Pietraforata - Valle Antrona


Publiziert von atal , 3. April 2019 um 23:21.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:30 März 2019
Wandern Schwierigkeit: T5 - anspruchsvolles Alpinwandern
Hochtouren Schwierigkeit: L
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 10:30
Aufstieg: 1500 m
Abstieg: 1500 m

Osservando il Pizzo Ciapé dalle cime della Bassa Ossola qualche mese fa, la mia attenzione era stata attirata da una sorta di cengia disegnata dalla neve. Mi era sembrato un percorso logico, almeno per gli animali...

Non avevo ancora notato che sulla carta IGM un sentiero attraversa il versante Sud-Est della montagna e un altro (puntinato...) prosegue fino a raggiungere l'Alpe Lagorotto, alla testata del vallone di Pena. Non rimaneva che andare a vedere di persona.

Ne è uscita una traversata molto panoramica ma la sorpresa più grande è stata la Pietraforata, in dialetto Preia Furà, che non è una cima (non a caso sulla carta IGM il nome è a destra della linea di cresta, ed è quotata 2091 m) ma un masso con una grande quantità di incisioni, con nomi e date sparsi in meraviglioso disordine, come se - chi ha voluto lasciare un segno del proprio transito - avesse avuto l'urgenza di incidere qualcosa proprio su quella pietra, insieme e in mezzo a tutti gli altri autori di questo graffito a più mani.

Viene spontaneo pensare che queste incisioni siano legate alle miniere di ferro di Ogaggia, la cui storia si perde nel tempo (il primo documento risale al 1217) e che sono all'origine dello sviluppo industriale di Villadossola nel secolo XIX. In realtà le miniere sono cadute in disuso dopo l'unità d'Italia e sulla roccia molte scritte sono decisamente troppo recenti per essere associate al transito dei minatori. 

Nel libro "Oltre l'ignoto - viaggio nella Valle Antrona Preistorica", di Pier Franco Midali, si ipotizza che la Preia Furà fosse il luogo sacro dove convergevano gli antichi cammini penitenziali della Valle Antrona, gli Autani, praticati anche ai giorni nostri in una versione "semplificata", dove la parte più impervia del cammino, quella che arrivava alla Preia Furà, è sostituita da una sosta in luoghi più comodi (l'Alpe Ogaggia nel caso dell'Autani di Set Frei).

Annotazioni
Percorso lungo e faticoso, privo di segnaletica da Ogaggia a Cama.

Da Ogaggia alla Costa del Cavallo è presente una traccia mantenuta dagli animali, che mediamente presenta un buon calpestio ma con singoli passaggi (su erba) molto esposti. In quest'occasione abbiamo incontrato alcuni tratti ripidi su neve gelata che non avremmo superato senza ramponi (valutabili come F), alternati da altri su neve non portante, molto faticosi.

La prosecuzione fino all'Alpe Lagorotto è senza traccia.

Logistica
La partenza da Ruginenta si è rivelata non consigliabile perché un vero sentiero da Ruginenta a Cheggio non c'è (o noi non lo abbiamo trovato...) e il rientro su strada asfaltata è piuttosto lungo.

Con una macchina sola, conviene raggiungere l'Alpe Cavallo dal ponte sull'Ovesca all'altezza di San Pietro e seguire il sentiero segnalato che passa dall'Alpe Vaccareccia. In questo caso infatti il sentiero è facilmente individuabile fin dall'inizio e si riduce il tratto finale su asfalto.

Disponendo di due macchine (o potendo contare sui mezzi pubblici, nei giorni feriali), conviene partire da Bordo, oppure da Viganella o da Montescheno e salire da lì al Passo di Ogaggia, senza passare dall'Alpe Cavallo.


Itinerario
Da Ruginenta cerchiamo il sentiero, segnato sulle mappe, che sale a Chesio, senza però trovare segnaletica di alcun tipo. Salendo a monte della chiesa ci imbattiamo in un vecchio sentiero che, nei pressi di un traliccio dell'alta tensione, presenta dei tratti gradinati per poi perdersi tra i terrazzamenti, in parte franati. Saliamo comunque il ripido pendio boscoso (scomodo, a tratti ripido) fino ad incrociare la mulattiera, segnalata ed evidente, che sale verso l'Alpe Cavallo nei pressi della Cappella Mundù.

Proseguiamo passando dall'Alpe Alber e dalla fontana Cisa, disseccata in questa stagione siccitosa, fino all'Alpe Cavallo dove imbocchiamo, alle spalle della baita con San Pedar, il sentiero che attraversa il vallone di Balmel. Superato il rugginoso corso del Rio della Frera si incontrano dei tratti protetti con putrelle e catene. Giungiamo così all'Alpe La Beula, dove abbandoniamo il percorso principale per salire sul "ruvido sentiero" (così descritto su una guida dell'Ossola di fine '800...), segnalato in modo discreto e intelligente, che sale nel bosco di abeti fino all'assolato pascolo dell'Alpe Crap (Rabbini: Cruppo).

Proseguiamo quindi nei prati, ora a vista, ora su quello che resta del vecchio percorso, fino ad immetterci sul sentiero segnalato che traversa a Sud della Testa dei Rossi nei pressi del Passo di Ogaggia. Superata un'altra fonte disseccata, in breve arriviamo all'Alpe Ogaggia, dove troviamo uno splendido bivacco pulitissimo e ben fornito.

Fino qui circa 4 ore.

Superato il risalto a monte delle baite, iniziamo a traversare il versante SE del Ciapè su una traccia di animali, inizialmente piuttosto ampia. La "cengia" è in realtà una successione di colletti e canalini e la traccia che la percorre presenta alcuni traversi esposti con calpestio esiguo. Rallentati nella progressione da alcuni tratti ripidi nella neve non portante, raggiungiamo il colletto della Pietraforata (circa 2050 m secondo il mio GPS, IGM 2091 m), sulla costa che precede quella del Cavallo.

Proseguiamo, traversando prima in discesa e poi in salita, sul fianco del Vallone di Pena, giungendo così all'Alpe Lagorotto (circa 2025 m; la quota 1861 m IGM è chiaramente un errore), il rudere di un misero ricovero addossato ad un masso sul bordo dell'altipiano, e dei resti azzerati alle sue spalle, in quest'occasione in parte nascosti dalla neve.

Secondo il Midali (libro citato in apertura) in dialetto il nome dell'alpe è La Garutt, quindi non avrebbe nulla a che vedere con la presenza di un lago.

Da Ogaggia circa 3 ore, riducibili sensibilmente in assenza di neve.

Dopo una sosta, necessaria per smaltire la stanchezza, proseguiamo verso la dorsale di Cama, che raggiungiamo traversando poco più in alto del vecchio sentiero, la cui traccia è visibile da Lagorotto solo nel tratto più vicino all'alpe.

Scendiamo su terreno facile fino agli Alpi di Cama e, per percorso già noto (lo stesso dell'escursione precedente), a Gi Togn, alle Fraccie e quindi al ponte di cemento sul torrente Loranco noto localmente come Ponte delle Vacche (919 m), nei pressi di Antronapiana.

Tempi: 15' per la risalita da Lagorotto alla dorsale di Cama, 1:30 per la discesa

Dal ponte seguiamo lo sterrato sulla destra idrografica fino ad uscire sulla strada asfaltata a monte della centrale di Rovesca. Da qui non ci rimane che una noiosa camminata fino a Ruginenta, attraversando Locasca, Madonna e San Pietro.

Tempi: poco più di 1 ora dal Ponte delle Vacche a Ruginenta


Tourengänger: atal
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (17)


Kommentar hinzufügen

Zaza hat gesagt:
Gesendet am 4. April 2019 um 06:06
Splendide scoperte, bravi! La pietra forata è davvero singolare, richiama un po il „sass de la scritüra“ in Val Calanca. E il bivacco Ogaggia era un buco super spartano fino a pochi anni fa.

Ciao, Manuel

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. April 2019 um 07:20
Grazie Manuel, non conosco il “sass de la scritüra” ma questa “preia furaa” è veramente notevole, anche per la posizione scomoda e panoramica.

Per quanto riguarda Il bivacco di Ogaggia, è un gioiello e c’è solo da augurarsi che i visitatori lo lascino come le hanno trovato.
Ciao,
Andrea

Zaza hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. April 2019 um 10:53
Ciao Andrea, ecco la roccia in Val Calanca, anche lì si tratta di un posto un po fuori dal mondo, queste incisioni sono invece dei pastori Bergamaschi.

Ciao, Manuel

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. April 2019 um 12:49
Molto interessante Manuel, grazie.
Prima o poi bisognerà che mi decida a fare qualche km in più con la macchina...
Ciao,
Andrea

Menek hat gesagt:
Gesendet am 4. April 2019 um 10:32
posti e colori fantastici...e ricchi di storia rurale.

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. April 2019 um 12:55
grazie Menek, sono posti che meritano veramente. Peccato solo non aver trovato persone del posto che sappiano dirci qualcosa della storia di questi luoghi...

Ciao,
Andrea

emanuele80 hat gesagt:
Gesendet am 4. April 2019 um 10:45
Sempre al top!

Ciao,
Emanuele

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. April 2019 um 12:58
Grazie Emanuele, questa volta abbiamo ”osato” il primo giro lungo dell’anno e quello che abbiamo trovato ha superato di molto le aspettative...

Ciao,
Andrea

GAQA hat gesagt:
Gesendet am 4. April 2019 um 11:06
Sempre qualcosa di speciale le vostre incredibili gite! Complimenti per testo e foto.
Alessandro.

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. April 2019 um 13:04
grazie Alessandro, mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato anche il testo.

Questo giro, almeno per me, è stato “più speciale” di altri. Non capita spesso di avere un’intuizione che si riveli così fortunata...

Ciao,
Andrea

ChristianR hat gesagt:
Gesendet am 4. April 2019 um 15:08
Eccellente sorpresa che questa pietra incisa! E grazie per averlo condiviso ... che non è privo di rischi quando vediamo il passaggio usato ...

Ho visto che la miniera impiegava 70 persone (nella galleria) ed era dotata di una funivia. Sulle vedute aeree, sfortunatamente vediamo un rimanente sentiero a zig-zag che scende dal passo.

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. April 2019 um 18:00
Grazie Christian, è stata veramente una grande sorpresa. Non me ne intendo, ma potrebbe essere pietra ollare. Dico questo perché, guardando il “carotaggio” in basso a destra, sembra che vi abbiano ricavato anche una pentola.

Sarebbe bello scoprire qualcosa di più sulla “preia furaa”. Vediamo se riusciamo a mettere le mani su certi libri...

Sulle miniere di Ogaggia è sicuramente più facile trovare informazioni, visto il ruolo che hanno avuto nell’economia locale.

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 11. Mai 2019 um 10:52
Ho poi letto che le miniere sono state abbandonate dopo l’unità d’Italia e molte date incise sono più recenti.

Secondo l’interpretazione contenuta nel libro di Pier Franco Midali (ex sindaco di Viganella) intitolato “Oltre l’ignoto - Viaggio nella Valle Antrona preistorica”, pare che la “preia furà” (scritto così) potesse essere il punto di arrivo di tre percorsi di pellegrinaggio rituale, con partenza da Montescheno, Viganella e Antronapiana, e che tali percorsi corrispondessero ad una sorta di versione antica degli “autani”, i pellegrinaggi religiosi ancora praticati in Valle Antrona.

Ora gli autani si fermano prima, in luoghi più facili da raggiungere, ma fino agli ‘80 del secolo scorso qualcuno ancora si spingeva fino alla preia furà con il pretesto di raccogliere le stelle alpine...

Secondo l’autore, per gli antichi popoli della valle Antrona, ancora avvolti nel mistero, il Ciapè era la montagna sacra e la preia furà era il luogo sacro ai suoi piedi.

ChristianR hat gesagt: RE:
Gesendet am 11. Mai 2019 um 15:22
Mille grazie per questa informazione che mi ha fatto scoprire i Lautani di Set Frei !

Passa accanto al passo di Ogaggia e forse alcuni fanno una deviazione dalla Pietra ...

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 11. Mai 2019 um 16:32
L’Autani di Set Frei passa proprio dal passo di Ogaggia (http://www.comune.montescheno.vb.it/it-it/download/scarica-il-file-del-percorso-2823-37-218-aa6f1d1a9821af0d149c71616dfaf5b7).

L’ipotesi di Midali è che un tempo qualcuno si spingesse fino alla Preia Furà: “Nell’Autani di Set Frei (...) il tempo oggi dedicato alla sosta pranzo, era utilizzato per compiere il tragitto, andata e ritorno, dall’alpe di Ogaggia fino a Preia Furà”.

blepori hat gesagt:
Gesendet am 4. April 2019 um 19:32
stupenda esplorazione come sempre, bravissimi voi a muovervi su questi antichi sentieri. Ciao Benedetto

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. April 2019 um 20:35
Grazie Benedetto, è stato un giro di grande soddisfazione. Magari fossero tutti così...

Ciao,
Andrea


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