Ritzberg (2592 m) - SKT
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Finalmente il Ritzberg! Ci avevo provato alcune volte, sempre con gli sci, ma avevo sempre dovuto rinunciare a causa delle condizioni avverse, nebbia o tempesta di vento. Anche oggi c'erano avvisaglie in questo senso (per cui ero ben equipaggiato), ma fortunatamente la dolce brezza si è vista poco o niente. Però c’è stato comunque un momento in cui ho meditato di rintanarmi dentro il ristorante di Grossalp e di non uscirne più se non a disgelo avvenuto; ma la causa era il freddo: -11° alla partenza, -5° all’arrivo a Bosco. C’è da dire che però dai 2000 m in su il sole si è spesso mostrato generosamente, impedendomi – presumibilmente - di rimanere sempre sottozero. O è stato solo un effetto del movimento? O della bardatura da quattromila?
È comunque la prima volta che mi presento al cospetto del Ritzberg a piste aperte: le altre volte avevo accuratamente evitato di farlo. Ma oggi, mi dico, “infrasettimanalmente non ci sarà tutto questo caos…”. Infatti è così. Inoltre, partendo presto, riesco ad arrivare in zona tattica quando le piste sono ancora pressoché deserte. Durante la salita da Bosco fino a circa quota 2300 (esattamente nel punto in cui la CNS segna “2300”) mi avvalgo della battitura del gatto per buona parte del tragitto, con solo brevi e limitate puntate fuoripista (in senso letterale), in particolare nella zona di Grossalp, per evitare inutili saliscendi.
Arrivato sulla pista “più alta” (quella “della stradina”, che aggira via Churzu Wengdschi tutta la conca di Grossalp e che poi si raccorda con quella che scende dalla Guriner Furka), un po’ prima di arrivare alla stazione di monte della seggiovia (Zindschi) abbandono la traccia del gatto per affrontare quei restanti 300 m di dislivello non battuti.
Mi dirigo dunque verso la cresta di confine (CH/I), puntando ad un punto imprecisato tra il Krameggpass e la vetta del Ritzberg (che da sotto non è facilmente distinguibile, ma quando ci si è sopra si capisce che questo è il culmine della cresta compresa tra il Madone ed il Pizzo Stella); la neve è in parte crostosa, in parte polverosa (soffiata): in entrambi i casi richiede attenzione.
Raggiunto questo punto percorro la cresta in direzione della vetta. L’unica relazione sul Ritzberg presente finora in hikr, quella di siso (con condizioni però molto diverse; si può confrontare questa sua bella foto esplicativa con una di quelle odierne) parlava di deposito sci e aggiramento di uno sperone sul versante ticinese con piccozza e ramponi.
Le condizioni attuali, però, e la mia ben nota predilezione per il principio di inerzia (secondo il quale, nel caso specifico, si preferisce non modificare assetto se non quando sia strettamente necessario) mi fanno invece preferire il versante piemontese, con gli sci ai piedi. Già da tempo avevo montato i rampanti: qui risultano davvero indispensabili, perché il fondo è durissimo a causa del ghiaccio ed anche molto inclinato: il vento deve aver soffiato molto, indurendo a dismisura la neve. Superato un breve tratto abbastanza ripido, riguadagno la cresta di confine e senza ulteriori difficoltà in breve sono sulla vetta del Ritzberg. Sul panorama lascio parlare le foto.
Il Gabuzzi sostiene invece che "gli ultimi metri sono da farsi senza sci": oggi però non è stato il caso, quindi questa asserzione non va ritenuta una verità apodittica.
Riesco a cambiare assetto senza togliere i guanti (doppi) e affronto quindi la discesa. Passo la lastra italiana con circospezione e rientrato in Svizzera cerco di seguire la traccia di salita, durante la quale avevo prediletto le zone polverose a quelle crostose. Un po’ prima di raggiungere le piste mi sposto leggermente più a destra (SE) in modo da limitare i danni nella zona cedevole.
Qui giunto, approfitto delle piste semi-vuote: certo, ogni tanto devo fare attenzione ai pistaiuoli che sfrecciano a velocità doppie-triple rispetto alla mia, ma per la gran parte si tratta di una discesa davvero godibile e solitaria.
Una bella montagna, il Ritzberg: stava lì, isola sconosciuta in mezzo a tante montagne che avevo già salito. Ora la lacuna è colmata!

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