La Rosablanche (3336.3 m) arête W

1° Agosto 2011, con il corso di alpinismo appena terminato alle spalle, salgo in solitaria la Rosablanche, per la cresta W. Avevo già fatto qualche vetta in solitaria, prima di allora, ma questa me la ricordo come la prima veramente “alpinistica”. Mi era rimasta nel cuore e, contrariamente al mio solito (non amo ripetere cose già fatte), volevo rifarla. Me la ricordo come una salita tecnicamente impegnativa e mi incuriosisce vedere come mi sembra a tre anni di distanza e con un po’ di esperienza in più.

Dopo un primo tentativo fallito per il brutto tempo, oggi è la giornata perfetta. Parto da Fionnay. Conosco perfettamente il sentiero, con il suo numero infinito di tornanti. Per curiosità mi metto a contarli, per far passare il tempo. Arrivato a Sovereu, ne ho contati 110, di sicuro più di un centinaio ! Raggiungo Le Dâ, dove il sentiero finisce. Qui devo decidere. L’altra volta sono stato tutto sulla sinistra, inerpicandomi su un pendio erboso ripido. Stavolta ho studiato a tavolino la cartina. Scelgo di seguire il corso del torrente, sulla destra. Faccio attenzione, è umido e a tratti ghiacciato. Salgo per blocchi ed arrivo al laghetto di Crêtes Motses. Di lì in poi è una passeggiata, fino al Col de Cleuson (4h).

A questo punto incomincia il divertimento. Indosso l’imbrago e una fettuccia. La prima parte della cresta è larghissima, in parte a blocchi ed in parte nevosa. Poi, nell’ultima parte, incominciano i blocchi, con un po’ di neve in mezzo. Mi rampono, per non rischiare. Uso la fettuccia per fare delle soste al volo, per riposarmi e fotografare. Nel 2011 feci poche foto, stavolta voglio ritrarre al meglio la cresta e le sue difficoltà. Cerco sempre di stare protetto. Solo in un passaggio ho il vuoto sotto di me. Arrivo davanti allo sperone finale. L’altra volta lo aggirai, andando a mezzacosta sulla neve. Stavolta voglio fare la cresta integrale ! Procedo con la massima cautela. Sfrutto degli intagli nella cresta e l’assicurazione con la fettuccia. Saluto due alpinisti che stanno scendendo, in cordata, dalla via normale sul ghiacciaio. Ancora qualche passo e sono in vetta (5h45m) !!

Sono emozionato. È una giornata stupenda. Sono legato in modo particolare a questa vetta. Lì, lasciai le bandierine tibetane, simbolo di pace. Ripenso a carpediem, con cui ci scambiammo messaggi augurali su questa cima, alla fine raggiunta da entrambi, e mi scende una lacrima.

È ora di scendere. Come l’altra volta, non ripercorro la cresta, ma scendo dal versante W, innevato, ma altrettanto insidioso, con pendenze che toccano i 36°. Poi però decido di cambiare completamente e mi porto sull’altro versante, costeggiando il Grand Désert e puntando al Col de Louvie. Lì incontrerò tanta gente, impegnata nella Haute Route escursionistica, o in una delle sue varianti. Sulla cresta W della Rosablanche, c’ero solo io.

Alla fine, avendola rifatta, posso dire che, sebbene le difficoltà siano limitate ad un tratto ridotto di cresta, la via non è banale.. me la ricordavo molto più esposta, ma vale decisamente la pena averla rifatta, soprattutto ora che l’ho fatta integrale !