Blu notte sul Pizzo Ruscada (2004 m) e...
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"Te gh' l' evi propi in di corni, èh, da naa sül töö pizz da nott', discgraziada d' una tosa!
- Mamma, ho preso apposta il salame buono ieri dal mio macellaio di Verbania per fare il panino! E poi metto nello zaino due frontali con le loro pile di ricambio, una torcia piccola ma potente, vestiti caldi semmai dovessi passare la notte all' addiaccio! Di giorno, lo sai che devo studiare il pianoforte per il mio prossimo concerto, e con questo caldo africano è meglio camminare di notte! Poi, lo sai che conosco bene il sentiero e che ho il senso dell' orientamento, no? Cosa vuoi che mi succeda di brutto? Ho messo nella tasca anche il rosario, fresco di benedizione, che mi ha regalato F. al suo ritorno da Fatima!
- Hai sentito che è arrivato il lupo nelle Centovalli, no?
- Mamma, il lupo ha paura dell' uomo: se non mi credi, chiedi a San Francesco! E poi cosa vuoi che abbia da rosicchiare, che sono magrolina?
- Si, te sèè un magrözz come mi! Però lo sai che mi fa paura la montagna, e che anche dal cielo mi preoccupo sempre per te!"
- Salgo per il sentiero già fatto in gennaio, e seguito in discesa anche dai miei amici, tapio, poncione e froloccone: è ben marcato, non c' è rischio di perdersi!
- Si, begli amici che hai, tutti matti per la montagna!"
Mi sono vestita da capo a piedi di blu notte in omaggio alla salita in notturna.
Dall' attraversamento del torrente sino a Corte Nuovo, il sentiero è stato pulito. Faccio scivolare nel vuoto sassi e rami nei quali potrei inciampare scendendo. A Corte Nuovo hanno posato il cartello giallo che mancava.
Seguo la cresta sino sulla cima del pizzo: basta la luce del crepuscolo a veder bene dove si snoda il sentiero, anche se non è marcato. Ma è per me la via più bella, quella di cresta spartiacque tra le Centovalli e l' Onsernone. Un poco di pena, ce l' ho con i bastoncini che s' impigliano negli arbusti e le erbe alte. La frescura è piacevole, ma non metto su ne maglietta ne giacca, che il posto, pur un mille metri sopra casa mia, ha assorbito il calore dell' ultima settimana africana.
- Ma, Pizzo, cosa è successo al tuo bell' ometto? E' diminuito di due terzi! Lastroni e piode dappertutto sulla tua cima, Pizzo. Ma non ti aggiusto stanotte, anche se tutto è sereno quassù e potrei fermarmi per farlo.
Molto in lontananza si sentono rumoreggiare tuoni. Non temo temporali stasera, ma scelgo di rinunciare al panino. Preferisco scendere dopo un lungo momento di contemplazione e di emozione.
- Penso a te, mamma, penso alla mia Denise. Vi fate buona compagnia, vero? Me l' avevi promesso!
Mamma, pur grande, vorrei tanto essere di nuovo accanto a te, nel lettone, a farti le coccole e gli abbracci, a dirti che ti voglio bene.
- Basta, adesso, che noia, sciocchina!i E non metterti a piangere ancora una volta!
- Quanto mi manchi anche tu, piccola topina, Denise! Ne abbiamo fatti di giri insieme in montagna, eh? Ed eri pure ardita, tu! Sull' arco della Greina, ci hai camminato sopra. Ed io, come una mamma, col cuore in gola...E tu ridevi, felice.
Accendo la frontale. Scendo, non seguendo integralmente il sentierino di cresta. Quello "normale" si vede meglio, largo e marcato con pochi bolli sbiaditi, ma ancora visibili.
Sul sentiero di cresta, lo confesso, mi perdo un paio di volte.
- Ma qua arrivo a Mosogno, in Onsernone, che si continua a scendere! Vero, non ho mai seguito questo sentiero...ma zitti, non dite niente alla mamma!
Ci vuole molta attenzione, ogni passo, salto, va ponderato. Il terreno è bagnato, ora, dalle goccioline notturne e, sul lato nord dell' Onsernone, dai recenti temporali.
Ci metto quasi due ore per arrivare a Corte Nuovo, e già ho deciso di bivaccare in cascina, pur mezzo diroccata. Mezzanotte e mezza.
E arrivata anche la luna, e mangio il mio panino sotto il suo solo chiarore. Contemplo il lago, laggiù, osservo le lucine delle case degli Uomini. Quanto sono felice del silenzio, della solitudine! Una grazia.
Mi preparo un giaciglio su una pioda, la più lunga, ma le mie gambe lunghe poggiano sul vuoto. Continuerò a girarmi e rigirarmi, che male, le ossa! Sarebbe bello essere più cicciottella.
Dormo solo tre ore, gli uccellini si svegliano presto!
Che gioia, che grazia, veder l' orizzonte tingersi di rosa...
Contemplazione commossa.
Mi metto in strada, e suonano le sette al campanile, che già arrivo a casa.
Ritrovo il mio piccolo mondo, con la felicità nel cuore.
- Mamma, ho preso apposta il salame buono ieri dal mio macellaio di Verbania per fare il panino! E poi metto nello zaino due frontali con le loro pile di ricambio, una torcia piccola ma potente, vestiti caldi semmai dovessi passare la notte all' addiaccio! Di giorno, lo sai che devo studiare il pianoforte per il mio prossimo concerto, e con questo caldo africano è meglio camminare di notte! Poi, lo sai che conosco bene il sentiero e che ho il senso dell' orientamento, no? Cosa vuoi che mi succeda di brutto? Ho messo nella tasca anche il rosario, fresco di benedizione, che mi ha regalato F. al suo ritorno da Fatima!
- Hai sentito che è arrivato il lupo nelle Centovalli, no?
- Mamma, il lupo ha paura dell' uomo: se non mi credi, chiedi a San Francesco! E poi cosa vuoi che abbia da rosicchiare, che sono magrolina?
- Si, te sèè un magrözz come mi! Però lo sai che mi fa paura la montagna, e che anche dal cielo mi preoccupo sempre per te!"
- Salgo per il sentiero già fatto in gennaio, e seguito in discesa anche dai miei amici, tapio, poncione e froloccone: è ben marcato, non c' è rischio di perdersi!
- Si, begli amici che hai, tutti matti per la montagna!"
Mi sono vestita da capo a piedi di blu notte in omaggio alla salita in notturna.
Dall' attraversamento del torrente sino a Corte Nuovo, il sentiero è stato pulito. Faccio scivolare nel vuoto sassi e rami nei quali potrei inciampare scendendo. A Corte Nuovo hanno posato il cartello giallo che mancava.
Seguo la cresta sino sulla cima del pizzo: basta la luce del crepuscolo a veder bene dove si snoda il sentiero, anche se non è marcato. Ma è per me la via più bella, quella di cresta spartiacque tra le Centovalli e l' Onsernone. Un poco di pena, ce l' ho con i bastoncini che s' impigliano negli arbusti e le erbe alte. La frescura è piacevole, ma non metto su ne maglietta ne giacca, che il posto, pur un mille metri sopra casa mia, ha assorbito il calore dell' ultima settimana africana.
- Ma, Pizzo, cosa è successo al tuo bell' ometto? E' diminuito di due terzi! Lastroni e piode dappertutto sulla tua cima, Pizzo. Ma non ti aggiusto stanotte, anche se tutto è sereno quassù e potrei fermarmi per farlo.
Molto in lontananza si sentono rumoreggiare tuoni. Non temo temporali stasera, ma scelgo di rinunciare al panino. Preferisco scendere dopo un lungo momento di contemplazione e di emozione.
- Penso a te, mamma, penso alla mia Denise. Vi fate buona compagnia, vero? Me l' avevi promesso!
Mamma, pur grande, vorrei tanto essere di nuovo accanto a te, nel lettone, a farti le coccole e gli abbracci, a dirti che ti voglio bene.
- Basta, adesso, che noia, sciocchina!i E non metterti a piangere ancora una volta!
- Quanto mi manchi anche tu, piccola topina, Denise! Ne abbiamo fatti di giri insieme in montagna, eh? Ed eri pure ardita, tu! Sull' arco della Greina, ci hai camminato sopra. Ed io, come una mamma, col cuore in gola...E tu ridevi, felice.
Accendo la frontale. Scendo, non seguendo integralmente il sentierino di cresta. Quello "normale" si vede meglio, largo e marcato con pochi bolli sbiaditi, ma ancora visibili.
Sul sentiero di cresta, lo confesso, mi perdo un paio di volte.
- Ma qua arrivo a Mosogno, in Onsernone, che si continua a scendere! Vero, non ho mai seguito questo sentiero...ma zitti, non dite niente alla mamma!
Ci vuole molta attenzione, ogni passo, salto, va ponderato. Il terreno è bagnato, ora, dalle goccioline notturne e, sul lato nord dell' Onsernone, dai recenti temporali.
Ci metto quasi due ore per arrivare a Corte Nuovo, e già ho deciso di bivaccare in cascina, pur mezzo diroccata. Mezzanotte e mezza.
E arrivata anche la luna, e mangio il mio panino sotto il suo solo chiarore. Contemplo il lago, laggiù, osservo le lucine delle case degli Uomini. Quanto sono felice del silenzio, della solitudine! Una grazia.
Mi preparo un giaciglio su una pioda, la più lunga, ma le mie gambe lunghe poggiano sul vuoto. Continuerò a girarmi e rigirarmi, che male, le ossa! Sarebbe bello essere più cicciottella.
Dormo solo tre ore, gli uccellini si svegliano presto!
Che gioia, che grazia, veder l' orizzonte tingersi di rosa...
Contemplazione commossa.
Mi metto in strada, e suonano le sette al campanile, che già arrivo a casa.
Ritrovo il mio piccolo mondo, con la felicità nel cuore.
Tourengänger:
micaela

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