Gran Paradiso: salita dal rifugio Chabot e discesa dal Vittorio Emanuele
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Il Gran Paradiso è, forse per il nome, forse perchè abbastanza facile o più probabilmente perchè effettivamente molto bello, uno dei 4000 più frequentati delle Alpi.
Nonostante il suo ghiacciaio sia in enorme sofferenza e non sia più spettacolare a livello dei decenni passati, se affrontato dalla parte giusta regala ancora bellissimi scorci e grandi soddisfazioni. E per parte giusta intendo, senza ombra di dubbio, dal rifugio Chabot.
Per svolgere un tour completo del Gran Paradiso è infatti consigliabilissimo non salire dal rifugio Vittorio Emanuele (scalata talmente facile, monotona e frequentata da poter essere essere definita banale e abbastanza fastidiosa), ma dal rifugio Chabot e dirigersi al Vittorio Emanuele solamente in discesa svolgendo così una traversata integrale della montagna.
Dallo Chabot si ha infatti il Gran Paradiso sempre di fronte e la scalata avviene al cospetto della scenografica parete Nord. La scalata, inoltre, attraversa il ghiaccio di Laveciau che risulta sempre facile, ma molto crepacciato: in stagione inoltrata quando i crepacci sono sicuri perchè ben visibili è molto divertente cercare la via tra le immense voragini che ci si trova sul percorso.
Dopo il primo tratto in compagnia dei soli alpinisti che salgono dalla nostra parte ci si unisce alla normale dal Vittorio Emanuele e il traffico si fa decisamente intenso. La salita procede piano e senza emozioni fino alla vetta con l'unica preoccupazione di prestare attenzione ai crepacci (che in questa parte sono comunque molto meno della precedente).
Nei pressi della vetta il panorama è stupendo, ma la ressa insopportabile. La madonnina di vetta è usata come rotonda: si sale, si gira intorno alla madonna e si torna indietro. In alternativa alcuni preferiscono calarsi (l'ultimo di cordata in corda doppia) dalla paretina immediatamente dietro alla madonna e tornare costeggiando la vetta.
Non volendo buttarci in mezzo al traffico, io e il mio compagno abbiamo inizialmente ignorato la vetta dirigendoci sull'anticima settentrionale (per goderci in tranquillità il panorama) per la quale si deve percorrere una piccola cresta con facili passaggi di roccia.
Smaltita la ressa siamo inizialmente tornati sui nostri passi e abbiamo raggiunto la vetta salendo la paretina usata da molti per la discesa (ci sono alcuni chiodi per aiutare in discesa, ma in salita direi che non si evita il III°).
Dalla cima si segue la via di discesa verso il rifugio Vittorio Emanuele e da questo il sentiero fino a valle a Pont. Lasciato il mio socio a riposare sono tornato in autostop al parcheggio di Pravieux per recuperare l'auto.
Un grande complimento al mio socio (Matteo) che a malincuore di entrambi non ha possibilità di frequentare assiduamente la montagna, ma che nonostante l'allenamento precario ha tenuto duro e svolto tutta questa meravigliosa traversata.
Marco
Nonostante il suo ghiacciaio sia in enorme sofferenza e non sia più spettacolare a livello dei decenni passati, se affrontato dalla parte giusta regala ancora bellissimi scorci e grandi soddisfazioni. E per parte giusta intendo, senza ombra di dubbio, dal rifugio Chabot.
Per svolgere un tour completo del Gran Paradiso è infatti consigliabilissimo non salire dal rifugio Vittorio Emanuele (scalata talmente facile, monotona e frequentata da poter essere essere definita banale e abbastanza fastidiosa), ma dal rifugio Chabot e dirigersi al Vittorio Emanuele solamente in discesa svolgendo così una traversata integrale della montagna.
Dallo Chabot si ha infatti il Gran Paradiso sempre di fronte e la scalata avviene al cospetto della scenografica parete Nord. La scalata, inoltre, attraversa il ghiaccio di Laveciau che risulta sempre facile, ma molto crepacciato: in stagione inoltrata quando i crepacci sono sicuri perchè ben visibili è molto divertente cercare la via tra le immense voragini che ci si trova sul percorso.
Dopo il primo tratto in compagnia dei soli alpinisti che salgono dalla nostra parte ci si unisce alla normale dal Vittorio Emanuele e il traffico si fa decisamente intenso. La salita procede piano e senza emozioni fino alla vetta con l'unica preoccupazione di prestare attenzione ai crepacci (che in questa parte sono comunque molto meno della precedente).
Nei pressi della vetta il panorama è stupendo, ma la ressa insopportabile. La madonnina di vetta è usata come rotonda: si sale, si gira intorno alla madonna e si torna indietro. In alternativa alcuni preferiscono calarsi (l'ultimo di cordata in corda doppia) dalla paretina immediatamente dietro alla madonna e tornare costeggiando la vetta.
Non volendo buttarci in mezzo al traffico, io e il mio compagno abbiamo inizialmente ignorato la vetta dirigendoci sull'anticima settentrionale (per goderci in tranquillità il panorama) per la quale si deve percorrere una piccola cresta con facili passaggi di roccia.
Smaltita la ressa siamo inizialmente tornati sui nostri passi e abbiamo raggiunto la vetta salendo la paretina usata da molti per la discesa (ci sono alcuni chiodi per aiutare in discesa, ma in salita direi che non si evita il III°).
Dalla cima si segue la via di discesa verso il rifugio Vittorio Emanuele e da questo il sentiero fino a valle a Pont. Lasciato il mio socio a riposare sono tornato in autostop al parcheggio di Pravieux per recuperare l'auto.
Un grande complimento al mio socio (Matteo) che a malincuore di entrambi non ha possibilità di frequentare assiduamente la montagna, ma che nonostante l'allenamento precario ha tenuto duro e svolto tutta questa meravigliosa traversata.
Marco
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