Escursione per un amico. Giorno 2: Pizzo di Vogorno e Bocchetta di Rognoi
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Contrariamente alle mie pessimistiche previsioni sono riuscito a dormire. Mi sveglio poco prima delle 5,30. Sta albeggiando, le cime non sono ancora illuminate dalla luce del sole ma il cielo è rosato.Fa piuttosto freddo, per prima cosa mi infilo calze e scarponi, poi mi alzo e mi sgranchisco un po' guardandomi intorno, mi sento un po' rintronato e mi rendo conto di non avere più vent'anni!
Con calma riordino le idee, tiro fuori dallo zaino il fornelletto, il pentolino e le cibarie, cerco un posto riparato dal venticello che spira e mi accingo a prepararmi un the. Con qualcosa di caldo nello stomaco si ragiona meglio. Mi guardo intorno: c'è un po di foschia in basso e delle nuvole stratificate al di sopra ma le cime più alte cominciano ad illuminarsi. Scatto qualche foto poi, con calma, inizio a riporre le mie cose nello zaino, sgonfio il materassino, rimetto nei loro contenitori sacco a pelo e sacco lenzuolo, un po' di toilette...sono pronto. Un'ultima occhiata per controllare di aver preso tutto e inizio a camminare, raggiungo il sentiero ed inizio a salire, visto che passo proprio al di sotto della cima 2282 metri decido di fare la ventina di metri che mi separano dal culmine. Non è che il panorama sia differente da quello visto finora ma non avendo fretta...
Riprendo il sentiero, è segnato ogni pochi metri, c'è qualche roccetta ma nulla di difficile, arrivo ad una sorta di rampa ascendente piuttosto larga, vi sono diversi fiori interessanti da fotografare: Ranuncoli glaciali e Primule irsute, per cui mi prendo i miei tempi.
Al termine della rampa un passaggino fra due rocce, niente di difficile nè di esposto, superato questo passaggio si è rapidamente sulla motta culminale. Un piccolo gregge di pecore mi attende, sono piuttosto curiose e per nulla timorose, una in particolare si avvicina e si fa accarezzare.
Raggiungo la cima, vi sono diversi ometti, targhe commemorative di ogni sorta e un contenitore per il libro di vetta. Lo compilo, faccio un po' di foto e poi mi avvio seguendo le indicazioni bianco - rosse fino all'imbocco del canalino che scende sulle ganne di Pianca. È decisamente in piedi e piuttosto franoso ma ci sono catene e gradini in abbondanza, anche qui fiori in quantità, Doronici, Ajughe e soprattutto Pinguicole.
Alla base del canale inizia un sentiero che con pochi saliscendi si dirige verso Est, compaiono le prime Genziane. Raggiungo i cartelli indicanti la Bocchetta di Rognoi e decido di salirvi. In cima trovo i due pastori dell'alpe sottostante con il loro cane, un saluto, uno sguardo alla Val Carecchio e riprendo il cammino. Il sentiero c'è anche se i segnavia sono decisamente scoloriti, raggiungo la deviazione che sale verso il Madone ma mi accontento di arrivare alla spalla: è già piuttosto tardi e si stanno radunando delle nuvole nere.
Invece di ridiscendere al sentiero marcato che corre alla base della bastionata ne seguo uno più in alto, è un sentiero da pecore ma ben visibile, lo seguo per un buon tratto finchè scopro come vada ad esaurirsi su una crestina sempre più stretta, il proseguio è su balze rocciose verticali e di consistenza da verificare, poco prima delle rocce però c'è un bel canale erboso anche se decisamente ripido, ad occhio il tratto iniziale è sui 50°, poi si raddolcisce. Scenderò di qui: ho i miei scarponi buoni e la piccozza di Battista... qualche attimo adrenalinico iniziale poi in una decina di minuti sono giù. Raggiungo il sentiero marcato in bianco - blu che collega la Bocchetta di Cazzane alla capanna Borgna e mi dirigo verso quest'ultima.
Trovo un runner salito dalla zona del Sassariente, qualche parola, poi entro e prendo un paio di Apfelschorele, qualche foto e riparto seguendo le indicazioni per Vogorno.
Raggiungo Corte di Fondo che è caricata da una mandria di bovine, scendo quindi al bellissimo nucleo di Rienza, qui inizio a sentire le prime gocce d'acqua, proseguo, sono perlopiù nel bosco quindi non è un gran problema. Dopo Rienza il sentiero prosegue con lunghi tratti in falsopiano alternati a discese micidiali su gradini di pioda. I versanti sono in alcuni punti veramente ripidi anche se la vegetazione rigogliosa attenua la sensazione di esposizione. Passo per Moscioi, ieri salendo a Bardughè ho incontrato un nucleo con lo stesso nome, poi il sentiero, non so quanto percorso, scende fino a raggiungere il Riale delle Porta passando accanto a belle cascate ed a pozze che sarebbero invitanti se nel frattempo non si fosse messo a piovere seriamente. Guado il torrente e risalgo l'altro versante, fa comunque talmente caldo che decido di non mettermi la giacca a vento, all'auto ho un cambio asciutto.
Finalmente ecco la cappella di Colletta, poche case riattate abitate da confederati, in breve raggiungo la parte alta di Vogorno, seguo brevemente la strada poi dei sentieri gradinati che la tagliano. Spero di trovare il modo di attraversare il paese e dirigermi a San Bartolomeo senza dover scendere sulla Cantonale. Seguendo dei segnavia romboidali gialli riesco infatti ad arrivare a poche centinaia di metri dall'auto per stradine secondarie.
Fine della gita. Sono piuttosto stanco ma soddisfatto. La discesa è stata decisamente provante, dubito che il sentiero che ho seguito sia la via privilegiata per salire alla capanna Borgna!
Difficoltà: a mio avviso la salita al Pizzo di Vogorno da Bardughè è un T4- : non ci sono difficoltà oggettive ma in vari tratti l'esposizione è notevole ed una caduta susseguente ad un semplice inciampo difficilmente potrebbe essere arrestata. Comunque quotarla T4- è un segno di rispetto per il lavoro, da molti misconosciuto, di quanti impiegano il proprio tempo per segnare la via con tracce di vernice. Se loro e l'Associazione Sentieri Svizzeri, decidono di indicarlo come Sentiero Alpinistico mi domando perchè non dovrei essere d'accordo. Il sentiero delle pecore finchè c'è è un bellissimo e tranquillo T2 poi, la discesa del canale richiede un po' di esperienza e di fiducia nelle suole dei propri scarponi, anche qui un T4- . Dalla capanna Borgna a Vogorno T2 ma la discesa è comunque infinita.
Purtroppo non ho potuto condividere questa esperienza con il mio amico fraterno. Il destino ha disposto altrimenti, ma penso che sia stato opportuno farla comunque perchè come dice Sant'Agostino in una sua famosa poesia che mi sono letto durante il mio bivacco:
"La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come se fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare.
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose
che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima. c'è una continuità che non si spezza.
Perchè dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perchè sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.
Ciao Battista
Con calma riordino le idee, tiro fuori dallo zaino il fornelletto, il pentolino e le cibarie, cerco un posto riparato dal venticello che spira e mi accingo a prepararmi un the. Con qualcosa di caldo nello stomaco si ragiona meglio. Mi guardo intorno: c'è un po di foschia in basso e delle nuvole stratificate al di sopra ma le cime più alte cominciano ad illuminarsi. Scatto qualche foto poi, con calma, inizio a riporre le mie cose nello zaino, sgonfio il materassino, rimetto nei loro contenitori sacco a pelo e sacco lenzuolo, un po' di toilette...sono pronto. Un'ultima occhiata per controllare di aver preso tutto e inizio a camminare, raggiungo il sentiero ed inizio a salire, visto che passo proprio al di sotto della cima 2282 metri decido di fare la ventina di metri che mi separano dal culmine. Non è che il panorama sia differente da quello visto finora ma non avendo fretta...
Riprendo il sentiero, è segnato ogni pochi metri, c'è qualche roccetta ma nulla di difficile, arrivo ad una sorta di rampa ascendente piuttosto larga, vi sono diversi fiori interessanti da fotografare: Ranuncoli glaciali e Primule irsute, per cui mi prendo i miei tempi.
Al termine della rampa un passaggino fra due rocce, niente di difficile nè di esposto, superato questo passaggio si è rapidamente sulla motta culminale. Un piccolo gregge di pecore mi attende, sono piuttosto curiose e per nulla timorose, una in particolare si avvicina e si fa accarezzare.
Raggiungo la cima, vi sono diversi ometti, targhe commemorative di ogni sorta e un contenitore per il libro di vetta. Lo compilo, faccio un po' di foto e poi mi avvio seguendo le indicazioni bianco - rosse fino all'imbocco del canalino che scende sulle ganne di Pianca. È decisamente in piedi e piuttosto franoso ma ci sono catene e gradini in abbondanza, anche qui fiori in quantità, Doronici, Ajughe e soprattutto Pinguicole.
Alla base del canale inizia un sentiero che con pochi saliscendi si dirige verso Est, compaiono le prime Genziane. Raggiungo i cartelli indicanti la Bocchetta di Rognoi e decido di salirvi. In cima trovo i due pastori dell'alpe sottostante con il loro cane, un saluto, uno sguardo alla Val Carecchio e riprendo il cammino. Il sentiero c'è anche se i segnavia sono decisamente scoloriti, raggiungo la deviazione che sale verso il Madone ma mi accontento di arrivare alla spalla: è già piuttosto tardi e si stanno radunando delle nuvole nere.
Invece di ridiscendere al sentiero marcato che corre alla base della bastionata ne seguo uno più in alto, è un sentiero da pecore ma ben visibile, lo seguo per un buon tratto finchè scopro come vada ad esaurirsi su una crestina sempre più stretta, il proseguio è su balze rocciose verticali e di consistenza da verificare, poco prima delle rocce però c'è un bel canale erboso anche se decisamente ripido, ad occhio il tratto iniziale è sui 50°, poi si raddolcisce. Scenderò di qui: ho i miei scarponi buoni e la piccozza di Battista... qualche attimo adrenalinico iniziale poi in una decina di minuti sono giù. Raggiungo il sentiero marcato in bianco - blu che collega la Bocchetta di Cazzane alla capanna Borgna e mi dirigo verso quest'ultima.
Trovo un runner salito dalla zona del Sassariente, qualche parola, poi entro e prendo un paio di Apfelschorele, qualche foto e riparto seguendo le indicazioni per Vogorno.
Raggiungo Corte di Fondo che è caricata da una mandria di bovine, scendo quindi al bellissimo nucleo di Rienza, qui inizio a sentire le prime gocce d'acqua, proseguo, sono perlopiù nel bosco quindi non è un gran problema. Dopo Rienza il sentiero prosegue con lunghi tratti in falsopiano alternati a discese micidiali su gradini di pioda. I versanti sono in alcuni punti veramente ripidi anche se la vegetazione rigogliosa attenua la sensazione di esposizione. Passo per Moscioi, ieri salendo a Bardughè ho incontrato un nucleo con lo stesso nome, poi il sentiero, non so quanto percorso, scende fino a raggiungere il Riale delle Porta passando accanto a belle cascate ed a pozze che sarebbero invitanti se nel frattempo non si fosse messo a piovere seriamente. Guado il torrente e risalgo l'altro versante, fa comunque talmente caldo che decido di non mettermi la giacca a vento, all'auto ho un cambio asciutto.
Finalmente ecco la cappella di Colletta, poche case riattate abitate da confederati, in breve raggiungo la parte alta di Vogorno, seguo brevemente la strada poi dei sentieri gradinati che la tagliano. Spero di trovare il modo di attraversare il paese e dirigermi a San Bartolomeo senza dover scendere sulla Cantonale. Seguendo dei segnavia romboidali gialli riesco infatti ad arrivare a poche centinaia di metri dall'auto per stradine secondarie.
Fine della gita. Sono piuttosto stanco ma soddisfatto. La discesa è stata decisamente provante, dubito che il sentiero che ho seguito sia la via privilegiata per salire alla capanna Borgna!
Difficoltà: a mio avviso la salita al Pizzo di Vogorno da Bardughè è un T4- : non ci sono difficoltà oggettive ma in vari tratti l'esposizione è notevole ed una caduta susseguente ad un semplice inciampo difficilmente potrebbe essere arrestata. Comunque quotarla T4- è un segno di rispetto per il lavoro, da molti misconosciuto, di quanti impiegano il proprio tempo per segnare la via con tracce di vernice. Se loro e l'Associazione Sentieri Svizzeri, decidono di indicarlo come Sentiero Alpinistico mi domando perchè non dovrei essere d'accordo. Il sentiero delle pecore finchè c'è è un bellissimo e tranquillo T2 poi, la discesa del canale richiede un po' di esperienza e di fiducia nelle suole dei propri scarponi, anche qui un T4- . Dalla capanna Borgna a Vogorno T2 ma la discesa è comunque infinita.
Purtroppo non ho potuto condividere questa esperienza con il mio amico fraterno. Il destino ha disposto altrimenti, ma penso che sia stato opportuno farla comunque perchè come dice Sant'Agostino in una sua famosa poesia che mi sono letto durante il mio bivacco:
"La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come se fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare.
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose
che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima. c'è una continuità che non si spezza.
Perchè dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perchè sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.
Ciao Battista
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paoloski

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