Pizzo Cavergno, quota m.3080
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Solitamente, di fronte a una cima mancata si può provare delusione, rabbia, insoddisfazione, e quant'altro di negativo possa suscitare un avvenimento tale. Ma non è proprio il caso di oggi, che anzi ritengo una giornata positiva, perchè mi ha messo in contatto con luoghi sinora conosciuti solo sulla carta e dalle relazioni che avevo letto un po' ovunque, naturalmente anche su Hikr.
Ricevuto l'invito di Giampiero ed Elena, intenzionati a salire sul bel Kastelhorn, mi aggrego senza sapere ancora se seguirli su questa cima (vi ero già stato) o tentare la fortuna con qualcos'altro nelle immediate vicinanze...
Arrivati a Riale, ci portiamo rapidamente per il bel sentiero (dove alcuni volontari stanno lavorando alacremente) al Lago Castel, ove puntiamo il canalino che conduce sui ripiani erbosi alla base del Kastelhorn. Saliti senza troppi problemi a una quota intorno ai 2450 metri sulla verticale della cima, indico la via corretta ad Elena e Giampiero, spiegando loro eventuali diversivi, i quali iniziano dunque il "muro" conclusivo.
Consulto la cartina e vedo che, con sommo piacere, dal punto in cui siamo è possibile attraversare senza problemi alla base del gruppo dal Kastelhorn al Basodino senza perdere quota. Le due cime sono divise dal "terzo incomodo", ovvero il Pizzo Cavergno (m.3223), raggiungibile solitamente dal ghiacciaio sul lato svizzero in quanto quello italiano è uno sfasciume unico. A mio "conforto" soltanto il precedente di
tapio alcuni anni fa' (http://www.hikr.org/tour/post54328.html), che ne spiegava da par suo le difficoltà relative: perfettamente conscio degli ostacoli che potrei trovare parto con la tranquillità di chi non ha nulla da perdere. Attraverso dunque in falsopiano i movimentati costoloni erbosi alla base del Kastelhorn in direzione SE, contornandone lungamente la cima fino a raggiungere le prime pietraie che formano la conca glaciale a W del Cavergno e del Basodino, che mi si pongono subito innanzi insieme al Corno Talli e al Lago Nero. Risalgo lungamente la pietraia, dove incontro alcuni ometti che poi peraltro perderò in quanto la salita avviene letteralmente a vista, poichè il punto da raggiungere, cioè il Passo del Basodino, è piuttosto evidente. Poi cominciano i nevai, che risalgo senza problemi sino ben oltre la fatidica quota tremila, dove la pendenza inizia a farsi importante, e con essa la concentrazione visto che inizia ad esserci anche ghiaccio. Mi porto proprio sotto lo sfasciumatissimo canale (che poi son due), e a non più di cinque metri da esso mi trovo un passaggio difficile e delicato, visto che ora c'è solo ghiaccio, neve poco portante, e verglass sul detriti. Non più di tre, quattro passi in cui occorre scalinare per raggiungere un punto sicuro alla base delle rocce, ma oggi ramponi e picca sono altrove, ed è un bel guaio... ci provo comunque con tre approcci differenti (diretto, traversa sx, traversa dx), ma mi rendo conto che è rischioso e non val la pena. Di fatto rinuncio qui... ma raggiungo comunque un "isolotto" roccioso sul nevaio, spostandomi a destra del canale, dove poter mangiare tranquillamente prima d'intraprendere la via del ritorno. Mi accorgo che, tuttavia, l'isolotto è anche utile per raggiungere il canale da posizione più defilata, ma anche qui il ghiaccio mi sconsiglia ogni tentativo. A mettermi il cuore in pace e a farmi capire che "va bene così", mentre ho già messo mano alle cibarie, ci pensano due pietre che rovinano giù proprio dal canale: potevo essere lì dentro, e non oso pensare le conseguenze...
Chiusa la parentesi mangereccia mi dedico alla discesa, sfruttando al meglio i nevai per poi raggiungere le ganne e i dolci rilievi prativi in direzione del Lago Castel, senza perdere troppa quota per riguadagnare il canale effettuato in salita: dopo un bel po' scorgo sotto di me due persone... Ovviamente sono Giampiero ed Elena, che rientrano "vittoriosamente" dal Kastelhorn, ai quali mi unisco proprio poco prima del canalino.
Una scappata veloce al Rifugio Maria Luisa, poi giù alla macchina, belli soddisfatti... si, anch'io lo sono, nonostante la cima mancata, perchè è stata comunque una bella salita in un ambiente severo di quelli che mi piacciono. In chiusura, riguardo al Pizzo Cavergno, non posso che citare le giuste considerazioni di
tapio: Il Brenna dice: “il canalino si presenta franoso e pericoloso in mancanza di neve”. (...) In effetti ora capisco perché si preferisce normalmente salire il Pizzo Cavergno dal Ghiacciaio del Basodino…
Ricevuto l'invito di Giampiero ed Elena, intenzionati a salire sul bel Kastelhorn, mi aggrego senza sapere ancora se seguirli su questa cima (vi ero già stato) o tentare la fortuna con qualcos'altro nelle immediate vicinanze...
Arrivati a Riale, ci portiamo rapidamente per il bel sentiero (dove alcuni volontari stanno lavorando alacremente) al Lago Castel, ove puntiamo il canalino che conduce sui ripiani erbosi alla base del Kastelhorn. Saliti senza troppi problemi a una quota intorno ai 2450 metri sulla verticale della cima, indico la via corretta ad Elena e Giampiero, spiegando loro eventuali diversivi, i quali iniziano dunque il "muro" conclusivo.
Consulto la cartina e vedo che, con sommo piacere, dal punto in cui siamo è possibile attraversare senza problemi alla base del gruppo dal Kastelhorn al Basodino senza perdere quota. Le due cime sono divise dal "terzo incomodo", ovvero il Pizzo Cavergno (m.3223), raggiungibile solitamente dal ghiacciaio sul lato svizzero in quanto quello italiano è uno sfasciume unico. A mio "conforto" soltanto il precedente di

Chiusa la parentesi mangereccia mi dedico alla discesa, sfruttando al meglio i nevai per poi raggiungere le ganne e i dolci rilievi prativi in direzione del Lago Castel, senza perdere troppa quota per riguadagnare il canale effettuato in salita: dopo un bel po' scorgo sotto di me due persone... Ovviamente sono Giampiero ed Elena, che rientrano "vittoriosamente" dal Kastelhorn, ai quali mi unisco proprio poco prima del canalino.
Una scappata veloce al Rifugio Maria Luisa, poi giù alla macchina, belli soddisfatti... si, anch'io lo sono, nonostante la cima mancata, perchè è stata comunque una bella salita in un ambiente severo di quelli che mi piacciono. In chiusura, riguardo al Pizzo Cavergno, non posso che citare le giuste considerazioni di

Tourengänger:
Poncione

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