Adamello, sentiero dei Fiori un "giretto" sulla Valcamonica
|
||||||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Sabato pomeriggio 1.8 siamo al Tonale; piove come diolamanda, ci aggiriamo per i pochi negozi e ceniamo in attesa che il tempo cambi.
Il mattino del 2.8 il sole ci regala una bella giornata, sappiamo dalle previsioni che non durerà a lungo, per cui siamo alla ovovia alle 8.30, prima corsa, con noi almeno una cinquantina di altri "grimpeurs"; saliamo velocemente al passo e lì attendiamo che i vari gruppi sciamino davanti a noi, faremo in modo di non essere in mezzo all'ingorgo che questo bellissimo percorso genera alla domenica.
Partiamo buoni ultimi alle 9.10, saliamo sui contrafforti del passo del Castellaccio, sono 400 mt di salita verso questo luogo simbolo della guerra bianca del 1915-18, vi arriviamo verso le 10.30 e gli ultimi davanti a noi si stanno imbragando per la partenza del sentiero; facciamo delle foto in attesa, poi partiamo, davanti a noi un nutrito gruppo di 15 bresciani di Edolo allegri e vocianti.
Il sentiero si mostra subito nella sua estrema bellezza, sia come percorso sia come giro d'orizzonte spettacolare, con il "cuore" del gruppo dell'Adamello : il ghiacciaio del Pisgrana, la "Calotta", il ghiacciaio del Mandrone e laggiù l'Adamello, fra le nuvole che iniziano a farsi avanti.
Procediamo veloci seguendo la fune metallica, quì il sentiero, discretamente esposto, è in continuo saliscendi fino all'inizio del due bellissimi ponti sospesi gettati prima e dopo il "Gendarme di Casamadre", pinnacolo di roccia percorso anche da una galleria scavata dagli alpini durante la guerra.
L'emozione è unica nel percorrere queste due campate, in un crescendo di oscillazione che non permettono neanche una ottima messa a fuoco, comunque si arriva di là, ora saliamo senza l'ausilio dell'imbrago, anche se si presentano alcuni passaggi che appaiono non più così esposti(sarà anche l'effetto dell'euforia o della "sicurezza" che man mano ti prende....).
Con noi tre escursionisti con un simpatico cane, taglia Olmo, mi chiedo come faranno...poi capisco che dopo un tentativo di imbrago, lo infilano in uno zaino capiente, il proprietario sembra in gamba, poi capiremo il perché.
Saliamo ora l'ultimo strappo, su verso il Corno Lagoscuro dove arriviamo passando prima per il bivacco "Amici della montagna", un simpatico ritrovo punto di appoggio per le decine di escursionisti, poi un ultimo stacco di una decina di metri e siamo sulla cima; bellissimo spettacolo di fronte a noi il passo di Lagoscuro e cima Payer lontano si intravede tutto l'arco alpino fra banchi enormi di nuvole.
Mangiamo qualcosa, poi iniziamo la discesa che dovrebbe portarci prima al passo di Lagoscuro, poi risalendo al passo del Maroccaro e poi giù per il ghiacciaio Presena(o quel che ne rimane).
Dei ragazzi ci danno indicazioni su un taglio da fare subito dopo il bivacco, un sentiero inizia a sinistra e rimanendo in quota, o scendendo di poco, ci porta fino ad una Forcella detta del Maroccaro, questa ci permette di risparmiare un calo di quota ed una risalita al Passo del Maroccaro, dunque : risparmio di tempo e fatica.
Decidiamo di scendere da lì, sappiamo che la discesa dalla Forcella è impegnativa anche se assicurata con qualche catena e qualche staffa, procediamo nel cammino, davanti a noi ancora il gruppo dei bresciani e qualche altro piccolo gruppetto di 3-4 persone.
La discesa di presenta non facile ma neanche difficile, con noi abbiamo i ramponi, per la discesa prevista più ad est, e che ora serviranno alla fine del sentiero per il traverso di qualche decina di metri sul ghiacciaio occidentale del Presena che si presenta molto instabile.
La fila si blocca, non sappiamo il perchè, un giro di roccia ci preclude la vista, poi avanzando un pò Irene scopre che il problema giù è leggermente più serio : molti di quelli che stanno iniziando il traverso non hanno nulla con loro se non racchette.
Man mano che iniziano il traverso non riescono a stabilizzarsi su ghiaccio, il problema si fà serio, uno "parte" scivolando per circa 15 metri, finalmente si ferma; viene tirata fuori una corda che viene stesa verso l'escursionista che risalie, poi con la stessa riesce a superare il traverso e posizionarsi alla fine dello stesso; la corda viene fatta passare a monte di un grosso detrito affiorante dal ghiaccio nero.
La fila riprende ad avanzare, passano alcuni, poi all'improvviso quando quattro di loro stanno attraversando, il detrito cede, e per il contraccolpo i quattro "partono" questa volta trascinandosi molti sassi compreso quello grosso che passa sibilando sopra la testa di uno dei quattro.
Scivolano per molti metri, forse trenta poi si fermano là dove il ghiaccio finisce e sono presenti sfasciumi; noi dall'alto osserviamo tutta la scena, e la cosa inizia a preoccupare, sia per i contusi sia per come riuscire a passare tutti.
Dietro di noi si muovono l'uomo col cane ed il suo amico, sono attrezzati con ramponi e picca, ci superano con evoluzioni, il tutto con il cane nello zaino e poi si dirigono verso il punto iniziale del traverso; piantano le picche collegate con cordino, fissano la corda ad una picca, alla fine del traverso gli altri, fanno altrettanto con quattro(?) bastoncini, fissi là dove il ghiaccio è più morbido.
Ora lentamente passano gli altri compreso il gruppo bresciano, poi calzati i ramponi Irene, io e Valter.
Ora siamo a valle del traverso, tutti un pò più rilassati, l'avventura poteva finire più seriamente, ma grazie a questi due sconosciuti, in gamba ed attrezzati, siamo riusciti a non farci male.
Scendiamo chiacchierando, il pomeriggio e le nebbie avanzano, sono le 15.30
Il mattino del 2.8 il sole ci regala una bella giornata, sappiamo dalle previsioni che non durerà a lungo, per cui siamo alla ovovia alle 8.30, prima corsa, con noi almeno una cinquantina di altri "grimpeurs"; saliamo velocemente al passo e lì attendiamo che i vari gruppi sciamino davanti a noi, faremo in modo di non essere in mezzo all'ingorgo che questo bellissimo percorso genera alla domenica.
Partiamo buoni ultimi alle 9.10, saliamo sui contrafforti del passo del Castellaccio, sono 400 mt di salita verso questo luogo simbolo della guerra bianca del 1915-18, vi arriviamo verso le 10.30 e gli ultimi davanti a noi si stanno imbragando per la partenza del sentiero; facciamo delle foto in attesa, poi partiamo, davanti a noi un nutrito gruppo di 15 bresciani di Edolo allegri e vocianti.
Il sentiero si mostra subito nella sua estrema bellezza, sia come percorso sia come giro d'orizzonte spettacolare, con il "cuore" del gruppo dell'Adamello : il ghiacciaio del Pisgrana, la "Calotta", il ghiacciaio del Mandrone e laggiù l'Adamello, fra le nuvole che iniziano a farsi avanti.
Procediamo veloci seguendo la fune metallica, quì il sentiero, discretamente esposto, è in continuo saliscendi fino all'inizio del due bellissimi ponti sospesi gettati prima e dopo il "Gendarme di Casamadre", pinnacolo di roccia percorso anche da una galleria scavata dagli alpini durante la guerra.
L'emozione è unica nel percorrere queste due campate, in un crescendo di oscillazione che non permettono neanche una ottima messa a fuoco, comunque si arriva di là, ora saliamo senza l'ausilio dell'imbrago, anche se si presentano alcuni passaggi che appaiono non più così esposti(sarà anche l'effetto dell'euforia o della "sicurezza" che man mano ti prende....).
Con noi tre escursionisti con un simpatico cane, taglia Olmo, mi chiedo come faranno...poi capisco che dopo un tentativo di imbrago, lo infilano in uno zaino capiente, il proprietario sembra in gamba, poi capiremo il perché.
Saliamo ora l'ultimo strappo, su verso il Corno Lagoscuro dove arriviamo passando prima per il bivacco "Amici della montagna", un simpatico ritrovo punto di appoggio per le decine di escursionisti, poi un ultimo stacco di una decina di metri e siamo sulla cima; bellissimo spettacolo di fronte a noi il passo di Lagoscuro e cima Payer lontano si intravede tutto l'arco alpino fra banchi enormi di nuvole.
Mangiamo qualcosa, poi iniziamo la discesa che dovrebbe portarci prima al passo di Lagoscuro, poi risalendo al passo del Maroccaro e poi giù per il ghiacciaio Presena(o quel che ne rimane).
Dei ragazzi ci danno indicazioni su un taglio da fare subito dopo il bivacco, un sentiero inizia a sinistra e rimanendo in quota, o scendendo di poco, ci porta fino ad una Forcella detta del Maroccaro, questa ci permette di risparmiare un calo di quota ed una risalita al Passo del Maroccaro, dunque : risparmio di tempo e fatica.
Decidiamo di scendere da lì, sappiamo che la discesa dalla Forcella è impegnativa anche se assicurata con qualche catena e qualche staffa, procediamo nel cammino, davanti a noi ancora il gruppo dei bresciani e qualche altro piccolo gruppetto di 3-4 persone.
La discesa di presenta non facile ma neanche difficile, con noi abbiamo i ramponi, per la discesa prevista più ad est, e che ora serviranno alla fine del sentiero per il traverso di qualche decina di metri sul ghiacciaio occidentale del Presena che si presenta molto instabile.
La fila si blocca, non sappiamo il perchè, un giro di roccia ci preclude la vista, poi avanzando un pò Irene scopre che il problema giù è leggermente più serio : molti di quelli che stanno iniziando il traverso non hanno nulla con loro se non racchette.
Man mano che iniziano il traverso non riescono a stabilizzarsi su ghiaccio, il problema si fà serio, uno "parte" scivolando per circa 15 metri, finalmente si ferma; viene tirata fuori una corda che viene stesa verso l'escursionista che risalie, poi con la stessa riesce a superare il traverso e posizionarsi alla fine dello stesso; la corda viene fatta passare a monte di un grosso detrito affiorante dal ghiaccio nero.
La fila riprende ad avanzare, passano alcuni, poi all'improvviso quando quattro di loro stanno attraversando, il detrito cede, e per il contraccolpo i quattro "partono" questa volta trascinandosi molti sassi compreso quello grosso che passa sibilando sopra la testa di uno dei quattro.
Scivolano per molti metri, forse trenta poi si fermano là dove il ghiaccio finisce e sono presenti sfasciumi; noi dall'alto osserviamo tutta la scena, e la cosa inizia a preoccupare, sia per i contusi sia per come riuscire a passare tutti.
Dietro di noi si muovono l'uomo col cane ed il suo amico, sono attrezzati con ramponi e picca, ci superano con evoluzioni, il tutto con il cane nello zaino e poi si dirigono verso il punto iniziale del traverso; piantano le picche collegate con cordino, fissano la corda ad una picca, alla fine del traverso gli altri, fanno altrettanto con quattro(?) bastoncini, fissi là dove il ghiaccio è più morbido.
Ora lentamente passano gli altri compreso il gruppo bresciano, poi calzati i ramponi Irene, io e Valter.
Ora siamo a valle del traverso, tutti un pò più rilassati, l'avventura poteva finire più seriamente, ma grazie a questi due sconosciuti, in gamba ed attrezzati, siamo riusciti a non farci male.
Scendiamo chiacchierando, il pomeriggio e le nebbie avanzano, sono le 15.30
Tourengänger:
Amadeus

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (14)