Val di Nèdro-Cima di Partüs, tutto un altro mondo
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La Val di Nèdro non ti accoglie a braccia aperte.
Non ci sono paline indicatrici a farti strada. Niente bandierine bianche e rosse,
dipinte e perfette su sassi e alberi, da chi vuol rendere "commerciale" il cammino in montagna.
Pochi bolli arancio (non ufficiali) nella parte bassa per raggiungere
la valle sospesa (in senso tettonico); qualche raro ometto in alto, fuori dal
limite dei boschi.
Poi è solo un punto esclamativo, alto e minaccioso!
La natura selvaggia ti esplora per intuire chi sei!!
Servono altrimetro e cartina topografica per capire se il percorso è quello giusto.
Nessuno ti vuole aiutare più del "dovuto",
ci sei tu con le tue capacità a mettere in gioco il tuo coraggio!
Non trovi difficoltà rilevanti, ma quanto basta per capire che qui non si scherza!
Dall'ultima volta che ci sono venuto son passati vent'anni,
quanti ne bastano per non ricordare quasi più nulla:
abeti all'imbocco, erbe alte nella parte mediana, caldo e fatica in alto.
Quando si dice che il buongiorno si vede dal mattino,
si dice "CIAO" alla giornata odierna.
Il cielo plumbeo non vuole farmi sconti. Il limite delle nuvole (2100m ?),
preannuncia la difficoltà nel trovare la cima che cerco.
E mentre osservo preoccupato quello che doveva essere un cielo quasi sereno,
sento le previsioni di Meteo Svizzera. Sono in auto, qualcuno al microfono dice:
"Abbastanza soleggiato!"
"Certo, come no!" Gli dovrei rispondere.
A fine giornata vedrò il sole (è un eufemismo, ma ancora non lo so),
intravvedersi pallido e anemico per cinque minuti.
Poi solo nuvole e nebbie!!
Lascio l'auto al terzo tornante della strada Personico-bacino di Val d'Ambra.
Taro l'altimetro, 500 metri di quota giusti spaccati, e mi avvio per la stradina
a tratti asfaltata che conduce a Venn.
250 metri (circa) più avanti, appena oltre il secondo tornante, vedo l'inizio di un sentiero:
è il mio? I miei ricordi dicono di no. La vegetazione è molto diversa,
proseguo oltre in cerca di alternative o conferme.
Non ce ne sono, ritorno sui miei passi.
Osservo la cartina, l'ultima volta secoli fa, ne decifravo i simboli.
Ora, complice la mia pessima vista e la poca luce, non ci capisco nulla.
Mi avvio comunque, se è sbagliato lo capirò più avanti.
Dopo una prima salita, prende la direzione giusta, mi rilasso.
A quota 650m circa, assaporo un "boccone" di quello che "divorerò" in valle.
Il sentiero attraversa in piano il fianco della montagna che,
ripidissimo, precipita a valle. E' quasi esposto.
Se stavo dormendo, qui di colpo mi sarei svegliato.
Arrivo alle prime cascine di Sassan, poi ad una isolata, proseguo in leggera discesa.
Poco prima del ponte in sasso sopra il riale di Nèdro, svolto a sinistra.
Seguo il sentiero, dapprima incerto, poi deciso e a tornanti:
è pulito dalle erbe, che novità è questa?
Entro in valle.
In leggera salita, tra un fitto bosco di abeti, mi godo l'ambiente.
Ma la tranquillità si placa subito. Poco oltre i ruderi di Dragòi e il riparo valanghivo in sassi,
vero capolavoro che offre il meglio di sè nel suo lato ovest, il sentiero si inerpica deciso
come il fianco della valle. Il torrente corre veloce, giù nell'alveo trasformatosi in forra.
Senza mai diventare veramente impegnativo, il sentiero si snoda
costantemente sopra i dirupi. In condizioni normali non ci sono grossi problemi,
ma scivolare è spesso proibito!
L'abetaia non è più continua. Attraverso un ripido prato umido con ruscello, molto infido,
in cui bisogna prestare attenzione.
Raggiungo l'anfiteatro che chiude la valle. Alte pareti rocciose ed erbose,
incise da profondi canali, mi salutano digrignando i denti.
Le nuvole limitano la visuale rendendo tutto più cupo.
Sono solo, tutta la natura che mi circonda,
osserva i miei gesti domandandosi cosa ci faccio qui!
Non mi lascio intimorire.
Scendo al torrente principale, lo attraverso per risalire il prato opposto.
Il sentiero lo risale comodamente a risvolti.
E' stato ristrutturato e pulito. Tutta un'altra vicenda rispetto al passato.
Ringrazio e procedo.
La breve pausa, assenza di esposizione, dura poco.
Ora il sentiero sale ripido l'ancor più ripido pendio.
Ritrovo i mei abeti, ammicco loro tutta la dolcezza di cui so donare.
C'è bisogno di ridirlo? Loro sanno tutto...contraccambiano con la stessa moneta!
Incrocio a 1819 m. la traccia per Pescim, variante per raggiungere il Fòpp e non solo.
Un altro mondo di dirupi e boschi impervi che più tardi vedrò bene.
Proseguo per traccia, sempre ben pulita, che sfrutta incredibili cengie esposte.
Vorrei conoscere il genio che mi ha fatto passare da qui.
Un miracolo che va avanti fino all'Alpe di Nèdro, tra un "oh!" di meraviglia e l'altro.
Raggiungo la cascina. Ristrutturata e adibita a rifugio non custodito
dal patriziato di Personico, essa mi accoglie felice!
Quanti pochi visitatori ha avuto finora?
Sono venuti a vedere l'intricato svilupparsi della valle, laggiù, sotto di me.
Avranno osservato preoccupati tutta questa incredibile alternanza di rocce,
canali, dirupi, e alberi abbarbicati al niente, in perenne lotta per la vita?
Quanti ci sono arrivati per non vedere le cime coperte dalle nuvole?
Ne conosco uno, la mia solita fortuna!!!
Osservo la traccia pianeggiante, davanti a me, al di là della valle, che
come un viaggiator goloso, procede verso la val di Marcrì, la valle dei sogni!
Mentre osservo mangio qualcosa:
sono un giovane vecchio, non me lo devo scordare!
L'incanto di un sentiero pulito ora smette di esistere.
La valle selvatica di un tempo da qui in avanti è rimasta tale.
Si torna all'antico, consulto la cartina. Dopo un breve cercare,
alle spalle della baita e a sinistra di due larici ed un abete
(che si vede quando gli passi accanto), trovo una traccia.
Costeggio la parete rocciosa che ho a sinistra, supero una pietraia,
e a destra vedo qualcosa di incoraggiante. La traccia si fa visibile.
Qualche ometto mi conferma la via. Poi il sentierino svanisce.
Lo cerco un po' ma sopra un'alternanza di escavazioni che precipitano rocciose,
a 2080 m (circa), non vedo più nulla.
Proseguo nei pressi di un corso d'acqua poi mi stufo.
Tiro fuori il mio "righello virtuale" e traccio una retta:
la mia via di salita!
Le creste hanno un cappello grigio, le nuvole sono poco sopra di me.
Non ricordo nulla, come farò a raggiungere la Cima di Partüs?
Sbuco dal prato ripido appena a sinistra del diroccato, l'Alpe di Partüs mi osserva basita.
Quando si dice che la fortuna aiuta gli anziani, ecco che le nuvole si alzano.
Vedo la vetta e come salirla.
E' un invito a nozze o al mio funerale?
Oggi sono un "duro", non mi faccio condizionare!
Miro ad un canale con una paretina sulla destra, la mia via di salita!
Tutto molto ripido. Arrivo alla sua base.
Mi sembra di "intuire" una traccia che costeggia a destra le rocce. Vado a vedere.
Il mio cappello si solleva, ne esce un cartello scritto con freddo sudore.
"Quanto adoro esplorare!!" Nessuna novità!
Il "Ding" successivo, suono metallico ad esso associato, lo fa ridiscendere
nella sua sede virtuale. Il cappello ringrazia.
Ora anche corvi e camosci sanno cosa mi piace.
L'istinto mi ha detto bene, la traccia c'è e prosegue a tornanti.
Risale una costa, poi piega a sinistra fra i ripidi prati sul bordo della
bastionata rocciosa. Va a "morire" troppo presto. Risalgo in verticale il prato
e raggiungo la cresta. La seguo, è rocciosa ed erbosa.
La nebbia si è nascosta impaurita (o minacciosa) nella selvaggissima,
splendida Val Cramosina.
Esce un'occhiata di sole, premio per la mia ostinazione?
Scalo in discesa un muretto, evito a sinistra una paretina e sono in vetta.
Faccio due foto, bevo un sorso d'acqua, e il sole è già sparito!
Le nuvole tornano di qua, dal basso ne arrivano altre:
è tempo di tornare!!
Con molta cautela, a quattro zampe dove serve, riprendo il sentierino.
Raggiungo la base della parete rocciosa, ridiscendo timidamente il canale.
Arrivo nei pressi del rudere.
Tutti gli ometti che ho lasciato salendo li elimino.
Chi sale col bel tempo non ne ha bisogno.
Qui non passano "spiaggisti" in infradito.
Questo è posto per gente dura(?) in cerca del selvaggio isolato.
Un aiuto a costoro equivale ad un insulto:
rispetto innanzi tutto!!
Al rifugio mi fermo e mangio. Rivedo la cima, sola e in mezzo alle nebbie....
....40 minuti prima a parti invertite vedevo l'alpe, piccolo punto grigio
nello stesso vitreo biancore, a chiedere la mia compagnia...!
Ora non resta che il viaggio "aereo" di ritorno sospeso sul "nulla".
Ci arriverò senza più vedere il sole.
Questo non è certo un luogo per tutti.
Se pensi di ascoltare il distinto vocio di tante persone in cammino,
dissauditi....non accadrà!
I genitori coi bimbi che piangono o strillano il loro "si" alla vita, vanno altrove.
Qui trovi verticalità poco accessibili appena a lato della "via".
Devi avere la mente aperta a questo mondo aspro, a malapena sfruttato in passato.
La natura è come prima dell'avvento dell'uomo,
o ti adegui e l'apprezzi, o te ne vai deluso!
Puoi "dissetarti" con l'apparente, minacciosa quiete, che ti graffia il cuore.
Perchè in questa valle la natura impone sè stessa.
Urla la propria indipendenza col suono tenue dei suoi silenzi.
Da queste parti parlano solo le acque limpide e qualche animale.
Il suono attutito dei tuoi passi è il premio migliore che puoi donare loro!
Ne sono uscito ora.
La valle ed il suo urlo, copiato da Munch, mi saluta.
Avrà accettato la mia presenza come io ho adorato la sua?
Non cerco risposte, la mia anima è in pace!
Canta felice: non ha bisogno d'altro!!!
NB: T2 fino a Sassan.
T3 fino all'Alpe di Partüs
T4 la salita finale
Non ci sono paline indicatrici a farti strada. Niente bandierine bianche e rosse,
dipinte e perfette su sassi e alberi, da chi vuol rendere "commerciale" il cammino in montagna.
Pochi bolli arancio (non ufficiali) nella parte bassa per raggiungere
la valle sospesa (in senso tettonico); qualche raro ometto in alto, fuori dal
limite dei boschi.
Poi è solo un punto esclamativo, alto e minaccioso!
La natura selvaggia ti esplora per intuire chi sei!!
Servono altrimetro e cartina topografica per capire se il percorso è quello giusto.
Nessuno ti vuole aiutare più del "dovuto",
ci sei tu con le tue capacità a mettere in gioco il tuo coraggio!
Non trovi difficoltà rilevanti, ma quanto basta per capire che qui non si scherza!
Dall'ultima volta che ci sono venuto son passati vent'anni,
quanti ne bastano per non ricordare quasi più nulla:
abeti all'imbocco, erbe alte nella parte mediana, caldo e fatica in alto.
Quando si dice che il buongiorno si vede dal mattino,
si dice "CIAO" alla giornata odierna.
Il cielo plumbeo non vuole farmi sconti. Il limite delle nuvole (2100m ?),
preannuncia la difficoltà nel trovare la cima che cerco.
E mentre osservo preoccupato quello che doveva essere un cielo quasi sereno,
sento le previsioni di Meteo Svizzera. Sono in auto, qualcuno al microfono dice:
"Abbastanza soleggiato!"
"Certo, come no!" Gli dovrei rispondere.
A fine giornata vedrò il sole (è un eufemismo, ma ancora non lo so),
intravvedersi pallido e anemico per cinque minuti.
Poi solo nuvole e nebbie!!
Lascio l'auto al terzo tornante della strada Personico-bacino di Val d'Ambra.
Taro l'altimetro, 500 metri di quota giusti spaccati, e mi avvio per la stradina
a tratti asfaltata che conduce a Venn.
250 metri (circa) più avanti, appena oltre il secondo tornante, vedo l'inizio di un sentiero:
è il mio? I miei ricordi dicono di no. La vegetazione è molto diversa,
proseguo oltre in cerca di alternative o conferme.
Non ce ne sono, ritorno sui miei passi.
Osservo la cartina, l'ultima volta secoli fa, ne decifravo i simboli.
Ora, complice la mia pessima vista e la poca luce, non ci capisco nulla.
Mi avvio comunque, se è sbagliato lo capirò più avanti.
Dopo una prima salita, prende la direzione giusta, mi rilasso.
A quota 650m circa, assaporo un "boccone" di quello che "divorerò" in valle.
Il sentiero attraversa in piano il fianco della montagna che,
ripidissimo, precipita a valle. E' quasi esposto.
Se stavo dormendo, qui di colpo mi sarei svegliato.
Arrivo alle prime cascine di Sassan, poi ad una isolata, proseguo in leggera discesa.
Poco prima del ponte in sasso sopra il riale di Nèdro, svolto a sinistra.
Seguo il sentiero, dapprima incerto, poi deciso e a tornanti:
è pulito dalle erbe, che novità è questa?
Entro in valle.
In leggera salita, tra un fitto bosco di abeti, mi godo l'ambiente.
Ma la tranquillità si placa subito. Poco oltre i ruderi di Dragòi e il riparo valanghivo in sassi,
vero capolavoro che offre il meglio di sè nel suo lato ovest, il sentiero si inerpica deciso
come il fianco della valle. Il torrente corre veloce, giù nell'alveo trasformatosi in forra.
Senza mai diventare veramente impegnativo, il sentiero si snoda
costantemente sopra i dirupi. In condizioni normali non ci sono grossi problemi,
ma scivolare è spesso proibito!
L'abetaia non è più continua. Attraverso un ripido prato umido con ruscello, molto infido,
in cui bisogna prestare attenzione.
Raggiungo l'anfiteatro che chiude la valle. Alte pareti rocciose ed erbose,
incise da profondi canali, mi salutano digrignando i denti.
Le nuvole limitano la visuale rendendo tutto più cupo.
Sono solo, tutta la natura che mi circonda,
osserva i miei gesti domandandosi cosa ci faccio qui!
Non mi lascio intimorire.
Scendo al torrente principale, lo attraverso per risalire il prato opposto.
Il sentiero lo risale comodamente a risvolti.
E' stato ristrutturato e pulito. Tutta un'altra vicenda rispetto al passato.
Ringrazio e procedo.
La breve pausa, assenza di esposizione, dura poco.
Ora il sentiero sale ripido l'ancor più ripido pendio.
Ritrovo i mei abeti, ammicco loro tutta la dolcezza di cui so donare.
C'è bisogno di ridirlo? Loro sanno tutto...contraccambiano con la stessa moneta!
Incrocio a 1819 m. la traccia per Pescim, variante per raggiungere il Fòpp e non solo.
Un altro mondo di dirupi e boschi impervi che più tardi vedrò bene.
Proseguo per traccia, sempre ben pulita, che sfrutta incredibili cengie esposte.
Vorrei conoscere il genio che mi ha fatto passare da qui.
Un miracolo che va avanti fino all'Alpe di Nèdro, tra un "oh!" di meraviglia e l'altro.
Raggiungo la cascina. Ristrutturata e adibita a rifugio non custodito
dal patriziato di Personico, essa mi accoglie felice!
Quanti pochi visitatori ha avuto finora?
Sono venuti a vedere l'intricato svilupparsi della valle, laggiù, sotto di me.
Avranno osservato preoccupati tutta questa incredibile alternanza di rocce,
canali, dirupi, e alberi abbarbicati al niente, in perenne lotta per la vita?
Quanti ci sono arrivati per non vedere le cime coperte dalle nuvole?
Ne conosco uno, la mia solita fortuna!!!
Osservo la traccia pianeggiante, davanti a me, al di là della valle, che
come un viaggiator goloso, procede verso la val di Marcrì, la valle dei sogni!
Mentre osservo mangio qualcosa:
sono un giovane vecchio, non me lo devo scordare!
L'incanto di un sentiero pulito ora smette di esistere.
La valle selvatica di un tempo da qui in avanti è rimasta tale.
Si torna all'antico, consulto la cartina. Dopo un breve cercare,
alle spalle della baita e a sinistra di due larici ed un abete
(che si vede quando gli passi accanto), trovo una traccia.
Costeggio la parete rocciosa che ho a sinistra, supero una pietraia,
e a destra vedo qualcosa di incoraggiante. La traccia si fa visibile.
Qualche ometto mi conferma la via. Poi il sentierino svanisce.
Lo cerco un po' ma sopra un'alternanza di escavazioni che precipitano rocciose,
a 2080 m (circa), non vedo più nulla.
Proseguo nei pressi di un corso d'acqua poi mi stufo.
Tiro fuori il mio "righello virtuale" e traccio una retta:
la mia via di salita!
Le creste hanno un cappello grigio, le nuvole sono poco sopra di me.
Non ricordo nulla, come farò a raggiungere la Cima di Partüs?
Sbuco dal prato ripido appena a sinistra del diroccato, l'Alpe di Partüs mi osserva basita.
Quando si dice che la fortuna aiuta gli anziani, ecco che le nuvole si alzano.
Vedo la vetta e come salirla.
E' un invito a nozze o al mio funerale?
Oggi sono un "duro", non mi faccio condizionare!
Miro ad un canale con una paretina sulla destra, la mia via di salita!
Tutto molto ripido. Arrivo alla sua base.
Mi sembra di "intuire" una traccia che costeggia a destra le rocce. Vado a vedere.
Il mio cappello si solleva, ne esce un cartello scritto con freddo sudore.
"Quanto adoro esplorare!!" Nessuna novità!
Il "Ding" successivo, suono metallico ad esso associato, lo fa ridiscendere
nella sua sede virtuale. Il cappello ringrazia.
Ora anche corvi e camosci sanno cosa mi piace.
L'istinto mi ha detto bene, la traccia c'è e prosegue a tornanti.
Risale una costa, poi piega a sinistra fra i ripidi prati sul bordo della
bastionata rocciosa. Va a "morire" troppo presto. Risalgo in verticale il prato
e raggiungo la cresta. La seguo, è rocciosa ed erbosa.
La nebbia si è nascosta impaurita (o minacciosa) nella selvaggissima,
splendida Val Cramosina.
Esce un'occhiata di sole, premio per la mia ostinazione?
Scalo in discesa un muretto, evito a sinistra una paretina e sono in vetta.
Faccio due foto, bevo un sorso d'acqua, e il sole è già sparito!
Le nuvole tornano di qua, dal basso ne arrivano altre:
è tempo di tornare!!
Con molta cautela, a quattro zampe dove serve, riprendo il sentierino.
Raggiungo la base della parete rocciosa, ridiscendo timidamente il canale.
Arrivo nei pressi del rudere.
Tutti gli ometti che ho lasciato salendo li elimino.
Chi sale col bel tempo non ne ha bisogno.
Qui non passano "spiaggisti" in infradito.
Questo è posto per gente dura(?) in cerca del selvaggio isolato.
Un aiuto a costoro equivale ad un insulto:
rispetto innanzi tutto!!
Al rifugio mi fermo e mangio. Rivedo la cima, sola e in mezzo alle nebbie....
....40 minuti prima a parti invertite vedevo l'alpe, piccolo punto grigio
nello stesso vitreo biancore, a chiedere la mia compagnia...!
Ora non resta che il viaggio "aereo" di ritorno sospeso sul "nulla".
Ci arriverò senza più vedere il sole.
Questo non è certo un luogo per tutti.
Se pensi di ascoltare il distinto vocio di tante persone in cammino,
dissauditi....non accadrà!
I genitori coi bimbi che piangono o strillano il loro "si" alla vita, vanno altrove.
Qui trovi verticalità poco accessibili appena a lato della "via".
Devi avere la mente aperta a questo mondo aspro, a malapena sfruttato in passato.
La natura è come prima dell'avvento dell'uomo,
o ti adegui e l'apprezzi, o te ne vai deluso!
Puoi "dissetarti" con l'apparente, minacciosa quiete, che ti graffia il cuore.
Perchè in questa valle la natura impone sè stessa.
Urla la propria indipendenza col suono tenue dei suoi silenzi.
Da queste parti parlano solo le acque limpide e qualche animale.
Il suono attutito dei tuoi passi è il premio migliore che puoi donare loro!
Ne sono uscito ora.
La valle ed il suo urlo, copiato da Munch, mi saluta.
Avrà accettato la mia presenza come io ho adorato la sua?
Non cerco risposte, la mia anima è in pace!
Canta felice: non ha bisogno d'altro!!!
NB: T2 fino a Sassan.
T3 fino all'Alpe di Partüs
T4 la salita finale
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