La Grona, il Bregagnino, il Bregagno
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A un certo punto, davanti a un bel parcheggio libero vicino al cimitero di Breglia, Rochi ha detto: "Io mi fermo qui". Il traffico sulla Regina prima, i mille tornanti dopo hanno esaurito la mia (pochissima) voglia di guidare.
E chissenefrega se il tempo è limitato: se non ne avrò abbastanza, limerò la gita escludendo il preventivato anello a Sant'Amate in discesa dalla Grona.
Così, mi avvio sulla strada e grazie a numerose segnalazioni taglio frequentemente per boschi. Arrivo al parcheggio dei Monti di Breglia venticinque minuti dopo. Probabilmente, in auto, avrei impiegato lo stesso tempo così mi congratulo con me medesimo per la scelta e continuo sul "sentiero basso" che risale il bosco ed esce al rifugio Menaggio, assolatissimo ma con scarsa visuale sul lago a causa di foschie diffuse.
Il tempo di una rinfrescata alla bella fontana del Rifugio e riparto aggirandolo e mantenendomi sulle segnalazioni della via ferrata. Queste mi conducono ad un'evidente sella dove si potrebbe agevolmente salire sul Pizzo Coppa che trascuro per seguire i cartelli della "direttissima" e cominciare a frequentare un sentiero piuttosto semplice ma molto ripido. Ad un certo punto intercetto un ulteriore sentiero che sale dal rifugio, forse più veloce, ma non lo sapevo. Continuo a salire rendendomi conto che le caratteristiche di questa via sono quelle di un T3 meno meno, se percorso su terreno asciutto e con un minimo di attenzione alle scariche, soprattutto se c'è qualcuno più sopra. Gli unici tratti attrezzati - molto brevi - si trovano in prossimità della vetta che raggiungo novanta minuti dopo la partenza. Se il panorama sul lago resta mosso, quelle sulle montagne è splendido: si vedono i giganti alpini e tutte le Prealpi Ticinesi - Lariane - Lecchese con le quali mi diverto a fare il riassunto delle "salite" e delle "da salire".
Si vede anche il Breganino e, più in là, il Bregagno che emergono dalla catena che di cui fanno parte, più lontani, il Tabor, la Pianchette e il Gino.
Mi viene un certo languorino, il tempo sembra esserci.
Intanto, su traverso esposto ed insidioso scendo alla Forcoletta, quindi, in splendido e facile ambiente mi dirigo con qualche saliscendi alla cappelletta di Sant'Amate. E' un luogo splendido e il piccolo edificio contribuisce ad impreziosire l'ambiente. Peccato che, dato uno sguardo all'interno, lo stesso è un ammasso di cianfrusaglie e immondizia che qualcuno si è divertito a buttare dalle grate: VERGOGNA!!
Da questo punto al Bregagno c'è solo da faticare perchè le difficoltà sono da T1. La salita al Bregagnino è lunga e non molla, poi scendo ad una larga sella e risalgo con due strappi decisi la cresta del Bregagno. Ultimi metri al solito dilatati ed eccomi in cima, tre ore e mezza dopo la partenza. Su una cima poco avanti un gregge di pecore pascola placido, le nuvole vanno e vengono mentre il Cristo sul Crocefisso sta immobile godendosi i verdissimi prati che lo circondano.
Riduco al minimo la sosta e scendo per la via di salita sino a giungere alla sella sottostante. Da qui, per prati, mi sposto sulla destra e scendo ad intercettare un sentiero che aggira il Bragagnino ad Ovest evitandomi la risalita in vetta. Questo sentiero passa poi nei pressi dell'Alpe Nesdale (acqua nelle vicinanze) e in piano mi riporta a Sant'Amate.
Grazie ai segnavia mi immetto ora su un tratturo diretto per Breglia. Percorro un lungo traverso un po' esposto che in caso di innevamento va valutato con attenzione, mi infilo nel bosco dove, con facili tornanti scendo veloce al parcheggio prima, ai Monti di Breglia poi e infine al paese dove l'auto mi attende da quasi sei ore, distratta da graziose signorine alla fermata del Bus.
Giornata molto calda, un pò di sofferenza per questo. Credo che queste zone, peraltro meravigliose, vadano evitate nei mesi più torridi quando, tra l'altro, il panorama non è eccezionale.
Dislivello relativo ai sali scendi; tempi comprensivi di pause (35/40 minuti).
Sviluppo: 15 km circa; SE: 30 km circa.
E chissenefrega se il tempo è limitato: se non ne avrò abbastanza, limerò la gita escludendo il preventivato anello a Sant'Amate in discesa dalla Grona.
Così, mi avvio sulla strada e grazie a numerose segnalazioni taglio frequentemente per boschi. Arrivo al parcheggio dei Monti di Breglia venticinque minuti dopo. Probabilmente, in auto, avrei impiegato lo stesso tempo così mi congratulo con me medesimo per la scelta e continuo sul "sentiero basso" che risale il bosco ed esce al rifugio Menaggio, assolatissimo ma con scarsa visuale sul lago a causa di foschie diffuse.
Il tempo di una rinfrescata alla bella fontana del Rifugio e riparto aggirandolo e mantenendomi sulle segnalazioni della via ferrata. Queste mi conducono ad un'evidente sella dove si potrebbe agevolmente salire sul Pizzo Coppa che trascuro per seguire i cartelli della "direttissima" e cominciare a frequentare un sentiero piuttosto semplice ma molto ripido. Ad un certo punto intercetto un ulteriore sentiero che sale dal rifugio, forse più veloce, ma non lo sapevo. Continuo a salire rendendomi conto che le caratteristiche di questa via sono quelle di un T3 meno meno, se percorso su terreno asciutto e con un minimo di attenzione alle scariche, soprattutto se c'è qualcuno più sopra. Gli unici tratti attrezzati - molto brevi - si trovano in prossimità della vetta che raggiungo novanta minuti dopo la partenza. Se il panorama sul lago resta mosso, quelle sulle montagne è splendido: si vedono i giganti alpini e tutte le Prealpi Ticinesi - Lariane - Lecchese con le quali mi diverto a fare il riassunto delle "salite" e delle "da salire".
Si vede anche il Breganino e, più in là, il Bregagno che emergono dalla catena che di cui fanno parte, più lontani, il Tabor, la Pianchette e il Gino.
Mi viene un certo languorino, il tempo sembra esserci.
Intanto, su traverso esposto ed insidioso scendo alla Forcoletta, quindi, in splendido e facile ambiente mi dirigo con qualche saliscendi alla cappelletta di Sant'Amate. E' un luogo splendido e il piccolo edificio contribuisce ad impreziosire l'ambiente. Peccato che, dato uno sguardo all'interno, lo stesso è un ammasso di cianfrusaglie e immondizia che qualcuno si è divertito a buttare dalle grate: VERGOGNA!!
Da questo punto al Bregagno c'è solo da faticare perchè le difficoltà sono da T1. La salita al Bregagnino è lunga e non molla, poi scendo ad una larga sella e risalgo con due strappi decisi la cresta del Bregagno. Ultimi metri al solito dilatati ed eccomi in cima, tre ore e mezza dopo la partenza. Su una cima poco avanti un gregge di pecore pascola placido, le nuvole vanno e vengono mentre il Cristo sul Crocefisso sta immobile godendosi i verdissimi prati che lo circondano.
Riduco al minimo la sosta e scendo per la via di salita sino a giungere alla sella sottostante. Da qui, per prati, mi sposto sulla destra e scendo ad intercettare un sentiero che aggira il Bragagnino ad Ovest evitandomi la risalita in vetta. Questo sentiero passa poi nei pressi dell'Alpe Nesdale (acqua nelle vicinanze) e in piano mi riporta a Sant'Amate.
Grazie ai segnavia mi immetto ora su un tratturo diretto per Breglia. Percorro un lungo traverso un po' esposto che in caso di innevamento va valutato con attenzione, mi infilo nel bosco dove, con facili tornanti scendo veloce al parcheggio prima, ai Monti di Breglia poi e infine al paese dove l'auto mi attende da quasi sei ore, distratta da graziose signorine alla fermata del Bus.
Giornata molto calda, un pò di sofferenza per questo. Credo che queste zone, peraltro meravigliose, vadano evitate nei mesi più torridi quando, tra l'altro, il panorama non è eccezionale.
Dislivello relativo ai sali scendi; tempi comprensivi di pause (35/40 minuti).
Sviluppo: 15 km circa; SE: 30 km circa.
Tourengänger:
rochi

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