Pizzo del Mezzodì, Pizzo Rovale, Pizzo Giezza
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Gita partorita alle 11 della sera prima fuori dal cancello di casa, io in uscita per l'ultima pipì di Macchia, Andrea di ritorno dalla festa della cooperativa in cui lavora.
Un po' titubante, data la sicura differenza di forma, accetto la proposta di un giro nella sempre bella Val Bognanco (prima volta per me senza sci)... consapevole che comunque farò un giro un po' ridotto rispetto a quello del mio socio.
La partenza in orario comodo e l'interminabile salita da Domo a San Bernardo fanno si che quando ci mettiamo in cammino sono le nove passate...
Pendenze tranquille adatte per scaldare la gamba (anche troppo tranquille: 2 ore e mezza per meno di 600m di dislivello sono tante anche per i miei standard, e non ce la siamo presa neanche troppo comoda, consapevoli che comunque il giro sarebbe stato lunghetto).
Al Passo di Variola aspetto Andrea che fa una toccata e fuga al Pizzo del Mezzodì... ma col senno di poi, questo l'avrei potuto anche fare.
Bella la salita al Rovale col suo tratto "tecnico" finale che, come spesso succede su questo tipo di terreno, risulta più impegnativo in discesa che in salita.
Macchia, offeso, che mi tiene il broncio perchè ho fatto l'ultimo pezzo senza far venire anche lui (per curarlo ci siamo alternati in vetta)... ma obiettivamente non era alla sua portata.
Discesa per la pietraia cercando i passaggi più comodi per le zampette di Macchia.
Prima della Bocchetta del Rovale ci separiamo: Andrea va al Giezza, io scendo verso i laghi di Variola. Superatili prendo a destra una traccia (chiamarlo sentiero sarebbe troppo) ed in breve arrivo al punto di rendez-vous che abbiamo concordato al colletto dove il mio sentiero scavalca la dorsale che scende dal Giezza.
Ricongiunti in leggero anticipo sulla tabella di marcia, terminiamo la nostra gita passando dal bel Lago di Paione inferiore.
Bella giornata "piena" di montagna... pagata con un bella coda sull'autostrada del rientro.
Grazie ad Andrea per avermi "salvato dalla Valsassina". Alla prossima.

Bella escursione in questa valle tipicamente solcata con gli sci.
Aggiungo solo che la salita al Pizzo Mezzodì non presenta particolari difficoltà a meno che non si voglia percorrere la cresta che dal Passo di Variola porta in cima (percorsa parzialmente in discesa). In questo caso bisogna affrontare qualche passaggio in cui usare le mani.
In discesa dal Pizzo Rovale vengo irrimediabilmente attratto dall'ampia cresta che collega la Bocchetta del Rovale con il Pizzo Giezza. Ringraziando la pazienza di Daniele, mi butto a capofitto in questa salita, per cercare di farlo aspettare il meno possibile.
Quasi tutta la cresta risulta essere una pietraia più o meno ripida senza grosse difficoltà e i torrioni più verticali possono essere aggirati (solo il primo potrebbe risultare un po' più complicato). In discesa dalla cima inizio a seguire una traccia di sentiero marcata con bolli rossi, poi stufo di giocare a nascondino con i bolli decido di tirare dritto su terreno libero e non impegnativo, inoltrandomi nel vallone che rimane parallelo ai laghi di Variola (discesa logica ed intuitiva con buona visibilità) fino ad intercettare il sentiero che collega i Laghi di Variola con quelli di Paione che mi riporta, dopo una breve risalita, all'appuntamento con Daniele.
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