Cima Marsicce (2135 m) dalla cresta Sud – “Via delle Torri”
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“Dalla Cima Marsicce, un tempo (ora è scomparso) un sentierino scendeva ripido sul tormentato costolone sud e portava a Busarasca…” (Paolo Crosa Lenz: “Val Grande”).
Il sentierino non è del tutto scomparso, basta volerlo cercare…
O almeno, “la via esiste”, perché di sentiero, in un determinato tratto, davvero non si può parlare.
Dividerei questo giro, per comodità descrittiva, in otto tratti di differente lunghezza:
- - 1) Cicogna-Pogallo: percorso adatto a tutti sulla facile, ingegnosa e “indispensabile” (sì, perché se non ci fosse, il percorso diventerebbe oltremodo complesso e selvaggio) Strada Sutermeister, mulattiera storica ancora oggi perfettamente resistente alle insidie del tempo che fugge. Vari saliscendi in questo tratto fanno aumentare alla fine il computo del dislivello.
- - 2) Pogallo-Busarasca: percorso semplice su sentiero bollinato di rosso (anche troppo, ma mai distrarsi…) che percorre boschi secolari di faggi. L’arrivo sull’idilliaco balcone di Busarasca già da solo vale la gita.
- - 3) Busarasca-attacco della prima torre: salita senza sentiero su prati abbastanza ripidi, in cui non c’è un percorso obbligato (bisogna solo “puntare in alto”). Arrivati al termine dei prati, dopo un traverso in diagonale verso sinistra, si può salire la prima torre con facile arrampicata (I°) da sinistra verso destra, oppure alternativamente, aggirarla a destra su di uno scivolo erboso particolarmente inclinato (percorso in un’altra occasione in discesa: ma meglio in senso contrario…). Difficoltà del tipo T4. In hikr è già presente un mio rapporto ad oggetto le Torri di Marsicce, però non va oltre le prime semplici elevazioni.
- - 4) Torri di Marsicce: dall’anticima della prima torre (ometto con ottima visuale su Busarasca) si continua, con un percorso di cresta abbastanza semplice, fino all’elevazione principale, un po’ più alta rispetto all’anticima. Si procede in cresta, e dopo un rapido saliscendi si tocca una seconda torre. Dopo un breve passaggio sul versante E, riguadagnata la cresta ci si imbatte in un passaggio aereo, in cui è recentemente franato del materiale roccioso di cresta. Si può comunque (II°) passare sul filo, oppure scendere a sinistra (W, versante di Pogallo) e risalire successivamente. Spostandosi ora sul versante di Terza (a destra) si traversa fino al momento di risalire sulla quarta torre. Proseguendo ancora in cresta, ci si troverà davanti un muro di roccia verticale.
- - 5) Torri di Marsicce, passaggi chiave: dopo opportuna ispezione, la conclusione è che non si passa né a sinistra né a destra, ma proprio nel mezzo, in un evidente intaglio. Il passaggio è da superare con i nervi ben saldi, supportati solo dalla certezza che sia proprio di lì che si deve passare (un remoto segno di vernice ancora visibile rafforza questo convincimento; gli alpigiani di una volta… erano davvero provetti alpinisti!). Un chiodo non troppo recente, in cima al canale-intaglio conferma, se ce ne fosse bisogno, che questo passaggio verrebbe normalmente oltrepassato con uso di corde. Io salgo senza, con alcuni passaggi in opposizione (le due pareti che contornano l’intaglio sono effettivamente molto vicine: questo stempera la percezione della difficoltà, collocabile comunque attorno al II+). In cima all’intaglio procedo in cresta, ripida, talvolta aerea ma senza difficoltà evidenti. Alcuni vecchi segni di vernice arancione confermano la via. Ma ecco che davanti all’ennesimo torrione mi si para davanti un secondo passaggio chiave, il più difficile, da percorrere in discesa. Esclusa la possibilità di aggiramenti, devo scendere un intaglio esposto a nord: umido, scivoloso, freddo e scarsamente appigliato. E tra l’altro, non troppo corto (una dozzina di metri a occhio e croce, con solo due punti in cui si può sostare). Tre chiodi (di cui 2 antichi, e uno più recente) fanno pensare che sarebbe ragionevole scendere in doppia (e in questo caso mi trovo d’accordo, ma ormai sono senza corde e me ne faccio una ragione). Scendo con notevole dispendio di mezzi fisici e psicologici: certo, mettere le mani sul muschio bagnato e sulla roccia umida non è il massimo, ma alla fine sono fuori e da qui in avanti la salita sembra semplice. Qualificherei questo passaggio attorno al III (magari, affrontandolo in salita e con terreno asciutto – nel pomeriggio e in stagione secca – potrebbe apparire meno ostico; ma ad oggi devo valutare così, non meno).
- - 6) Salita finale dalla cresta S e vetta della Cima Marsicce: dopo qualche aggiramento di piccole punte mi trovo davanti l’erta finale. Ripida sì, ma erbosa e rassicurante. La percorro tutta e a pochi metri dalla vetta incrocio il Sentiero Bove. Da lì, in meno di un minuto sono sulla vetta della Cima Marsicce. La soddisfazione è grande, se penso a come l’ho raggiunta: niente a che fare con la prima salita, che risale all’ottobre 2005, dalla Val Loana (da nord); quella era stata poco più di una passeggiata.
- - 7) Discesa dal Sentiero Bove: dopo opportuna pausa scendo dal Sentiero Bove con obiettivo la Bocchetta di Terza. Il sentiero, anziché rimanere in cresta, si sposta sul versante N per aggirare alcuni torrioni. Due lingue di neve (di cui la seconda abbastanza lunga e inclinata) mi obbligano ad una certa cautela: fortunatamente la neve è sì molle ma non si affonda. Lasciato il versante cannobino (Valle di Finero) rientro in Val Pogallo. Il sentiero percorre versanti scoscesi (T4/T4+) passando sotto le Torri di Terza; poco prima di giungere alla Bocchetta di Terza incontra il sentiero ufficiale Cicogna-Finero.
- - 8) Discesa sul sentiero ufficiale fino a Cicogna: come detto, senza salire alla Bocchetta di Terza, a 5 min. di cammino, scendo sul sentiero ufficiale (rettangolo bianco-rosso; il Bove invece presenta alternativamente segni rosso-bianco-rossi oppure i vecchi bolli cannobini, giallo-rossi). Incontro prima i ruderi dell’Alpe Terza; poi il sentiero entra nel “Gualdo pogallino” (il bosco infinito di faggi) con mio grande sollievo, viste le elevate temperature; da qui in avanti seguo il tracciato classico Pian di Boit – Alpe Preda – Pogallo – Cicogna. Sono 10 km di facile sentiero (se si esclude un guado non proprio elementare: c’è da chiedersi perché, con grande dispendio di mezzi, sono stati posati dappertutto sfarzosi ponti, mentre in un punto ci si è limitati a lasciare un cordino di sicurezza tra le due sponde del Rio Pianezzoli, utile solo ad un attraversamento a piedi nudi; c’è anche un sentiero alternativo ma, come segnalato più avanti, “da percorrere in caso di piena del torrente”). Poco prima di Pogallo un fazzoletto di terra letteralmente coperto dai narcisi selvatici fa pensare a quanto la Natura sia meravigliosa. Giunto a Cicogna, chiudo questa fantastica giornata di montagna (che sognavo da ben tre lustri!) con una gloriosa Weiss dell’Algovia. Sursum corda!
Tempi:
Cicogna – Cima Marsicce (via Busarasca e cresta S) : 5 ore e 15’
Cima Marsicce – Cicogna (via Sentiero Bove e Pian di Boit): 4 ore e 45’
Tourengänger:
tapio

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