Dent Blanche (Cresta Sud) - 4357 m
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"Se il Dente del Gigante è un impressionante canino, la Dent Blanche è un evidente incisivo: immensa, schiacciante e nello stesso tempo slanciata, la sua possente mole si erge inconfondibile tra gli altri 4000 dei dintorni..."
Con queste parole che riecheggiano incessantemente e prepotentemente nella mente, carichi come muli, lasciamo dietro alle nostre spalle i comfort del fondovalle per addentrarci nella selvaggia Val d'Herens.La nostra meta è da subito ben visibile: un vero e proprio dentone che svetta sul fondovalle. Oggi le sue pareti sono ricoperte di un bianco candido (a causa della perturbazione di venerdì notte), rendendo la sua immagine ancora più brillante. Che montagna imponente!
La Cabane de la Dent Blanche è al completo, così optiamo per un bel bivacco in tendacirca 500 metri sotto al Rifugio, a 3000 m di quota.
Cenetta gourmet a base di saikebon per i boyz e minestra d'orzo e verdure per la sottoscritta e poi tutti a nanna nei nostri sacchi a pelo.
Attorno a noi il silenzio assordante della natura è interrotto solo dal chiacchiericcio incessante dei numerosi torrenti e, di tanto in tanto, dai borbottii sinistri di una lingua glaciale che scende dalla cupa parete ovest della Dent Blanche.
Ore 3.30 sveglia. Ore 4.15 siamo già in marcia sotto ad un cielo stellato indimenticabile.In circa 1 oretta raggiungiamo il rifugio: tutte le cordate sono già partite, ma poco male, almeno non faremo troppa coda.
L'alba sullo "scoglio più nobile d'Europa" (aka mister Cervino) e sulla sua sorella minore (la Dent d'Herens) è un qualcosa di unico (come sempre quando siamo a queste quote).
Da ovest tira un vento pungente e freddo, che ci fa presto dimenticare l'atroce caldo patito nelle ultime settimane.
Con passo regolare, superiamo alcune cordate e procediamo verso l'attacco della cresta. Dopo un paio di cambi di assetto per superare due lingue glaciali, finalmente raggiungiamo la famosa "rossa torretta", che segna l'inizio delle difficoltà.
Superando ancora un paio di cordate, risaliamo veloci il canale un po sporco di nevefino a guadagnare il filo di cresta ai piedi del Gran Gendarme.
Da qui è tutto un susseguirsi di bellissimi gendarmi di roccia rossastra e stupenda che supereremo con qualche tiro o in conserva protetta. Un su e giù continuo ed emozionante, talvolta a fil di cresta, talvolta aggirando le torri o sul solivo versante sud o sul gelido versante ovest.
Ore 9.45: solo pochi passi ci dividono da quella che, per me, è senza dubbio la croce più bella delle Alpi. Emozione alle stelle!!!
La discesa si rivelerà più lunga della salita e, come successo un anno fa sullo Zinalrothorn, anche questa volta ci rendiamo conto che abbiamo ancora tanto da imparare dal signor Luca.
Per quanto riguarda la discesa dal rifugio alla macchina le parole d'ordine sono state silenzio e rassegnazione.
Un grazie enorme a tutti e 3 i miei compagni di viaggio, Teo, Tia e Luca!
Con queste parole che riecheggiano incessantemente e prepotentemente nella mente, carichi come muli, lasciamo dietro alle nostre spalle i comfort del fondovalle per addentrarci nella selvaggia Val d'Herens.La nostra meta è da subito ben visibile: un vero e proprio dentone che svetta sul fondovalle. Oggi le sue pareti sono ricoperte di un bianco candido (a causa della perturbazione di venerdì notte), rendendo la sua immagine ancora più brillante. Che montagna imponente!
La Cabane de la Dent Blanche è al completo, così optiamo per un bel bivacco in tendacirca 500 metri sotto al Rifugio, a 3000 m di quota.
Cenetta gourmet a base di saikebon per i boyz e minestra d'orzo e verdure per la sottoscritta e poi tutti a nanna nei nostri sacchi a pelo.
Attorno a noi il silenzio assordante della natura è interrotto solo dal chiacchiericcio incessante dei numerosi torrenti e, di tanto in tanto, dai borbottii sinistri di una lingua glaciale che scende dalla cupa parete ovest della Dent Blanche.
Ore 3.30 sveglia. Ore 4.15 siamo già in marcia sotto ad un cielo stellato indimenticabile.In circa 1 oretta raggiungiamo il rifugio: tutte le cordate sono già partite, ma poco male, almeno non faremo troppa coda.
L'alba sullo "scoglio più nobile d'Europa" (aka mister Cervino) e sulla sua sorella minore (la Dent d'Herens) è un qualcosa di unico (come sempre quando siamo a queste quote).
Da ovest tira un vento pungente e freddo, che ci fa presto dimenticare l'atroce caldo patito nelle ultime settimane.
Con passo regolare, superiamo alcune cordate e procediamo verso l'attacco della cresta. Dopo un paio di cambi di assetto per superare due lingue glaciali, finalmente raggiungiamo la famosa "rossa torretta", che segna l'inizio delle difficoltà.
Superando ancora un paio di cordate, risaliamo veloci il canale un po sporco di nevefino a guadagnare il filo di cresta ai piedi del Gran Gendarme.
Da qui è tutto un susseguirsi di bellissimi gendarmi di roccia rossastra e stupenda che supereremo con qualche tiro o in conserva protetta. Un su e giù continuo ed emozionante, talvolta a fil di cresta, talvolta aggirando le torri o sul solivo versante sud o sul gelido versante ovest.
Ore 9.45: solo pochi passi ci dividono da quella che, per me, è senza dubbio la croce più bella delle Alpi. Emozione alle stelle!!!
La discesa si rivelerà più lunga della salita e, come successo un anno fa sullo Zinalrothorn, anche questa volta ci rendiamo conto che abbiamo ancora tanto da imparare dal signor Luca.
Per quanto riguarda la discesa dal rifugio alla macchina le parole d'ordine sono state silenzio e rassegnazione.
Un grazie enorme a tutti e 3 i miei compagni di viaggio, Teo, Tia e Luca!
Dal posteggio al termine della strada in località Ferpecle (q. 1882 m), seguire la strada asfaltata (accesso consentito ai soli mezzi autorizzati) fino al suo termine. Imboccare il sentiero che si stacca sulla sinistra e che si addentra in un bel bosco poco fitto e per nulla ripido.
Usciti dal bosco, portarsi alla base del ripido pendio erboso sulla sinistra che, con alcuni zig-zag, conduce all'Alpe Bricola (q. 2416 m).
Da questo panoramico alpeggio, occorre compiere un lungo traverso in leggera salita in direzione SE fino a raggiungere la base di una ripida morena. Sempre seguendo i numerosi bolli bianco-azzurri e gli ometti, risalire ela morena e raggiungere un piccolo laghetto (q. 2760 m). Da qui, per placche, grossi massi e ripida traccia (ometti, segnavia e pali di legno sempre ben visibili) si arriva ai piedi del piccolo ghiacciaio (q. 3340 m) sottostante la Cabane de la Dent Blanche.
Risalire il ghiacciaio seguendo le paline in legno e raggiungere il Rifugio (q. 3507 m). Portarsi alle spalle della Capanna e, seguendo alcuni ometti e tracce di passaggio, risalire lo sperone roccioso (II+) e il successivo ripido pendio glaciale (possibilità di trovare ghiaccio affiorante) che consentono l'accesso all'ampia depressione del Wandfluelucke (q. 3705 m).
Dalla Wandfluelucke, traversare verso nord lungo il piccolo ghiacciaio, puntando all'inizio della cresta rocciosa. Seguire il semplice sperone (ometti e tracce di passaggio) fino a raggiungere la base della cupola nevosa di q. 3907 m. Senza raggiungerne la sommità, traversare sul suo fianco ovest (possibilità di trovare ghiaccio affiorante) fino a raggiungere nuovamente la rocciosa cresta sud. Proseguire sempre sul filo di cresta (facile) fino a portarsi all'altezza dell'evidente torretta rossa del Gran Gendarme. Qui occorre compiere un traverso verso sinistra (è possibile anche scalare direttamente il Gran Gendarme, con difficoltà fino al IV UIAA) fino ad entrare nel canale compreso tra la torretta rossa a sinistra e l Gran Gendarme a destra.
Risalire suddetto canale (attenzione ai detriti instabili presenti nella parte bassa) fino a raggiungere il filo di cresta vero e proprio (II+, passi di III -, presenti alcuni fittoni per assicurarsi).
A questo punto, non resta che percorrere l'aerea e rocciosa cresta sud (max III/III+ UIAA), talvolta scavalcando direttamente i gendarmi, talvolta aggirandoli o sul solivo versante est o sul freddo versante ovest. Guadagnato l'intaglio tra il quarto e il quinto gendarme, è necessario disarrampicare qualche metro (II+, esposto) fino ad uno spit con maglia rapida, quindi traversare decisamente verso sinistra (faccia a monte) per poi rimontare un bel diedro fessura (spit - III) che consente di ritornare in cresta.
A questo punto, il terreno si fa decisamente più semplice e, per sfasciumi (o neve in base al periodo di salita), seguire il filo di cresta fino alla stupenda croce di vetta della Dent Blanche (q. 4357 m).
Discesa come per la salita. Possibilità di effettuare numerose doppie lungo la cresta sud (il numero di doppie è a descrizione della cordata: meno se ne fanno più sarà veloce la discesa... anche se rimarrà comunque più lunga della salita...).
TEMPI DI PERCORRENZA:
Tourengänger:
irgi99

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