Hindere Zinggenstock 3041 m.
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Hindre Zinggenstock 3041m. una meta che era sulla mia lista già da un po’, non avevo però mai trovato mai nessuno che mi volesse accompagnare e da sola ne avevo un po’ timore.
Nonostante avessi chiesto a più persone anche oggi solo Paul ha deciso di accompagnarmi.
Partiamo presto perché il viaggio fino ad lago Oberaarsee è lunga e dobbiamo mettere in conto anche gli orari d’apertura della stradina che dal passo del Grimsel conduce al parcheggio presso la diga dell'Oberaarsee, la cui costruzione fu terminata nel 1953.
Non c’è nessuno in giro, calziamo gli scarponi e con i rapporti di un paio di utenti hikr a portata di mano ci incamminiamo. lo spettacolo è meraviglioso ed è facile immaginarsi che salendo non può che migliorare.
Non vediamo la nostra meta, che si trova nascosta gli spuntoni rocciosi, ma quanto dovremmo percorrere è evidente, difficile sbagliarsi.
Costeggiamo il lago fino ad oltrepassare il P.2317, poi iniziamo a guadagnare in altezza su quanto pare un tracciato. Salendo vediamo una decina di camosci che accortasi della nostra presenza si spostano piuttosto velocemente. Continuiamo a salire, ci incuriosiscono degli smottamenti del terreno. Perlustriamo la zona, sono stati fatti degli scavi , questa è una zona importante per la mineralogia alpina. Quello che come scarto qualcuno si è lasciato alle spalle a noi sembrava bellissimo !
Cerchiamo di non perdere più tempo, ma è difficile, ancora caprioli, due stambecchi per non parlare ancora di cristalli e munizioni militari sparse qua e là.
La salita è bella si sale su roccia stabile, ma non per molto, infatti ben presto la roccia diventa malferma e occorre prestare attenzione. Quasi arrivati alla macchia erbosa sotto la ripida parete vediamo gli ometti segnavia … non li avevamo cercati perché non ne avevamo bisogno … ma anche se ne avessimo avuto la necessità dubito che tra tutte quelle rocce li avremmo notati!
Arriviamo allo Zinggenlücke, da vicino pare più innocuo! Ci rendiamo conto che l’essere da soli è un vantaggio, lo smottamento di sassi è costante e se ci precedesse qualcuno sarebbe pericoloso. Arrivati in cima alla gola siamo affascinati da tutto, tanto che ci perdiamo in foto, in ricerca delle vette che abbiamo davanti, dei ghiacciai, dei laghi vicini e lontani.
Decidiamo anche di concederci la sosta pranzo in un posticino riparato dal vento. L’omino di vetta del Hindere Zinggenstock è visibile e piuttosto velocemente, ma sempre con la necessaria concentrazione, lo raggiungiamo. Il libro di vetta non l’abbiamo trovato, forse era ben nascosto per proteggerlo dalle intemperie o forse noi eravamo troppo affascinati dal panorama a 360 gradi.
Per il rientro più meno seguiamo quanto fatto nell’andata, tranne nella parte centrale, ci teniamo un po’ più a destra constatando che la presenza di numerose macchie erbose e su una di queste trascorreremo una mezzoretta mangiando uva e cercando di capire se i camosci che vediamo sono gli stessi che avevamo visto al mattino!
Durante la discesa abbiamo persino involontariamente spaventato un paio di marmotte che quasi incredule che qualcuno fosse in zona non avevano avvertito la nostro presenza!
Ormai non ci manca molto e decidiamo di allungare il passo in modo di riuscire ad arrivare alla macchina in tempo per l’apertura della strada. Cosi è stato, neppure il tempo di togliere gli scarponi!!!!
Difficoltà effettive solo l’ultima parte della salita alla vetta.
Nonostante avessi chiesto a più persone anche oggi solo Paul ha deciso di accompagnarmi.
Partiamo presto perché il viaggio fino ad lago Oberaarsee è lunga e dobbiamo mettere in conto anche gli orari d’apertura della stradina che dal passo del Grimsel conduce al parcheggio presso la diga dell'Oberaarsee, la cui costruzione fu terminata nel 1953.
Non c’è nessuno in giro, calziamo gli scarponi e con i rapporti di un paio di utenti hikr a portata di mano ci incamminiamo. lo spettacolo è meraviglioso ed è facile immaginarsi che salendo non può che migliorare.
Non vediamo la nostra meta, che si trova nascosta gli spuntoni rocciosi, ma quanto dovremmo percorrere è evidente, difficile sbagliarsi.
Costeggiamo il lago fino ad oltrepassare il P.2317, poi iniziamo a guadagnare in altezza su quanto pare un tracciato. Salendo vediamo una decina di camosci che accortasi della nostra presenza si spostano piuttosto velocemente. Continuiamo a salire, ci incuriosiscono degli smottamenti del terreno. Perlustriamo la zona, sono stati fatti degli scavi , questa è una zona importante per la mineralogia alpina. Quello che come scarto qualcuno si è lasciato alle spalle a noi sembrava bellissimo !
Cerchiamo di non perdere più tempo, ma è difficile, ancora caprioli, due stambecchi per non parlare ancora di cristalli e munizioni militari sparse qua e là.
La salita è bella si sale su roccia stabile, ma non per molto, infatti ben presto la roccia diventa malferma e occorre prestare attenzione. Quasi arrivati alla macchia erbosa sotto la ripida parete vediamo gli ometti segnavia … non li avevamo cercati perché non ne avevamo bisogno … ma anche se ne avessimo avuto la necessità dubito che tra tutte quelle rocce li avremmo notati!
Arriviamo allo Zinggenlücke, da vicino pare più innocuo! Ci rendiamo conto che l’essere da soli è un vantaggio, lo smottamento di sassi è costante e se ci precedesse qualcuno sarebbe pericoloso. Arrivati in cima alla gola siamo affascinati da tutto, tanto che ci perdiamo in foto, in ricerca delle vette che abbiamo davanti, dei ghiacciai, dei laghi vicini e lontani.
Decidiamo anche di concederci la sosta pranzo in un posticino riparato dal vento. L’omino di vetta del Hindere Zinggenstock è visibile e piuttosto velocemente, ma sempre con la necessaria concentrazione, lo raggiungiamo. Il libro di vetta non l’abbiamo trovato, forse era ben nascosto per proteggerlo dalle intemperie o forse noi eravamo troppo affascinati dal panorama a 360 gradi.
Per il rientro più meno seguiamo quanto fatto nell’andata, tranne nella parte centrale, ci teniamo un po’ più a destra constatando che la presenza di numerose macchie erbose e su una di queste trascorreremo una mezzoretta mangiando uva e cercando di capire se i camosci che vediamo sono gli stessi che avevamo visto al mattino!
Durante la discesa abbiamo persino involontariamente spaventato un paio di marmotte che quasi incredule che qualcuno fosse in zona non avevano avvertito la nostro presenza!
Ormai non ci manca molto e decidiamo di allungare il passo in modo di riuscire ad arrivare alla macchina in tempo per l’apertura della strada. Cosi è stato, neppure il tempo di togliere gli scarponi!!!!
Difficoltà effettive solo l’ultima parte della salita alla vetta.
Tourengänger:
asus74

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