Ferrata dei Pizzi di Parlasco
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I puristi diranno che non si tratta di una ferrata "vera", e in effetti non è presente il canonico cartello di raccomandazioni-prescrizioni. Forse è solo un sentiero attrezzato (molto attrezzato).
Di roccia cui appigliarsi ce n'è poca, e nella maggior parte del lungo percorso le mani vanno tenute occupate col cavo o con l'erba: per coloro i quali nelle ferrate tradizionali l'attrezzatura è esclusivamente per sicurezza e la progressione è "naturale", direi che qui possono trovare un soddisfacente 6b vegetale… A parte gli scherzi, vista l'estrema esposizione e l'insidiosità del terreno, non mi sembra del tutto esagerato e fuoriluogo l'uso del set da ferrata, anche se nella metà inferiore della salita gli ancoraggi sono veramente molto lontani.
Oltre al ben noto sentiero delle creste - a mio avviso escursionisticamente sottovalutato, forse solo per l'ingombrante e comunque non paragonabile vicinanza della Grigna - dal 2014, col lavoro di un gruppo di guide, sono stati recuperati due sentieri di boscaioli e minatori con partenza da Parlasco; anzi, due sentieri e mezzo: mi sembra infatti che il tratto definito "ferrata" possa essere una variante turistica moderna, essendo presente comunque un sentiero alternativo definito "facile" attraverso il ripido bosco adiacente (che noi non abbiamo percorso).
Occorre globalmente tenere conto del fatto che ambedue questi sentieri sono pochissimo frequentati, che spesso la traccia è scomparsa e si procede solo seguendo l'ancora buona bollatura e che l'esposizione, benché psicologicamente mascherata dalla vegetazione, è sempre molto elevata.
Dalla chiesa di S.Antonio si segue per poche decine di metri la strada che entra in paese, trovando su di un palo della luce, a sinistra, smorti segni per il Sentiero 1; una labilissima traccia di passaggio attraverso i prati che sovrastano un'abitazione conduce a raggiungere una pista forestale immersa nel bosco. La si segue verso destra fino ad incrociare una seconda ripida pista cementata che sale a sinistra fino ad un vicino casello dell'acquedotto; al margine sinistro del piazzale di servizio inizia il Sentiero 2. La traccia (attenzione poco dopo ad una freccetta rossa verso destra che fa retrovertere) si mostra subito con le caratteristiche che l'accompagneranno fino in cima: scarsissima frequentazione, terreno scosceso e smosso, estrema ripidità, ma con buona bollatura specialmente sui tronchi. Si sale zigzagando fra radici affioranti e ghiaie instabili, spesso con l'aiuto di cavi tesi sulla linea di massima pendenza: la sensazione è che le attrezzature siano state posate ove si sia trovata la minima possibilità di ancoraggio. Superata la fascia principale di bosco, si procede attraversando per il lungo e per il largo ripidissime radure prative, dove affioramenti rocciosi rendono più degni di fiducia gli infissi. In cima all'ultimo prato, in una piccola spianata del bosco, si presenta il bivio fra proseguimento "facile" del sentiero attrezzato (a sinistra) e "ferrata" (a destra): un'ulteriore tratto boscoso in traverso ed un canale di sassi smossi accompagnano fino ad una comoda nicchia-camino dove addobbarsi del necessario. Qui inizia la sezione più rocciosa della parete nord-est dei Pizzi di Parlasco: la sequenza di catene è praticamente continua fra cenge e canalini molto esposti e comunque inerbati, fino a portarsi in cima ad un pilastro terroso dove ci si ricongiunge al sentiero facile. Ancora qualche tratto di catena nei punti più delicati e si arriva a raggiungere il sentiero di cresta, panoramicissimo sul Lago di Como e sulla conca di Esino ed Ortanella. Da qui i segnali si moltiplicano: bollatura rosso/bianca CAI, bollatura blu della Esino Skyrace e bollatura rosso/gialla dei sentieri di Parlasco; il sentiero principale è quello più evidente, ma si possono compiere deviazioni attrezzate sul filo roccioso [Attenzione al termine della seconda catena, tesissima perché regge tutta la massa del blocco di roccia con l'ancoraggio, che si è staccato ed è rimasto appeso col resinato]. Dopo aver raggiunto la croce della Cima di Daas si prosegue comodamente (scegliamo di seguire il percorso della gara) fino ad una conca erbosa con laghetto artificiale, da cui si sale in breve alla Bocchetta di Cavèe: qui si ritrova la segnaletica delle creste e - non indicato ma bollato - il Sentiero 1 che ritorna a Parlasco. E' un percorso delicato: la traccia è sempre esile, a tratti franosa e ripida; si attraversano in sequenza numerosi speroni rocciosi (per perdere quota con strettissimi tornantini) e altrettanti canaloni rovinati dalle acque meteoriche torrentizie.Una spianata artificiale ospita gli imbocchi di tre gallerie minerarie (pochi metri di profondità) abbandonate dopo il fallimento della ricerca di sufficienti quantità di manganese (ma ancora buoni campioni nella discarica), ed ora in funzione di stallaggio ovino. Procedendo su terreno sempre infido ma sempre più boscoso, presso una briglia di contenimento dei detriti, si converge nella pista forestale di Parlasco: seguendola verso sinistra si arriva a raggiungere il punto di partenza.
Di roccia cui appigliarsi ce n'è poca, e nella maggior parte del lungo percorso le mani vanno tenute occupate col cavo o con l'erba: per coloro i quali nelle ferrate tradizionali l'attrezzatura è esclusivamente per sicurezza e la progressione è "naturale", direi che qui possono trovare un soddisfacente 6b vegetale… A parte gli scherzi, vista l'estrema esposizione e l'insidiosità del terreno, non mi sembra del tutto esagerato e fuoriluogo l'uso del set da ferrata, anche se nella metà inferiore della salita gli ancoraggi sono veramente molto lontani.
Oltre al ben noto sentiero delle creste - a mio avviso escursionisticamente sottovalutato, forse solo per l'ingombrante e comunque non paragonabile vicinanza della Grigna - dal 2014, col lavoro di un gruppo di guide, sono stati recuperati due sentieri di boscaioli e minatori con partenza da Parlasco; anzi, due sentieri e mezzo: mi sembra infatti che il tratto definito "ferrata" possa essere una variante turistica moderna, essendo presente comunque un sentiero alternativo definito "facile" attraverso il ripido bosco adiacente (che noi non abbiamo percorso).
Occorre globalmente tenere conto del fatto che ambedue questi sentieri sono pochissimo frequentati, che spesso la traccia è scomparsa e si procede solo seguendo l'ancora buona bollatura e che l'esposizione, benché psicologicamente mascherata dalla vegetazione, è sempre molto elevata.
Dalla chiesa di S.Antonio si segue per poche decine di metri la strada che entra in paese, trovando su di un palo della luce, a sinistra, smorti segni per il Sentiero 1; una labilissima traccia di passaggio attraverso i prati che sovrastano un'abitazione conduce a raggiungere una pista forestale immersa nel bosco. La si segue verso destra fino ad incrociare una seconda ripida pista cementata che sale a sinistra fino ad un vicino casello dell'acquedotto; al margine sinistro del piazzale di servizio inizia il Sentiero 2. La traccia (attenzione poco dopo ad una freccetta rossa verso destra che fa retrovertere) si mostra subito con le caratteristiche che l'accompagneranno fino in cima: scarsissima frequentazione, terreno scosceso e smosso, estrema ripidità, ma con buona bollatura specialmente sui tronchi. Si sale zigzagando fra radici affioranti e ghiaie instabili, spesso con l'aiuto di cavi tesi sulla linea di massima pendenza: la sensazione è che le attrezzature siano state posate ove si sia trovata la minima possibilità di ancoraggio. Superata la fascia principale di bosco, si procede attraversando per il lungo e per il largo ripidissime radure prative, dove affioramenti rocciosi rendono più degni di fiducia gli infissi. In cima all'ultimo prato, in una piccola spianata del bosco, si presenta il bivio fra proseguimento "facile" del sentiero attrezzato (a sinistra) e "ferrata" (a destra): un'ulteriore tratto boscoso in traverso ed un canale di sassi smossi accompagnano fino ad una comoda nicchia-camino dove addobbarsi del necessario. Qui inizia la sezione più rocciosa della parete nord-est dei Pizzi di Parlasco: la sequenza di catene è praticamente continua fra cenge e canalini molto esposti e comunque inerbati, fino a portarsi in cima ad un pilastro terroso dove ci si ricongiunge al sentiero facile. Ancora qualche tratto di catena nei punti più delicati e si arriva a raggiungere il sentiero di cresta, panoramicissimo sul Lago di Como e sulla conca di Esino ed Ortanella. Da qui i segnali si moltiplicano: bollatura rosso/bianca CAI, bollatura blu della Esino Skyrace e bollatura rosso/gialla dei sentieri di Parlasco; il sentiero principale è quello più evidente, ma si possono compiere deviazioni attrezzate sul filo roccioso [Attenzione al termine della seconda catena, tesissima perché regge tutta la massa del blocco di roccia con l'ancoraggio, che si è staccato ed è rimasto appeso col resinato]. Dopo aver raggiunto la croce della Cima di Daas si prosegue comodamente (scegliamo di seguire il percorso della gara) fino ad una conca erbosa con laghetto artificiale, da cui si sale in breve alla Bocchetta di Cavèe: qui si ritrova la segnaletica delle creste e - non indicato ma bollato - il Sentiero 1 che ritorna a Parlasco. E' un percorso delicato: la traccia è sempre esile, a tratti franosa e ripida; si attraversano in sequenza numerosi speroni rocciosi (per perdere quota con strettissimi tornantini) e altrettanti canaloni rovinati dalle acque meteoriche torrentizie.Una spianata artificiale ospita gli imbocchi di tre gallerie minerarie (pochi metri di profondità) abbandonate dopo il fallimento della ricerca di sufficienti quantità di manganese (ma ancora buoni campioni nella discarica), ed ora in funzione di stallaggio ovino. Procedendo su terreno sempre infido ma sempre più boscoso, presso una briglia di contenimento dei detriti, si converge nella pista forestale di Parlasco: seguendola verso sinistra si arriva a raggiungere il punto di partenza.
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