Esplorazione in Val Pogallo: Baldesaut, Busarasca, Terza - Valgrande
|
||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Con il mutare della stagione ritornano le condizioni adatte per giri a basse quote. Riprendo quindi, in compagnia di Ferruccio, l'esplorazione della Val Pogallo da dove l'avevamo lasciata questa primavera, ovvero da Busarasca. Nella precedente occasione avevamo raggiunto l'alpeggio seguendo il sentiero ufficiale da Pogallo (per poi salire alla Cima Marsicce...); questa volta invece andiamo a cercare un collegamento tra la zona di Baldesaut e Busarasca (più a nord del sentiero del "Sass Negher", segnato sulle carte...). L'idea è venuta a Ferruccio, che aveva trovato dei resti di sentiero che portano su un pianoro sul versante sinistro della valle del Rio Pogallino, sopra il guado noto come La Serra.
Per il ritorno l'idea è di ricalcare il percorso, segnato sulla "vecchia" tavoletta IGM, di un sentiero che da Busarasca traversava verso la Bocchetta di Terza. Per questa seconda parte del giro si veda anche https://sites.google.com/site/itineralp/relazioni/alpe-busarasca.
Da Cicogna a Baldesaut
Partiamo da Cicogna e raggiungiamo Pogallo percorrendo la strada Sutermeister.
Oltre le ultime case di Pogallo, imbocchiamo il sentiero, non segnalato e - all'inizio - poco evidente, che si addentra in piano nella valle del Rio Pogallino. Si entra nel bosco in una zona con diverse piante cadute, si supera il Rio Cavrua per arrivare ad un bivio dove noi abbiamo preso la traccia che scende a destra, passando poco dopo sotto i ruderi di Pogallo Dentro (la traccia più alta passa in mezzo ai ruderi e poi supera un tratto franato con un passaggio pericoloso, non consigliabile, prima di ricongiungersi al sentiero più basso). Da qui in avanti si trovano i bolli rossi che ci accompagneranno fino a Baldesaut (e oltre). Si arriva ad un grande muro a secco che circonda una zona acquitrinosa e, dopo una svolta a sinistra, si giunge ad un altro recinto in pietra (dove ci si ricongiunge al sentiero alto), si piega nuovamente a destra prima di compiere un bel traverso nel bosco con un pregevole tratto costruito che resiste all'usura del tempo e all'abbandono, arrivando così al guado del Rio di Ghina. In breve si giunge ad un primo guado sul Rio Pogallino (non banale dopo forti piogge, ma non è questo il caso...) che ci porta in sponda sinistra, dove si incontra un altro muro di sostegno. In pochi minuti si arriva ad un secondo guado sul Pogallino (anch'esso impegnativo con acqua alta) e si giunge in breve a Baldesaut di Sotto (971 m; 1 ora da Pogallo, 2 ore da Cicogna), i cui ruderi sono completamente imboscati. Difficile immaginare il tempo in cui qui c'erano dei pascoli...
Il sentiero attraversa il torrente che scende dalla Bocchetta di Campo, si inoltra in una bella faggeta con massi di grandi dimensioni e quindi sale a sinistra per raggiungere Baldesaut di Sopra, piccolo alpeggio situato su un poggio appartato e suggestivo (1070 m; 2:15 da Cicogna).
In alternativa, da Baldesaut di Sotto si può percorrere il vecchio sentiero che, prima del guado, sale sulla sinistra (qualche ometto, traccia non sempre evidente), passando poi nei pressi di una bella cascata e attraversando il Rio della Bocchetta di Campo più in alto, pochi metri più in basso di Baldesaut di Sopra.
Da Baldesaut a Busarasca
Il sentiero prosegue sulla destra della dorsale di Baldesaut di Sopra (all'inizio è poco evidente, ma ci sono ancora dei segni rossi e degli ometti) e raggiunge il terzo guado sul Rio Pogallino, in un punto in cui il torrente scorre incassato tra alte pareti, dove i segni rossi hanno termine. La località è nota come la Serra (1090 m circa), probabilmente perché qui veniva costruito uno sbarramento (o serra) ai tempi in cui veniva praticata la flottazione per portare il legname fuori dalla valle.
Si guada e si discende per pochi metri sui massi del greto, fino a dove si intuisce una prosecuzione del sentiero sulla sponda opposta, dove si sale verso sinistra. Si trovano ancora degli ometti e qualche resto del vecchio sentiero che portava all'Alpe Valle di Sotto. Si seguono gli ometti fino ad un bivio (non segnalato) a circa 1150 m. Il sentiero per l'Alpe Valle prosegue in basso a sinistra, mentre noi saliamo a destra, trovando ancora qualche gradino di pietra nascosto nell'erba, fino ad arrivare su un piccolo pianoro panoramico (1190 m circa), dove probabilmente c'era il basamento di una teleferica. Si percorre la dorsale pianeggiante e si arriva nuovamente su terreno ripido dove - dopo un ultimo resto di muro di sostegno - non si trovano più né ometti, né tracce di passaggio (nemmeno quelle degli animali). Cerchiamo di salire il più possibile rimanendo in prossimità di una ripida costa in parte rocciosa. Giunti sotto un salto, traversiamo a destra entrando in un canale boscoso, la cui parte superiore appare chiusa da una parete. Guadagniamo quindi un colletto sulla sinistra e ci troviamo di fronte ad un tratto molto ripido (dove c'è solo l'erba a cui appendersi...) che saliamo direttamente raggiungendo il pendio soprastante. Ci si immette quindi in un ripido canalino, che saliamo fino ad un pendio più aperto, dal quale usciamo su un caratteristico colletto sulla destra (circa 1380 m). Dal colletto ci si affaccia su un vallone boscoso - decisamente meno impervio del tratto appena superato - la cui visita rafforza in noi la speranza di trovare una via di uscita. Traversiamo quindi in salita volgendo decisamente a destra (Est), fino ad arrivare su terreno via via più aperto, in vista dei caratteristici torrioni di Busarasca, i cosiddetti Suldai.
Ci portiamo quindi sulla sella a monte dei Suldai (1650 m circa) per calarci poi sui ruderi di Busarasca (1531 m; 2:30 da Baldesaut; 4:45 da Cicogna).
Da Busarasca al sentiero per la Bocchetta di Terza
Da Busarasca traversiamo nel bosco a destra alla ricerca delle sorgenti indicate sulla carta IGM, da dove - sempre secondo la carta - partiva il vecchio sentiero per la Bocchetta di Terza. Delle sorgenti nemmeno l'ombra, in compenso si trova un sentiero nel bosco che seguiamo fino a dove si perde. Abbiamo quindi continuato a traversare in leggera salita arrivando su terreno aperto e guadagnando un prato su una dorsale ai margini del bosco. Ci siamo affacciati così sul primo dei tre valloni da attraversare. Ci caliamo sul greto traversando in discesa verso sinistra tra i rododendri (ripido), passando da ultimo alla base di una parete. Risaliamo quindi sul versante opposto, più roccioso nella parte bassa ma non difficile, guadagnando rapidamente una spalla panoramica, dove ci fermiamo per una breve sosta.
Questo primo tratto poteva essere superato anche più in alto, su terreno apparentemente più comodo, ma il percorso si sarebbe discostato maggiormente dal tracciato riportato della IGM.
Le difficoltà maggiori però devono ancora arrivare: ce ne accorgiamo quando ci affacciamo sul successivo canale, più profondo del precedente. Qui ci si cala su terreno ripido e umido dal colletto situato a sinistra di una grande roccia squadrata, si traversa a sinistra passando su una sorta di cengia ricoperta di ginepri, dove si trova anche una traccia di animali (passaggio obbligato). Si continua quindi a traversare fino ad arrivare sopra un canalino (visibile solo all'ultimo momento), che è roccioso, bagnato e quasi verticale nella parte bassa. Si traversa (esposto) sopra la parte rocciosa del canalino aggrappandosi agli arbusti e, traversando ancora per pochi metri, si raggiunge il greto in corrispondenza di un grande masso piatto (1620 m circa). Si sale quindi ad un colletto alle spalle di uno spuntone di roccia e si traversa ad un colletto successivo, passando accanto ad un abete isolato. Ci si affaccia sul terzo e ultimo canale (siamo intorno ai 1700 m di quota), nel quale si scende traversando tra i rododendri e passando, ormai in prossimità del greto, nell'intaglio alle spalle di una roccia. Superato il greto, si continua a traversare in discesa fino ad un ruscello (dove si può fare rifornimento di acqua: gli altri canali erano secchi) e si punta quindi alla dorsale erbosa dell'Alpe Terza, passando nei pressi di una pianta isolata, in modo da raggiungere il sentiero ufficiale intorno ai 1650 m di quota (2:45 da Busarasca, compresa una breve sosta).
Da notare che il vecchio sentiero confluiva, in base alla IGM, nel sentiero per la Bocchetta di Terza a 1698 m, quindi poche decine di metri più in alto. Non essendo però diretti alla Bocchetta di Terza ma all'Alpe Terza, in questa parte finale ci siamo tenuti leggermente più in basso.
In tutto il traverso non abbiamo trovato tracce del vecchio sentiero, cosa che fa pensare che ci fosse solo un percorso a pedui, non adatto al transito delle bovine, e probabilmente poco frequentato. Questa parte dell'escursione è molto panoramica e più "fotogenica" della prima, ma non deve essere sottovalutata, soprattutto con poca visibilità o in caso di maltempo. In ogni caso l'intrico degli arbusti - soprattutto sui versanti a bacìo dei canali - rallenta notevolmente la progressione.
Dal sentiero per la Bocchetta di Terza a Cicogna
Giunti sul sentiero ufficiale che collega Pogallo a Finero attraverso la Bocchetta di Terza, si scende all'Alpe Terza e quindi a Pian di Boit, dove ancora non ero mai stato. L'affollamento del luogo in questa bella giornata di fine estate contrasta fortemente con il senso di abbandono che è quasi palpabile nella valle del Pogallino. Forse per questo affollamento viene spontaneo confrontare Pian di Boit con In La Piana, altro posto dove è possibile bivaccare utilizzando le strutture del parco (qui c'è solo un edificio adibito a bivacco escursionistico mentre a In La piana ce ne sono tre). Pian di Boit però è un luogo più aperto, dove non si percepisce la stessa atmosfera claustrale, da posto separato dal mondo, che ho avvertito a In La Piana... Questa sensazione è rafforzata dal comodo sentiero che, con tre ponti e un guado, discende la valle del Rio Pianezzoli fino a Pogallo (1:10 da Pian di Boit).
Da Pogallo siamo tornati a Cicogna ripercorrendo la strada Sutermeister (2:45 dal sentiero sopra l'Alpe Terza a Cicogna; 10:30 totali, comprese le soste).
Considerazioni finali
Nella prima parte dell'itinerario (fino alla sella dei Suldai) ho avuto - più che in altre zone - la sensazione di entrare in quel "mondo segreto di rocce e piante", per dirla con le parole di Ivan Guerini, che per me rappresenta l'essenza del fascino selvaggio della Valgrande. La seconda parte, anche se avventurosa e interessante, non mi ha dato le stesse sensazioni, forse anche perché i rumori e le voci provenienti da Pian di Boit arrivano fino agli impervi valloni che scendono dalla Cima Marsicce...
Per il ritorno l'idea è di ricalcare il percorso, segnato sulla "vecchia" tavoletta IGM, di un sentiero che da Busarasca traversava verso la Bocchetta di Terza. Per questa seconda parte del giro si veda anche https://sites.google.com/site/itineralp/relazioni/alpe-busarasca.
Da Cicogna a Baldesaut
Partiamo da Cicogna e raggiungiamo Pogallo percorrendo la strada Sutermeister.
Oltre le ultime case di Pogallo, imbocchiamo il sentiero, non segnalato e - all'inizio - poco evidente, che si addentra in piano nella valle del Rio Pogallino. Si entra nel bosco in una zona con diverse piante cadute, si supera il Rio Cavrua per arrivare ad un bivio dove noi abbiamo preso la traccia che scende a destra, passando poco dopo sotto i ruderi di Pogallo Dentro (la traccia più alta passa in mezzo ai ruderi e poi supera un tratto franato con un passaggio pericoloso, non consigliabile, prima di ricongiungersi al sentiero più basso). Da qui in avanti si trovano i bolli rossi che ci accompagneranno fino a Baldesaut (e oltre). Si arriva ad un grande muro a secco che circonda una zona acquitrinosa e, dopo una svolta a sinistra, si giunge ad un altro recinto in pietra (dove ci si ricongiunge al sentiero alto), si piega nuovamente a destra prima di compiere un bel traverso nel bosco con un pregevole tratto costruito che resiste all'usura del tempo e all'abbandono, arrivando così al guado del Rio di Ghina. In breve si giunge ad un primo guado sul Rio Pogallino (non banale dopo forti piogge, ma non è questo il caso...) che ci porta in sponda sinistra, dove si incontra un altro muro di sostegno. In pochi minuti si arriva ad un secondo guado sul Pogallino (anch'esso impegnativo con acqua alta) e si giunge in breve a Baldesaut di Sotto (971 m; 1 ora da Pogallo, 2 ore da Cicogna), i cui ruderi sono completamente imboscati. Difficile immaginare il tempo in cui qui c'erano dei pascoli...
Il sentiero attraversa il torrente che scende dalla Bocchetta di Campo, si inoltra in una bella faggeta con massi di grandi dimensioni e quindi sale a sinistra per raggiungere Baldesaut di Sopra, piccolo alpeggio situato su un poggio appartato e suggestivo (1070 m; 2:15 da Cicogna).
In alternativa, da Baldesaut di Sotto si può percorrere il vecchio sentiero che, prima del guado, sale sulla sinistra (qualche ometto, traccia non sempre evidente), passando poi nei pressi di una bella cascata e attraversando il Rio della Bocchetta di Campo più in alto, pochi metri più in basso di Baldesaut di Sopra.
Da Baldesaut a Busarasca
Il sentiero prosegue sulla destra della dorsale di Baldesaut di Sopra (all'inizio è poco evidente, ma ci sono ancora dei segni rossi e degli ometti) e raggiunge il terzo guado sul Rio Pogallino, in un punto in cui il torrente scorre incassato tra alte pareti, dove i segni rossi hanno termine. La località è nota come la Serra (1090 m circa), probabilmente perché qui veniva costruito uno sbarramento (o serra) ai tempi in cui veniva praticata la flottazione per portare il legname fuori dalla valle.
Si guada e si discende per pochi metri sui massi del greto, fino a dove si intuisce una prosecuzione del sentiero sulla sponda opposta, dove si sale verso sinistra. Si trovano ancora degli ometti e qualche resto del vecchio sentiero che portava all'Alpe Valle di Sotto. Si seguono gli ometti fino ad un bivio (non segnalato) a circa 1150 m. Il sentiero per l'Alpe Valle prosegue in basso a sinistra, mentre noi saliamo a destra, trovando ancora qualche gradino di pietra nascosto nell'erba, fino ad arrivare su un piccolo pianoro panoramico (1190 m circa), dove probabilmente c'era il basamento di una teleferica. Si percorre la dorsale pianeggiante e si arriva nuovamente su terreno ripido dove - dopo un ultimo resto di muro di sostegno - non si trovano più né ometti, né tracce di passaggio (nemmeno quelle degli animali). Cerchiamo di salire il più possibile rimanendo in prossimità di una ripida costa in parte rocciosa. Giunti sotto un salto, traversiamo a destra entrando in un canale boscoso, la cui parte superiore appare chiusa da una parete. Guadagniamo quindi un colletto sulla sinistra e ci troviamo di fronte ad un tratto molto ripido (dove c'è solo l'erba a cui appendersi...) che saliamo direttamente raggiungendo il pendio soprastante. Ci si immette quindi in un ripido canalino, che saliamo fino ad un pendio più aperto, dal quale usciamo su un caratteristico colletto sulla destra (circa 1380 m). Dal colletto ci si affaccia su un vallone boscoso - decisamente meno impervio del tratto appena superato - la cui visita rafforza in noi la speranza di trovare una via di uscita. Traversiamo quindi in salita volgendo decisamente a destra (Est), fino ad arrivare su terreno via via più aperto, in vista dei caratteristici torrioni di Busarasca, i cosiddetti Suldai.
Ci portiamo quindi sulla sella a monte dei Suldai (1650 m circa) per calarci poi sui ruderi di Busarasca (1531 m; 2:30 da Baldesaut; 4:45 da Cicogna).
Da Busarasca al sentiero per la Bocchetta di Terza
Da Busarasca traversiamo nel bosco a destra alla ricerca delle sorgenti indicate sulla carta IGM, da dove - sempre secondo la carta - partiva il vecchio sentiero per la Bocchetta di Terza. Delle sorgenti nemmeno l'ombra, in compenso si trova un sentiero nel bosco che seguiamo fino a dove si perde. Abbiamo quindi continuato a traversare in leggera salita arrivando su terreno aperto e guadagnando un prato su una dorsale ai margini del bosco. Ci siamo affacciati così sul primo dei tre valloni da attraversare. Ci caliamo sul greto traversando in discesa verso sinistra tra i rododendri (ripido), passando da ultimo alla base di una parete. Risaliamo quindi sul versante opposto, più roccioso nella parte bassa ma non difficile, guadagnando rapidamente una spalla panoramica, dove ci fermiamo per una breve sosta.
Questo primo tratto poteva essere superato anche più in alto, su terreno apparentemente più comodo, ma il percorso si sarebbe discostato maggiormente dal tracciato riportato della IGM.
Le difficoltà maggiori però devono ancora arrivare: ce ne accorgiamo quando ci affacciamo sul successivo canale, più profondo del precedente. Qui ci si cala su terreno ripido e umido dal colletto situato a sinistra di una grande roccia squadrata, si traversa a sinistra passando su una sorta di cengia ricoperta di ginepri, dove si trova anche una traccia di animali (passaggio obbligato). Si continua quindi a traversare fino ad arrivare sopra un canalino (visibile solo all'ultimo momento), che è roccioso, bagnato e quasi verticale nella parte bassa. Si traversa (esposto) sopra la parte rocciosa del canalino aggrappandosi agli arbusti e, traversando ancora per pochi metri, si raggiunge il greto in corrispondenza di un grande masso piatto (1620 m circa). Si sale quindi ad un colletto alle spalle di uno spuntone di roccia e si traversa ad un colletto successivo, passando accanto ad un abete isolato. Ci si affaccia sul terzo e ultimo canale (siamo intorno ai 1700 m di quota), nel quale si scende traversando tra i rododendri e passando, ormai in prossimità del greto, nell'intaglio alle spalle di una roccia. Superato il greto, si continua a traversare in discesa fino ad un ruscello (dove si può fare rifornimento di acqua: gli altri canali erano secchi) e si punta quindi alla dorsale erbosa dell'Alpe Terza, passando nei pressi di una pianta isolata, in modo da raggiungere il sentiero ufficiale intorno ai 1650 m di quota (2:45 da Busarasca, compresa una breve sosta).
Da notare che il vecchio sentiero confluiva, in base alla IGM, nel sentiero per la Bocchetta di Terza a 1698 m, quindi poche decine di metri più in alto. Non essendo però diretti alla Bocchetta di Terza ma all'Alpe Terza, in questa parte finale ci siamo tenuti leggermente più in basso.
In tutto il traverso non abbiamo trovato tracce del vecchio sentiero, cosa che fa pensare che ci fosse solo un percorso a pedui, non adatto al transito delle bovine, e probabilmente poco frequentato. Questa parte dell'escursione è molto panoramica e più "fotogenica" della prima, ma non deve essere sottovalutata, soprattutto con poca visibilità o in caso di maltempo. In ogni caso l'intrico degli arbusti - soprattutto sui versanti a bacìo dei canali - rallenta notevolmente la progressione.
Dal sentiero per la Bocchetta di Terza a Cicogna
Giunti sul sentiero ufficiale che collega Pogallo a Finero attraverso la Bocchetta di Terza, si scende all'Alpe Terza e quindi a Pian di Boit, dove ancora non ero mai stato. L'affollamento del luogo in questa bella giornata di fine estate contrasta fortemente con il senso di abbandono che è quasi palpabile nella valle del Pogallino. Forse per questo affollamento viene spontaneo confrontare Pian di Boit con In La Piana, altro posto dove è possibile bivaccare utilizzando le strutture del parco (qui c'è solo un edificio adibito a bivacco escursionistico mentre a In La piana ce ne sono tre). Pian di Boit però è un luogo più aperto, dove non si percepisce la stessa atmosfera claustrale, da posto separato dal mondo, che ho avvertito a In La Piana... Questa sensazione è rafforzata dal comodo sentiero che, con tre ponti e un guado, discende la valle del Rio Pianezzoli fino a Pogallo (1:10 da Pian di Boit).
Da Pogallo siamo tornati a Cicogna ripercorrendo la strada Sutermeister (2:45 dal sentiero sopra l'Alpe Terza a Cicogna; 10:30 totali, comprese le soste).
Considerazioni finali
Nella prima parte dell'itinerario (fino alla sella dei Suldai) ho avuto - più che in altre zone - la sensazione di entrare in quel "mondo segreto di rocce e piante", per dirla con le parole di Ivan Guerini, che per me rappresenta l'essenza del fascino selvaggio della Valgrande. La seconda parte, anche se avventurosa e interessante, non mi ha dato le stesse sensazioni, forse anche perché i rumori e le voci provenienti da Pian di Boit arrivano fino agli impervi valloni che scendono dalla Cima Marsicce...
Tourengänger:
atal

Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (4)