Sasso Grande e Mot Gianin - Corni di Nibbio
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Breve escursione ad anello effettuata in compagnia di Attilio, Ferruccio, Maurizio e Roberto. Sapendo che qualcuno sta sistemando il vecchio sentiero che raggiunge il Sasso Grande da Nibbio, siamo andati a vedere come si presenta prima del completamento dei lavori. L'inizio è tracciato molto bene, a partire dalla fontana di legno che si trova a nord del paese. Si attraversa il torrente che esce dal Vallone di Nibbio e si seguono i numerosi segnavia fino alla mulattiera militare, che viene raggiunta in corrispondenza di una caratteristica scala a sbalzo, simile ad altre presenti in questa zona. L'opera è molto bella, degna rivale della mulattiera che sale da Bettola, anche se personalmente preferisco quest'ultima perché calata in un contesto più selvaggio (la vista sui depositi di beole non mi entusiasma...). Passata senza difficoltà la galleria il sentiero è ancora evidente fino ad un primo alpetto (493 m), che pare sia chiamato dai locali Mot di Pultrusut. Successivamente il sentiero traversa a sx, portandosi sul versante rivolto verso Cuzzago, con una leggera perdita di quota. Si raggiunge un secondo alpetto, costituito da due ruderi (641 m). Superato anche questo alpetto, dopo circa 10 minuti di cammino sempre nella stessa direzione (O), i segni terminano in un canalino dove sulla dx si può notare quello che resta del muro di sostegno di un vecchio sentiero.
Risalito il canalino (ripido) fino al suo termine, si perviene ad poggio panoramico (822 m) dove si ritrovano tracce di sentiero (ometti). In questo punto si può arrivare anche risalendo il canale sul versante della Valfredda (E), dove probabilmente passava il vecchio sentiero. Sembra che il vecchio sentiero traversasse a dx anziché a sx nella zona boscata sopra le gallerie, entrando così per un breve tratto nella valle di Nibbio.
Seguendo le tracce (ometti) si aggira a sx la parete del Sasso Grande e si raggiunge facilmente la sommità, dove si trova una croce di legno (1:50). Proseguendo verso N sull'ampia dorsale, si arriva ad un altro alpetto con un caratteristica balma (890 m).
Da qui, seguendo tracce di sentiero (qualche ometto, segni rossi sbiaditi) si superano i numerosi salti della dorsale sino ad arrivare sul Mot Gianin (50' dal Sasso Grande; 2:50 da Nibbio al lordo delle soste).
Dall'ampia insellatura del Mot Gianin, siamo scesi sul versante O seguendo "il sentiero degli alpetti senza nome", già percorso nel mese di Aprile e documentato su questo sito (http://www.hikr.org/tour/post79628.html).
Nella parte iniziale della discesa, si seguono dei tagli fatti col falcetto calandosi sul fondo del canale del Riale Pianezza fino alla carbonera (936 m), dove si inizia a traversare a dx, incontrando da questo punto anche degli ometti e dei segni rossi sbiaditi. Giunti in breve all'alpetto più alto (sono in tutto 3), il sentiero diventa piuttosto evidente. Arrivati al guado del Riale Balangeri (circa 625 m), per portarsi sulla mulattiera militare che sale sulla dorsale a E della Valle dei Mulini, conviene traversare a dx sulla traccia evidente del vecchio sentiero anziché risalire il pendio invaso dai rovi (come avevo fatto nella precedente visita). Raggiunta la mulattiera militare, la si attraversa e si segue una traccia che, quasi in piano, passa sopra il versante franato e incrocia in breve il sentiero (segni di vernice rossa) che scende rapidamente alla zona delle trincee. Da questo punto basta seguire la mulattiera fino al suo termine nella zona industriale di Nibbio.
Risalito il canalino (ripido) fino al suo termine, si perviene ad poggio panoramico (822 m) dove si ritrovano tracce di sentiero (ometti). In questo punto si può arrivare anche risalendo il canale sul versante della Valfredda (E), dove probabilmente passava il vecchio sentiero. Sembra che il vecchio sentiero traversasse a dx anziché a sx nella zona boscata sopra le gallerie, entrando così per un breve tratto nella valle di Nibbio.
Seguendo le tracce (ometti) si aggira a sx la parete del Sasso Grande e si raggiunge facilmente la sommità, dove si trova una croce di legno (1:50). Proseguendo verso N sull'ampia dorsale, si arriva ad un altro alpetto con un caratteristica balma (890 m).
Da qui, seguendo tracce di sentiero (qualche ometto, segni rossi sbiaditi) si superano i numerosi salti della dorsale sino ad arrivare sul Mot Gianin (50' dal Sasso Grande; 2:50 da Nibbio al lordo delle soste).
Dall'ampia insellatura del Mot Gianin, siamo scesi sul versante O seguendo "il sentiero degli alpetti senza nome", già percorso nel mese di Aprile e documentato su questo sito (http://www.hikr.org/tour/post79628.html).
Nella parte iniziale della discesa, si seguono dei tagli fatti col falcetto calandosi sul fondo del canale del Riale Pianezza fino alla carbonera (936 m), dove si inizia a traversare a dx, incontrando da questo punto anche degli ometti e dei segni rossi sbiaditi. Giunti in breve all'alpetto più alto (sono in tutto 3), il sentiero diventa piuttosto evidente. Arrivati al guado del Riale Balangeri (circa 625 m), per portarsi sulla mulattiera militare che sale sulla dorsale a E della Valle dei Mulini, conviene traversare a dx sulla traccia evidente del vecchio sentiero anziché risalire il pendio invaso dai rovi (come avevo fatto nella precedente visita). Raggiunta la mulattiera militare, la si attraversa e si segue una traccia che, quasi in piano, passa sopra il versante franato e incrocia in breve il sentiero (segni di vernice rossa) che scende rapidamente alla zona delle trincee. Da questo punto basta seguire la mulattiera fino al suo termine nella zona industriale di Nibbio.
Tourengänger:
atal

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