Passo del Vallone (di Ban)- Val Formazza
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Impegnativa escursione ad anello in una zona scarsamente frequentata nell'alta Val Formazza.
Il giro programmato prevede la salita dal lago di Morasco nella valle del Rio del Sabbione e la discesa dal vallone di Ban. Avevamo tratto ispirazione da un libro che presentava l'escursione come priva di grosse difficoltà. Ma la relazione era stata scritta una quindicina di anni fa, quando la presenza di neve nei canaloni facilitava la progressione. Ora, con il progressivo arretramento delle nevi perenni la situazione è parecchio cambiata. Nei valloni la neve ha lasciato spazio a terreno detritico instabile che rende problematica la percorrenza. Di fatto il percorso estivo è stato abbandonato mentre, in inverno, il vallone di Ban è frequentato da scialpinisti.
Lasciamo le macchine nel posteggio (1740) alla base della diga del lago di Morasco ed iniziamo la marcia salendo sulla diga e proseguendo sulla strada che costeggia il lago. Alla fine del lago lasciamo la strada piegando a sinistra. Attraversato il Ri del Gries saliamo sul ripido sentiero del lato orografico sinistro lungo la profonda spaccatura della valle del Rio del Sabbione. Raggiunto il pianoro con il bivio per il rifugio Città di Busto, deviamo a sinistra e, attraversato il Rio del Sabbione, riprendiamo a salire sul versante destro della valle. In vista della diga e del lagodel Sabbione arriviamo al rifugio Mores (2504), che è chiuso, e proseguiamo raggiungendo la terrazza panoramica del rifugio Somma Lombardo (2561), chiuso anch'esso. Ricompattato il gruppo facciamo una pausa poi, tornati brevemente sui nostri passi, prendiamo il sentiero per il laghetto di Ban. Su tracce di sentiero saliamo su un percorso segnato da radi ometti. Giunti su un pianoro da dove si vede il sentiero che scende al laghetto svoltiamo a sinistra puntando in direzione del colle a destra della Punta del Vallone. Seguendo un'esile traccia e qualche ometto, su terreno detritico saliamo al Passo del Vallone (2859). Dal passo ci affacciamo al Vallone di Ban dove ci rendiamo conto chela discesa sarà problematica. Non c'è neve ed il primo tratto è ripido e su terreno instabile. Decidiamo di attrezzare una via di calata con la corda. Ci caliamo uno alla volta prestando attenzione a non muovere materiale. Raggiunto un punto sicuro attrezziamo una seconda corda con cui ci caliamo fra massi instabili ma su terreno meno pericoloso. Questa operazione ci ha preso un'ora di tempo. Sempre con molta attenzione scendiamo nella conca dove raggiungiamo un nevaio residuo che agevola la discesa. In un susseguirsi di avvallamenti tra i massi detritici raggiungiamo un'area pianeggiante dove ci concediamo una pausa per lo spuntino. Riprendiamo la discesa su un nevaio quindi risaliamo fra i massi portandoci in vista del lago di Morasco sottostante. Andiamo alla ricerca del sentiero, segnato in cartina, che scende sul lato destro della valle, sentiero chiamato "scalone del diavolo". Dall'alto non riusciamo a individuare il sentiero mentre si vede un'evidente traccia che risale brevemente a destra della valle. Seguiamo il sentiero che ci porta su un dente della cresta ovest della Punta di Morasco dove ci si affaccia al vallone di Nefelgiu. Il primo tratto della traccia sembra scendere decisamente e decidiamo di seguirlo. Dopo alcuni risvolti riusciamo a vedere come prosegue la traccia. E' un esile intaglio sul ripido pendio erboso che prosegue alla stessa quota verso i Gemelli di Ban. Ritorniamo sui nostri passi rientrando nel vallone di Ban. Scendo in avanscoperta alla ricerca del sentiero che riesco ad individuare appena fuori dalla ganda, via segnata anche da alcuni ometti. Avviso i miei compagni che mi seguono. Il sentiero scende sul ripido pendio erboso tra la conca del Rio di Ban e le placche della cresta ovest della Punta di Morasco. Aggirata la base delle placche rocciose la via punta decisamente verso il vallone di Nefelgiu. Arriviamo ai pascoli dell'Alpe Nevelgiu (2048) dove, attraversato il torrente ci ritroviamo sulla strada sterrata verso la cascata del Toce. Deviamo a sinistra su un sentiero che dopo alcuni tornanti scende al parcheggio alla base della diga.
Partecipanti 7: Roberto, Beppe, Dario, Emilio, Paolo, Mauro, Tommaso.
Tempi di percorrenza: salita 3h30' (2h00' al Somma, 30'sosta, 1h00' al passo); discesa 5h00' (di cui 30'sosta e 1h00' ricerca sentiero)
Lunghezza del percorso: 14,5km
Meteo: fresco e ventoso.
Il giro programmato prevede la salita dal lago di Morasco nella valle del Rio del Sabbione e la discesa dal vallone di Ban. Avevamo tratto ispirazione da un libro che presentava l'escursione come priva di grosse difficoltà. Ma la relazione era stata scritta una quindicina di anni fa, quando la presenza di neve nei canaloni facilitava la progressione. Ora, con il progressivo arretramento delle nevi perenni la situazione è parecchio cambiata. Nei valloni la neve ha lasciato spazio a terreno detritico instabile che rende problematica la percorrenza. Di fatto il percorso estivo è stato abbandonato mentre, in inverno, il vallone di Ban è frequentato da scialpinisti.
Lasciamo le macchine nel posteggio (1740) alla base della diga del lago di Morasco ed iniziamo la marcia salendo sulla diga e proseguendo sulla strada che costeggia il lago. Alla fine del lago lasciamo la strada piegando a sinistra. Attraversato il Ri del Gries saliamo sul ripido sentiero del lato orografico sinistro lungo la profonda spaccatura della valle del Rio del Sabbione. Raggiunto il pianoro con il bivio per il rifugio Città di Busto, deviamo a sinistra e, attraversato il Rio del Sabbione, riprendiamo a salire sul versante destro della valle. In vista della diga e del lagodel Sabbione arriviamo al rifugio Mores (2504), che è chiuso, e proseguiamo raggiungendo la terrazza panoramica del rifugio Somma Lombardo (2561), chiuso anch'esso. Ricompattato il gruppo facciamo una pausa poi, tornati brevemente sui nostri passi, prendiamo il sentiero per il laghetto di Ban. Su tracce di sentiero saliamo su un percorso segnato da radi ometti. Giunti su un pianoro da dove si vede il sentiero che scende al laghetto svoltiamo a sinistra puntando in direzione del colle a destra della Punta del Vallone. Seguendo un'esile traccia e qualche ometto, su terreno detritico saliamo al Passo del Vallone (2859). Dal passo ci affacciamo al Vallone di Ban dove ci rendiamo conto chela discesa sarà problematica. Non c'è neve ed il primo tratto è ripido e su terreno instabile. Decidiamo di attrezzare una via di calata con la corda. Ci caliamo uno alla volta prestando attenzione a non muovere materiale. Raggiunto un punto sicuro attrezziamo una seconda corda con cui ci caliamo fra massi instabili ma su terreno meno pericoloso. Questa operazione ci ha preso un'ora di tempo. Sempre con molta attenzione scendiamo nella conca dove raggiungiamo un nevaio residuo che agevola la discesa. In un susseguirsi di avvallamenti tra i massi detritici raggiungiamo un'area pianeggiante dove ci concediamo una pausa per lo spuntino. Riprendiamo la discesa su un nevaio quindi risaliamo fra i massi portandoci in vista del lago di Morasco sottostante. Andiamo alla ricerca del sentiero, segnato in cartina, che scende sul lato destro della valle, sentiero chiamato "scalone del diavolo". Dall'alto non riusciamo a individuare il sentiero mentre si vede un'evidente traccia che risale brevemente a destra della valle. Seguiamo il sentiero che ci porta su un dente della cresta ovest della Punta di Morasco dove ci si affaccia al vallone di Nefelgiu. Il primo tratto della traccia sembra scendere decisamente e decidiamo di seguirlo. Dopo alcuni risvolti riusciamo a vedere come prosegue la traccia. E' un esile intaglio sul ripido pendio erboso che prosegue alla stessa quota verso i Gemelli di Ban. Ritorniamo sui nostri passi rientrando nel vallone di Ban. Scendo in avanscoperta alla ricerca del sentiero che riesco ad individuare appena fuori dalla ganda, via segnata anche da alcuni ometti. Avviso i miei compagni che mi seguono. Il sentiero scende sul ripido pendio erboso tra la conca del Rio di Ban e le placche della cresta ovest della Punta di Morasco. Aggirata la base delle placche rocciose la via punta decisamente verso il vallone di Nefelgiu. Arriviamo ai pascoli dell'Alpe Nevelgiu (2048) dove, attraversato il torrente ci ritroviamo sulla strada sterrata verso la cascata del Toce. Deviamo a sinistra su un sentiero che dopo alcuni tornanti scende al parcheggio alla base della diga.
Partecipanti 7: Roberto, Beppe, Dario, Emilio, Paolo, Mauro, Tommaso.
Tempi di percorrenza: salita 3h30' (2h00' al Somma, 30'sosta, 1h00' al passo); discesa 5h00' (di cui 30'sosta e 1h00' ricerca sentiero)
Lunghezza del percorso: 14,5km
Meteo: fresco e ventoso.
Tourengänger:
morgan

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