Torri di Marsicce (q. 1916 m)
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Le Torri di Marsicce propriamente dette sono quei corni, quei “torrioni” (che nulla hanno a che fare con il vicino Monte Torrione) che si ergono sul dirupato versante sud della Cima Marsicce. Anche la salita “via Sentiero Bove”, quindi dalla Bocchetta di Terza (da est) presenta degli affioramenti rocciosi, ma non saranno qui citati, visto che non appartengono al gruppo delle Torri di Marsicce. Tantomeno non vanno confuse con i “gendarmi di Marsicce” (i “suldai”), altre sentinelle rocciose, stavolta sì sulla cresta Sud, ma situati moto più in basso rispetto alle Torri.
Fatta questa doverosa precisazione, veniamo all’escursione del giorno. Parto di buon’ora (alle 07.15) da Cicogna, “la piccola capitale della Valgrande”, con l’idea di verificare lo stato della neve dall’Alpe Busarasca in su. Essendo un versante tutto rivolto a sud ho l’inconfessata speranza di trovarlo totalmente sgombro di neve fino in prossimità della Cima Marsicce (2135 m). Naturalmente questa mia ipotesi non tiene conto del fatto che, nonostante l’orientamento preponderante sia appunto quello sud, il terreno potrà richiedere, e richiederà (data la presenza di ostacoli insormontabili), dei cambi di direzione che, va da sé, potrebbero presentare anche delle variazioni sul tema “neve”.
Comunque, da Cicogna a Pogallo prendo il facile sentiero sul versante orografico destro del Rio Pogallo, la cosiddetta Strada Sutermeister, fatta costruire nei primi anni del secolo scorso dall’industriale verbanese Carlo Sutermeister (fu tra i fondatori del CAI sezione Verbano nel 1874) con l’intento di ridurre i tempi di percorrenza tra Cicogna e Pogallo (precedentemente il sentiero saliva fino alla Cima Selva per poi ridiscendere a Pogallo).
A Pogallo mi abbasso fino al ponte sulle gole del Rio Pogallo e, superatolo, costeggio il Rio Pianezzoli fino alla deviazione a sinistra per Busarasca. Nonostante il (nuovo) cartello indicatore, il sentiero da qui in avanti non è “ufficiale”; abbondano i segni rossi o arancioni sugli alberi, ma occorre prestare molta attenzione, perché il sentiero è quasi sempre seminascosto a causa delle abbondanti foglie (i passaggi umani sono molto rari, per cui il sentiero non riesce mai ad apparire pulito). Si sale inizialmente in un bosco misto noccioli-betulle e si prosegue poi in una stupenda faggeta, dall’accentuata pendenza.
Così, dopo oltre tre ore di cammino sbuco sul bellissimo pianoro dell’A.Busarasca, circondato da tutte le vette della Val Pogallo, da destra a sinistra, dalla Cima Sasso fino alla Marona. La zona, già selvaggia nel tratto percorso, diventa qui il regno dei camosci: le tre volte che ho raggiunto Busarasca, ho sempre potuto osservare un bel branco correre libero su questi ripidi pendii, e anche questa volta non fa eccezione.
Comincio a salire su ripidi prati, con percorso libero. Scelgo la via a destra, però alla fine il risultato non cambia: si deve raggiungere il falsopiano, in questo caso innevato, posto a circa 1789 m. Qui, per superare i 200 metri lineari che mi separano dalla successiva zona libera da neve, impiego almeno 45 minuti, forse più: ogni passo va ponderato per bene per saggiare la portanza della neve o rispettivamente capire di quanto si affonda. I ramponi rimangono nello zaino, qui sarebbero inutili, data la scarsa pendenza e lo stato della neve.
Superato questo tratto, effettuo un traverso verso sinistra, che adduce all’attacco della prima torre. Salgo in direzione est, e alla mia sinistra la presenza della neve non mi fa esultare di gioia. Ripongo i bastoncini telescopici, qui bisogna usare le mani. Passo la prima torre, e la discesa è più problematica della salita; passo la seconda torre, avvistando qualche pietra disposta da mano umana ad indicare il percorso (che sorpresa!); arrivato sulla terza torre, notando che le torri mancanti sono ancora parecchie, controllo l’orario: è mezzogiorno e mezzo, ovvero sono passate 5 ore e 15’ dalla partenza di Cicogna. La Cima Marsicce non è lontana, ma nemmeno molto vicina, la neve rende problematico ogni passaggio, ed allora decido di fermarmi qui, “nelle terre selvagge”, a gustarmi i miei microscopici panini, innaffiati da una bella birra. A sinistra il Monte Zeda, a destra la Corona di Ghina, davanti a me il Verbano e il Cusio e alle mie spalle le restanti Torri: come balcone, non si può negare che goda di una vista eccezionale. Dalla Bocchetta di Campo emergono il Pedum e le prime 3 punte del Rosa (la Dufour solo per un soffio), dalla parte opposta l’inconfondibile profilo del Legnone si staglia all’orizzonte.
Ritorno per la stessa via con fermata “relax” (passate tutte le difficoltà) a Busarasca e con digressione involontaria (perdita di sentiero) per ben due volte nei pressi dell’Alpe Color. A Pogallo approfitto della fontana per dissetarmi (nonostante i tanti ruscelli del fondovalle, quasi totalmente inaccessibili, è questo l’unico punto sicuro per l’approvvigionamento d’acqua). La Strada Sutermeister, con parecchi tratti in salita anche al ritorno, mi riporta agevolmente a Cicogna dove, prima di salire in auto, approfitto di una piccola fontana-lavatoio per dare sollievo ai piedi accaldati ed affaticati.
Gita adatta a chi ama le zone selvagge, lontano dalle cime celebrate dalla letteratura di montagna classica.
Dettaglio tempistica e difficoltà:
Segmento |
Andata |
Ritorno |
Difficoltà |
Cicogna - Pogallo |
1 ora e 15’ |
1 ora e 15’ |
T1 |
Pogallo - Busarasca |
2 ore |
1 ora e 30’ |
T3 |
Busarasca - Torri di Marsicce |
2 ore |
1 ora |
T5 II |
Totale andata: 5h 15’ – totale ritorno 3h 45’

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