Mi freghi una volta, ma due no! M. Brealone.
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Premessa http://www.hikr.org/tour/post120407.html
Decisione presa quando già eravamo in auto quella di salire al M. Brealone, una decisione dettata dalla voglia di alta quota, pur sapendo che l’incognita neve sarebbe stata l’unica vera “cancrena” tra noi e la vetta. E così abbandoniamo (al futuro prossimo) l’idea/escursione per il Bus del Luf ed i certi verdi prati…
Siamo appena dopo la bellissima Val Dorizzo, zona Villa Roma, parcheggiamo l’auto nei 3/4 posti disponibili, e seguendo le indicazioni poste sulla palina ci incamminiamo per sentiero 413. Sin da subito ci accorgiamo che l’acqua scesa dal cielo il giorno prima ha inzuppato ogni millimetro quadrato di terreno così che, con molta attenzione, risaliamo il sentiero fantasticamente selciato, per questo scivoloso, che si inoltra nel bosco.
Nel sentiero si è formato un vero e proprio rivolo d’acqua ma una volta usciti dal bosco, il sentiero diventa terroso e l’acqua è assorbita con più facilità; affrontato un breve strappo dove incrociamo due Marmotte, in men che non si dica arriviamo nella bella vallata del Vendolaro di Bruffione dopo aver fatto qualche passo su strada sterrata. Bellissimi sono i meandri creati dai vari torrenti.
Qua si apre un mondo e i sentieri sono molteplici, noi che abbiamo ben chiaro dove vogliamo andare proseguiamo sul sentiero 413 che porta ai soprastanti Laghetti di Bruffione. Anche questo tratto è molto scivoloso e la salita si fa più faticosa del previsto vista la difficoltà di tenere l’equilibrio, una volta giunti ai Laghetti il panorama diventa tipicamente alpino. La neve copre parte delle alte quote…
Costeggiati i due laghetti ancora in parte ghiacciati, ora il sentiero guadagna la testata della valle ed in un batti baleno ci imbattiamo nella neve. Cosa che sinceramente non avremmo voluto. Restiamo un attimo in suspense poi decidiamo di “tastare” la consistenza della neve; oltrepassiamo un torrentello e il sentiero sparisce, le uniche tracce sono quelle degli animali selvatici, io e Rosa ci guardiamo titubanti mentre i piedi sono sprofondati nella neve per 20/30 cm.
Il viso di rosa trapela tutta la sua delusione, di neve proprio non ne vorrebbe pestare, ma io che sono uno zuccone nato a questo punto sprono la mia compagna a buttare il cuore oltre l’ostacolo, siamo qua e vada come vada. Siamo a 1950 mt di quota e ci aspettano più di 300 mt di dislivello prima di arrivare in cima.
Saliamo ripidi un canalino e poi un breve traverso dove si sprofonda per 40 cm, passiamo un rudere ed un altro torrentello attraversiamo, poi, altro canalone ben innevato. Che senso ha tutto questo tribulare? Mi dice Rosa, intanto gli scarponi sono degli stagni ove Girini e Salamandre potrebbero vivere tranquillamente.
Tra un occhiata di sole e l’altra risaliamo ripidi anche questo fronte che ci ricorda molto la Guerra di Russia, mentre Rosa se potesse mi sparerebbe nelle gambe; riesco a trascinarla sino al soprastante Passo di Brealone, poi gli dico, “vediamo quanta neve c’è in cresta, se la cosa si fa “spessa” facciamo dietrofront”. Ma lei sa già che io non mi fermerò neanche davanti ad una slavina. Judas is me... eh,eh,eh.
Una nuvola si abbassa e tutto sembra giocare a nostro sfavore ma la neve non è poi così alta, l’acqua del giorno prima e qualche giorno di sole hanno fatto un bel “lavoro”, lo spessore della “pappa” si aggira mediamente intorno ai 30 cm.
Ancora una volta convinco Rosa della fattibilità, restando sempre in cresta ma stando attenti a non calpestare il cornicione proseguiamo a testa bassa , con l’obiettivo finale che ora si palesa davanti a noi grazie al sole che ha bucato le nuvole, facendoci forza l’un l’altro passiamo prima l’Anticima e poi con un breve strappo eccoci finalmente sul Brealone, felici per la nostra piccola “impresa”. 3h30 al netto delle pause. Siamo gente tosta,alla Glik, hem, forse un po meno! :))) https://www.youtube.com/watch?v=h6f9siUlFTA
Ci immortaliamo nelle foto ma voglia di mangiare qua proprio non ne abbiamo,i piedi sono bagnati e freddi ed un venticello teso mi raddrizza i peli sulle gambe (mi son dimenticato di passare dall’estetista), senza indugiare oltre ritorniamo sui nostri passi.
Scendiamo spediti, stando attenti a non prendere velocità visto l’alta possibilità di scivolare, una volta raggiunti ancora una volta i Laghetti finalmente possiamo godere appieno della nostra salita al Brealone. Ora il sole è uscito dalle nuvole, ci fermiamo nei pressi della Baita Laghetti, e appoggiato il popò sulle rocce calde diamo fondo ai nostri viveri. In palese contrasto con la neve che ci circonda io prendo il sole quasi in costume adamitico.
Il ritorno all’auto è allietato dalla vista di una bella coppia di Aquile e da un bell’esemplare di Capriolo che ci ha attraversato il sentiero a gran velocità. Il cambio delle scarpe è vissuto come una vera Liberazione… e, alla prossima guasconata!
Nota 1): Un escursione che si poteva affrontare in modalità T2 (E) alla fine si è trasformata in una sorta di Calvario T4- (EE); sino ai Laghetti di Bruffiano il sentiero era sgombero da neve, ma appena dopo abbiamo dovuto fare affidamento al senso dell’orientamento e alla forza delle nostre gambe, nonché caricati a molla nello spirito. Posti da scoprire in lungo ed in largo visto gli innumerevoli sentieri e tracce.
Nota 2): Cose a caso & chi se ne frega!
Lercio 1:” il segnale tv arriva dopo 7 anni”, gruppo di interisti si trasferisce su Saturno per rivivere il Triplete!
Lercio 2: Entra nella sede del Pd di notte e Renzi gli spara: grave Gentiloni.
Canzoni: Gabbani è arrivato 6° all’Eurovision. E CHISSENEFREGA!!!!!
A’ la prochaine! Menek,Rosa
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