Pizzo di Vogorno (2442 m) dalla Valle della Porta - Winter Tour
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Un messaggio di Cristo è apparso qualche giorno fa e diceva: “Il Vogorno ti chiama, perché non sali?”. Come potevo rimanere sordo al suo richiamo? Al di là delle facili battute e dei facili fraintendimenti, la realtà è proprio questa:
christo74 mi aveva mandato un messaggio in cui raccontava di averlo appena fatto, il Vogorno in invernale, e, che, se avessi fatto presto, avrei potuto approfittare dei gradini appena scavati nel canalino finale che porta verso la cima. La situazione mi sembrava allettante, perché non provare, dunque? Così mi sono diretto a Vogorno con destinazione il Pizzo, passando dalla Valle della Porta.
Un po’ di ghiaccio nel primo tratto, ma nessun problema. Qualche camoscio lancia i propri richiami al mio passaggio. Attraverso la Colletta arrivo a Mosciöi (da qui in avanti qualche chiazza di neve) e da lì su nel bosco fino a Rienza (1391 m). Proseguo verso la Lòcia su di un sentiero sempre più innevato. Ma evito ciabatte e artifizi vari. Sulle pietre dei tetti dell’Alpe Lòcia (1779 m) preparo l’astuccio dei ramponi ed inizio a godere di un panorama sempre più fantastico: in particolare la Pianca sembra lì apposta per essere sciata (ah già, ma oggi sono senza sci…, peccato!). Mi incammino verso la fiancata sud-est del Pizzo, accompagnato da alcune impetuose folate di vento finché, ad un dato momento, si rende necessaria la racchetta per non affondare. Ma non per molto, sono ormai nei pressi del canale, via le racchette, su i ramponi e comincia la danza sulle uova. La pendenza è davvero elevata, per fortuna che i gradini ci sono veramente (grazie Christian!). Passo dopo passo, con grande attenzione e pazienza e anche un po’ di equilibrismo (che tornerà utile soprattutto in discesa) sbuco sulla cresta e da qui la vista si apre sul Verbano. Rimangono forse 100 metri, ma qui nessun problema, basta rimanere in mezzo, senza voler andare a verificare la portanza della neve sugli spigoli. Senza quasi accorgermi sono in vetta, la vista si apre a 360°: a meno di 8 km svetta il muro del Poncione d’Alnasca, a 3 l’impareggiabile Piramide del Poncione di Piotta. E poi tutto il resto. Cerco di dare un’occhiata verso Bardughè, ma le cornici sommitali non mi sembrano molto affidabili, per cui me ne sto lì, nei pressi dei ciottoli di vetta (dell’omone; ne spuntano solo pochi dal manto bianco) a centellinare le sensazioni inenarrabili che questa situazione propone. Ma mi aspetta il corridoio. Scendo dalla cupola e mi preparo per quel passaggio delicato. Realizzo ben presto che qui si passa solo faccia alla montagna, con le mani sulla neve, nella posizione di salita. Il primo tratto è abbastanza accettabile, la grossa difficoltà sta nel tratto centrale, il più ripido, e poi più giù, verso la Pianca, si può addirittura scendere con gli occhi verso valle. Passato il canale, percorro tutto il panettone fino alla Lòcia con i ramponi calzati e qui mi concedo un piccolo panino e una birretta. Evito di magnificare il paradiso circostante, ma si può immaginare… Tengo i ramponi fin oltre il limite del bosco e poi proseguo sulla neve - sempre di meno - con i soli scarponi fino a Rienza. Da qui per lo stesso itinerario del mattino fino a Vogorno, nei pressi del penultimo tornante prima di Costapiana, da dove parte il sentiero per questa leggendaria cima. Il Pizzo di Vogorno è sempre irresistibile!
Dettagli tempistica: 4 ore 30’ di salita; 3 ore e 45’ di discesa; durata delle pause, secondo desiderio.
Dettagli difficoltà: le difficoltà indicate si riferiscono al percorso con la neve e fanno riferimento principalmente al canale sotto la cima

Un po’ di ghiaccio nel primo tratto, ma nessun problema. Qualche camoscio lancia i propri richiami al mio passaggio. Attraverso la Colletta arrivo a Mosciöi (da qui in avanti qualche chiazza di neve) e da lì su nel bosco fino a Rienza (1391 m). Proseguo verso la Lòcia su di un sentiero sempre più innevato. Ma evito ciabatte e artifizi vari. Sulle pietre dei tetti dell’Alpe Lòcia (1779 m) preparo l’astuccio dei ramponi ed inizio a godere di un panorama sempre più fantastico: in particolare la Pianca sembra lì apposta per essere sciata (ah già, ma oggi sono senza sci…, peccato!). Mi incammino verso la fiancata sud-est del Pizzo, accompagnato da alcune impetuose folate di vento finché, ad un dato momento, si rende necessaria la racchetta per non affondare. Ma non per molto, sono ormai nei pressi del canale, via le racchette, su i ramponi e comincia la danza sulle uova. La pendenza è davvero elevata, per fortuna che i gradini ci sono veramente (grazie Christian!). Passo dopo passo, con grande attenzione e pazienza e anche un po’ di equilibrismo (che tornerà utile soprattutto in discesa) sbuco sulla cresta e da qui la vista si apre sul Verbano. Rimangono forse 100 metri, ma qui nessun problema, basta rimanere in mezzo, senza voler andare a verificare la portanza della neve sugli spigoli. Senza quasi accorgermi sono in vetta, la vista si apre a 360°: a meno di 8 km svetta il muro del Poncione d’Alnasca, a 3 l’impareggiabile Piramide del Poncione di Piotta. E poi tutto il resto. Cerco di dare un’occhiata verso Bardughè, ma le cornici sommitali non mi sembrano molto affidabili, per cui me ne sto lì, nei pressi dei ciottoli di vetta (dell’omone; ne spuntano solo pochi dal manto bianco) a centellinare le sensazioni inenarrabili che questa situazione propone. Ma mi aspetta il corridoio. Scendo dalla cupola e mi preparo per quel passaggio delicato. Realizzo ben presto che qui si passa solo faccia alla montagna, con le mani sulla neve, nella posizione di salita. Il primo tratto è abbastanza accettabile, la grossa difficoltà sta nel tratto centrale, il più ripido, e poi più giù, verso la Pianca, si può addirittura scendere con gli occhi verso valle. Passato il canale, percorro tutto il panettone fino alla Lòcia con i ramponi calzati e qui mi concedo un piccolo panino e una birretta. Evito di magnificare il paradiso circostante, ma si può immaginare… Tengo i ramponi fin oltre il limite del bosco e poi proseguo sulla neve - sempre di meno - con i soli scarponi fino a Rienza. Da qui per lo stesso itinerario del mattino fino a Vogorno, nei pressi del penultimo tornante prima di Costapiana, da dove parte il sentiero per questa leggendaria cima. Il Pizzo di Vogorno è sempre irresistibile!
Dettagli tempistica: 4 ore 30’ di salita; 3 ore e 45’ di discesa; durata delle pause, secondo desiderio.
Dettagli difficoltà: le difficoltà indicate si riferiscono al percorso con la neve e fanno riferimento principalmente al canale sotto la cima
Tourengänger:
tapio

Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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