Motto di Levèn: neve, ghiaccio e lupi.
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Per questa domenica le previsioni meteo non sono un granchè: a differenza di ieri ci saranno delle nuvole ma non sono comunque previste precipitazioni.
Siamo io e Francesca, ci troviamo alle 7 a Gaggiolo, alle 8,10 abbiamo già gli scarponi ai piedi e, sorpassata la sbarra, ci avviamo lungo la strada agricola che sale in direzione dell'Alpe Giumello. All'altezza del primo tornante però la abbandoniamo per scendere ad un ponticello che attraversa il Rio de La Valletta, il sentiero risale poi i fianchi dello Scrigno di Poltrinone in direzione dell'Alpe Pisciarotto. C'è un po' di neve e, in alcuni tratti, del ghiaccio. Il percorso sale nel bosco ma alcune schiarite offrono la possibilità di ammirare le montagne prospicienti: il Motto d'Arbino, il Sasso Guidà, la Cima delle Cicogne.
Incontriamo qualche impluvio ghiacciato per cui mettiamo mano alle piccozze, poco più avanti una cascata offre un bellissimo spettacolo di stalattiti ghiacciate, peccato che la giornata sia così grigia: con il sole dovrebbe essere ancora più fantastica.
Poco dopo l'Alpe di Pisciarotto abbandoniamo il bosco e possiamo godere di scorci sul Piano di Magadino e sul Camoghè.
Raggiungiamo l'Alpe di Poltrinone, un edificio, una fontana ed una grande stalla posti ai piedi dello Scrigno di Poltrinone. Facciamo una breve sosta per mangiare qualcosa e fare il punto, decidiamo di raggiungere il Pizzo di Levèn per poi ridiscendere per La Valletta.
Saliamo alla Bocchetta di Poltrinone ed in prossimità di questa sentiamo un ululato che sembra provenire da poco oltre il passo. Ci fermiamo ad ascoltare, l'ululato va avanti per molti minuti, stiamo emozionati in ascolto per un bel po', poi riprendiamo il cammino, lo sentiamo sempre più vicino finchè alla bocchetta ecco un ululato di risposta provenire dalla cresta di fronte, alziamo lo sguardo e vediamo un animale seduto sulle zampe posteriori che guarda verso di noi e verso il suo simile che, come abbiamo appurato si trova vicino a noi sul sentiero che conduce alla cima. Il tempo di puntare la mia macchina fotografica ed il lupo sulla cresta di fronte si alza e scompare al di la del displuvio. Per una bella foto sarebbe occorso un obiettivo da 500 mm...con quello della mia tascabile la sagoma del lupo è solo un puntino quasi indistinguibile. Vabbè.
Proseguiamo percorrendo il sentiero che attraversa il versante orientale del Motto di Levèn, l'ululato è cessato ma davanti a noi ci sono le tracce fresche del lupo che ci precede finchè deviano sulla sinistra e scompaiono nel pendio sottostante ricoperto di ontani. Per quanti sforzi si faccia non lo vediamo.
Raggiungiamo la Cresta di Fregera e da li saliamo al Motto di Levèn tentando di seguire la traccia estiva oggi ricoperta da 20 - 25 cm di neve. Sulla sella che precede il risalto finale vediamo delle altre tracce ma sono quelle di un camoscio.
Foto di rito dalla cima, nel frattempo il cielo si è rasserenato ed è arrivato il sole. Il panorama dalla vetta è decisamente interessante, vediamo anche la Valtellina e delle cime molto imbiancate verso Nord in direzione della Valchiavenna e della Val Bregaglia.
Ridiscendiamo, raggiungiamo di nuovo la bocchetta e da questa ci abbassiamo seguendo il sentiero che discende nella Valletta, la neve è abbondante e incrociamo spesso le orme di camosci, pernici, volpi e lupi.
Il sentiero è decisamente lungo ma in un'ora scendiamo gli 800 metri che separano il Motto di Levèn dall'Alpe Valletta, al tornante della strada la neve è ormai scomparsa e decidiamo di fare la nostra sosta pranzo in un prato ancora verde.
Il sole si sta abbassando e presto scompare dietro le montagne, subito l'aria, fin qui tiepida, si raffredda, ci copriamo e ripartiamo per raggiungere il parcheggio.
Una breve sosta per un caffè creme alla Trattoria della Posta di Carena e poi ripartiamo in direzione di casa
Gran bella gita in un ambiente ormai in veste invernale. Emozionante l'incontro con il lupo: pur avendone visto solo uno da lontano, gli ululati dell'altro erano a non più di 100 metri da noi!
Difficoltà: i sentieri sono ben segnati ed in estate la difficolta sarebbe al massimo un T3, con la neve e, soprattutto, il ghiaccio un T3+ ci sta tutto..
Siamo io e Francesca, ci troviamo alle 7 a Gaggiolo, alle 8,10 abbiamo già gli scarponi ai piedi e, sorpassata la sbarra, ci avviamo lungo la strada agricola che sale in direzione dell'Alpe Giumello. All'altezza del primo tornante però la abbandoniamo per scendere ad un ponticello che attraversa il Rio de La Valletta, il sentiero risale poi i fianchi dello Scrigno di Poltrinone in direzione dell'Alpe Pisciarotto. C'è un po' di neve e, in alcuni tratti, del ghiaccio. Il percorso sale nel bosco ma alcune schiarite offrono la possibilità di ammirare le montagne prospicienti: il Motto d'Arbino, il Sasso Guidà, la Cima delle Cicogne.
Incontriamo qualche impluvio ghiacciato per cui mettiamo mano alle piccozze, poco più avanti una cascata offre un bellissimo spettacolo di stalattiti ghiacciate, peccato che la giornata sia così grigia: con il sole dovrebbe essere ancora più fantastica.
Poco dopo l'Alpe di Pisciarotto abbandoniamo il bosco e possiamo godere di scorci sul Piano di Magadino e sul Camoghè.
Raggiungiamo l'Alpe di Poltrinone, un edificio, una fontana ed una grande stalla posti ai piedi dello Scrigno di Poltrinone. Facciamo una breve sosta per mangiare qualcosa e fare il punto, decidiamo di raggiungere il Pizzo di Levèn per poi ridiscendere per La Valletta.
Saliamo alla Bocchetta di Poltrinone ed in prossimità di questa sentiamo un ululato che sembra provenire da poco oltre il passo. Ci fermiamo ad ascoltare, l'ululato va avanti per molti minuti, stiamo emozionati in ascolto per un bel po', poi riprendiamo il cammino, lo sentiamo sempre più vicino finchè alla bocchetta ecco un ululato di risposta provenire dalla cresta di fronte, alziamo lo sguardo e vediamo un animale seduto sulle zampe posteriori che guarda verso di noi e verso il suo simile che, come abbiamo appurato si trova vicino a noi sul sentiero che conduce alla cima. Il tempo di puntare la mia macchina fotografica ed il lupo sulla cresta di fronte si alza e scompare al di la del displuvio. Per una bella foto sarebbe occorso un obiettivo da 500 mm...con quello della mia tascabile la sagoma del lupo è solo un puntino quasi indistinguibile. Vabbè.
Proseguiamo percorrendo il sentiero che attraversa il versante orientale del Motto di Levèn, l'ululato è cessato ma davanti a noi ci sono le tracce fresche del lupo che ci precede finchè deviano sulla sinistra e scompaiono nel pendio sottostante ricoperto di ontani. Per quanti sforzi si faccia non lo vediamo.
Raggiungiamo la Cresta di Fregera e da li saliamo al Motto di Levèn tentando di seguire la traccia estiva oggi ricoperta da 20 - 25 cm di neve. Sulla sella che precede il risalto finale vediamo delle altre tracce ma sono quelle di un camoscio.
Foto di rito dalla cima, nel frattempo il cielo si è rasserenato ed è arrivato il sole. Il panorama dalla vetta è decisamente interessante, vediamo anche la Valtellina e delle cime molto imbiancate verso Nord in direzione della Valchiavenna e della Val Bregaglia.
Ridiscendiamo, raggiungiamo di nuovo la bocchetta e da questa ci abbassiamo seguendo il sentiero che discende nella Valletta, la neve è abbondante e incrociamo spesso le orme di camosci, pernici, volpi e lupi.
Il sentiero è decisamente lungo ma in un'ora scendiamo gli 800 metri che separano il Motto di Levèn dall'Alpe Valletta, al tornante della strada la neve è ormai scomparsa e decidiamo di fare la nostra sosta pranzo in un prato ancora verde.
Il sole si sta abbassando e presto scompare dietro le montagne, subito l'aria, fin qui tiepida, si raffredda, ci copriamo e ripartiamo per raggiungere il parcheggio.
Una breve sosta per un caffè creme alla Trattoria della Posta di Carena e poi ripartiamo in direzione di casa
Gran bella gita in un ambiente ormai in veste invernale. Emozionante l'incontro con il lupo: pur avendone visto solo uno da lontano, gli ululati dell'altro erano a non più di 100 metri da noi!
Difficoltà: i sentieri sono ben segnati ed in estate la difficolta sarebbe al massimo un T3, con la neve e, soprattutto, il ghiaccio un T3+ ci sta tutto..
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