La Palette (2170 m), dai Diablerets, canton Vaud.
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"Lucia, bambina, come fu? Il piede nudo scivolò da una cresta viscida di alghe? Ti urtò una capra sul ciglio del pascolo? Forse correvi a parare un' indocile vitella. Forse portavi un carico di erba lungo l' esigua cornice. O fu uno scivolone sulle erbe inaridite dalla siccità, così traditore in montagna.
...Lucia, animula silenziosa, come ombra di felce sul granito..."
Anna Gnesa: "Questa valle" ( Armando Dadò editore)
Dal Festival del Film di Locarno sul Lago Maggiore al Festival del Film di montagna dei Diablerets nelle Prealpi del canton Vaud:
Bè, la vita di "festivalina" mal si sposa con quella di camminatrice in montagna!!!
E allora? Partenza di pomeriggio dal laghetto Retaud, invidiando un poco i felici bagnanti che sguazzano nelle sue tranquille acque. Bello caldo, oggi. Piogge previste dal cielo. Più tardi!
Le montagne intorno ai Diablerets, siano esse tranquilli panettoni, toste creste, cime dalla verticalità paurosa, rocce rognose, ghiacciai, invogliano a 360 gradi la camminatrice; niente bagno, dunque. Magari, a fine gita.
"Montagnes à vaches", dicono in Romandia. Montagne per le mucche. Tutto vero, da subito, quassù. Mucche al pascolo ai quattro punti cardinali!
"Montagnes à vaches"? Il tipo di terreno, di sentiero, ben si riconoscono, le torte di sterco da schivare, pure!
Alla bocchetta di Voré decido di cambiare canzoncina e seguo più o meno la crestina che collega il passo e La Palette, la cima vista dal basso e testé desiderata. Per altre cime, si vedrà; la decisione spetterà al cielo, inteso come prodigo d' acqua oppure no.
Lunga bella camminata, con a destra la dolcezza dei prati verdi e della pendenza gentile, e a sinistra le rocce rugose e il vuoto.
Un pericolo? Da valutare F?
Si! Onnipresente su tutto il percorso, abbandonato, arrugginito, il filo spinato a protezione delle mucche al pascolo (in altri tempi; si capisce che non salgono più quassù) a metà ingoiato dalla vegetazione e dal terriccio. Non posso fischiettare camminando innocentemente, bisogna stare attenta ad ogni passo. Non vorrei forare gli scarponcini nuovi di zecca, o ferirmi.
Penso ai selvatici con pena. Non sanno cosa sia il filo spinato. Di notte. Con la neve a ricoprirlo.Chissà quante bestioline ferite...
(Credevo la legge svizzera imponesse la rimozione di questi vecchiumi di ferro.)
Piogge? E si, proprio quando ho arrampicato i primi trenta metri di vera cresta per la cima (un F, tranquilli! niente di troppo cattivo!) inizia a piovere, e ben bene! Meglio essere prudente, anche se non minacciano temporali, e scendere su prati e roccette sotto cresta. Peccato!
Un largo semicerchio mi porta alla facile salita in cima; sono masarata come un pulcino. Il lungo impermeabile e il cappello a larghe falde grondano di cascatelle!
Non m' importa, anzi! mi godo la pioggia che a momenti quasi diventa grandine leggera, me la godo! Nessuna pioggia è più piacevole sulla pelle di quella estiva, calda. Quante volte l' ho implorata, nelle passate settimane d' afa!
Pochi tornanti sotto il colle degli Andérets cessa l' acquazzone gentile.
Sono entrata in un quadro di Constable, che emozione!
Si discopre un nuovo paesaggio, nuove cime si presentano. Su tutte vien voglia di salire...
Che verdi! che azzurri! che fiori! prati! che dolcezza nelle linee di cresta! che ruvidezza, talvolta, nelle aspre lingue rocciose!
...Ma...una voce maschile...le campanelle delle pecore...
Si anima il quadro di Constable. Muta mi arresto, guardo lassù il pastore col suo lungo bastone, silhouette che si staglia sul cielo ridiventato azzurro. Grida: magari, una pecora, sull' orlo di un baratro che da qui non scorgo...
Parla, con dolcezza, affetto. Non distinguo le parole, ma i suoni dicono: amore, attenzione, piacere di essere quassù con voi, voi, fiduciose.
Scorrazza di qua di là il cane del pastore.
Rimango nel quadro di Constable, felice. E' come un miracolo...
"Da droben auf jenem Berge (Lassù, su questa montagna
Da steh' ich tausendmal Là mille volte sono
An meinem Stabe gebogen Piegato sul mio bastone
Und schaue hinab in das Tal..." E contemplo la valle laggiù.)
Johann Wolfgang Goethe (1749-1832)
Poema messo in musica da Franz Schubert
Esco dal quadro di Constable a fatica...
Seguo la strada sterrata, scendo.
Pensieri.
Era una ventina di anni fa...Eravamo quassù...insieme...
Denise, bambina, come fu?
Perché, la morte?
Denise, animula silenziosa, come ombra di felce sul granito.
...Lucia, animula silenziosa, come ombra di felce sul granito..."
Anna Gnesa: "Questa valle" ( Armando Dadò editore)
Dal Festival del Film di Locarno sul Lago Maggiore al Festival del Film di montagna dei Diablerets nelle Prealpi del canton Vaud:
Bè, la vita di "festivalina" mal si sposa con quella di camminatrice in montagna!!!
E allora? Partenza di pomeriggio dal laghetto Retaud, invidiando un poco i felici bagnanti che sguazzano nelle sue tranquille acque. Bello caldo, oggi. Piogge previste dal cielo. Più tardi!
Le montagne intorno ai Diablerets, siano esse tranquilli panettoni, toste creste, cime dalla verticalità paurosa, rocce rognose, ghiacciai, invogliano a 360 gradi la camminatrice; niente bagno, dunque. Magari, a fine gita.
"Montagnes à vaches", dicono in Romandia. Montagne per le mucche. Tutto vero, da subito, quassù. Mucche al pascolo ai quattro punti cardinali!
"Montagnes à vaches"? Il tipo di terreno, di sentiero, ben si riconoscono, le torte di sterco da schivare, pure!
Alla bocchetta di Voré decido di cambiare canzoncina e seguo più o meno la crestina che collega il passo e La Palette, la cima vista dal basso e testé desiderata. Per altre cime, si vedrà; la decisione spetterà al cielo, inteso come prodigo d' acqua oppure no.
Lunga bella camminata, con a destra la dolcezza dei prati verdi e della pendenza gentile, e a sinistra le rocce rugose e il vuoto.
Un pericolo? Da valutare F?
Si! Onnipresente su tutto il percorso, abbandonato, arrugginito, il filo spinato a protezione delle mucche al pascolo (in altri tempi; si capisce che non salgono più quassù) a metà ingoiato dalla vegetazione e dal terriccio. Non posso fischiettare camminando innocentemente, bisogna stare attenta ad ogni passo. Non vorrei forare gli scarponcini nuovi di zecca, o ferirmi.
Penso ai selvatici con pena. Non sanno cosa sia il filo spinato. Di notte. Con la neve a ricoprirlo.Chissà quante bestioline ferite...
(Credevo la legge svizzera imponesse la rimozione di questi vecchiumi di ferro.)
Piogge? E si, proprio quando ho arrampicato i primi trenta metri di vera cresta per la cima (un F, tranquilli! niente di troppo cattivo!) inizia a piovere, e ben bene! Meglio essere prudente, anche se non minacciano temporali, e scendere su prati e roccette sotto cresta. Peccato!
Un largo semicerchio mi porta alla facile salita in cima; sono masarata come un pulcino. Il lungo impermeabile e il cappello a larghe falde grondano di cascatelle!
Non m' importa, anzi! mi godo la pioggia che a momenti quasi diventa grandine leggera, me la godo! Nessuna pioggia è più piacevole sulla pelle di quella estiva, calda. Quante volte l' ho implorata, nelle passate settimane d' afa!
Pochi tornanti sotto il colle degli Andérets cessa l' acquazzone gentile.
Sono entrata in un quadro di Constable, che emozione!
Si discopre un nuovo paesaggio, nuove cime si presentano. Su tutte vien voglia di salire...
Che verdi! che azzurri! che fiori! prati! che dolcezza nelle linee di cresta! che ruvidezza, talvolta, nelle aspre lingue rocciose!
...Ma...una voce maschile...le campanelle delle pecore...
Si anima il quadro di Constable. Muta mi arresto, guardo lassù il pastore col suo lungo bastone, silhouette che si staglia sul cielo ridiventato azzurro. Grida: magari, una pecora, sull' orlo di un baratro che da qui non scorgo...
Parla, con dolcezza, affetto. Non distinguo le parole, ma i suoni dicono: amore, attenzione, piacere di essere quassù con voi, voi, fiduciose.
Scorrazza di qua di là il cane del pastore.
Rimango nel quadro di Constable, felice. E' come un miracolo...
"Da droben auf jenem Berge (Lassù, su questa montagna
Da steh' ich tausendmal Là mille volte sono
An meinem Stabe gebogen Piegato sul mio bastone
Und schaue hinab in das Tal..." E contemplo la valle laggiù.)
Johann Wolfgang Goethe (1749-1832)
Poema messo in musica da Franz Schubert
Esco dal quadro di Constable a fatica...
Seguo la strada sterrata, scendo.
Pensieri.
Era una ventina di anni fa...Eravamo quassù...insieme...
Denise, bambina, come fu?
Perché, la morte?
Denise, animula silenziosa, come ombra di felce sul granito.
Tourengänger:
micaela

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