Io e Nevermind partiamo alle 5.30 dal rifugio Gnifetti, il mio termometro segna 7 gradi, la neve è abbastanza dura, la traccia sul ghiacciaio è evidente e segue una linea piuttosto diretta. Il ghiacciaio del Lys è coperto dalla neve, ho contato però 7-8 crepacci fino al Colle del Lys, due scavalcati con un semplice salto e gli altri, di cui almeno tre di rispettabili dimensioni, superati con ponti di neve.
Fino a 4000 metri procedo bene, meglio di ieri salendo al rifugio. L’interessante viaggio turistico a Matera mi ha però tolto 1-2 occasioni di allenamento, la salita al rifugio Gnifetti è servita anche a quello e mi sembra che la notte in quota mi abbia fatto bene.
Dopo i 4000 metri, cioè circa in una conca sotto il Balmenhorn, faccio più fatica e ogni 70-100 passi mi fermo a riprendere fiato.
Dopo 2 ore siamo un po' più alti del Colle del Lys, dove la pista per la Ludwigshohe si divide da quella più frequentata per la Capanna Margherita. Avevamo considerato anche l’opzione di percorrere integralmente la cresta nord-ovest della Ludwigshohe, che divide il ghiacciaio del Lys da quello del Grenz, ma è invitante la pista lungo il pianoro verso il Colle delle Piode, ai piedi del versante nord-est della Ludwig. Senza raggiungere il Colle la pista svolta bruscamente salendo a destra e tagliando diagonalmente il versante nord-est arriva alla crepaccia terminale. La superiamo su un ponte di neve e subito dopo troviamo circa 50 metri più ripidi che portano sull’ultimo tratto di cresta. Qualcuno sorriderà ma questi pochi metri li classifico PD. Li salgo in apnea senza sostare, forse perché sono pochi e per … levarmeli di torno prima possibile. Alcuni metri di cresta, un piccolo crepaccio da superare pochi metri sotto la cima e arriviamo sulla piccola vetta alle 7.50. Avevamo previsto di impiegarci 3 ore, come tempistica è andata meglio: 2h20.
Sulla cima ci fermiamo poco e veniamo raggiunti da due altre cordate di tre persone ciascuna. Il tempo da sereno vede ora qualche nuvolone sulle cime più alte. Mentre mi preparo a scendere faccia a monte il tratto più ripido, vedo che non sarà necessario: le due cordate che ci hanno seguito hanno preparato un “toboga” alternativo con gradini molto ben marcati. Superata nuovamente la crepaccia terminale, il resto della discesa fortunatamente è senza storia.
Sono circa le 10 quando arriviamo al rifugio Mantova e tra le 11-11.30 facciamo il tragitto per la nuova stazione Indren attraversando nevai e il ghiacciaio d'Indren. La temperatura è ora di 16 gradi, nella traccia la neve tiene ancora abbastanza. Fa caldo e ha fatto caldo ma il ghiacciaio che porta alla Punta Giordani mi appare ancora bianco di neve e non grigio come a metà luglio di 2 anni fa. Lungo la pista per la nuova stazione Indren non ci sono ancora le pozze d’acqua di fusione.
E per finire, come tutti già sapete … e allora che lo dico a fare? Comunque l’Enciclopedia della Valle d’Aosta dice: "La Sommità di Ludovico fu scalata il 25 agosto 1822 dal barone austriaco Franz Ludwig von Welden e collaboratori. Il barone le diede il nome del santo di quel giorno nonché il proprio".
Vi tedio un pò aggiungendo che il von Welden era un militare di carriera che comandava gli austriaci nel Lombardo-Veneto. Dopo aver contribuito alla repressione dei moti patriottici lombardo-piemontesi del 1821, si occupò della topografia del Piemonte. Sposò Teresa Sopransi, una donna che aveva fatto parte della Carboneria, era stata amica e forse amante del conte Confalonieri (uno degli ideologi dell'insurrezione), si era salvata grazie alla protezione del Welden e aveva una villa sul Lago d'Orta. Dalla villa il von Welden partiva per le sue esplorazioni, culminate nel 1824 con la pubblicazione di "Der Monte Rosa", primo libro sul massiccio.
Kommentare (20)