Al Sasso - Valle Antrona
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Mentre su Fàrmign, Maiotta, Turiggia e Pozzuoli Grande siamo riusciti a raccogliere qualche scarna informazione dalla gente del posto, per quanto riguarda gli alpi situati tra i valloni di Camposecco e del Cingino, sembra che non sia rimasta la memoria di un vissuto e nemmeno la vaga consapevolezza che questi posti esistano o siano esistiti.
Forse fu troppo ordinaria la miseria patita per essere raccontata, una cosa di poco conto che non vale la pena ricordare.
L'Alpe Sasso (IGM 1808 m; Rabbini: Al Sasso) è l'unico tra gli alpi fuorivia di questo versante ad essere nominato sulla carta militare e l'ultimo ad essere stato abbandonato, in virtù della vicinanza al sentiero per il Passo di Saas, importante collegamento tra il Sud e il Nord Europa prima che i traffici commerciali si spostassero sul Sempione. Ora il sentiero del Passo di Saas è frequentato principalmente dagli escursionisti che salgono alla diga del Cingino per ammirare gli stambecchi "alpinisti" divenuti famosi sul web.
Il toponimo di Loccia da l'Agar (IGM 1867 m) - alpe che occupa un terrazzo prativo nel canale dallo stesso nome (canale che più in alto ospita quelli che chiamo i "ruderi della finestra", visitati in un giro successivo) - è presente sulla recente carta Geo4Map, mentre il nome della Balma d'Angiol (IGM 1727 m) - modesto ricovero sui ripidi prati sopra il salto che fascia alla base il versante - si trova solo sulla Mappa Rabbini, il catasto del Piemonte ottocentesco visionabile sul sito dell'Archivio di Stato di Torino (link).
L'obiettivo dell'escursione era quello di toccare tutti e tre gli alpi ma alla fine ci "accontenteremo" dell'Alpe Sasso, rinviando ad un giro successivo (questo) la visita a Loccia da l'Agar e alla Balma d'Angiol.
Il modo più comodo per arrivare Al Sasso è con una breve e facile deviazione dal sentiero che sale alla diga del Cingino. La carta IGM riporta anche altri due sentieri non più uso:
La ricerca del primo sentiero, che non troveremo, consumerà una parte della mattinata. Alla fine rimarrà il tempo per trovare il secondo dei due percorsi ma non per completare la visita del versante.
Al Sasso è un luogo appartato, rilassante e panoramico con edifici ancora in stato relativamente buono e che rivelano una notevole perizia costruttiva.
Da qui appare splendida la Val Troncone, caratterizzata da estesi boschi di larici che danno il meglio di sé nel periodo autunnale.
Annotazioni
La difficoltà T3+ è riferita al sentiero da Casa Ravera al Sasso e al breve traverso dal Sasso al sentiero per il Cingino perché, anche se non ci sono manufatti né segnavia di alcun tipo, il percorso è abbastanza chiaro e non si incontrano difficoltà vere e proprie. Il resto è T2.
Se consideriamo anche i tentativi di ricerca del primo sentiero la valutazione è decisamente più alta.
Il percorso
Parto con Ferruccio dal piccolo parcheggio al Lago di Antrona. Seguendo il comodo sentiero-mulattiera sulla destra idrografica, saliamo alla diga di Campliccioli, costeggiamo il lago sui binari della decauville, arrivando al ponte sul torrente Troncone.
Superata l'Alpe Granarioli (in dialetto Ganariei), abbandoniamo il sentiero ufficiale per risalire nel canale del Riale di Loccia da l'Agar (Rabbini: Rivo della Rossa) sulla destra idrografica fino ad arrivare in prossimità della parete, quindi ci spostiamo a SO per tentare un traverso dove la carta IGM mostra il vecchio sentiero.
Inizialmente ci dirigiamo verso una cengia che sembra promettente ma rinunciamo perché per accedervi bisogna risalire il fondo, in parte bagnato, di un canalino roccioso poco invitante e soprattutto senza alcuna evidenza di passaggio.
Ritornati verso il canale principale, lo risaliamo per un breve tratto in modo da puntare ad una sorta di rampa con vegetazione. Per raggiungerla bisogna superare un passaggio molto esposto, dal bordo franoso, da cui si vede un cavetto arrugginito ma nulla che si possa definire la sede un vecchio sentiero. Se qui c'era un sentiero è crollato e proseguire verso il cavetto, nelle condizioni attuali, ci sembra un'opzione troppo rischiosa.
Ritornati sul sentiero di fondovalle, raggiungiamo l'Alpe Casa Ravera, dove lasciamo nuovamente il percorso che prosegue verso Lombraoro e traversiamo in salita verso Ovest, senza traccia, cercando di seguire anche in questo caso un tracciato che ormai esiste solo sulla carta militare.
Superato il canale del Riale della Garansla, attraversiamo una giavina e arriviamo alla base delle rocce. Percorriamo quindi una rampa con larici (traccia di animali) che sale da destra a sinistra fino ad un poggio con una giavina (probabilmente raggiungibile anche da Lombraoro di Sotto, ipotesi non verificata) dove imbocchiamo un'altra rampa, questa volta in salita da sinistra a destra, arrivando così al pianoro inferiore dell'Alpe Sasso, sede di un piccolo acquitrino. Pochi metri più in alto c'è il grande riparo naturale del Sasso con due ruderi azzerati.
Ancora più in alto ci sono le due costruzioni che sono state abbandonate per ultime. La più grande è ancora in condizioni relativamente buone. C'è anche un caserino del latte azzerato e i resti interrati di altre costruzioni più piccole.
Da qui cerchiamo di capire se esiste una possibilità ragionevole per traversare verso la Balma d'Angiol ma è già tardi per proseguire nell'esplorazione del versante e molte energie sono state consumate nella ricerca del primo sentiero.
Ci limitiamo quindi ad arrivare nei pressi del Riale della Garansla, che può essere attraversato poco sotto i 1800 m di quota seguendo tracce discontinue. Il terreno fino al canale è ripido e scomodo per la presenza dei rododendri.
Al ritorno traversiamo (traccia) in piano verso SO arrivando in pochi minuti sul sentiero per il Cingino, poco più in alto di una croce con annessa panchina per il riposo dell'escursionista che da qui può contemplare la magnifica testata della Val Troncone.
Il resto è tutto sul comodo e piacevole sentiero ufficiale che scende a Lombraoro di Sotto per poi ritornare a Casaravera.
Forse fu troppo ordinaria la miseria patita per essere raccontata, una cosa di poco conto che non vale la pena ricordare.
L'Alpe Sasso (IGM 1808 m; Rabbini: Al Sasso) è l'unico tra gli alpi fuorivia di questo versante ad essere nominato sulla carta militare e l'ultimo ad essere stato abbandonato, in virtù della vicinanza al sentiero per il Passo di Saas, importante collegamento tra il Sud e il Nord Europa prima che i traffici commerciali si spostassero sul Sempione. Ora il sentiero del Passo di Saas è frequentato principalmente dagli escursionisti che salgono alla diga del Cingino per ammirare gli stambecchi "alpinisti" divenuti famosi sul web.
Il toponimo di Loccia da l'Agar (IGM 1867 m) - alpe che occupa un terrazzo prativo nel canale dallo stesso nome (canale che più in alto ospita quelli che chiamo i "ruderi della finestra", visitati in un giro successivo) - è presente sulla recente carta Geo4Map, mentre il nome della Balma d'Angiol (IGM 1727 m) - modesto ricovero sui ripidi prati sopra il salto che fascia alla base il versante - si trova solo sulla Mappa Rabbini, il catasto del Piemonte ottocentesco visionabile sul sito dell'Archivio di Stato di Torino (link).
L'obiettivo dell'escursione era quello di toccare tutti e tre gli alpi ma alla fine ci "accontenteremo" dell'Alpe Sasso, rinviando ad un giro successivo (questo) la visita a Loccia da l'Agar e alla Balma d'Angiol.
Il modo più comodo per arrivare Al Sasso è con una breve e facile deviazione dal sentiero che sale alla diga del Cingino. La carta IGM riporta anche altri due sentieri non più uso:
- il primo si stacca da quello di fondovalle poco a monte dell'Alpe Granarioli (1412 m), supera la bancata rocciosa e tocca la Balma d’Angiol, prima di traversare all'Alpe Sasso.
- il secondo sale al Sasso dall'Alpe Casaravera (1499 m; Rabbini: Casa Ravera).
La ricerca del primo sentiero, che non troveremo, consumerà una parte della mattinata. Alla fine rimarrà il tempo per trovare il secondo dei due percorsi ma non per completare la visita del versante.
Al Sasso è un luogo appartato, rilassante e panoramico con edifici ancora in stato relativamente buono e che rivelano una notevole perizia costruttiva.
Da qui appare splendida la Val Troncone, caratterizzata da estesi boschi di larici che danno il meglio di sé nel periodo autunnale.
Annotazioni
La difficoltà T3+ è riferita al sentiero da Casa Ravera al Sasso e al breve traverso dal Sasso al sentiero per il Cingino perché, anche se non ci sono manufatti né segnavia di alcun tipo, il percorso è abbastanza chiaro e non si incontrano difficoltà vere e proprie. Il resto è T2.
Se consideriamo anche i tentativi di ricerca del primo sentiero la valutazione è decisamente più alta.
Il percorso
Parto con Ferruccio dal piccolo parcheggio al Lago di Antrona. Seguendo il comodo sentiero-mulattiera sulla destra idrografica, saliamo alla diga di Campliccioli, costeggiamo il lago sui binari della decauville, arrivando al ponte sul torrente Troncone.
Superata l'Alpe Granarioli (in dialetto Ganariei), abbandoniamo il sentiero ufficiale per risalire nel canale del Riale di Loccia da l'Agar (Rabbini: Rivo della Rossa) sulla destra idrografica fino ad arrivare in prossimità della parete, quindi ci spostiamo a SO per tentare un traverso dove la carta IGM mostra il vecchio sentiero.
Inizialmente ci dirigiamo verso una cengia che sembra promettente ma rinunciamo perché per accedervi bisogna risalire il fondo, in parte bagnato, di un canalino roccioso poco invitante e soprattutto senza alcuna evidenza di passaggio.
Ritornati verso il canale principale, lo risaliamo per un breve tratto in modo da puntare ad una sorta di rampa con vegetazione. Per raggiungerla bisogna superare un passaggio molto esposto, dal bordo franoso, da cui si vede un cavetto arrugginito ma nulla che si possa definire la sede un vecchio sentiero. Se qui c'era un sentiero è crollato e proseguire verso il cavetto, nelle condizioni attuali, ci sembra un'opzione troppo rischiosa.
Ritornati sul sentiero di fondovalle, raggiungiamo l'Alpe Casa Ravera, dove lasciamo nuovamente il percorso che prosegue verso Lombraoro e traversiamo in salita verso Ovest, senza traccia, cercando di seguire anche in questo caso un tracciato che ormai esiste solo sulla carta militare.
Superato il canale del Riale della Garansla, attraversiamo una giavina e arriviamo alla base delle rocce. Percorriamo quindi una rampa con larici (traccia di animali) che sale da destra a sinistra fino ad un poggio con una giavina (probabilmente raggiungibile anche da Lombraoro di Sotto, ipotesi non verificata) dove imbocchiamo un'altra rampa, questa volta in salita da sinistra a destra, arrivando così al pianoro inferiore dell'Alpe Sasso, sede di un piccolo acquitrino. Pochi metri più in alto c'è il grande riparo naturale del Sasso con due ruderi azzerati.
Ancora più in alto ci sono le due costruzioni che sono state abbandonate per ultime. La più grande è ancora in condizioni relativamente buone. C'è anche un caserino del latte azzerato e i resti interrati di altre costruzioni più piccole.
Da qui cerchiamo di capire se esiste una possibilità ragionevole per traversare verso la Balma d'Angiol ma è già tardi per proseguire nell'esplorazione del versante e molte energie sono state consumate nella ricerca del primo sentiero.
Ci limitiamo quindi ad arrivare nei pressi del Riale della Garansla, che può essere attraversato poco sotto i 1800 m di quota seguendo tracce discontinue. Il terreno fino al canale è ripido e scomodo per la presenza dei rododendri.
Al ritorno traversiamo (traccia) in piano verso SO arrivando in pochi minuti sul sentiero per il Cingino, poco più in alto di una croce con annessa panchina per il riposo dell'escursionista che da qui può contemplare la magnifica testata della Val Troncone.
Il resto è tutto sul comodo e piacevole sentiero ufficiale che scende a Lombraoro di Sotto per poi ritornare a Casaravera.
Tourengänger:
atal

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