Traversata Osogna-Landarenca
Prima volta in Valle d'Osogna...
"Gita" decisa all'ultimo, e corsa via - come spesso capita - in totale improvvisazione, costruita e decostruita minuto dopo minuto, in totale e cosciente libertà di scelta...
Benchè i commenti a caldo possano rivelarsi talvolta taglienti o pericolosi dico solo che questa lunghissima, eterna, interminabile valle sia tra le più belle se non la più bella del Ticino, con un percorso magnifico ed incastonato - specie la prima parte - tra dirupi impressionanti, e che la sapiente mano dell'uomo nel tempo permette ancora oggi di percorrerla in totale sicurezza. Capisco benissimo chi programma uscite di almeno due giorni per godersela appieno, e puntare su su fino ai giganti reali che lassù s'impennano imperiosi facendoti sembrare piccolo piccolo.
In un giorno dire che si è "tirati" è poco, facendo oltretutto i conti con lunghezza, fatica e difficoltà crescenti man mano che si sale o s'intenda salire... Lungo la traversata nessun escursionista incontrato, ma i vari villaggi (in Osogna) o alpeggi (in Calanca) erano invece animati dai rispettivi proprietari o responsabili. Trovarsi improvvisamente ai piedi dell'accoppiata ticinese per antonomasia, cioè il Torent Basso (m.2820) e il Torent Alto (m.2960, riguardo alla "convenzionale" Settima Cima), è uno dei brividi più forti che si possa immaginare e valeva la pena viverlo, specie se cotante cime già han concesso di esser scalate...
Da Osogna (m.274), reperita la segnaletica CAS, si sale per sentiero pulito, poi carrareccia/mulattiera, che con pendenza mai faticosa inizia a salire e inoltrarsi in Val d'Osogna: una cappelletta votiva, una prima cascina isolata nel bosco sono i primi segni di quanto seguirà nel lungo viaggio. La mulattiera lascia spazio graduale ai gradini, una serie infinita di gradini forgiati con tecniche filo-bavonesi (o viceversa...) tra precipizi e pareti immani su ogni lato, in un paesaggio che si fa sempre più mozzafiato seppur ancora chiuso in alto, ma con alle spalle una manciata di cime verzaschesi (a proposito di selvaggio...) a far da contraltare. La corda fissa che talora li accompagna è più utile come corrimano che come sicurezza data la larghezza del sentiero.
Dopo Pönt (m.753) e Gerra (m.839) si entra nel vero cuore della valle e le parole non bastano a descrivere ciò che si prova dal vivo, salendo gradino dopo gradino un ambiente che ha qualcosa di magico e perduto nel tempo. Finito, o comunque attenuato, il percorso "sospeso", da Merisciolo (m.1206) in avanti la valle si apre in modo più consistente sino all'abbraccio intimidatorio dell'accoppiata regale dei Torrentoni, che ammoniscono severi chi sale questi versanti.
Il torrente Nala costella il seguito della salita che tocca, in ambiente ormai più aperto sia sulle cime pontironesi che calanchine, i rifugi (tutti chiusi) di Vòisc (m.1575), Gösro (m.1791) e infine Örz (m.2087), quest'ultimo preceduto da una cascata traversata in parte dal sentiero.
Proseguendo per la Bocchetta di Pianca Geneura, e data la lunghezza di quanto affrontato sinora e quanto sarebbe da fare nelle mie intenzioni - non eccessivo ma sicuramente stancante dato il terreno abbastanza instabile da affrontare - valico quest'ultima (m.2366) senza aggiungere ulteriori e dispendiose salite e discese in parte incognite seppur a occhio non impossibili... le cime non scappano.
La discesa e traversata in Calanca è solo in parte meno faticosa, traversando lungamente su terreno talora scomodo sotto le bastionate della Cima d'Örz, con un occhio sempre attento a possibili scariche, data l'enormità di sfasciumi e ganne sottostanti: seguendo i segnali biancorossi e la traccia discontinua si solca finalmente il torrente portandosi sulle pianche discendenti dal Pizzo di Campedell ormai in vista di Piöv di Fuori (m.1853). Da qui, con qualche breve tratto in risalita, si giunge a Landarenca (m.1254), ove vista l'ora accorcio la discesa a San Rocco (m.916) in teleferica (costo CHF 4). Il Bus per Grono tuttavia è oltre un'ora dopo l'arrivo, pertanto prolungo la camminata su asfalto toccando Arvigo (m.820), Buseno (m.710) e infine Tevegno (m.626).
Altri due treni e la coda pedestre Ponte Tresa-Ghirla (che bissa il preludio mattutino in senso inverso) chiude la lunga e stupenda giornata (20 ore) a cavallo tra due valli magnifiche.
Avanti così.
"Gita" decisa all'ultimo, e corsa via - come spesso capita - in totale improvvisazione, costruita e decostruita minuto dopo minuto, in totale e cosciente libertà di scelta...
Benchè i commenti a caldo possano rivelarsi talvolta taglienti o pericolosi dico solo che questa lunghissima, eterna, interminabile valle sia tra le più belle se non la più bella del Ticino, con un percorso magnifico ed incastonato - specie la prima parte - tra dirupi impressionanti, e che la sapiente mano dell'uomo nel tempo permette ancora oggi di percorrerla in totale sicurezza. Capisco benissimo chi programma uscite di almeno due giorni per godersela appieno, e puntare su su fino ai giganti reali che lassù s'impennano imperiosi facendoti sembrare piccolo piccolo.
In un giorno dire che si è "tirati" è poco, facendo oltretutto i conti con lunghezza, fatica e difficoltà crescenti man mano che si sale o s'intenda salire... Lungo la traversata nessun escursionista incontrato, ma i vari villaggi (in Osogna) o alpeggi (in Calanca) erano invece animati dai rispettivi proprietari o responsabili. Trovarsi improvvisamente ai piedi dell'accoppiata ticinese per antonomasia, cioè il Torent Basso (m.2820) e il Torent Alto (m.2960, riguardo alla "convenzionale" Settima Cima), è uno dei brividi più forti che si possa immaginare e valeva la pena viverlo, specie se cotante cime già han concesso di esser scalate...
Da Osogna (m.274), reperita la segnaletica CAS, si sale per sentiero pulito, poi carrareccia/mulattiera, che con pendenza mai faticosa inizia a salire e inoltrarsi in Val d'Osogna: una cappelletta votiva, una prima cascina isolata nel bosco sono i primi segni di quanto seguirà nel lungo viaggio. La mulattiera lascia spazio graduale ai gradini, una serie infinita di gradini forgiati con tecniche filo-bavonesi (o viceversa...) tra precipizi e pareti immani su ogni lato, in un paesaggio che si fa sempre più mozzafiato seppur ancora chiuso in alto, ma con alle spalle una manciata di cime verzaschesi (a proposito di selvaggio...) a far da contraltare. La corda fissa che talora li accompagna è più utile come corrimano che come sicurezza data la larghezza del sentiero.
Dopo Pönt (m.753) e Gerra (m.839) si entra nel vero cuore della valle e le parole non bastano a descrivere ciò che si prova dal vivo, salendo gradino dopo gradino un ambiente che ha qualcosa di magico e perduto nel tempo. Finito, o comunque attenuato, il percorso "sospeso", da Merisciolo (m.1206) in avanti la valle si apre in modo più consistente sino all'abbraccio intimidatorio dell'accoppiata regale dei Torrentoni, che ammoniscono severi chi sale questi versanti.
Il torrente Nala costella il seguito della salita che tocca, in ambiente ormai più aperto sia sulle cime pontironesi che calanchine, i rifugi (tutti chiusi) di Vòisc (m.1575), Gösro (m.1791) e infine Örz (m.2087), quest'ultimo preceduto da una cascata traversata in parte dal sentiero.
Proseguendo per la Bocchetta di Pianca Geneura, e data la lunghezza di quanto affrontato sinora e quanto sarebbe da fare nelle mie intenzioni - non eccessivo ma sicuramente stancante dato il terreno abbastanza instabile da affrontare - valico quest'ultima (m.2366) senza aggiungere ulteriori e dispendiose salite e discese in parte incognite seppur a occhio non impossibili... le cime non scappano.
La discesa e traversata in Calanca è solo in parte meno faticosa, traversando lungamente su terreno talora scomodo sotto le bastionate della Cima d'Örz, con un occhio sempre attento a possibili scariche, data l'enormità di sfasciumi e ganne sottostanti: seguendo i segnali biancorossi e la traccia discontinua si solca finalmente il torrente portandosi sulle pianche discendenti dal Pizzo di Campedell ormai in vista di Piöv di Fuori (m.1853). Da qui, con qualche breve tratto in risalita, si giunge a Landarenca (m.1254), ove vista l'ora accorcio la discesa a San Rocco (m.916) in teleferica (costo CHF 4). Il Bus per Grono tuttavia è oltre un'ora dopo l'arrivo, pertanto prolungo la camminata su asfalto toccando Arvigo (m.820), Buseno (m.710) e infine Tevegno (m.626).
Altri due treni e la coda pedestre Ponte Tresa-Ghirla (che bissa il preludio mattutino in senso inverso) chiude la lunga e stupenda giornata (20 ore) a cavallo tra due valli magnifiche.
Avanti così.
Tourengänger:
Poncione

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