Capanna Alpe di Gariss (1'422 m.s.m.)
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Prima gita autunnale alla scoperta di una valle selvaggia e poco frequentata: la Valle di Moleno.
La Valle di Moleno è particolare in quanto nella parte alta si divide in due sezioni separate dal Mottascio, la valletta di sinistra ospita la Capanna Alpe di Gariss, mentre nella valletta di destra sorge la Capanna Alpe Lèis.
La Valle di Moleno è particolare in quanto nella parte alta si divide in due sezioni separate dal Mottascio, la valletta di sinistra ospita la Capanna Alpe di Gariss, mentre nella valletta di destra sorge la Capanna Alpe Lèis.
Meta finale dell’escursione è stata per noi la Capanna Alpe di Gariss a quota 1422m.
Questa destinazione è stata scelta un po’ per soddisfare la nostra curiosità ma principalmente a causa del previsto tempo molto nuvoloso. Non valeva la pena andare a spasso in una zona panoramica con il rischio di vedere nulla, perciò abbiamo deciso di immergerci nella fitta vegetazione di questa valle.
Visto il dislivello non si è trattata proprio di una passeggiatina e la forte umidità all’interno del bosco ci ha fatti sudare peggio che al mese d’agosto...un’afa pazzesca!
Siamo arrivati in auto al paese di Moleno 270m e dato che non ci sono strade di montagna che salgono più in alto c’è toccato partire a piedi dal paese.
Il sentiero è marcato in bianco-rosso-bianco, in alcuni tratti un po'sbiadito ma sempre facilmente individuabile (difficoltà T2).
Il primo tratto è molto ripido e ci si alza velocemente in un bosco di castagni seguendo un percorso zig-zagante fino al Monte Gaggio 909m.
Da qui si procede su terreno semi pianeggiante sempre immersi nella vegetazione (castagni, faggi e betulle) e con lungo traverso si arriva al ponte ad arco in pietra situato nei pressi dell'Alpe di Ripiano.
Sotto al ponte scorre il riale che grazie al salto forma una bella cascata, la si scorge dal sentiero arrivando dal Monte Gaggio.
Attraversato il ponte si continua a percorrere il sentiero quasi orizzontalmente fino a quota 1073m dove un omino di sassi indica la deviazione per salire alla capanna.
Non vi sono cartelli in questo punto ma solo un piccolo ometto di pietre, la scorciatoia permette di guadagnare un po'di tempo evitando di passare dall'Alpe di Lai.
Da quota 1073m il sentiero si inerpica di nuovo in maniera decisa per superare gli ultimi 350m che portano alla capanna. Alla fine dopo lungo camminare tra gli alberi si sbuca in un grande pascolo.
Il primo tratto è molto ripido e ci si alza velocemente in un bosco di castagni seguendo un percorso zig-zagante fino al Monte Gaggio 909m.
Da qui si procede su terreno semi pianeggiante sempre immersi nella vegetazione (castagni, faggi e betulle) e con lungo traverso si arriva al ponte ad arco in pietra situato nei pressi dell'Alpe di Ripiano.
Sotto al ponte scorre il riale che grazie al salto forma una bella cascata, la si scorge dal sentiero arrivando dal Monte Gaggio.
Attraversato il ponte si continua a percorrere il sentiero quasi orizzontalmente fino a quota 1073m dove un omino di sassi indica la deviazione per salire alla capanna.
Non vi sono cartelli in questo punto ma solo un piccolo ometto di pietre, la scorciatoia permette di guadagnare un po'di tempo evitando di passare dall'Alpe di Lai.
Da quota 1073m il sentiero si inerpica di nuovo in maniera decisa per superare gli ultimi 350m che portano alla capanna. Alla fine dopo lungo camminare tra gli alberi si sbuca in un grande pascolo.
La Capanna Alpe di Gariss è posizionata su un terrazzo ai margini del bosco, pur essendo in Valle di Moleno la struttura è di proprietà del Patriziato di Preonzo.
La porta rimane chiusa nel periodo dal 31 ottobre al 1° maggio.
La porta rimane chiusa nel periodo dal 31 ottobre al 1° maggio.
La capanna è stata inaugurata nel 1982, offre alloggio a 17 persone ed è veramente carina.
È posta sotto le pareti del Gaggio e in effetti ci ricordavamo di averla vista in lontananza dalla cima in data 7 luglio 2007.
È possibile raggiungere la Capanna Gariss anche da Mornera (teleferica da Monte Carasso) via Bocchetta d’Albagno in circa 4 ore di marcia.
Nel libro "Capanne e rifugi del Ticino e della Mesolcina" edito dalla Salvioni Edizioni, l'autore Massimo Gabuzzi scrive:
"La valle di Moleno è una lunga valle che parte "dall'autostrada" per poi immergersi nella solitudine e nella calma, protetta dai suoi imponenti versanti. 1200 metri di dislivello che si sentono nelle gambe, ma che regalano un luogo di ampio respiro."
Descrizione questa che mi ha incuriosito e ho voluto fare un test per verificare di persona.
In effetti si parte proprio dall'autostrada, salendo lungo il primo ripido tratto di sentiero il rumore delle auto che arriva alle orecchie è forte e fastidioso mentre in seguito addentrandosi nella valle si riscoprono i suoni della natura, sensazione di pace!
Nel libro "Capanne e rifugi del Ticino e della Mesolcina" edito dalla Salvioni Edizioni, l'autore Massimo Gabuzzi scrive:
"La valle di Moleno è una lunga valle che parte "dall'autostrada" per poi immergersi nella solitudine e nella calma, protetta dai suoi imponenti versanti. 1200 metri di dislivello che si sentono nelle gambe, ma che regalano un luogo di ampio respiro."
Descrizione questa che mi ha incuriosito e ho voluto fare un test per verificare di persona.
In effetti si parte proprio dall'autostrada, salendo lungo il primo ripido tratto di sentiero il rumore delle auto che arriva alle orecchie è forte e fastidioso mentre in seguito addentrandosi nella valle si riscoprono i suoni della natura, sensazione di pace!
A causa della forte umidità il sentiero, soprattutto dal ponte in avanti, è da percorrere con attenzione perché si rischia di scivolare facilmente sui sassi bagnati.
Per certi versi la Valle di Moleno è molto simile alla Val Cama (Mesolcina, GR) che avevamo visitato l’autunno scorso.
Per certi versi la Valle di Moleno è molto simile alla Val Cama (Mesolcina, GR) che avevamo visitato l’autunno scorso.
In entrambi i casi si parte dal paese e si sale inizialmente in maniera decisa per poi continuare dolcemente fino alla meta; la vegetazione è molto simile a causa dell’umidità, sassi scivolosi e soffici tappetini di muschio ovunque. Come in Val Cama il sentiero costeggia per un tratto il riale offrendo scorci panoramici su bei pozzi d’acqua.
Dopo quasi dure ore di relax siamo ripartiti per Moleno, discesa effettuata seguendo lo stesso itinerario di salita e incontro ravvicinato con un esemplare piuttosto grande di vipera.
Bella gita che ci ha permesso di scoprire una zona nascosta del Ticino.
Per ulteriori informazioni su questa gita vedi: Ariafina: Capanna Alpe di Gariss
Bella gita che ci ha permesso di scoprire una zona nascosta del Ticino.
Per ulteriori informazioni su questa gita vedi: Ariafina: Capanna Alpe di Gariss
Punti di interesse:
- la ricca vegetazione della Valle di Moleno
- grande varietà di funghi (ovviamente solo in questo periodo)
- ponte ad arco in pietra sul Riale di Moleno
- l’acqua cristallina ed i bei pozzi azzurri del Riale di Moleno
Difficoltà:
Sentiero marcato T2
Zona molto umida > attenzione a non scivolare sui sassi bagnati!
Tempo impiegato:
Salita 3 h 30 minuti
Discesa 2 h 40 minuti
(soste comprese)
Riguardo al ponte in pietra della Valle di Moleno, mio zio (Marco Marcacci, storico) che ringrazio, ha fatto qualche ricerca e mi ha trasmesso questo interessante articolo apparso sulla rivista "Il Nostro Paese", n. 198, settembre-ottobre 1990:
"ll ponte di Rapián in Val di Moleno
Sebbene non sia una meta ambita dalla maggior parte degli escursionisti all'infuori
degli abitanti della zona (fortunatamente, perciò, è anche ignorata da turisti sporcaccioni
e fracassoni), la Valle di Moleno offre la possibilità di intraprendere piacevoli
passeggiate e cela piccoli tesori degni di essere notati. Uno di questi è l'antico ponte
di Rapián, nei pressi dell'alpeggio omonimo a circa mille metri di altitudine (976 m/
sm, per l'esattezza), un bel ponte ad arco in pietra, che permette l'accesso dagli alpeggi
del Comune di Moleno a quelli del Patriziato di Preonzo e ai rispettivi maggenghi. Vi
si giunge, salendo da Preonzo, passando attraverso i monti di Chér (916 m/sm) e la
Strada di Valdósc, sentiero alpestre tracciato nel 1895, oppure salendo da Moleno,
passando per i monti di Pénn ( 723 m/sm) e quelli della Valle (910 m/sm). Da entrambe
le parti si impiega circa un'ora e mezzo di marcia camminando tranquillamente.
Il luogo in cui si trova il ponte può sembrare a prima vista alquanto strano, visto che
poggia su rocce sovrastanti una cascata piuttosto violenta, tuttavia si tratta di uno dei
pochi punti dove il torrente si restringe per formare una gola; ve ne sono altri più a
monte, ma meno accessibili, inoltre una costruzione in quei luoghi sarebbe stata
distrutta in inverno dalle valanghe, oltre al fatto che avrebbe aumentato le difficoltà per
i costruttori. Un ponte in una zona più ampia della Valle, d'altra parte, oltre a
comportare maggiori difficoltà e dispendio di materiale e di energia, avrebbe probabilmente compromesso la stabilità stessa della costruzione.
Il ponte di Rapián fu parzialmente distrutto dall'alluvione nell'agosto 1988, quando
rimasero intatti solo l'arco e metà del parapetto, ed è stato restaurato un anno dopo in
base ai migliori criteri di rispetto della sua forma originale e del paesaggio che lo
circonda, vale a dire ricostruendo in pietra la parte crollata, rinunciando a più facili e
forse più convenienti soluzioni, fra cui ad esempio quella di costruire un nuovo ponte
in metallo un poco più a monte, alternativa forse più solida ma comunque dispendiosa,
visto che a monte, nella cosiddetta Vall piána, il torrente si allarga notevolmente, e con
ben altri risultati per quanto avrebbe riguardato l'estetica e il rispetto del paesaggio.
I lavori di restauro, ovviamente, hanno comportato non trascurabili difficoltà, data
l'ubicazione del ponte proprio al di sopra di uno strapiombo e visti i problemi che
abitualmente si incontrano nello svolgere lavori in montagna, come il trasporto del
materiale, le limitate possibilità di utilizzare macchine e attrezzi che in piano si usano
normalmente, l'alloggio degli operai. Il fatto che una parte del ponte abbia resistito alla
furia delle acque e dei detriti da essa trasportati ha probabilmente in parte contribuito
a salvarlo dal pericolo di vedersi sostituito da una brutta passerella in acciaio.
Già precedentemente danneggiato dall'alluvione nel giugno del 1948 (il danno subito
fu simile a quello di quarant'anni più tardi; si tratta probabilmente di un punto della
costruzione dove si concentra la pressione del materiale spinto verso valle), il ponte fu
immediatamente ricostruito lo stesso anno da artigiani di Preonzo, di fronte ad ostacoli
sicuramente ancora maggiori rispetto a quelli incontrati durante il recente restauro,
come si può ben immaginare. Sarebbe stato un peccato lasciar cadere, quarant'anni
dopo, un'opera che costò tanta fatica e sacrifici a gente del luogo e che ci fornisce
l'esempio di un lavoro d'ingegneria, apparentemente rozzo, ma tuttavia con un certo
stile e una certa eleganza, dei nostri antenati."
degli abitanti della zona (fortunatamente, perciò, è anche ignorata da turisti sporcaccioni
e fracassoni), la Valle di Moleno offre la possibilità di intraprendere piacevoli
passeggiate e cela piccoli tesori degni di essere notati. Uno di questi è l'antico ponte
di Rapián, nei pressi dell'alpeggio omonimo a circa mille metri di altitudine (976 m/
sm, per l'esattezza), un bel ponte ad arco in pietra, che permette l'accesso dagli alpeggi
del Comune di Moleno a quelli del Patriziato di Preonzo e ai rispettivi maggenghi. Vi
si giunge, salendo da Preonzo, passando attraverso i monti di Chér (916 m/sm) e la
Strada di Valdósc, sentiero alpestre tracciato nel 1895, oppure salendo da Moleno,
passando per i monti di Pénn ( 723 m/sm) e quelli della Valle (910 m/sm). Da entrambe
le parti si impiega circa un'ora e mezzo di marcia camminando tranquillamente.
Il luogo in cui si trova il ponte può sembrare a prima vista alquanto strano, visto che
poggia su rocce sovrastanti una cascata piuttosto violenta, tuttavia si tratta di uno dei
pochi punti dove il torrente si restringe per formare una gola; ve ne sono altri più a
monte, ma meno accessibili, inoltre una costruzione in quei luoghi sarebbe stata
distrutta in inverno dalle valanghe, oltre al fatto che avrebbe aumentato le difficoltà per
i costruttori. Un ponte in una zona più ampia della Valle, d'altra parte, oltre a
comportare maggiori difficoltà e dispendio di materiale e di energia, avrebbe probabilmente compromesso la stabilità stessa della costruzione.
Il ponte di Rapián fu parzialmente distrutto dall'alluvione nell'agosto 1988, quando
rimasero intatti solo l'arco e metà del parapetto, ed è stato restaurato un anno dopo in
base ai migliori criteri di rispetto della sua forma originale e del paesaggio che lo
circonda, vale a dire ricostruendo in pietra la parte crollata, rinunciando a più facili e
forse più convenienti soluzioni, fra cui ad esempio quella di costruire un nuovo ponte
in metallo un poco più a monte, alternativa forse più solida ma comunque dispendiosa,
visto che a monte, nella cosiddetta Vall piána, il torrente si allarga notevolmente, e con
ben altri risultati per quanto avrebbe riguardato l'estetica e il rispetto del paesaggio.
I lavori di restauro, ovviamente, hanno comportato non trascurabili difficoltà, data
l'ubicazione del ponte proprio al di sopra di uno strapiombo e visti i problemi che
abitualmente si incontrano nello svolgere lavori in montagna, come il trasporto del
materiale, le limitate possibilità di utilizzare macchine e attrezzi che in piano si usano
normalmente, l'alloggio degli operai. Il fatto che una parte del ponte abbia resistito alla
furia delle acque e dei detriti da essa trasportati ha probabilmente in parte contribuito
a salvarlo dal pericolo di vedersi sostituito da una brutta passerella in acciaio.
Già precedentemente danneggiato dall'alluvione nel giugno del 1948 (il danno subito
fu simile a quello di quarant'anni più tardi; si tratta probabilmente di un punto della
costruzione dove si concentra la pressione del materiale spinto verso valle), il ponte fu
immediatamente ricostruito lo stesso anno da artigiani di Preonzo, di fronte ad ostacoli
sicuramente ancora maggiori rispetto a quelli incontrati durante il recente restauro,
come si può ben immaginare. Sarebbe stato un peccato lasciar cadere, quarant'anni
dopo, un'opera che costò tanta fatica e sacrifici a gente del luogo e che ci fornisce
l'esempio di un lavoro d'ingegneria, apparentemente rozzo, ma tuttavia con un certo
stile e una certa eleganza, dei nostri antenati."
Walter Rosselli (autore dell'articolo)
Communities: Hikr in italiano, Hütte / Cabane / Capanna / Chamanna
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