Se arrivi in vetta sei un Campioncino.

Menek66:

Dopo aver letto le previsioni Meteo redatte da Youssou N’Dour e  Peppa Pig, guardo pure quelle di  3bmeteo che in quanto ad affidabilità e precisione non è secondo a nessuno… Nuvole estese e pioggia dopo le 14. Allora, dico subito la bestemmia così mi cavo il dente: andate a fanculo tutti e tre, il cielo era leggermente velato e spesso l’azzurro era il colore predominante. Capito? E’ il terzo uikkend di fila che le previsioni depistano di brutto…
 

Detto questo, oggi è stata una sorta di “ritorno alle origini”, perché ritrovare la Patrigang quasi al completo è una sensazione   emozionante e bellissima,  finalmente  dopo tanto aspettare eccoci di nuovo assieme.
 

Per questa ritrovata Unità, citando  Antonio Gramsci, abbiamo scelto la Val di Scalve come luogo da esplorare, con la cima del Campioncino  punto più elevato della nostra escursione.
 

Si parte da Cimalbosco, per comoda sterrata si giunge al Passo dei Campelli e si continua seguendo per pochi metri la sterrata che porta al Rifugio, poi sulla sinistra si stacca una flebile traccia che ci porta prima su un dossetto, poi,  su una sorta di cresta abbastanza ripida, raggiungiamo il Monte Campioncino dove oggi la vista  ci fa godere di ottimi panorami.
 

Giusto il tempo di fare qualche foto e di tambureggiare sulla testa di Marìca come  se fosse una campana tibetana, ed eccoci pronti per la discesa al Rifugio Campione già ben visibile dalla cima. Cantiamo a squarciagola “Amore caro amore bello” di B. Lauzi, et voilà già belli che seduti al tavolo come una banda di Lanzichenecchi che non mangiano da tre giorni.
 

Si mangia bene ed il vino è di ottima qualità, i discreti gradi del Cabernet mandano  in tilt i pochi neuroni di Esilde e Marìca, le quali dopo solo mezzo sorso di nettare, blaterano stranite e noiose come il suono di un Diapason. E Pino? E’ la nell’angolo che soffre di gravi disturbi… è astemio. Fortuna che ci siamo io e Patri!
 

Abbandonato il rifugio, prendiamo la sterrata per il P.sso dei Campelli, lasciamo sulla sinistra la Malga Campelli, e con bella carrareccia passiamo sotto le pendici del M. Campione, oltrepassiamo il P.so del Giovetto e seguiamo a sinistra il sentiero che in maniera poco chiara giunge alla sottostante Malga Arena, da lì in pochi minuti siamo di nuovo alla macchina. Stop.
 

Nota 1): Bel giretto in un ambiente bellissimo e buono per tutte le stagioni, ed anche se sembravamo un gruppo Unitalsi pronto a partire per Lourdes, la felicità era stampata sui nostri grassi sorrisi… Patri, Marìca, Esilde e perché no, Pino…  GRAZIE, è stato bellissimo ritrovarsi. Con l’anno nuovo vita nuova? Ne sono sicuro…  :)))
P.s. Oggi è il compleanno di uno storico hikriano... Auguri veget! Riprenditi presto che ci manchi!

Nota 2): Cose a caso.

Non c’entra un cazzo ma…:   Ma cosa pensi ai dischi pensiamo invece a lei , io metterei il suo culo tra i trofei...un culo bianco e tondo che non finiva mai, meglio dei paradisi di Versailles...
(Paoli & Gianco).
 

Nota 3): Ho saputo che alla “festa” c’era pure la rediviva Marìca… come non dedicargli una poesia, stavolta non ermetica? Avviso:  Sarebbe stato troppo facile e bello  fare la rima con la parola "f.ca", oggi l'ho volutamente omessa, sorpresi? :)
Il vostro Eric De Flatulance.

                                                                                      Marìca.

Ti prende in contropiede e si fionda nell’ortica,

ma dove vai furbona  è mica  il Passo Aprica,

si volta titubante gridando: si mi dica?

Marìca,

si veste di flanella sentendosi pudica,

ma è proprio tenerona,  direi una mollica,

ma se la guardi meglio somiglia a ‘na vescica.

Marìca,

il gruppo è quello tosto speriamo non disdica,

l’arrivo è il Campioncino e non il Costarica,

 allora s’alza in piedi e  nessun la contraddica.

 Il punto di rottura è in men che non si dica e  in fondo mi domando: che cazzo di  Marìca?

A la Prochaine!         Menek without Olmo.