Dom, via normale da Domhutte
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Il Dom è una delle vette più alte dell'intero arco alpino e la salita attraversa posti stupendi ancora fatti di ghiaccio e panorami incredibili.
La via normale non presenta passaggi particolarmente impegnativi, ma deve fare i conti con un dislivello notevole sia per il raggiungimento del rifugio sia per la salita alla vetta e deve essere necessariamente divisa in due giorni.
Il primo giorno prevede la salita alla Domhutte e brucia già circa 1600 metri di dislivello. Il sentiero è davvero stupendo e ben tenuto e offre viste pazzesche sin dall'inizio in particolar modo sulla Weisshorn e il Cervino. Inoltre, dopo circa 1.30 h di cammino si incrocia un ponte tibetano stupendo che unisce i due lati della stretta valle formata dal fiume che scende dal Dom stesso.
La seconda metà del sentiero per il rifugio è un sentiero attrezzato divertente e molto bello che galvanizza più che stancare. Mai difficile, è comunque preferibile affrontalo in giornate asciutte.
Il rifugio è tipicamente Svizzero, ovvero perfetto.
Il secondo giorno è propriamente quello della salita e ci porterà altri 1600 metri circa più in alto tenendoci impegnati almeno 5 ore (ad andare forte) solo per il raggiungimento della vetta: la sveglia alle 2 è davvero necessità.
Il tracciato può essere diviso in 3 parti: rifugio-Festijoch, Festijoch e Festijoch-vetta.
La prima parte prevede prima la morena e poi una passeggiata sul ghiaccio fino alla base del Festijoch. Banale? No! Il ghiaccio in questa parte è in notevole sofferenza e crepacci più o meno grossi sono nascosti ovunque. Non è mai consigliabile lasciare la traccia che costeggia il lato sinistro del ghiaccio ed è necessario procedere in conserva.
La salita al Festijoch risulta invece molto divertente con passaggi di arrampicata che sfiorano il III grado anche perchè, complice il buio, risulta difficile intraprendere la via più semplice.
Superato il colle, per tenere la via normale è necessario perdere una cinquantina di metri di quota e poi cominciare la lunghissima salita di cui la prima parte risulta ancora crepacciata. La fatica diventa veramente intensa a causa di quota e dislivello, ma il panorama dalla vetta ripaga di tutto: gruppo del Rosa, Cervino e tutti i 4000 del vallese sono al di sotto di noi (ad eslusione di Dofour, Zumstein, Norden e punta Gnifetti).
Il ritorno è sempre una lunghissima camminata su ghiacciaio ad esclusione della discesa dal Festijoch. Prestando attenzione, in prossimità del colle si trovano dei chiodi (che personalmente non avevamo visto all'andata) che aiutano notevolmente. La discesa può essere fatta sia disarrampicando (considerando però tratti per niente facili) oppure utilizzando i chiodi per calarsi con 1-2 doppie. In questo caso essendoci più punti di sosta è ampiamente sufficiente anche 1 corda da 30 metri. Da considerare nelle tempistiche che ingorghi nelle calate possono portare ad attese anche di 1 ora o più.
Scesi dal colle si ricomincia a prestare attenzione ai crepacci fino a tornare alla morena e da qui al rifugio.
Vista la fatica e il notevole dislivello positivo e negativo può essere consigliabile pernottare ancora in rifugio. Noi, poveri e tirchi, abbiamo faticosamente ripreso subito la strada verso valle.
Marco
La via normale non presenta passaggi particolarmente impegnativi, ma deve fare i conti con un dislivello notevole sia per il raggiungimento del rifugio sia per la salita alla vetta e deve essere necessariamente divisa in due giorni.
Il primo giorno prevede la salita alla Domhutte e brucia già circa 1600 metri di dislivello. Il sentiero è davvero stupendo e ben tenuto e offre viste pazzesche sin dall'inizio in particolar modo sulla Weisshorn e il Cervino. Inoltre, dopo circa 1.30 h di cammino si incrocia un ponte tibetano stupendo che unisce i due lati della stretta valle formata dal fiume che scende dal Dom stesso.
La seconda metà del sentiero per il rifugio è un sentiero attrezzato divertente e molto bello che galvanizza più che stancare. Mai difficile, è comunque preferibile affrontalo in giornate asciutte.
Il rifugio è tipicamente Svizzero, ovvero perfetto.
Il secondo giorno è propriamente quello della salita e ci porterà altri 1600 metri circa più in alto tenendoci impegnati almeno 5 ore (ad andare forte) solo per il raggiungimento della vetta: la sveglia alle 2 è davvero necessità.
Il tracciato può essere diviso in 3 parti: rifugio-Festijoch, Festijoch e Festijoch-vetta.
La prima parte prevede prima la morena e poi una passeggiata sul ghiaccio fino alla base del Festijoch. Banale? No! Il ghiaccio in questa parte è in notevole sofferenza e crepacci più o meno grossi sono nascosti ovunque. Non è mai consigliabile lasciare la traccia che costeggia il lato sinistro del ghiaccio ed è necessario procedere in conserva.
La salita al Festijoch risulta invece molto divertente con passaggi di arrampicata che sfiorano il III grado anche perchè, complice il buio, risulta difficile intraprendere la via più semplice.
Superato il colle, per tenere la via normale è necessario perdere una cinquantina di metri di quota e poi cominciare la lunghissima salita di cui la prima parte risulta ancora crepacciata. La fatica diventa veramente intensa a causa di quota e dislivello, ma il panorama dalla vetta ripaga di tutto: gruppo del Rosa, Cervino e tutti i 4000 del vallese sono al di sotto di noi (ad eslusione di Dofour, Zumstein, Norden e punta Gnifetti).
Il ritorno è sempre una lunghissima camminata su ghiacciaio ad esclusione della discesa dal Festijoch. Prestando attenzione, in prossimità del colle si trovano dei chiodi (che personalmente non avevamo visto all'andata) che aiutano notevolmente. La discesa può essere fatta sia disarrampicando (considerando però tratti per niente facili) oppure utilizzando i chiodi per calarsi con 1-2 doppie. In questo caso essendoci più punti di sosta è ampiamente sufficiente anche 1 corda da 30 metri. Da considerare nelle tempistiche che ingorghi nelle calate possono portare ad attese anche di 1 ora o più.
Scesi dal colle si ricomincia a prestare attenzione ai crepacci fino a tornare alla morena e da qui al rifugio.
Vista la fatica e il notevole dislivello positivo e negativo può essere consigliabile pernottare ancora in rifugio. Noi, poveri e tirchi, abbiamo faticosamente ripreso subito la strada verso valle.
Marco
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Marco_92


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