Pizzo Albiona (quasi) e Pizzo del Mezzodì
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L'itinerario iniziale era un altro (mi rendo conto che tendo a ripetermi nelle mie relazioni, ma quando parto ho sempre un idea iniziale ed almeno 10 di riserva). Tenuto conto del forte vento e del maltempo che imperversa sopra la Formazza, l'Alpe Veglia ed il Sempione, decido di giocare in casa, vado a Varzo dai miei e risalgo con un vecchio progetto in mente: la direttissima dalla Val Divedro verso il Pizzo di Albiona.
Lasciata la moto a Salviggia, mi dirigo verso Albiona e superate le baite, risalgo le grosse pietraie.
Mentre risalgo, osservo la cima e i canalini che la segnano dalla base, ve ne sono almeno tre da valutare...decido di lavorarmi il terzo, quello più alto che pare più logico e dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) farmi ravanare il meno possibile.
Alla sua base c'è un residuo di neve e subito un muro da affrontare. Superata la neve, trovo modo di risalire tenendomi sulla sx del canale sfruttando una serie di buoni appoggi. Sono nel canale e lo risalgo... lo sfasciume è peggiore di quanto pensassi: devo continuamente posare e riposare piedi e mani (ho i guanti per non rovinarmi) in cerca di un appoggio sicuro.
Arrivo così al secondo muro. Questi è più complicato. Impossibile superarlo direttamente, ma anche in questo caso sulla sinistra una serie di appigli mi permettono una bella du lfer in opposizione che dopo tre metri circa mi fa superare l'ostacolo.
Altro tratto in precario equilibrio sino ad un nuovo sbarramento. Questa volta è un grosso pietrone a sbalzo incastrato tra le due pareti. Impossibile anche in questo caso salire direttamente, provo ad alzarmi ma sopra non ci sono appigli. Sulla sinistra, la parete è liscia ma alcune tacche possono essere usate e comincio a salire.
Sono quasi fuori, quando intravedo un ombra molto sopra di me e subito capisco cosa sta per succedere...
Cosa fare? Restare lì vuol dire farsi male. Mi butto giù e me la cavo con qualche graffio e poi mi infilo a velocità supersonica sotto il pietrone. Una scarica di pietre mi raggiunge e mi supera lasciandomi quasi indenne (un buco nello zaino) grazie al provvidenziale sbalzo evito di finire a suonare l'arpa sopra una nuvola (come dice Tex ai suoi pards)... Attendo qualche minuto, nuova leggera scarica di pietre. Che fare? Francamente mi sono strizzato quanto basta (cazzarola mancano 50 metri all'uscita)... Mi spiace ma vorrei tornare a casa a pubblicare su Hikr e quindi rinuncio.... Aspetto dieci minuti e poi ridiscendo piano piano, non senza una strizza boia che mi accompagna sino al nevaio.
Tiro il fiato. Passata la paura decido comunque di proseguire su tracciati meno pericolosi. Risalgo verso il rifugio del Piano Pumper e poi (dopo incontro ravvicinato con le capre, saranno state loro, un camoscio?) seguendo le creste molto panoramiche raggiungo il Pizzo del Mezzodì. Foto ricordo (ho ancora la faccia di quello miracolato) e poi discesa verso il Passo di Variola e verso la moto.
il T4 sta tutto nel canale veramente tosto, accompagnato dalle arrampicate degli ostacoli.
Bellissima gita con strizzone. Da non ripetersi...
Lasciata la moto a Salviggia, mi dirigo verso Albiona e superate le baite, risalgo le grosse pietraie.
Mentre risalgo, osservo la cima e i canalini che la segnano dalla base, ve ne sono almeno tre da valutare...decido di lavorarmi il terzo, quello più alto che pare più logico e dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) farmi ravanare il meno possibile.
Alla sua base c'è un residuo di neve e subito un muro da affrontare. Superata la neve, trovo modo di risalire tenendomi sulla sx del canale sfruttando una serie di buoni appoggi. Sono nel canale e lo risalgo... lo sfasciume è peggiore di quanto pensassi: devo continuamente posare e riposare piedi e mani (ho i guanti per non rovinarmi) in cerca di un appoggio sicuro.
Arrivo così al secondo muro. Questi è più complicato. Impossibile superarlo direttamente, ma anche in questo caso sulla sinistra una serie di appigli mi permettono una bella du lfer in opposizione che dopo tre metri circa mi fa superare l'ostacolo.
Altro tratto in precario equilibrio sino ad un nuovo sbarramento. Questa volta è un grosso pietrone a sbalzo incastrato tra le due pareti. Impossibile anche in questo caso salire direttamente, provo ad alzarmi ma sopra non ci sono appigli. Sulla sinistra, la parete è liscia ma alcune tacche possono essere usate e comincio a salire.
Sono quasi fuori, quando intravedo un ombra molto sopra di me e subito capisco cosa sta per succedere...
Cosa fare? Restare lì vuol dire farsi male. Mi butto giù e me la cavo con qualche graffio e poi mi infilo a velocità supersonica sotto il pietrone. Una scarica di pietre mi raggiunge e mi supera lasciandomi quasi indenne (un buco nello zaino) grazie al provvidenziale sbalzo evito di finire a suonare l'arpa sopra una nuvola (come dice Tex ai suoi pards)... Attendo qualche minuto, nuova leggera scarica di pietre. Che fare? Francamente mi sono strizzato quanto basta (cazzarola mancano 50 metri all'uscita)... Mi spiace ma vorrei tornare a casa a pubblicare su Hikr e quindi rinuncio.... Aspetto dieci minuti e poi ridiscendo piano piano, non senza una strizza boia che mi accompagna sino al nevaio.
Tiro il fiato. Passata la paura decido comunque di proseguire su tracciati meno pericolosi. Risalgo verso il rifugio del Piano Pumper e poi (dopo incontro ravvicinato con le capre, saranno state loro, un camoscio?) seguendo le creste molto panoramiche raggiungo il Pizzo del Mezzodì. Foto ricordo (ho ancora la faccia di quello miracolato) e poi discesa verso il Passo di Variola e verso la moto.
il T4 sta tutto nel canale veramente tosto, accompagnato dalle arrampicate degli ostacoli.
Bellissima gita con strizzone. Da non ripetersi...
Tourengänger:
jkuks

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Kommentare (8)