Poncione di Ganna: exploring the west face.
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Oggi, con un bel pomeriggio libero, mi dedico al già dichiarato proposito di allargare le mie conoscenze sul massiccio del Poncione, perciò programmo la partenza dalla strada della Valganna, in uno spiazzo poco dopo l'Agriturismo San Gemolo. Cammino a ritroso per un paio di centinaio di metri e intercetto la sbarra verde che immette in uno sterrato in leggera salita. Poco dopo, sulla sinistra appare un cartello segnavia che indica il Bivacco Bee Boggini, già visibile dalla strada stessa abbarbicato su uno sperone roccioso. Le strade in realtà sono due, una diretta, una più tranquilla. Avendo poco tempo, decido per la diretta comunque ben tracciata e bollata bianco - rosso. La salita si fa subito impegnativa e risale un rado bosco che in una quindicina di minuti adduce ad una cappella votiva dedicata a "Lella".
Da qui, percorro un traverso a destra ma ben presto mi rendo conto che questa via (peraltro non bollata) tende a scendere. Quindi, con qualche parolaccia, ritorno sui miei passi, pervengo nuovamente alla cappella e attacco il traverso a sinistra dove sono visibili dei pannelli che indicano "Cresta Colombo" che non intendo percorrere sapendo che esiste un'ulteriore via di salita, da qualcuno definita "direttissima". La traccia contorna in piano uno sperone ed esce in una radura boschiva. Alzo lo sguardo e sopra la mia testa vedo il bivacco che decido di visitare e raggiungo servendomi di passerelle e scalette. Il Bivacco è un po' in disordine ma ben attrezzato. Si trova a 640 m e a venti minuti dalla trafficata strada ma mi pare di essere in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio. Ho visto, da qualche parte, immagini di luoghi sperduti e desolati in chissà quale anfratto del Tibet; ecco, pare di esser lì, nel silenzio rotto solo dall'ondeggiare delle piante sopra la mia testa.
Riscendo sulla traccia principale e continuo a camminare, ora in salita, su una via ora segnalata con frequenti bolli blu. Alcuni cartelli indicano le vie di roccia (Sass dul diavul, Sass Bella dai....) ma non vanno seguiti perchè fuorvianti. Occorre invece prestare attenzione ai bolli blu che talvolta sono nascosti dal fogliame e continuare in decisa salita spesso sdrucciolevole sino a giungere ad un bel canale roccioso non esposto ed appoggiato che si risale velocemente con qualche passo di primo grado.
All'uscita sono contento perchè ho l'impressione di essere quasi in cima, invece mi devo presto ricredere, infatti da questo punto comincia una salita che pare infinita sempre caratterizzata da pendenze molto elevate e su un terreno talvolta disagevole. Unica consolazione, l'impossibilità di perdere la via grazie ai bolli veramente copiosi in questo tratto.
Dopo un camminare che mi sembra eterno, giungo finalmente su uno sperone roccioso magnificamente affacciato sulla Valganna e i suoi laghi. Ad Ovest si indovinano i giganti alpini, mentre a Nord, ancora lontana, troneggia la croce del Poncione. L'aria ripulita dall'abbondante vento esalta il blu del lago e del cielo, il verde dei boschi, il bianco delle nevi e il grigio della strada che diritta scorre a fondovalle.
Dallo sperone occorre scendere con una qualche attenzione e quindi risalire l'ultimo erto tratto che finalmente sbuca sulla cresta di collegamento tra il Minisfreddo e il Poncione.
Decido di raggiungere quest'ultimo e con semplicità arrivo alla croce di vetta. Ad attendermi un vento deciso, a tratti fastidioso. Perciò, senza indugio, ritorno sui miei passi, ripercorro la cresta sino ai piedi del Minisfreddo dove intercetto il segnavia che indica "passo del Vescovo" e mi infilo sulla via che di via ha ben poco e va percorsa un po' ad intuito fidandosi delle rare tracce e dei rari e sbiaditi bolli.
Arrivo comunque ad un ulteriore pannello, risalgo un dosso (non credo sia il monte Rho, ma non ne ho certezze) e comincio a scendere stando ben attento a non smarrire la via che, puntualmente smarrisco. In questa zona ci sono moltissime piante cadute che oscurano la traccia così scendo ad occhio in ambiente piuttosto wild. Mi trovo sulla cresta versante Sud del gruppo e dopo un po di discesa da parolacce ritrovo la via che è ora una mulattiera invasa dalle ramaglie ma, fortunatamente, arrivo presto alla comoda mulattiera che dapprima mi porta ad una radura attrezzata con panchine (è questo il Passo del Vescovo?) e quindi dopo un bivio (prendo Valganna) sopra l'agriturismo San Gemolo. Anche qui impossibile proseguire a causa delle piante divelte, perciò scendo per rovi all'agriturismo, lo contorno e con un atletico scavalco del gard rail mi ritrovo sulla strada asfaltata. Mi rimangono trecento metri di strada (i più pericolosi, a giudicare dal contropelo che mi fanno i numerosi TIR) per ritrovare l'auto che mi attende un po' scocciata, avendo dovuto sostare tre ore e mezzo a fianco di un discarica (abusiva, sich!!).
Sviluppo: 8.5 km circa; SE: 13.5 km circa.
Dislivelli comprensivi di saliscendi sulla cresta Poncione - MInisfreddo.
Pause totali di circa 20 minuti.
Da qui, percorro un traverso a destra ma ben presto mi rendo conto che questa via (peraltro non bollata) tende a scendere. Quindi, con qualche parolaccia, ritorno sui miei passi, pervengo nuovamente alla cappella e attacco il traverso a sinistra dove sono visibili dei pannelli che indicano "Cresta Colombo" che non intendo percorrere sapendo che esiste un'ulteriore via di salita, da qualcuno definita "direttissima". La traccia contorna in piano uno sperone ed esce in una radura boschiva. Alzo lo sguardo e sopra la mia testa vedo il bivacco che decido di visitare e raggiungo servendomi di passerelle e scalette. Il Bivacco è un po' in disordine ma ben attrezzato. Si trova a 640 m e a venti minuti dalla trafficata strada ma mi pare di essere in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio. Ho visto, da qualche parte, immagini di luoghi sperduti e desolati in chissà quale anfratto del Tibet; ecco, pare di esser lì, nel silenzio rotto solo dall'ondeggiare delle piante sopra la mia testa.
Riscendo sulla traccia principale e continuo a camminare, ora in salita, su una via ora segnalata con frequenti bolli blu. Alcuni cartelli indicano le vie di roccia (Sass dul diavul, Sass Bella dai....) ma non vanno seguiti perchè fuorvianti. Occorre invece prestare attenzione ai bolli blu che talvolta sono nascosti dal fogliame e continuare in decisa salita spesso sdrucciolevole sino a giungere ad un bel canale roccioso non esposto ed appoggiato che si risale velocemente con qualche passo di primo grado.
All'uscita sono contento perchè ho l'impressione di essere quasi in cima, invece mi devo presto ricredere, infatti da questo punto comincia una salita che pare infinita sempre caratterizzata da pendenze molto elevate e su un terreno talvolta disagevole. Unica consolazione, l'impossibilità di perdere la via grazie ai bolli veramente copiosi in questo tratto.
Dopo un camminare che mi sembra eterno, giungo finalmente su uno sperone roccioso magnificamente affacciato sulla Valganna e i suoi laghi. Ad Ovest si indovinano i giganti alpini, mentre a Nord, ancora lontana, troneggia la croce del Poncione. L'aria ripulita dall'abbondante vento esalta il blu del lago e del cielo, il verde dei boschi, il bianco delle nevi e il grigio della strada che diritta scorre a fondovalle.
Dallo sperone occorre scendere con una qualche attenzione e quindi risalire l'ultimo erto tratto che finalmente sbuca sulla cresta di collegamento tra il Minisfreddo e il Poncione.
Decido di raggiungere quest'ultimo e con semplicità arrivo alla croce di vetta. Ad attendermi un vento deciso, a tratti fastidioso. Perciò, senza indugio, ritorno sui miei passi, ripercorro la cresta sino ai piedi del Minisfreddo dove intercetto il segnavia che indica "passo del Vescovo" e mi infilo sulla via che di via ha ben poco e va percorsa un po' ad intuito fidandosi delle rare tracce e dei rari e sbiaditi bolli.
Arrivo comunque ad un ulteriore pannello, risalgo un dosso (non credo sia il monte Rho, ma non ne ho certezze) e comincio a scendere stando ben attento a non smarrire la via che, puntualmente smarrisco. In questa zona ci sono moltissime piante cadute che oscurano la traccia così scendo ad occhio in ambiente piuttosto wild. Mi trovo sulla cresta versante Sud del gruppo e dopo un po di discesa da parolacce ritrovo la via che è ora una mulattiera invasa dalle ramaglie ma, fortunatamente, arrivo presto alla comoda mulattiera che dapprima mi porta ad una radura attrezzata con panchine (è questo il Passo del Vescovo?) e quindi dopo un bivio (prendo Valganna) sopra l'agriturismo San Gemolo. Anche qui impossibile proseguire a causa delle piante divelte, perciò scendo per rovi all'agriturismo, lo contorno e con un atletico scavalco del gard rail mi ritrovo sulla strada asfaltata. Mi rimangono trecento metri di strada (i più pericolosi, a giudicare dal contropelo che mi fanno i numerosi TIR) per ritrovare l'auto che mi attende un po' scocciata, avendo dovuto sostare tre ore e mezzo a fianco di un discarica (abusiva, sich!!).
Sviluppo: 8.5 km circa; SE: 13.5 km circa.
Dislivelli comprensivi di saliscendi sulla cresta Poncione - MInisfreddo.
Pause totali di circa 20 minuti.
Tourengänger:
rochi
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