La Martica incenerita
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Gli incendi che hanno colpito il Monte Martica a partire dal 3 gennaio 2019 hanno segnato l'intera montagna, ferita e incenerita nella quasi totale interezza, ad eccezione fortunatamente del versante settentrionale, ricoperto da splendide faggete. Partito dal versante occidentale in località Motta Rossa (m.505) le fiamme hanno letteralmente scavalcato il ripido pendio porfirico divorando perlopiù il sottobosco secco e la vegetazione arbustiva, senza peraltro risparmiare le poche piante presenti. Risparmiando e lambendo appena il versante (calcareo) settentrionale del Monte Chiusarella (m.915), le fiamme si sono propagate nei due solchi laterali che scendono in Valganna, cioè Valfredda e Valvassera, e sul colle Cuseglio. Quando il fenomeno sembrava essere sotto controllo le fiamme sono ripartite la sera del 6 gennaio tormentando stavolta la dorsale SE del Monte Martica e ancora la Valvassera, spingendosi fino in vetta; la SS 233 è stata chiusa precauzionalmente la mattina del 7 gennaio poichè il fuoco non ne passava molto distante.
A dieci giorni dai fatti descritti non posso altro che "inventarmi" un giro seguendo liberamente il corso delle fiamme per osservare da vicino uno scenario allucinante da "the day after" le cui immagini, nel complesso impressionanti, parlano chiaro. Il sottobosco arbustivo e il fogliame son stati divorati completamente, e sembra di camminare su un vulcano tanta è la cenere in giro. I fuori sentiero inventati sul momento che impongono l'uso delle mani sugli inceneriti e ripidissimi pendii orientali me le anneriscono; l'odore di bruciato è ancora forte e presente. In tutto questo posso vedere, pur laconicamente, una nota positiva: il vecchio sentiero-mulattiera utilizzato in passato dai minatori della Miniera Valvassera che taglia a mezzacosta il versante valgannese è tornato alla luce fin nei dettagli ed è restituito alla luce del sole. Ennesimo segno che le fiamme non solo divorano ma purificano dando così alla montagna un aspetto, per così dire, "originario".
Nonostante questo aspetto apocalittico la Martica sa mantenere inalterato il suo fascino di montagna speciale, misteriosa e affascinante in ogni sua piega, alla faccia di ogni "disgrazia". E vedere viceversa il Monte Chiusarella intatto nelle sue distese e panoramiche dorsali è stato come avere un segno di speranza.
Chi vivrà vedrà.
A dieci giorni dai fatti descritti non posso altro che "inventarmi" un giro seguendo liberamente il corso delle fiamme per osservare da vicino uno scenario allucinante da "the day after" le cui immagini, nel complesso impressionanti, parlano chiaro. Il sottobosco arbustivo e il fogliame son stati divorati completamente, e sembra di camminare su un vulcano tanta è la cenere in giro. I fuori sentiero inventati sul momento che impongono l'uso delle mani sugli inceneriti e ripidissimi pendii orientali me le anneriscono; l'odore di bruciato è ancora forte e presente. In tutto questo posso vedere, pur laconicamente, una nota positiva: il vecchio sentiero-mulattiera utilizzato in passato dai minatori della Miniera Valvassera che taglia a mezzacosta il versante valgannese è tornato alla luce fin nei dettagli ed è restituito alla luce del sole. Ennesimo segno che le fiamme non solo divorano ma purificano dando così alla montagna un aspetto, per così dire, "originario".
Nonostante questo aspetto apocalittico la Martica sa mantenere inalterato il suo fascino di montagna speciale, misteriosa e affascinante in ogni sua piega, alla faccia di ogni "disgrazia". E vedere viceversa il Monte Chiusarella intatto nelle sue distese e panoramiche dorsali è stato come avere un segno di speranza.
Chi vivrà vedrà.
Tourengänger:
Poncione

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