Spruga, val Onsernone - Pizzo Ruscada (2004 m) - Comologno
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Dalla "Guida delle Alpi Ticinesi" di Giuseppe Brenna:
"Lungo il versante N del monte notiamo la presenza di numerosi valloncelli; sui costoni di questi si snodavano un tempo diversi sentieri."
(Itinerario numero 130 della guida)
Chissà perché, ancora nessuna relazione di salite sul Ruscada da N, dalla Valle Onsernone, eppure sono bei percorsi, con peculiarità (vedremo più innanzi) che non hanno nulla da invidiare a quelle di altri più seguiti.
Inoltre, in queste giornate di calure africane, gradevole è la frescura nel bosco ombreggiato, piacevoli le folate fresche che salgono dal solco dell' Isorno.
Anni fa già seguii, in senso contrario, questo percorso sino all' Alpe Ruscada. Oggi mi rallegro di rivedere luoghi, riannusare profumi, rincontrare qualche abitante.
In anticipo so che in parecchi punti ci sarà da faticare, ma anche questo mi rallegra.
...Confesso che l' uscita odierna è anche l' unica, ultima occasione di allenare cosce, polpacci, caviglie "da Rondadur"...cioè "da R.", che incontro domani per una prima gita insieme: e col Signor R. non si scherza!
Con passo allegro parto dal parcheggio in fondo al paese di Spruga, prima sull' asfalto che scende ai bagni termali di Craveggia (sito affascinante, anche per i bimbi!). Da un tornante della stradina (occhio attento! non si scorge bene la sbiadita marcatura) si diparte il sentierino che scende all' Isorno. E sono già 200 m di dislivello che toccherà risalire a fine gita, quando le gambe cantano "giacomgiacom"!
Sino all' alpeggio di Casone, largo sentiero, raramente ripido, in mezzo alla faggeta ed al suo tappeto di morbido fogliame, e rapidamente anche sotto la ramosità delle conifere ed al loro tappeto sontuoso di aghi.
Già i primi incontri, che curiosa e felice pregustavo: i numerosissimi formicai, taluni molto estesi. Brulicare di formiche per ogni dove, peccato schiacciarne tante sotto gli scarponi...
Profumo pungente delle loro secrezioni di formaldeide. (O il mio naso s' inventa anche odori?)
Altro incontro a Casone, una vipera Berus, bella grande, così silenziosa e veloce a scivolare sotto un sasso che non ho nemmeno il tempo di aver un brivido!
Continuerò però a lungo a vedere bisce in ogni rametto storto sul sentiero, ad ascoltare attenta ogni sussurro...
Ancora tappeti di foglie, aghi, formicai come funghi dopo la pioggia.
Arrivo all' Alpe Ruscada, vi trovo un piccolo gregge di pecore schive.
Vedo il Pizzo: da qua non sembra neanche lui, modesta ondulazione, cresta gentile.
Il percorso è ben segnato, sale in mezzo a piode, prati, sassi, terra.
Ecco il mio Lago: finalmente ti rivedo, caro amico! Le foschie offuscano il tuo splendore ma non il tuo fascino!
Già pregusto, salendo ora sulla dorsale della cima, il momento nel quale il terreno sarà solo erboso, con lassù, il fiero ometto!
Brrrr, una vipera Aspis bella grossa, senza fretta e silenziosa, s' infila tra le pietre. Bum! batte il cuore.
Bum! batte il cuore arrivando in vetta.
"Ciao Pizzo! ti son mancata, vero? Ma se ti ammiro estasiata ogni mattina da cascina!
E poi oggi, sai, ti ho portato un regalo! Si, a te, e perché no? Te lo meriti, sempre immobile, stoico, sotto temporali spaventosi, venti arrabbiati, metri di neve e ghiaccio, soli cocenti!
Prima però il panino, il tè. Così rimugini: il mio regalo, cosa sarà?"
Nuvoloni s' avvicinano dalla Val Vigezzo, scuri scuri. Veloce, il panino, il tè.
"Ora il regalo. Tolgo la carta che lo orna: è un bel libro di vetta giallo limone, si, tutto per te!
Vediamo se trovo un buco tra le pietre dell' ometto per infilarvelo. Si, eccolo, un poco stretto, ma ti devi accontentare!
Ciao Pizzo, prometto, ci vediamo presto! Ora scappo, ho timor del temporale! Ciao, amico caro! Stasera ti faccio ciao con la mano e ti mando un bacio, guarda giù, sotto la direttissima degli Arditi!"
Una trentina di metri sotto il Pizzo, parte un sentiero delle capre che scende direttamente al P. 1737. Un ometto di marmo bianco lo segnala. Molto ripido, invaso dai rododendri (bel raspare di polpacci!), quasi invisibile, pochi segni sbiaditi.
Al bivio, seguo: Comologno.
Anche qui pregusto lo stremo sentiero che ritrova l' Isorno, quasi mille metri più giù.
Spacca-Ginocchia! pazzo sentiero tra il ripido, il ripidissimo e l' ultra ripido! "Giacomgiacom! Giacomgiacom!"
Occhio! ogni passo deve essere preparato velocemente quanto accuratamente!
Sussurra l' Isorno, rumoreggia poi, finalmente fa la voce grossa. Ponte!
Pregusterò i 270 metri di risalita, che ne dite?
Fatica, altro che godimento!!!
La strada cantonale non arriva mai, nemmeno il campanile!
Finalmente, asfalto. Ancora un chilometro e saluto il campanile di Spruga.
A nous deux, Monsieur R.!
"Lungo il versante N del monte notiamo la presenza di numerosi valloncelli; sui costoni di questi si snodavano un tempo diversi sentieri."
(Itinerario numero 130 della guida)
Chissà perché, ancora nessuna relazione di salite sul Ruscada da N, dalla Valle Onsernone, eppure sono bei percorsi, con peculiarità (vedremo più innanzi) che non hanno nulla da invidiare a quelle di altri più seguiti.
Inoltre, in queste giornate di calure africane, gradevole è la frescura nel bosco ombreggiato, piacevoli le folate fresche che salgono dal solco dell' Isorno.
Anni fa già seguii, in senso contrario, questo percorso sino all' Alpe Ruscada. Oggi mi rallegro di rivedere luoghi, riannusare profumi, rincontrare qualche abitante.
In anticipo so che in parecchi punti ci sarà da faticare, ma anche questo mi rallegra.
...Confesso che l' uscita odierna è anche l' unica, ultima occasione di allenare cosce, polpacci, caviglie "da Rondadur"...cioè "da R.", che incontro domani per una prima gita insieme: e col Signor R. non si scherza!
Con passo allegro parto dal parcheggio in fondo al paese di Spruga, prima sull' asfalto che scende ai bagni termali di Craveggia (sito affascinante, anche per i bimbi!). Da un tornante della stradina (occhio attento! non si scorge bene la sbiadita marcatura) si diparte il sentierino che scende all' Isorno. E sono già 200 m di dislivello che toccherà risalire a fine gita, quando le gambe cantano "giacomgiacom"!
Sino all' alpeggio di Casone, largo sentiero, raramente ripido, in mezzo alla faggeta ed al suo tappeto di morbido fogliame, e rapidamente anche sotto la ramosità delle conifere ed al loro tappeto sontuoso di aghi.
Già i primi incontri, che curiosa e felice pregustavo: i numerosissimi formicai, taluni molto estesi. Brulicare di formiche per ogni dove, peccato schiacciarne tante sotto gli scarponi...
Profumo pungente delle loro secrezioni di formaldeide. (O il mio naso s' inventa anche odori?)
Altro incontro a Casone, una vipera Berus, bella grande, così silenziosa e veloce a scivolare sotto un sasso che non ho nemmeno il tempo di aver un brivido!
Continuerò però a lungo a vedere bisce in ogni rametto storto sul sentiero, ad ascoltare attenta ogni sussurro...
Ancora tappeti di foglie, aghi, formicai come funghi dopo la pioggia.
Arrivo all' Alpe Ruscada, vi trovo un piccolo gregge di pecore schive.
Vedo il Pizzo: da qua non sembra neanche lui, modesta ondulazione, cresta gentile.
Il percorso è ben segnato, sale in mezzo a piode, prati, sassi, terra.
Ecco il mio Lago: finalmente ti rivedo, caro amico! Le foschie offuscano il tuo splendore ma non il tuo fascino!
Già pregusto, salendo ora sulla dorsale della cima, il momento nel quale il terreno sarà solo erboso, con lassù, il fiero ometto!
Brrrr, una vipera Aspis bella grossa, senza fretta e silenziosa, s' infila tra le pietre. Bum! batte il cuore.
Bum! batte il cuore arrivando in vetta.
"Ciao Pizzo! ti son mancata, vero? Ma se ti ammiro estasiata ogni mattina da cascina!
E poi oggi, sai, ti ho portato un regalo! Si, a te, e perché no? Te lo meriti, sempre immobile, stoico, sotto temporali spaventosi, venti arrabbiati, metri di neve e ghiaccio, soli cocenti!
Prima però il panino, il tè. Così rimugini: il mio regalo, cosa sarà?"
Nuvoloni s' avvicinano dalla Val Vigezzo, scuri scuri. Veloce, il panino, il tè.
"Ora il regalo. Tolgo la carta che lo orna: è un bel libro di vetta giallo limone, si, tutto per te!
Vediamo se trovo un buco tra le pietre dell' ometto per infilarvelo. Si, eccolo, un poco stretto, ma ti devi accontentare!
Ciao Pizzo, prometto, ci vediamo presto! Ora scappo, ho timor del temporale! Ciao, amico caro! Stasera ti faccio ciao con la mano e ti mando un bacio, guarda giù, sotto la direttissima degli Arditi!"
Una trentina di metri sotto il Pizzo, parte un sentiero delle capre che scende direttamente al P. 1737. Un ometto di marmo bianco lo segnala. Molto ripido, invaso dai rododendri (bel raspare di polpacci!), quasi invisibile, pochi segni sbiaditi.
Al bivio, seguo: Comologno.
Anche qui pregusto lo stremo sentiero che ritrova l' Isorno, quasi mille metri più giù.
Spacca-Ginocchia! pazzo sentiero tra il ripido, il ripidissimo e l' ultra ripido! "Giacomgiacom! Giacomgiacom!"
Occhio! ogni passo deve essere preparato velocemente quanto accuratamente!
Sussurra l' Isorno, rumoreggia poi, finalmente fa la voce grossa. Ponte!
Pregusterò i 270 metri di risalita, che ne dite?
Fatica, altro che godimento!!!
La strada cantonale non arriva mai, nemmeno il campanile!
Finalmente, asfalto. Ancora un chilometro e saluto il campanile di Spruga.
A nous deux, Monsieur R.!
Tourengänger:
micaela

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