Corona di Agalina e Türinell - Corni di Nibbio
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Esaltante escursione ad anello nel cuore dei Corni di Nibbio compiuta insieme a Roberto. Abbiamo trovato il percorso per l'Alpe Agalina (1105 m), un alpetto nel Vallone di Bettola non segnato sulle carte, seguendo fedelmente le indicazioni che si trovano sull'ottimo sito www.in-valgrande.it in questa pagina. Siamo quindi riusciti (ben più arduo...) a raggiungere la cresta sovrastante districandoci senza traccia tra fitti e ripidi noccioleti. Superata la disagevole boscaglia, si entra in un mondo di panorami mozzafiato, che ripagano ampiamente della fatica fatta. Le difficoltà tecniche incontrate durante la salita sono tutto sommato modeste (il sentiero quasi-ufficiale da Bettola a Sautì, seguito al ritorno e già noto da una precedente visita, presenta passaggi più esposti) ma sono necessari senso dell'orientamento e una buona dose di determinazione per non arrendersi quando si procede a testa bassa nell'intrico dei rami, senza visibilità, talvolta scivolando all'indietro su pietre e radici nascoste sotto una spessa coltre di foglie secche.
La salita
Della prima parte dell'itinerario, da Bettola ad Agalina, non occorre dire nulla perché sul sito già citato c'è già scritto tutto quello che serve sapere per trovarlo. Segnalo solo che, dopo avere lasciato il sentiero principale del Vallone di Bettola, ci si muove su un vecchio percorso dove gli unici segnavia sono i tagli fatti con il falcetto, pochi ometti e quello che resta dei muri di sostegno. Il sentiero è molto bello, con alcuni tratti panoramici e non presenta difficoltà particolari. Per la cronaca, abbiamo impiegato 2:30 da Bettola all'Alpe Agalina.
Dal rudere di Agalina, anziché salire nella frana come nella descrizione presente sul sito citato, noi la abbiamo attraversata (attenzione ai massi instabili) e abbiamo aggirato - traversando in direzione O (sx) nella fitta boscaglia - tutta la fascia rocciosa che taglia il versante poco più in alto della quota dell'alpetto. Poco prima raggiungere la dorsale dove - per così dire - termina il versante, abbiamo cambiato direzione puntando a NE (dx), in modo da dirigerci verso il canale tra le cime senza nome che, come una corona a tre punte, dominano il pendio di Agalina e che chiamo Corona di Agalina (per analogia con la Corona di Ghina che si vede andando verso le Strette del Casè...). Quando ci siamo affacciati sul canale, abbiamo trovato una traccia (tagli fatti col falcetto, dopo circa 45' di "lotta con l'alpe" nel folto del noccioleto, senza il conforto di un segno incontestabile di passaggio umano) che porta in un canalino dove si vedono dei gradini: tutto ciò che rimane del vecchio sentiero che saliva verso Sautì. Da qui si sale su una spalla panoramica (1300 m circa, 1 ora dal rudere di Agalina) ma la cresta sembra ancora lontana. La traccia porta all'incrocio dei canali che scendono sui due lati della cima centrale della Corona di Agalina. A questo punto abbiamo svoltato nel canale di sx senza più trovare tagli (abbiamo scelto per esclusione: quello di dx sembra chiuso in cima), e lo abbiamo risalito fino al colletto terminale, da cui ci siamo affacciati sulla testata della Val Fighèra (1462 m, 1:25' da Agalina). Il panorama è veramente spettacolare se si percorre anche la breve cresta verso sx: siamo sulla Cima Ovest della Corona di Agalina (1472 m), quasi a precipizio sul Toce.
A questo punto si segue un sentierino creato dal passaggio degli animali (incredibile in un posto come questo...) che traversa l'ombroso e scosceso versante della Val Fighèra giungendo in breve ad una seconda bocchetta (1488 m, circa 5' dalla sella precedente; circa 4 ore di cammino da Bettola) affacciata sui prati di Sautì.
Dopo una sosta, prima di iniziare la discesa, siamo saliti in pochi minuti sulla dorsale verso N in modo da raggiungere il punto culminante della Val Fighèra (1523 m) - probabilmente il Türinell di cui parla Teresio Valsesia in "Valgrande Ultimo Paradiso" - da cui si gode di un panorama eccezionale sulla bassa Ossola, la Piana del Türi e la Val Cornera, che fino a questo momento era nascosta.
La discesa
Siamo scesi senza traccia all'Alpe Sautì (1466 m; circa 15') da dove abbiamo fatto ritorno a Bettola seguendo il sentiero che passa per il Funtanin e il poggio degli Asaa, già percorso dal sottoscritto nel 2013 (2:35 il tempo impiegato per la discesa da Sautì a Bettola, lungo il percorso "semi-ufficiale" già noto dalla precedente visita e documentato su hikr qui).
Siamo scesi senza traccia all'Alpe Sautì (1466 m; circa 15') da dove abbiamo fatto ritorno a Bettola seguendo il sentiero che passa per il Funtanin e il poggio degli Asaa, già percorso dal sottoscritto nel 2013 (2:35 il tempo impiegato per la discesa da Sautì a Bettola, lungo il percorso "semi-ufficiale" già noto dalla precedente visita e documentato su hikr qui).
Scendendo dal tortuoso e ripido sentiero degli Asaa si rimane ammirati per l'ingegno di chi ha saputo trovare un passaggio sfruttando ogni punto debole di questi impervi versanti.
NB: a dispetto della profusione di bollini trovati nel vallone di Bettola, nelle zone erbose del poggio degli Asaa (dove in estate le felci sono ad altezza d'uomo) non c'è assolutamente nulla che aiuti a non perdersi.
Tourengänger:
atal
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