Balma d'Angiol e Loccia da l'Agar - Valle Antrona
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Sulla sinistra idrografica della Val Troncone, tra i valloni di Camposecco e del Cingino, dove le mappe del '900 riportano solo quote senza nome, il catasto ottocentesco - la "solita" Mappa Rabbini - indica i toponimi della Balma d’Angiol ovvero la Balma dell'Angelo (IGM 1727) e della Loccia dell’Agro oppure da l’Agar secondo la recente carta Geo4Map (IGM 1867). Quest'ultima mappa ha l'indubbio merito di ricordare nomi che altrimenti sarebbero condannati all'oblio.
In questa occasione saliremo alla Balma d'Angiol da Casa Ravera seguendo una traccia che non corrisponde a nessuno dei sentieri rappresentati sulla carta IGM. Si tratta di un percorso logico, perché risale il versante nell'unico punto in cui la fascia rocciosa si interrompe, ed è privo di difficoltà tranne quelle legate all'orientamento: come sempre nel territorio di Antronapiana, fuori dai percorsi ufficiali non troveremo né tagli, nè ometti ad indicare la via.
La cosa più sorprendente dell'escursione è una sorta di balma sotterranea accanto ai ruderi di Loccia da l'Agar. L'ingresso è una trincea nell'erba e la cavità ha come copertura un'unica pietra di forma approssimativamente circolare, di circa due metri di diametro. Il pavimento è completamente lastricato e il muro laterale, in pietra a secco, presenta una piccola nicchia, come una sorta di finestra cieca. Personalmente è la prima volta che mi imbatto in un manufatto di questo tipo.
Notevole anche il tratto finale del sentiero che conduce a Loccia de l'Agar: si tratta di una parte costruita con calpestio molto largo, segno inequivocabile che qui venivano portate anche le mucche.
Il percorso
Con Ferruccio, Flavio e Paola parto dal parcheggio dell'Alpe Ronco. Seguendo il sentiero segnalato saliamo alla diga di Campliccioli, costeggiamo il lago e arriviamo all'Alpe Casa Ravera (1499 m).
Fino qui, meno di 2 ore, deviazioni escluse.
Al margine settentrionale dell'ampio pascolo, oltre un muro a secco, noto una traccia che inizialmente traversa in salita verso Ovest. Con Ferruccio (Flavio e Paola ci aspetteranno pazientemente a Casa Ravera) risalgo senza difficoltà il ripido pendio, dove crescono dei larici monumentali, fino alla base di un salto. Qui ci spostiamo a destra (N) ma, come scopriremo al ritorno, si può passare anche a sinistra (O). Con qualche cambio di direzione, si supera un altro salto di rocce fino a rinvenire una traccia evidente, ben segnata dal passaggio degli animali, che traversa a N sopra i salti giungendo ad un grande basamento di teleferica in cemento (riferimento). Il sentiero sale sopra il manufatto passando, con resti di gradini, sul bordo di un canale, oltre il quale si vedono i larici cresciuti sul vuoto, sul bordo della parete, già notati anche dal sentiero di fondovalle.
Il sentiero volge nuovamente a Nord, attraversa il canale in un punto sicuro e giunge sotto il breve salto di roccia che costituiva il riparo naturale della Balma d'Angiol, ridotta ad un rudere azzerato. Difficile dire quando sia stato abbandonato questo alpetto, sappiamo solo che nella foto aerea del 1956 non c'è traccia della copertura.
Saliamo verso Nord nei ripidi prati, che meritano appieno la qualifica di loccia, fino alla base della grande parete triangolare sotto la croce di quota 2666. Traversiamo quindi alla base delle rocce verso N, attraversiamo una giavina e troviamo il tratto di sentiero costruito citato nell'introduzione, sul punto di essere soffocato dagli ontani. Ancora pochi metri e arriviamo alle rovine di Loccia da l'Agar, costituito da una baita principale, altri due ruderi più piccoli, più la costruzione sotterranea di cui sopra. Questo alpe è stato abbandonato in tempi relativamente recenti, come si può dedurre dagli abbondanti resti della travatura. In questo caso anche le vecchie foto aeree mostrano che almeno fino al 1956 il tetto era ancora al suo posto.
Tempo impiegato: poco più di 1 ora da Casa Ravera
Ritorno per il percorso dell'andata, in questo caso con gli scarponi pieni d'acqua e i pantaloni fradici, l'ovvia conclusione di un'umida avventura...
In questa occasione saliremo alla Balma d'Angiol da Casa Ravera seguendo una traccia che non corrisponde a nessuno dei sentieri rappresentati sulla carta IGM. Si tratta di un percorso logico, perché risale il versante nell'unico punto in cui la fascia rocciosa si interrompe, ed è privo di difficoltà tranne quelle legate all'orientamento: come sempre nel territorio di Antronapiana, fuori dai percorsi ufficiali non troveremo né tagli, nè ometti ad indicare la via.
La cosa più sorprendente dell'escursione è una sorta di balma sotterranea accanto ai ruderi di Loccia da l'Agar. L'ingresso è una trincea nell'erba e la cavità ha come copertura un'unica pietra di forma approssimativamente circolare, di circa due metri di diametro. Il pavimento è completamente lastricato e il muro laterale, in pietra a secco, presenta una piccola nicchia, come una sorta di finestra cieca. Personalmente è la prima volta che mi imbatto in un manufatto di questo tipo.
Notevole anche il tratto finale del sentiero che conduce a Loccia de l'Agar: si tratta di una parte costruita con calpestio molto largo, segno inequivocabile che qui venivano portate anche le mucche.
Il percorso
Con Ferruccio, Flavio e Paola parto dal parcheggio dell'Alpe Ronco. Seguendo il sentiero segnalato saliamo alla diga di Campliccioli, costeggiamo il lago e arriviamo all'Alpe Casa Ravera (1499 m).
Fino qui, meno di 2 ore, deviazioni escluse.
Al margine settentrionale dell'ampio pascolo, oltre un muro a secco, noto una traccia che inizialmente traversa in salita verso Ovest. Con Ferruccio (Flavio e Paola ci aspetteranno pazientemente a Casa Ravera) risalgo senza difficoltà il ripido pendio, dove crescono dei larici monumentali, fino alla base di un salto. Qui ci spostiamo a destra (N) ma, come scopriremo al ritorno, si può passare anche a sinistra (O). Con qualche cambio di direzione, si supera un altro salto di rocce fino a rinvenire una traccia evidente, ben segnata dal passaggio degli animali, che traversa a N sopra i salti giungendo ad un grande basamento di teleferica in cemento (riferimento). Il sentiero sale sopra il manufatto passando, con resti di gradini, sul bordo di un canale, oltre il quale si vedono i larici cresciuti sul vuoto, sul bordo della parete, già notati anche dal sentiero di fondovalle.
Il sentiero volge nuovamente a Nord, attraversa il canale in un punto sicuro e giunge sotto il breve salto di roccia che costituiva il riparo naturale della Balma d'Angiol, ridotta ad un rudere azzerato. Difficile dire quando sia stato abbandonato questo alpetto, sappiamo solo che nella foto aerea del 1956 non c'è traccia della copertura.
Saliamo verso Nord nei ripidi prati, che meritano appieno la qualifica di loccia, fino alla base della grande parete triangolare sotto la croce di quota 2666. Traversiamo quindi alla base delle rocce verso N, attraversiamo una giavina e troviamo il tratto di sentiero costruito citato nell'introduzione, sul punto di essere soffocato dagli ontani. Ancora pochi metri e arriviamo alle rovine di Loccia da l'Agar, costituito da una baita principale, altri due ruderi più piccoli, più la costruzione sotterranea di cui sopra. Questo alpe è stato abbandonato in tempi relativamente recenti, come si può dedurre dagli abbondanti resti della travatura. In questo caso anche le vecchie foto aeree mostrano che almeno fino al 1956 il tetto era ancora al suo posto.
Tempo impiegato: poco più di 1 ora da Casa Ravera
Ritorno per il percorso dell'andata, in questo caso con gli scarponi pieni d'acqua e i pantaloni fradici, l'ovvia conclusione di un'umida avventura...
Tourengänger:
atal

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