Rosso di Ribia (Cima m.2547), in traversata dalla val Ri di Ribia alle valli di Fümegn e Camana
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Non mi legga chi non ama l' effusione dei sentimenti...
Avverto finora gli eventuali miei lettori: il Rosso di Ribia è da anni una presenza intima nel mio cuore, per più motivi. Il solo pronunciarne silenziosamente il nome mi commuove profondamente.
Oggi ho toccato la sua fragile, modesta croce di vetta e ne sono ancora scossa fino alle lacrime scrivendone.
Rosso: come non desiderare l' ascesa di una cima dal nome così semplicemente bello?
Rosso: colore dell' estate (specialmente questa, così ricca di sole e calura!), dell' amore, del fuoco...
Rosso: colore dell' amicizia con Ale e Emiliano, della quale mi sento felice quanto onorata.
Rosso di Ribia, una zona stupenda, ricca di toponimi che fanno sognare!
In merito rimando immodestamente a un mio precedente racconto e, sopratutto alle auliche parole del Brenna nel suo libro "Grandi cime per i nostri giorni" (Volume 1, pag. 50). Giuro, non copiai dal Maestro.
Nascosta l' auto (rossa!) a buona distanza dalla partenza dal Pascolo dell' Òviga -capirete più avanti perché- corro sull' asfalto: che mi segua qualcuno? che altri agognino la mia stessa meta?
Ma no, sola sono:
Fremd bin ich eingezogen,
Fremd zieh ich wieder aus.
(Primi due versi della "Winterreise" di Franz Schubert)
"Sconosciuta sono arrivata,
Sconosciuta riparto."
Fiato sospeso sino alla capanna. Sola...
Il sentiero è stato descritto più volte su questo sito, bello, facile, rapido.
Salgo sino alla croce a protezione divina dell' Alpe di Ribia. Su un masso mi siedo in contemplazione della mia meta e dei vari percorsi a piacimento per arrivare al canale finale. In bocchetta ci sono salita anni fa senza difficoltà, ma non è un ricordo piacevole...non ero in compagnia di belle persone...
Voci s' avvicinano dal basso: inconfondibili quelle degli amici Emiliano ed Ale! Ma che ci fanno quassù?
Confesso: sono stata io a "rubargli" la meta! Incauto, Emiliano in un PM su tutto' altro argomento mi ha scritto: "Rosso di Ribia", malandrino, va!
Da un ora vi aspetto, ragazzi! Un ora, quattro sigarillos!
Con i due amici, due sconosciuti: Elena! Gianni! Piacere!
Come recita il detto: gli amici dei miei amici sono miei amici!
Dopo saluti e risate risaliamo ganne e prati sino all' attacco del canale. Ale, Emiliano racconteranno meglio di me la parte tecnica dell' ascesa, io racconterò solo mie sensazioni e sentimenti...
Tre gentiluomini e una gentildonna a guidarmi, rinfrancarmi. Paura? No, non è paura la mia, ma un potente, viscerale sentimento della nostra limitatezza di uomini. Se paura fosse, rimarrei paralizzata, gambe tremanti, incapace di continuare.
(Di parole, stanco i miei quattro compagni. Parole per auto-rassicurarmi; poverini loro, a subire il mio parlare...mi vergogno...)
Ho tante cose nel cuore, tanti dolori, e il Rosso li rievoca...
Cima. Irrefrenabile il pianto.
Quanta, la fragilità delle nostre vite, quanta la loro brevità!
Inestimabile regalo, l' amicizia dei miei compagni, la comprensione silenziosa, la condivisione.
Inestimabile grazia, una lieve carezza...
E la Montagna come consolazione e trascendenza.
Rimaniamo una lunghissima ora in vetta. Poi, cauta e lenta, la discesa dei blocchi finali e del canale.
Infine, le ganne! una scorpacciata di ganne! Gustiamo affamati ganne sino in capanna! Gongola l' amico Poncione!
Pensavo di seguire un percorso sotto la cresta tra il Rosso e la Cima di Catögn, ma non voglio rinunciare alla compagnia degli amici...e a una birretta in capanna, mefistofelicamente progettata da Ale già di primo mattino!
Ripartono gli amici.
Ciao, Elena, Giampi, Ale, Emiliano. Non trovo parole abbastanza belle per dirvi la mia gratitudine, il mio affetto.
Emiliano, Ale, bravi siete, e grandi. C' è ben altro, oltre alle vostre oggettive imprese alpine, e vado fiera di voi, vado orgogliosa. E mi onora la vostra amicizia.
Tante altre magnifiche avventure vi auguro.
Cooosa? Il cartello dietro alla capanna indica 4.30 ore sino a Vergelletto?
E se rinunciassi, che sono già le 16.20? E se tentassi di riacciuffare i miei amici? Ma loro, gazzelle umane, non sono neppure più a portata di voce!
Ci sono almeno tre percorsi alternativi che scendono in val Camana, ricordo bene, anche senza cartina. (Male! Sempre portarsi appresso la cartina, disgraziata!). Non precisa il cartello giallo del quale parli. Comunque quello che tenterò si vede lassù seguire la cresta del Salariél.
Dopo un centinaio di metri biforca dal sentiero che sale al bivio Q. 2241 m. Ma le marcature, ma gli ometti, dove sono? Pochi, i primi, e sbiaditi; i secondi mediocremente visibili.Questo sentiero non è più stato controllato ne pulito da anni. E non l' orma di uno scarponcino umano. Un torrente poco ameno più in là, ravano tra le sterpaglie, le erbe alte. Rimango troppo alta: laggiù! un vago segno!
La traccia visibile dalla capanna finalmente raggiunta, non termina però il ravano: il sentiero è stretto, invaso da erba, terra, sassi, in più punti è franato, e la sua esposizione a picco sul vuoto lo sconsiglia a persone col piede poco sicuro. Un pinnacolo roccioso da contornare, eccone un secondo, poi un terzo, e se tornassi sui miei passi? Quanti tornanti ancora? E' un su e giù continuo, un contornare bellissimi, stupefacenti pinnacoli, con attenzione costante ad ogni passo.
Finalmente, la bocchetta senza nome, a Q. 2108. O gioia! di qua sembra tutto più mite, meno severo, sereno. Laggiù l' incanto dell' Alpe d' Albezzona, dolcemente adagiato su prati verdi. Raffazzono un ometto sul masso più alto della bocchetta, con precauzione, senza affacciarmi sull' abisso...
O illusione! La dolcezza della visione laggiù mi faceva presagire una facile discesa! Niente di ciò, ma un sentiero invisibile, nascosto da vegetazione e pietrame. Ad ogni passo, inventarsi il passaggio. Ogni tanto, una traccia, un segno bianco-rosso sbiadito. Dalla capanna, un ora e quindici per arrivare in Albezzona, uno dei più belli, armoniosi alpeggi mai visti.
O gioia! tracce umane! Già dalla bocchetta avevo avvistato una catasta di legna. Vedo ora che quest' ultima è stata tagliata di recente, testimoni ne sono i trucioli ancora freschi. Difatti, il sentiero è ora prima pestato, poi l' erba ne è stata segata. Quassù, qualcuno arriva...
Qualcuno gusta questo silenzio e questa solitudine.
Qualcuno lavora. Umili, antichi lavori degli alpigiani.
Tocca ora alla stazione dei resinosi, del bosco. A più riprese stano grappoli di poiane nascoste nella boscaglia, camosci sorpresi dall' intrusa.
L' ultimo lungo tratto del sentiero prima di arrivare in val di Fümegn è molto ripido, perciò faticoso per le ginocchia. Comunque, sempre ben chiaro, anche se non fosse stato pulito, e largo.
Finalmente il canto del torrente, vicinissimo!
Ancora una bella scarpinata prima di toccare l' asfalto in località Camana.
E asfalto sia! Per una buona ora. Dapprima, tutta la stradina che scende in val di Vergelletto, poi la stradina della valle stessa, con la possibilità di piacevoli tratti nell' erba, ascoltando il canto del torrente Ribo a portata di mano.
Ammiro sulla mia sinistra la splendida Riserva Forestale dell' Onsernone: che maestà, gli alti abeti!
Da tredici ore sono in cammino. Ma perché qui finisce il mio camminare? Potrei ancora continuare per ore. Già sento malinconia per i passi fatti finora, e per quelli che non farò:
Wunderlicher Alter, soll ich mit dir geh' n?
Willst zu meinen Liedern deine Leier dreh' n?
(Ultimi due versi della "Winterreise" di Franz Schubert, su testi di Wilhelm Müller)
"Strano vegliardo, con te devo venire?
Con i miei versi vuoi adornare le tue note?"
Sola. Riparto.
Avverto finora gli eventuali miei lettori: il Rosso di Ribia è da anni una presenza intima nel mio cuore, per più motivi. Il solo pronunciarne silenziosamente il nome mi commuove profondamente.
Oggi ho toccato la sua fragile, modesta croce di vetta e ne sono ancora scossa fino alle lacrime scrivendone.
Rosso: come non desiderare l' ascesa di una cima dal nome così semplicemente bello?
Rosso: colore dell' estate (specialmente questa, così ricca di sole e calura!), dell' amore, del fuoco...
Rosso: colore dell' amicizia con Ale e Emiliano, della quale mi sento felice quanto onorata.
Rosso di Ribia, una zona stupenda, ricca di toponimi che fanno sognare!
In merito rimando immodestamente a un mio precedente racconto e, sopratutto alle auliche parole del Brenna nel suo libro "Grandi cime per i nostri giorni" (Volume 1, pag. 50). Giuro, non copiai dal Maestro.
Nascosta l' auto (rossa!) a buona distanza dalla partenza dal Pascolo dell' Òviga -capirete più avanti perché- corro sull' asfalto: che mi segua qualcuno? che altri agognino la mia stessa meta?
Ma no, sola sono:
Fremd bin ich eingezogen,
Fremd zieh ich wieder aus.
(Primi due versi della "Winterreise" di Franz Schubert)
"Sconosciuta sono arrivata,
Sconosciuta riparto."
Fiato sospeso sino alla capanna. Sola...
Il sentiero è stato descritto più volte su questo sito, bello, facile, rapido.
Salgo sino alla croce a protezione divina dell' Alpe di Ribia. Su un masso mi siedo in contemplazione della mia meta e dei vari percorsi a piacimento per arrivare al canale finale. In bocchetta ci sono salita anni fa senza difficoltà, ma non è un ricordo piacevole...non ero in compagnia di belle persone...
Voci s' avvicinano dal basso: inconfondibili quelle degli amici Emiliano ed Ale! Ma che ci fanno quassù?
Confesso: sono stata io a "rubargli" la meta! Incauto, Emiliano in un PM su tutto' altro argomento mi ha scritto: "Rosso di Ribia", malandrino, va!
Da un ora vi aspetto, ragazzi! Un ora, quattro sigarillos!
Con i due amici, due sconosciuti: Elena! Gianni! Piacere!
Come recita il detto: gli amici dei miei amici sono miei amici!
Dopo saluti e risate risaliamo ganne e prati sino all' attacco del canale. Ale, Emiliano racconteranno meglio di me la parte tecnica dell' ascesa, io racconterò solo mie sensazioni e sentimenti...
Tre gentiluomini e una gentildonna a guidarmi, rinfrancarmi. Paura? No, non è paura la mia, ma un potente, viscerale sentimento della nostra limitatezza di uomini. Se paura fosse, rimarrei paralizzata, gambe tremanti, incapace di continuare.
(Di parole, stanco i miei quattro compagni. Parole per auto-rassicurarmi; poverini loro, a subire il mio parlare...mi vergogno...)
Ho tante cose nel cuore, tanti dolori, e il Rosso li rievoca...
Cima. Irrefrenabile il pianto.
Quanta, la fragilità delle nostre vite, quanta la loro brevità!
Inestimabile regalo, l' amicizia dei miei compagni, la comprensione silenziosa, la condivisione.
Inestimabile grazia, una lieve carezza...
E la Montagna come consolazione e trascendenza.
Rimaniamo una lunghissima ora in vetta. Poi, cauta e lenta, la discesa dei blocchi finali e del canale.
Infine, le ganne! una scorpacciata di ganne! Gustiamo affamati ganne sino in capanna! Gongola l' amico Poncione!
Pensavo di seguire un percorso sotto la cresta tra il Rosso e la Cima di Catögn, ma non voglio rinunciare alla compagnia degli amici...e a una birretta in capanna, mefistofelicamente progettata da Ale già di primo mattino!
Ripartono gli amici.
Ciao, Elena, Giampi, Ale, Emiliano. Non trovo parole abbastanza belle per dirvi la mia gratitudine, il mio affetto.
Emiliano, Ale, bravi siete, e grandi. C' è ben altro, oltre alle vostre oggettive imprese alpine, e vado fiera di voi, vado orgogliosa. E mi onora la vostra amicizia.
Tante altre magnifiche avventure vi auguro.
Cooosa? Il cartello dietro alla capanna indica 4.30 ore sino a Vergelletto?
E se rinunciassi, che sono già le 16.20? E se tentassi di riacciuffare i miei amici? Ma loro, gazzelle umane, non sono neppure più a portata di voce!
Ci sono almeno tre percorsi alternativi che scendono in val Camana, ricordo bene, anche senza cartina. (Male! Sempre portarsi appresso la cartina, disgraziata!). Non precisa il cartello giallo del quale parli. Comunque quello che tenterò si vede lassù seguire la cresta del Salariél.
Dopo un centinaio di metri biforca dal sentiero che sale al bivio Q. 2241 m. Ma le marcature, ma gli ometti, dove sono? Pochi, i primi, e sbiaditi; i secondi mediocremente visibili.Questo sentiero non è più stato controllato ne pulito da anni. E non l' orma di uno scarponcino umano. Un torrente poco ameno più in là, ravano tra le sterpaglie, le erbe alte. Rimango troppo alta: laggiù! un vago segno!
La traccia visibile dalla capanna finalmente raggiunta, non termina però il ravano: il sentiero è stretto, invaso da erba, terra, sassi, in più punti è franato, e la sua esposizione a picco sul vuoto lo sconsiglia a persone col piede poco sicuro. Un pinnacolo roccioso da contornare, eccone un secondo, poi un terzo, e se tornassi sui miei passi? Quanti tornanti ancora? E' un su e giù continuo, un contornare bellissimi, stupefacenti pinnacoli, con attenzione costante ad ogni passo.
Finalmente, la bocchetta senza nome, a Q. 2108. O gioia! di qua sembra tutto più mite, meno severo, sereno. Laggiù l' incanto dell' Alpe d' Albezzona, dolcemente adagiato su prati verdi. Raffazzono un ometto sul masso più alto della bocchetta, con precauzione, senza affacciarmi sull' abisso...
O illusione! La dolcezza della visione laggiù mi faceva presagire una facile discesa! Niente di ciò, ma un sentiero invisibile, nascosto da vegetazione e pietrame. Ad ogni passo, inventarsi il passaggio. Ogni tanto, una traccia, un segno bianco-rosso sbiadito. Dalla capanna, un ora e quindici per arrivare in Albezzona, uno dei più belli, armoniosi alpeggi mai visti.
O gioia! tracce umane! Già dalla bocchetta avevo avvistato una catasta di legna. Vedo ora che quest' ultima è stata tagliata di recente, testimoni ne sono i trucioli ancora freschi. Difatti, il sentiero è ora prima pestato, poi l' erba ne è stata segata. Quassù, qualcuno arriva...
Qualcuno gusta questo silenzio e questa solitudine.
Qualcuno lavora. Umili, antichi lavori degli alpigiani.
Tocca ora alla stazione dei resinosi, del bosco. A più riprese stano grappoli di poiane nascoste nella boscaglia, camosci sorpresi dall' intrusa.
L' ultimo lungo tratto del sentiero prima di arrivare in val di Fümegn è molto ripido, perciò faticoso per le ginocchia. Comunque, sempre ben chiaro, anche se non fosse stato pulito, e largo.
Finalmente il canto del torrente, vicinissimo!
Ancora una bella scarpinata prima di toccare l' asfalto in località Camana.
E asfalto sia! Per una buona ora. Dapprima, tutta la stradina che scende in val di Vergelletto, poi la stradina della valle stessa, con la possibilità di piacevoli tratti nell' erba, ascoltando il canto del torrente Ribo a portata di mano.
Ammiro sulla mia sinistra la splendida Riserva Forestale dell' Onsernone: che maestà, gli alti abeti!
Da tredici ore sono in cammino. Ma perché qui finisce il mio camminare? Potrei ancora continuare per ore. Già sento malinconia per i passi fatti finora, e per quelli che non farò:
Wunderlicher Alter, soll ich mit dir geh' n?
Willst zu meinen Liedern deine Leier dreh' n?
(Ultimi due versi della "Winterreise" di Franz Schubert, su testi di Wilhelm Müller)
"Strano vegliardo, con te devo venire?
Con i miei versi vuoi adornare le tue note?"
Sola. Riparto.
Tourengänger:
micaela

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