Corno Orientale di Nefelgiù (2864m)- Val Formazza


Publiziert von morgan , 15. September 2021 um 10:11.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:12 September 2021
Wandern Schwierigkeit: T4 - Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 7:00
Aufstieg: 1200 m
Abstieg: 1200 m
Strecke:13,9km

Le cime del sottogruppo del Nefelgiù sono presentate, su un datato manuale CAI, come "montagne neglette, giustamente trascurate" perchè " all'aspetto avvincente delle forme slanciate si contrappone la pessima qualità delle rocce (calcescisti all'ultimo stadio di degradazione". Con queste premesse si può capire come mai gli unici sentieri segnati sono quelli che collegano il versante di Morasco a quello del Vannino attraverso il passo del Nefelgiù ad ovest del gruppo e la bocchetta del Gallo ad est. Con lo svilupparsi dell'escursionismo invernale il Corno Orientale di Nefelgiù (il più accessibile) è diventato meta di frequenti uscite di skialper ed anche di ciaspolatori mentre in estate, a causa della mancanza di sentieri e del terreno insidioso, resta ignorata dai più.
Passata la cascata del Toce lasciamo l'auto in uno spiazzo lungo la statale poco dopo l'albergo Pernice Bianca ed iniziamo il cammino salendo il pendio erboso dei pascoli dell'Alpe Stafel. Ci immettiamo sul sentiero segnato in direzione del lago di Morasco. Deviamo su una traccia che porta ad una croce di sasso e proseguiamo immettendoci sulla pista forestale che coincide col GTA (Grande Traversata delle Alpi) che entra nel vallone di Nefelgiù. In cerca di una via che risale il pendio sulla destra orografica della valle lasciamo lo sterrato seguendo alcuni ometti che sembrano portarci nella direzione voluta. Seguendo un tracciato evidente andiamo ad impelagarci tra boscaglie di ontani che sono cresciute sui pascoli chiudendo i sentieri preesistenti. Praticamente partecipiamo ad una sorta di corso estemporaneo di ravanage estremo in due sessioni: 1° come cacciarsi nei casini, 2° come uscirne fuori indenni. Ci ritroviamo in una radura tra le boscaglie di ontani che cerchiamo di evitare aggirandole. Essendo in salita non riusciamo ad individuare la successiva radura e, senza riferimenti evidenti, procediamo ad intuito cercando varchi tra le ramaglie. Perseverando tra l'intricato dedalo proseguiamo il faticoso cammino fino a sbucare su un ripido ed esposto pendio dove arrampichiamo su terreno cedevole. Insistendo nella direzione voluta guadagniamo quota superando finalmente il limite vegetativo degli ontani. Sempre senza sentiero, su ripido terreno erboso arriviamo a quota 2300 dove ci imbattiamo un una mandria di miti bovini al pascolo. In campo aperto è ben visibile la nostra direzione che è quella dello sbocco del vallone che scende dalla conca tra le cime dei 3 Corni di Nefelgiù. Sulle mappe non ha un nome ma qualcuno lo chiama vallone dei Corni. Risalendo tra i pascoli su tracce di animali arriviamo allo sbocco del vallone a quota 2450 dove possiamo rifornirci di acqua dal ruscello. Pian pianino riprendiamo la via risalendo il vallone. Sulla prima pietraia ci imbattiamo in alcuni ometti che sembrano indicare la via migliore che, in realtà, non c'è. Ci ritroviamo sul versante orografico destro salendo la instabile pietraia valutando passo dopo passo il nostro percorso. Inizialmente fiancheggiamo il primo nevaio per poi renderci conto che, effettivamente, esso è la via migliore: la neve non cede e, con un po' di attenzione, non si scivola. Un branco di camosci che percorre la cresta sopra di noi provoca involontariamente (!?) la caduta di una gragnuola di massi che rimbalzando su ripide rocce cade sul nevaio. Fortunatamente siamo già passati. Pian pianino risaliamo nel fondo valle attraversando le pietraie intermedie e i nevai e salendo sul promontorio affacciato alla conca tra i corni.  Attraversiamo l'ultimo nevaio e saliamo il breve ma ripido e franoso pendio che sale alla Bocchetta Alta  (2850) dove si aprono i panorami al versante del Vannino. Proseguendo sulla cresta arriviamo alla vicina cima del Corno Orientale del Nefelgiù (2870) mentre un'aquila rotea sopra di noi. Dopo le foto e lo spuntino ci prepariamo per la discesa. Inizialmente avevamo valutato la possibilità di scendere dal passo Nefelgiù sul versante opposto ma, dalla bocchetta, non si vedono possibilità di passaggio sui ripidi pendii franosi per cui scendiamo dalla via di salita. Con una diagonale più ampia rispetto alla salita, scendiamo il primo delicato tratto su pendenze più morbide poi restiamo il più possibile sui nevai puntando i talloni e qualche breve scivolata non fa danni. L'ultima pietraia la percorriamo ora sul lato sinistro che si rivela più agevole. Tutto sommato la discesa nel vallone è stata meno problematica del previsto. Raggiunti i pascoli valutiamo una via diversa da quella di salita con il terrore di ritrovarci tra gli ontani. Potevamo scendere sui pascoli fino all'Alpe Nefelgiù dove c'è il sentiero ma optiamo per la via che passa dal pianoro dove è situato il lago di Nefelgiù. Seguiamo un tracciato con ometti che scende nel versante della nostra destinazione. Non vediamo più ometti ma le boscaglie di ontani sottostanti sono pronte ad accoglierci. Dall'alto, comunque, si individuano i percorsi che evitano intralci e, dopo varie pause per valutare la via arriviamo sulla sterrata del GTA che abbandoniamo subito dopo per tagliare e prendere il sentiero che scende all'Albergo Pernice Bianca (chiuso). Risaliamo i 100mt di strada che ci riportano alla macchina.
Partecipanti: Andrea, Ezio, Dario.
Tempi di percorrenza: 4h21' salita, 30' sosta, 2h26' discesa, 7h07' totale.
Meteo: bello, poco sole, passaggi nuvolosi, asciutto.
Escursione impegnativa per vari motivi. Oltre allo sviluppo e dislivello va considerato la ricerca della via visto la mancanza di sentieri e i radi ometti presenti sono spesso forvianti. Col senno di poi avremmo potuto salire dai pascoli dell'Alpe Nefelgiù ed evitare di impegolarci tra gli ontani mentre per la discesa ci si può arrangiare con la miglior visuale dall'alto. Altro elemento da considerare è la tipologia del terreno. Nella parte bassa, fuori sentiero, il terreno è cedevole su erba e comporta maggiore sforzo. Nel vallone le pietraie instabili rendono difficoltosa la salita. Meglio percorrere i nevai che sono più consistenti ad inizio estate. Tutto sommato questa cima, pur se negletta e giustamente trascurata, risulta appagante per la sua faticosa conquista e, panoramicamente remunerativa visto i grandi panorami che offre.
PS: nonostante le buone condizioni meteorologiche e l'alta frequentazione domenicale della valle non abbiamo incontrato nessun altro escursionista lungo tutto il percorso

Tourengänger: morgan
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (4)


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Amedeo hat gesagt:
Gesendet am 15. September 2021 um 10:30
Ciao Dario,
prima poi ci si incontra, il "ravanage" non mi piace perchè lo faccio già per lavoro (frane a altro, sono un geologo) e da solo. I calcescisti non sono belle rocce (vedi Scopì), ma il posto è bello! Ci farò un pensiero
Buone escursioni
Amedeo

morgan hat gesagt: RE:
Gesendet am 18. September 2021 um 10:20
Grazie! A parte il ravanage la salita nel canalone di calcescisti richiede attenzione perchè si muove tutto. Meglio sui nevai.
Ciao e Buone gite
Dario

cappef hat gesagt:
Gesendet am 16. September 2021 um 20:56
Ciao...sono salito a Luglio ed ho avuto il tuo stesso problema di ravanage ma sono tornato sui miei passi e mi sono alzato di quota...mi è andata bene. Rientro fatto a vista e GPS con deviazione poco prima del laghetto per scendere al vallone del Nefelgiù.
Nonostante tutto è sempre una bella gita...complimenti per le foto. Bravo!...a presto...Flavio

morgan hat gesagt: RE:
Gesendet am 18. September 2021 um 10:28
Grazie! Ho visto il tuo report, dopo la nostra gita. Noi, invece di tornare indietro tra gli ontani, abbiamo insistito impegolandoci sempre più. Insistendo ne siamo usciti in qualche maniera. In discesa, dall'alto, si vede meglio dove passare. Comunque è stata una gita che ci ha lasciato soddisfatti. Ciao.
Dario


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