggiungere. Un tempo qui si coltivavano segale e rape; oggi ortaggi, legumi e patate.

Riprendo il cammino con il sottofondo musicale delle motoseghe di una squadra di boscaioli. Il bel sentiero supera di nuovo il Riale di Nèdro e mi conduce alla radura di Sassàn. Visito il monte che sulla carta nazionale è indicato con il doppio nome Sassano-Tamline. Fatico a trovare il sentiero per la Val Nèdro. Ancora una volta è il telefonino che mi dà un aiuto fondamentale. Mi devo alzare fino al punto 1016 m, dove, in direzione est, si sviluppa la soffice mulattiera, tappezzata di aghi di abete rosso. La valle si restringe, la luce si attenua e la pendenza aumenta. In questo tetro ambiente, molto umido, il padrone assoluto è il riale, che rumoreggia producendo cascate e cascatelle. In questa valle incassata, come scrisse Cesare Bontà, “martiri furono coloro che la sfruttarono”.

“20 capre spazzate dalla valanga”; una perdita grave che decise il capraio a emigrare negli USA, dove già vi erano suoi fratelli.

Poco sopra i 1100 m di quota arrivo alla radura dei Dragói (al singolare Drago), un’ampia zona di pascolo ottenuta su un ciclopico scoscendimento, con macigni grandi come case.

Il toponimo Dragòi indica i torrenti montani tortuosi e impetuosi.

Attirano l’attenzione un muraglione di protezione (il Muraton) e alcune cascine che sembrerebbero diroccate, in realtà non sono terminate.

Queste baite non erano destinate a ospitare alpigiani, bensì operai. Il perché non sono mai state finite non si sa; gli operai dovevano scendere a Faidàl per dormire.

 

“Nel 1912, la direzione delle Officine del Gottardo, da poco insediate nel comune di Bodio, chiede al patriziato di Personico l’autorizzazione per aprire e sfruttare quassù una cava di quarzo, minerale utilizzato nella fusione del ferrosilicio prodotto in Leventina ed esportato soprattutto in Germania. La particolare struttura geologica della val Nadro è caratterizzata dalla presenza di diversi filoni di quarzo, che, all’inizio, si rivelano particolarmente ricchi, tanto che la concessione parla di una quantità annua minima di 50 mila quintali di minerale da estrarre, pagati al patriziato 5 franchi ogni cento quintali”.

Fonte: Nives Cislini, ex presidente del Patriziato di Personico.

 

Il muraglione proteggeva la piazza di partenza della teleferica che trasportava il materiale a Bodio. Mi arrampico su un mucchio di pietre di scarto. Questi quarzi, di cattiva qualità, testimoniano che una prima cernita era fatta sul posto, evitando così di trasportare a valle troppi detriti.

Nel 1927, dopo aver cavato dalla montagna una mole imponente di minerale, il giacimento si esaurisce, il quarzo che resta è di pessima qualità e gli impianti sono smantellati.

Grazie al lavoro volontario che i cacciatori sono tenuti a prestare per ottenere la patente, l’area è stata disboscata ed è riemerso quello che si vede adesso.

Alle undici riprendo il sentiero, in alcuni tratti un po’ esposto. Transito di fianco alla parete della vecchia cava, supero l’ulteriore gradino, corrispondente alle due cascate, e finalmente scorgo sul versante opposto della valle il rifugio. La deviazione dal sentiero principale non si individua facilmente: è segnalata da un minuscolo ometto di pietre. Valicato il nuovo ponte metallico, posto a circa 1310 m di quota, mi rimangono  200 m, poco più che pianeggianti, per raggiungere il Rifugio Portri (1325 m) del Patriziato di Personico, in un prealpe completamente all’ombra.

                                              Rifugio Portri (1325 m)

La cascina è semplice ma simpatica e dispone di tutte le suppellettili necessarie per un soggiorno spartano. Manca solo l’acqua potabile, benché sia presente un rubinetto. Probabilmente la condotta è stata chiusa per evitare i danni del gelo.

Scrivo i saluti sul libro di capanna e mi concedo una pausa di mezz’ora.

Pòrtri, ossia “porta”, è una specie di sentinella sulla strettoia, la porta della parte alta della valle.

Alla testata della valle svetta la Cima di Nèdro (2822 m), dalla parte opposta il Piz di Strega (2911 m).

Per il ritorno a Piotta Bella seguo lo stesso itinerario della salita. Dopo Faidàl mi concedo delle frequenti soste per raccogliere le castagne: non si possono lasciar marcire dei sanissimi marroni, per secoli uno dei pilastri dell’alimentazione contadina!

 

Interessante escursione di sei ore alla scoperta della Val Nadro, una stretta valle incassata, rivolta a nord-est, con entrambi i versanti a bacìo, che nei secoli scorsi ha indotto molti alpigiani caprai ad emigrare in Australia o in America.

 

Tempo totale: 6 h 05 min

Tempo di salita: 3 h 15 min (compresa la deviazione a Sassano, di ca. 25 min)

Tempi parziali

Piotta Bella (501 m) – Faidal (912 m): 1 h 10 min

Faidal (912 m) – Sassano (977 m) – Rifugio Portri (1325 m): 2 h 05 min

Rifugio Portri (1325 m) – Piotta Bella (501 m): 2 h 20 min

Coordinate Rifugio Portri: 710.920/136.210

Dislivello in salita: 1260 m

Distanza percorsa: 14,6 km

Quota massima: 1325 m

Quota minima: 500 m

Difficoltà: T3

Soccorso alpino CAS: 117

Soccorso REGA: 1414

Libro di capanna: sì

Copertura della rete cellulare: Swisscom buona.

 

Bibliografia:

 

1) Cesare Bontà,

Personico. Notizie sul villaggio e alcuni toponimi.

Locarno, giugno 2014.

2) Giuseppe Brenna,

Alpi di Leventina e Val Bedretto.

Salvioni Edizioni, 2022.

3) Luigi Bianchi,

Repertorio Toponomastico Ticinese, Bodio.

Archivio di Stato, Bellinzona, 2012.

4) Flavio Bernardi, Giulio Foletti,

Le vetrerie di Personico e di Lodrino.

Lodrino, 2005.

5) Romano Venziani,

Il quarzo della Val Nadro.

Azione, Settimanale d’informazione e cultura della cooperativa Migros Ticino, 01.10.2016.


Tourengänger: siso


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Kommentare (2)


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Poncione hat gesagt:
Gesendet am 14. Oktober 2022 um 11:09
Bellissima zona che, in parte, ho avuto modo di apprezzare oltre un anno fa'... Bravo Siso, sempre ricchissimo di informazioni.
Ciao

siso hat gesagt: RE:
Gesendet am 14. Oktober 2022 um 13:21
Grazie per l'apprezzamento!
Ciao


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