MTB-Al Monte Legnone (!) dalla Rasa
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Immagino che un titolo del genere possa lasciare sbigottito chi lo legge e costui ne ha ben donde. Ma l’arcano è presto svelato: non si tratta del monte più alto della Valsassina ma del suo cuginetto nostrano, dallo stesso nome ma di appena 867 m. Ciononostante io non l’avevo mai salito dal paese di Rasa ma solamente una volta dal Passo Varrò. Combinazione vuole che la scorsa settimana, facendo allenamento in MTB io capiti al Villaggio Cagnola, sempre visto sfrecciando in auto, e trovando un cancello aperto mi sia addentrato nel suo territorio scoprendovi diversi percorsi di orienteering, un Adventure Park e diversi tracciati per MTB, dove la locale Scuola MTB fa fare pratica. Seguii allora uno dei percorsi salendo alcuni tornanti e costatando che conduceva anche al Legnone; allora non avevo tempo sufficiente per cui rientrai. Mi era però rimasta l’acquolina in bocca e oggi mi sono detto: perché non chiudere questo anno, magro un po’ di tutto, neve compresa, provando questo itinerario? Così di buon mattino e con -4°C parto da casa e per uno dei miei soliti itinerari un po’ fuori traffico salgo alla Prima Cappella del Sacro Monte di Varese. Appena passato l’arco, sulla destra prendo Via del Conventino, isolato e divertente percorso segnalato, guarda un po’, E1 e 3V (Via Verde Varesina), che offre bei passaggi nel bosco e dopo qualche km arriva sulla provinciale per la Rasa. Ne percorro forse 300 m e devio a sx per un altro sterrato che traversando il bosco si immette in una frazione minore della Rasa, al di qua del neonato Olona. Torno infine sulla provinciale che seguo per 500 m entrando sulla sx al Villaggio Cagnola, poco prima di scollinare al Passo della Motta Rossa. Entrato nel Villaggio trovo quanto detto prima; scelgo il percorso D che con una serie di tornanti dal fondo largo e ben tenuto si innalza sul versante Est del Monte Legnone, quello che precipita sulla Valle della Rasa. Questo percorso è definito “difficile” da uno dei numerosi cartelli guida ma in realtà è solo faticoso e impegna il rapporto 22 x 22. La vista aumenta ad ogni curva aprendosi sui monti circostanti: Chiusarella, Martica e, in secondo piano la catena Monarco, Minisfreddo e Poncione di Ganna. Il Percorso D volge a dx per il ritorno in corrispondenza di una zona pianeggiante ed io lo abbandono per proseguire sul sentiero per il Legnone. Qui purtroppo le comodità della salita precedente scompaiono: il sentiero è stretto, spesso scalinato e questo mi costringe a scendere spesso dal mio destriero e procedere a spinta. Giungo infine su un pianoro dove il bruttissimo rudere definito “Rifugio” fa da contralto ad una splendida vista che oltre ai monti già citati ad Est spazia verso il Campo dei Fiori ad Ovest passando per la vista dei monti della Valcuvia a Nord e dietro di loro, in lontananza, le vette innevate e splendenti delle Alpi. Non faccio a tempo a rallegrarmi perché il sentiero finalmente pianeggiante mi concede di risalire in sella che subito questo muta in un single-trail selvaggio che scende e sale tra una vegetazione folta più di quanto io non gradisca. Il fondo è sassoso, brutto e un ruzzolone laterale non sarebbe simpatico. Così spingo la mia compagna per un bel tratto finchè la vetta del Legnone si profila alta ancora un centinaio di metri sopra di me; decido allora di proseguire da solo. Lego il mio “cavallo”, raccolgo le mie cose e proseguo per la vetta che raggiungo dopo circa 10’. Foto tutt’intorno, pensieri su come sono belle le nostre montagnette, quelle più umili, quelle che sai di non poter citare sperando nell’ammirazione, nulla di nuovo, nessuna bravura è richiesta, i pericoli superati sono veramente minimi eppure….ogni volta che saliamo su queste vette una grande felicità riempie il nostro cuore, come quando ritrovi un caro amico che non vedi da tempo. Poi il ritorno verso Celestina che mi aspetta paziente (non è una cagnolina…è il mio cavallo d’acciaio). A spinta ma in discesa fino a ritrovare il Percorso D lungo il quale ci lanciamo sperimentando qualche divertente derapata sulle curve o qualche slalom tra i rari ostacoli che si incontrano. In breve arrivo sulla provinciale e “parte” il rientro; il rientro? Ma il solito, che diamine: dalla Motta Rossa sentiero filante con qualche ostacolo, radice e saltini sul quale credere di essere un bravo biker (anche se non è così) conduce attraverso il bosco alla Rasa paese e poi al bivio per Bregazzana, la Casa per il recupero di tossicodipendenti e scende in Via Molinetto. Poi Fogliaro, Sant’Ambrogio, Aguggiari…ed ecco la città mi riavvolge con l’esercito di bionde al volante di imponenti SUV che come tante formichine sono affannate a fare gli ultimi acquisti.
A casa! 2016 finito…ora aspettiamo l’anno nuovo.
Buon Anno a tutti!
P.S.: A proposito di divertimento….a volte il nostro divertimento può essere di disagio o addirittura di terrore per altri come recita questo messaggio.
Note:
Quoto PD la parte in MTB come linea generale. Va da sé che nei sentieri propriamente detti le difficoltà aumentano e nei tratti asfaltati diminuiscono ma…così va il mondo del biker.
Pillole….della pedalata:
Dislivello 650m
Lunghezza totale 22,4 km
Tempo lordo 3h15’

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